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Autore: Hyorangejuice    27/12/2011    6 recensioni
"Buon Natale Kim Jonghyun"
in ritardo, ma buon natale fandom.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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salve a tutti,
bene eccomi ce l'ho fatta, in ritardo come al solito, scusate, ma il ritardo mi scorre nelle vene insieme al tea
m(_ _)m
Life happens to be a bitch.
Bhè, auguri a tutte in ritardo! spero che abbiate ricevuto i regali che volevate e che
vi siate abbuffate abbastanza da sentirvi in colpa (perchè per le feste va bene così).
Anche quest'anno Babbo Natale ha ignorato la mia richiesta e Zero non è arrivato imbavagliato e inerme a rallegrare le mie
feste, ma che ci volete fare? c'est la vie!
Bene ora che dire di questa cosa?
Niente a parte che è una cosa di una stupidità epocale, e che probabilmente
farei megio a tenerla per me, ma sono gentile (?) quindi la condivido con voi.
Auguri, davvero, spero che abbiate passato delle belle feste e anche auguri di Buon Anno
se non ci risentissimo (anche se per quelli che seguono Shall bla bla penso di pubblicare un capitolo extra in settimana)
la smetto, ma vi lascio con questa cosa ----> questa cosa qui
l'ho trovata estremamente carina...ora vi lascio al mio sgorbio!
Buona lettura e ancora auguri!



Kim Kibum non aveva sempre odiato il Natale, c’era stato un periodo in cui le luci, gli addobbi e tutto ‘il pacchetto Natale’ lo rendevano quasi, quasi euforico. Poi c’era stata quella brutta storia e da quel momento niente era stato più lo stesso. Comunque la sua repulsione per il Natale c’entrava poco. Anzi, forse, in qualche bizzarra maniera c’entrava anche quella, ma Kibum in quel momento era troppo nervoso per pensarci.
Stava seduto al tavolo di un bar in un centro commerciale, di fronte aveva il suo secondo caffè, lo sguardo fisso verso l’albero di Natale che brillava di fronte alla caffetteria e, ben nascosta nella sua borsa, c’era una sciarpa rossa.
Kim Kibum era sempre stata una persona previdente, una persona ragionevole con una buona dose di buon senso, almeno questo era ciò di cui si era convinto negli anni, ma contro il suo miglior giudizio, quel giorno si era deciso ad andare ad un appuntamento al buio. Qualcosa gli diceva che se ne sarebbe pentito, che era meglio non sapere e sognare addominali scolpiti e occhi neri e profondi piuttosto che rimanere delusi dall’amara verità, ma la curiosità comunque aveva avuto la meglio.



Kim Jonghyun aveva visto per la prima volta l’oggetto del suo desiderio quasi un anno prima quando lo aveva aiutato a portare degli scatoloni dopo che la ditta di traslochi lo aveva piantato in asso. Non aveva niente di meglio da fare e sua madre gli aveva insegnato che bisogna essere gentili con i vicini, aiutarsi a vicenda. Tra uno scatolone e l’altro avevano parlato e parlato e parlato, di cose pratiche come dove è più conveniente fare la spesa o su dove si trovasse la fermata dell’autobus più vicina o i giorni della raccolta dell’immondizia. Alla fine però la conversazione si era fatta più personale ed erano passate alle rispettive occupazioni, interessi e preferenze musicali e cinematografiche.
Una sera lui e quella persona si erano ritrovati completamente ubriachi sul pavimento del salotto di Jonghyun e quella persona aveva cominciato a raccontare di quanto il suo cuore soffrisse e Jonghyun aveva sentito il suo cuore stringersi e la gola seccarsi.
Kim Jonghyun era in ritardo bloccato nel traffico della metropolitana l’unico giorni in cui essere in ritardo non era concepibile.








