Apparecchi per due, Kathy.

Sherlock stava mangiucchiando il suo amato sigaro, mentre fissava il vuoto fuori la finestra.
Sapere a cosa stesse pensando era un tabù, ovviamente. Era impossibile decifrare il suo volto, corrugato da occhiaie dovute a nottate intere di veglia.
Katherine lo osservava da fuori la porta, con un sorriso in volto. Sapeva benissimo di non dover essere lì, tuttavia quell'uomo era come una calamita per lei. La sua mente, il suo viso, tutto di lui la ammaliava. Ma essendo la sua domestica, non avrebbe mai potuto permettersi nemmeno l'onore di parlargli. Era nuova, in quella casa, e il signor Holmes aveva chiarito sin da subito qual'era il suo spazio. Oltre al fatto che la vecchia donna che lo serviva le aveva più volte detto: "Dagli meno confidenza che puoi!".
Non era un uomo poi tanto normale, ma non sembrava nemmeno cattivo, d'altronde.
E allora il perché di quel avvertimento?
Scosse la testa, sospirando, e facendo un passo indietro per tornarsene in cucina. Quel movimento, tuttavia, provocò uno scricchiolio del parquet, suono che la fece sobbalzare.
Sentì un movimento da dentro la stanza e poi silenzio. Katherine rimase immobile, paralizzata dalla paura. Nella sua mente vorticarono tante cose, molte delle quali prevedevano parlare con il signor Holmes.
La ragazza imprecò mentalmente, maledicendo quello stupido rivestimento vecchio e marcio.
- Guarda che non devi mica aver paura di entrare! - Disse una voce maschile dall’interno della stanza.
Bestemmiò sottovoce, bestemmiando poi dopo anche la sua bestemmia.
Inspirò tanta aria, riempiendosi i polmoni, aprendo poi la porta e varcando la soglia della sua stanza.
- Ero venuta a chiederle se desiderava qualcosa, signor Holmes. - Disse Katherine, cercando di nascondere la tensione impressa nella sua voce.
- Mh, sì sì - Gesticolò con la mano, sorridendo sotto i baffi. Sapeva benissimo che quella non era la prima volta che indugiava davanti la sua porta, ma sapeva anche che lei lo aveva immaginato.
Katherine attese, ma nessun’altra parola uscì da quelle sue candide labbra, così, spazientita, parlò lei: - Allora, ha bisogno di qualcosa? Oggi è la vigilia di natale -
Lui si girò, con un sorrisino in volto, e la guardò negli occhi. Katherine imprecò nuovamente nella sua mente, maledicendo questa volta il suo sorriso misterioso.
- Mi dica, mia piccola Kathy, lei cosa desidera invece? -
Questa frase la lasciò così esterrefatta da farla tacere per qualche secondo. Che avrebbe potuto rispondergli?
- Beh, mi sembra che qui il padrone sia lei e … -
- Allora le dico io cosa mi piacerebbe ottenere questa sera stessa: - Si alzò in piedi, espirando il fumo che aveva poco tempo prima tirato dal suo sigaro - Una cena, una cena sul terrazzo -
- B-Bene, cosa desidera come piatti? -
- Li sai i miei gusti -
- Perfetto, signore -
Katherine annuì sorridendo, poi fece per andarsene, ma lui aggiunse qualcosa che le fece venire le lacrime agli occhi.
- Ah, apparecchi per due - Affermò, spegnendo il sigaro - Lei è invitata! -
Katherine si voltò per guardarlo, sorridendo: - La ringrazio, ci sarò di sicuro!
Detto questo, corse in cucina, saltellando leggiadra come una gazzella.
Quello sarebbe stato il regalo di natale più bello della sua vita.

Note dell'autrice.
Zan zan zan! Chissà perché l'ho pubblicata. u.u
L'ho scritta qualche giorno fa come bigliettino da mettere vicino al regalo per una mia amica.
Una cosa alternativa, non è vero? L'ho trovata una cosa sfiziosa!
Anche se l'ispirazione mancava, come primo esperimento non mi è dispiaciuto.
Se lei leggerà ciò che sto scrivendo, sappia che le voglio bene. <3
Alla prossima!
Ellie.