Kim Kibum  non era convinto che incontrare qualcuno conosciuto in una chat fosse una buona idea, c’era la concreta possibilità che si presentasse un maniaco o qualcuno di assolutamente poco raccomandabile o per niente paragonabile al suo ‘tipo’. Però era lì, comunque si era presentato all’appuntamento in orario e, nonostante non l’avesse esattamente indossata aveva portato con sé la sciarpa rossa, come da accordo. E stava aspettando, tamburellando le dita sul tavolo e bevendo caffè.
Victoria gli aveva sconsigliato di andare, che se voleva buttarsi nel vuoto con gli occhi chiusi poteva fare sky diving, c’erano meno possibilità che si schiantasse di testa. Kibum le aveva lanciato un’occhiata assassina e Victoria aveva rinunciato a convincerlo che gli appuntamenti al buio erano per disperati.
Kibum non lo avrebbe mai ammesso, ma lui in effetti era disperato, ogni Natale era così, lo sentiva già intorno a Novembre, quel leggero sfrigolio nell’aria che sapeva di zucchero filato, lucine colorate e pacchetti regalo e Kim Kibum cominciava ad agitarsi e a cercare disperatamente qualcuno con cui passare quelle due giornate di delirio rosso e oro. Questo però a Victoria non lo avrebbe mai e poi mai detto.
Ecco perchè il 21 dicembre si ritrovava seduto in un bar con una sciarpa rossa nascosta nella borsa e le mani sudaticcie.
Il suo appuntamento, però, era dieci minuti in ritardo. Dieci, interi minuti in cui Kibum aveva cercato tra la gente che passava un ragazzo alto, moro e con un cappello rosso, ma ancora niente.

“Scusi signore, posso portarle altro caffè?”

Kibum alzò gli occhi verso la cameriera e scosse la testa. “Allora, mi dispiace, ma dovrebbe lasciare il tavolo, vede c‘è un po’ di ressa”

Guardò di nuovo verso l’albero di Natale e notò una macchia rossa con la coda dell’occhio. C’era un ragazzo moro con un cappello rosso che guardava le luci dell’albero arrampicarsi fino alla punta. Era lui, Kibum decise, quello era il suo appuntamento.
Si sbrigò a pagare e corse fuori prendendo la sciarpa dalla sua borsa.
‘Fa che non sia un maniaco’, pensò mentre si avvicinava con il cuore in gola e l’imbarazzo crescente, notando che, almeno riguardo all’altezza, il ragazzo aveva mentito spudoratamente. ‘Un metro e ottanta? Ma per piacere’.
Mise la sciarpa rossa e sistemò la sacca sulla spalla, prese un bel respiro e…

“Kim Jonghyun che cosa ci fai qui con un cappello rosso in testa?”

Kim Jonghyun era il suo vicino di casa da quasi un anno, il suo compagno di bevute da poco meno e da ancora meno era entrato nella lista dei pochi eletti che Kibum chiamava amici. Tra tutte le persone che si sarebbe aspettato di vedere di certo Kim Jonghyun non era tra quelle, in quale universo il tizio che conosci in una chat-room gay per cuori solitari risulta essere il tuo vicino di casa? 
Si sentì a disagio e a mano a mano che la realizzazione di stare tenendo la mano del suo vicino di casa, del suo amico Kim Jonghyun che non era altri che il suo appuntamento al buio gli stringeva lo stomaco.
Jonghyun avrebbe capito a quale livello si era dovuto abbassare pur di non passare il Natale da solo? Kibum sospirò infilandosi in un corridoio meno trafficato.
Sospirò voltandosi a guardare Jonghyun e sentendosi almeno un po’ sollevato nel vederlo almeno un po’ in imbarazzo.

“Kibum io…”

“Jonghyun io di solito non sono così ok? Io non vado in giro a cercare sconosciuti in delle chat o che so io, è tutta colpa del Natale, è il Natale ok? Ecco, solo, sapevi che ero io?”

Jonghyun sembrò colto alla sprovvista dalla domanda, sfiorò il bordo del cappello rosso e sorrise, un sorriso piccolo, imbarazzato. “Non esattamente, diciamo che in un certo senso ci speravo, sei deluso?”

E Kibum si diede un piccolo schiaffo, prima di scuotere la testa. “Non esattamente”

Jonghyun sorrise e Kibum fece lo stesso. “Potevi almeno evitare di mentire sull‘altezza”.

Jonghyun tolse il cappello e lo infilò nella tasca del parka. “Ti va un gelato?”

“Jonghyun è inverno, fuori nevica, il gelato non credo sia esattamente la cosa migliore, magari una cioccolata calda”

“Il gelato è più buono d‘inverno, non lo sai?”

Kibum ripose la sciarpa nella borsa e prese la mano che Jonghyun gli tendeva. “Conosco un posto dove fanno il miglior gelato che tu abbia mai assaggiato, vedrai”.



Stringendo la mano di Kibum, Jonghyun si sentiva un ladro, ma non l’avrebbe lasciata.
Presero due sundae con troppe decorazioni e troppa panna. Kibum continuava a ripetere quanto stupito fosse dallo scoprire che Jonghyun, proprio Jonghyun il suo vicino di casa, Jonghyun il suo amico era esattamente la stessa persona con cui aveva scambiato mail per tutte quelle settimane.

“Che coincidenza non trovi?”

“È la vita” aveva risposto Jonghyun nascondendo l’agitazione in un cucchiaino di gelato alla fragola.

“Victoria mi aveva detto di lasciar perdere che si sarebbe potuto presentare un maniaco o chissà chi, mentre eri tu” Kibum rise allargando le braccia.

“Già, ero io”

Kibum non si lasciò sfuggire il leggero disagio nei gesti e nello sguardo di Jonghyun. “Qualcosa non va?” chiese.

“Niente, non preoccuparti. Ti piace il gelato?”

Kibum avvicinò la sua coppa al centro del tavolo. “Molto buono, vuoi assaggiare?”

“Che gusti hai preso?”

“Amarena, cioccolato e vaniglia… Jonghyun! La ciliegia no!”

Jonghyun si sbrigò a infilarsi in bocca la ciliegia rossa candita prima che Kibum potesse ritirare il suo gelato, mentre Kibum avrebbe volentieri usato il cucchiaino per cavargli un occhio, ma optò per una vendetta più sottile. Si sporse e prese una cucchiaiata di stracciatella dalla coppa di Jonghyun portandosi via la granella di cioccolato.

“Yah! Kim Kibum”

Kibum lo guardò con aria innocente riprendendo a guastare il proprio gelato.

“Kibum-ah, c‘è una cosa che devo dirti”

Kibum aggrottò le sopracciglia “Che cosa?”

“Kibum-ah, tu mi piaci, ok? Davvero, mi piaci tanto. Credimi”

Jonghyun trattenne il respiro e fissò insistentemente le sue mani finché quella pallida di Kibum non venne a posarvisi.

“Kim Jonghyun-ah…”



Kibum non era stato deluso. No, la delusione non c’entrava niente con quello che aveva provato vedendo Jonghyun sotto l’albero di Natale con un cappello rosso in testa. Era stato sorpreso, sì, sorpreso, il suo cuore aveva forse perso un battito mentre si avvicinava e, forse, solo forse era stato contento nel vedere Jonghyun.
No, senza forse. Kibum aveva sempre tracciato delle righe, dei piccoli muri invisibili tra sé e gli altri. Quello per Jonghyun era fatto di un vetro spesso e invalicabile, uno di quei vetri che permettono di vedere fuori, ma che impediscono agli altri di vedere cosa succede all’interno. Kibum ci si era nascosto dietro e forse aveva avuto solo bisogno di un’occasione per rompere quel muro.

“Anche quest‘anno sarà un bianco Natale”

Jonghyun annuì stringendo appena la sua mano. Kibum nascose un sorriso nella sciarpa affondando le loro mani intrecciate nella tasca del parka di Jonghyun. Stavano tornando a casa e Kibum non avrebbe saputo dire quando di preciso avevano cominciato a tenersi per mano camminando l’uno  fianco all’altro, ma l’aveva trovata una cosa troppo naturale e rassicurante per preoccuparsene.

“E hai impegni per Natale?” chiese Jonghyun.

“Non esattamente”

“Non esattamente?”

Sentì la mano di Kibum stringersi più forte introno alla sua.



Il giorno dopo Kibum si svegliò con la testa leggera e un senso di ebbrezza che lo fece sorridere. Canticchiando si era infilato in bagno per farsi una doccia e tra lo sciampo e il balsamo aveva deciso che quella mattina avrebbe preparato i pancake e che avrebbe fatto colazione con il suo vicino, perché i buoni vicini fanno colazione insieme, a volte.
Prima di uscire con i pancake ancora caldi si era guardato un’ultima volta nello specchio appeso nell’ingresso e si era trovato passabile. Con un sorriso era uscito e aveva suonato il campanello, preoccupandosi solo in quel momento di controllare che ora fosse.
Jonghyun aprì la porta con indosso un paio di pantaloni di una tuta che Kibm identificò come il suo pigiama, e una maglietta messa al contrario, non erano ancora le nove e Jonghyun non era esattamente un tipo mattiniero. Aveva i capelli tutti schiacciati a un lato e gli occhi gonfi, Kibum trattenne un sorriso e si finse dispiaciuto.

“Ti ho svegliato?”

“Non preoccuparti, che cosa c‘è? Che cos‘hai lì?” Jonghyun sembrò riprendere coscienza.

“Pancake, hai la marmellata?”

Jonghyun sorrise annuendo e facendo spazio a Kibum perché potesse entrare. “Marmellata di fragole”

Kibum si tolse le scarpe e andò dritto in cucina mettendosi subito ad imbandire la tavola come fosse stato a casa sua mentre Jonghyun lo osservava, ancora assonnato, poggiato allo stipite della porta.

“Kibum-ah”

“Mh?” rispose Kibum distrattamente, impegnato a versare il caffè.

Jonghyun sentì una sorta di formicolio sotto la punta delle dita mentre attraversava la cucina e si avvicinava a Kibum. Non erano rari i momenti in cui sentiva il bisogno di toccare Kibum, toccare le persone era il suo modo i esprimere interesse, noia, eccitazione, ma ovviamente dopo aver rivelato i suoi sentimenti tutto assumeva proporzioni gigantesche. Sfiorò la schiena di Kibum fino a cingergli i fianchi con le braccia e poggiando il mento sulla sua spalla. Kibum posò la caraffa del caffè e con la coda dell’occhio guardò Jonghyun chiudere gli occhi e inspirare profondamente.

“Jjong”

“Mh?”

“Io sono stato contento che fossi tu, non ero deluso”

Jonghyun aprì gli occhi e Kibum sorrise in imbarazzo mentre Jonghyun si avvicinava pericolosamente. Kibum istintivamente lo fermò mettendo due dita sulle labbra di Jonghyun e guardandolo serio.

“Niente baci finché non ti sei lavato i denti, mio caro”

Jonghyun mise il broncio, ma cedette andando a sedersi dall’altra parte del tavolo aspettando che Kibum gli servisse il caffè.





Hai 1 nuova mail.

Kibum stava seduto nella sua cucina aspettando che i pop-corn nel microonde fossero pronti. Aveva appena lascito Jonghyun sulla soglia di casa con un sorriso e un ‘ci vediamo domani’. avrebbe voluto invitarlo in casa, a dire il vero, normalmente lo avrebbe fatto, un film, un paio di birre e stuzzichini, ma aveva preferito di no.
Aveva bisogno di stare un po’ per conto suo.
Aprì la mail, distrattamente, senza neanche controllare il mittente.

‘Scusa per oggi, sono davvero mortificato.
Non vedevo l’ora di conoscerti oggi, ma ho avuto un imprevisto e non ce l‘ho fatta :(.
Spero che tu mi dia un’altra occasione, vedrò di non sprecarla!’


Kibum rise perché era troppo assurdo per essere vero.


Bussò insistentemente, suonare il campanello non avrebbe reso abbastanza la frustrazione e l’incredulità e la delusione.

“Kim Jonghyun apri subito questa porta!”

Sentì i passi concitati di Jonghyun, qualcosa cadere poi, finalmente la porta si aprì e Jonghyun apparve sulla soglia.

“Come facevi a saperlo?”

“Cosa?” chiese Jonghyun stupito.

“Del cappello rosso, del centro commerciale, di tutto insomma, chi te lo ha detto?” Kibum incrociò le braccia sul petto e assottigliò lo sguardo. “Pensavi che non lo avrei mai scoperto? Che cacchio hai tra le orecchie? Il vuoto cosmico?”

Jonghyun sorrise imbarazzato. “Victoria, l’ho incontrata qualche giorno fa, e lo sai com’è, se ha qualcosa che la preoccupa ne parla con chiunque e mi ha detto che avevi conosciuto questo tizio in una chat room e che saresti andato ad incontrarlo con il cappello e tutto il resto. Perché l’ho fatto? Non lo so Kibum, avevo solo bisogno di un‘occasione per farmi guardare in modo diverso e quando si è presentata l‘ho presa al volo”

“Per farti guardare in modo diverso?”

“Sì, Kibum, come mi guardavi ieri, come mi guardavi stamattina. Perché tu non mi considerassi solo il tuo vicino o Jonghyun il tuo nuovo amico, avevo bisogno che tu provassi a guardarmi come uomo e come tuo possibile compagno e l‘ho presa. Sinceramente non me ne pento, non ho commesso un crimine”

“Mi hai mentito” gli fece notare Kibum.

“Già, ma solo la parte in cui ti ho detto che ero io il tuo appuntamento al buio, mentre la parte in cui ti dicevo che ti amavo, quella non era una bugia”

Kibum sbuffò, mentre Jonghyun lo guardava dritto negli occhi del tutto sincero.

“Devo pensarci” disse sospirando.

Jonghyun annuì guardando Kibum fare i dieci passi che dividevano i loro due appartamenti.



Era la mattina di Natale e Jonghyun era ancora arrotolato nelle sue coperte fermamente intenzionato a non alzarsi per nessun motivo prima di mezzogiorno. Negli ultimi due giorni Kim Kibum lo aveva sapientemente evitato e ciò gli era sembrato un chiaro segnale di totale, irrimediabile rifiuto e con ciò si era sentito legittimato ad ascoltare struggenti canzoni d’amore, finire la sua scorta di birra e dormire fino a tardi il giorno di Natale come ‘terapia d’urto’ per superare definitivamente ‘Kim Kibum’.
Quando sentì bussare alla porta si girò dall’altra parte convinto che fosse frutto della sua mente ancora annebbiata dal sonno.

“Kim Jonghyun apri la porta!”

L’inconfondibile voce di Kibum arrivò alle sue orecchie attutita dalle coperte. Rotolò giù dal letto e corse alla porta, un respiro profondo e aprì trovandosi di fronte l‘oggetto delle sue pene.

“Perché hai detto una bugia? Voglio dire avresti anche solo potuto dirlo, hai una certa abilità con le parole e tutte le smancerie, no? Oppure hai pensato che io non avrei potuto capire, che non ti avrei preso sul serio e avrei riso? Ci ho pensato, davvero, ma continuo a non capire cosa ti sia passato per la testa”

Jonghyun sospirò, stava per rispondere, ma Kibum lo interruppe. “Penso di sapere la risposta quindi non sforzare troppo il tuo cervello appena sveglio o ti verrà un aneurisma. Non sono arrabbiato, almeno non più, quindi non preoccuparti, solo, queste idee geniali, lasciale perdere, ok? Preferisco che tu sia sincero, ok? E ora voltati, ho portato il tuo regalo di Natale e spero per te che tu mi abbia comprato il regalo più meraviglioso a cui riesco a pensare”

Jonghyun si voltò ancora troppo addormentato per riuscire davvero a capire che cosa stesse succedendo e poter sperare concretamente di riuscire a sostenere una qualunque conversazione, figuriamoci una conversazione con Kim Kibum.

“Fortunatamente per te penso che tu sia dannatamente carino e il rosso ti dona”
Kim Jonghyun sorrise tra sé e sé. “Avanti, voltati”

Jonghyun aprì la bocca per dire qualcosa, ma non riuscì a dire niente, quindi si limitò a sorridere tra il malizioso e il felice fino alle lacrime. Kim Kibum sorrise sistemandosi di nuovo il fiocco rosso che si era legato intorno al collo.

“Buon Natale Kim Jonghyun”
   
 
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