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Autore: Luciasalati    27/12/2011    0 recensioni
Salve a tutti.
Questa è la mia prima FF, ispirata al romanzo Harry Potter.
Uno tra i personaggi che ho più a cuore è Bellatrix, per la sua incompresa follia.
Spero che la Fanfiction vi piaccia! ^^
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Contesto generale/vago
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UNA NUOVA SPERANZA

 

-Non sapevo se fosse giorno o notte, ma la luce era ancora lì.

Ne sono sicura, non aveva intenzione di andarsene.

Così bruciante e accecante da farmi tremare, eppure così indispensabile che, se fosse mancata, sarei appassita.

Amavo quella scintilla e la volevo in me, nei miei occhi, per poterla ricambiare, e condividere con lui.

Non mi capacitavo di come fosse stato possibile. L'amore era assolutamente inutile, rendeva inutile e stupido ogni tentativo di ragionare, rendendoti incapace di agire come è logico.

Ed è così infatti. -

 

"L'amore ci trasforma", pensavo, arricciando le labbra per colpa di quello sbagliatissimo "ci".

Camminavo distrattamente alla ricerca dell'aula di pozioni. Era il mio primo anno a Hogwarts e, per quanto potesse rinunciare sciocco o affrettato, rifiutavo con prontezza ogni offerta di aiuto; non era però stupidità la mia, al contrario, era il troppo orgoglio che ora mi costringeva a vagare come uno squallido fantasma per i sotterranei di Hogwarts.

Come previsto, il mio intuito non si era sbagliato, e mi trovai nell'aula di pozioni sette minuti prima dell'inizio delle lezioni.

La stanza era deserta, senza tener conto di un vecchio calderone polveroso, e... di un ragazzo intento a scrivere, nell'angolo a destra.

Non sapevo che cosa mi stesse succedendo.

Sentivo solo una forza, quasi una calamita, che mi attirava verso di lui, inevitabilmente.

 

Mi svegliai di soprassalto, accarezzata da lunghi, freddi brividi.

Un altro incubo.

Erano giorni che non si ripresentava, eppure era identico ai precedenti, riusciva sempre a lasciarmi un velo di tristezza negli occhi.

Era questo però, che mi rendeva fiera di quello che ero; sarei stata inutile e senza scopo se non lo avessi incontrato...

mi avvicinai alla finestra, come al solito avevo perso la cognizione del tempo.

La neve scendeva fitta come se avesse voluto nascondermi dal mondo circostante, come se fossi stata un orrore da celare alla vista.

Eppure, non mi dispiaceva. Il Signore Oscuro si sarebbe senz'altro ricordato di me e mi avrebbe salvata da un momento all'altro, quando sarebbe stato il momento giusto.

I giorni passavano senza, apparentemente, rendersi conto di quello che stavano facendo. Sembravano impazziti.

In realtà, quella pazza ero io.

 

Vidi, con la coda dell'occhio, una nera nube di fumo scrutare la mia cella: ecco che il freddo si faceva sentire, sempre di più; almeno là fuori c'era qualcuno che si divertiva.

Io invece no, avevo dimenticato cosa si provava ad essere felici. Certo, un "Crucio" mi divertiva, ma era soltanto come una sorta di alcolico, mi inebriava per qualche istante, come una droga, ma ecco che di nuovo scavava dentro di me quella struggente apatia.

Eppure non avevo mai perso le speranze, conoscevo bene il modo per appiccare e far ardere un vivace fuoco dentro di me. E si trovava fuori, da qualche parte, ero certa che il mio Signore fosse lì.

Quella sera mi ero già preparata ad una lunga nottata come le altre, stavo permettendo a stupidi pensieri di affluire nella mia testa, come mi capitava, di tanto in tanto.

Quella sera mi stavo chiedento quanti giorni mancassero al Natale.

Già, Natale, avevo un chiaro, o meglio, intenso ricordo di quel periodo dell'anno...

 

Eravamo accovacciate una accanto all'altra sul bordo del letto, non riuscivamo a dormire, eppure non ci dava fastidio, non era ansia la nostra, anzi, eravamo felici. Felici e spensierate.

Felici della nostra famiglia, felici al pensiero dell'indomani, quando avremmo scartato i regali.

Niente avrebbe potuto interrompere quel momento, neanche l'arrivo del sonno, perché le nostre menti avrebbero continuato a sognare, a provare quella deliziosa scarica di adrenalina e agitazione, che non mi avrebbe mai più onorata della sua compagnia.

Ebbene sì, ero cambiata...

 

percepii uno strano rumore provenire dall'esterno della cella.

Mi affacciai alla minusola finestra, incuriosita.

Sentii un forte scoppio alle mie spalle: il muro della cella era saltato.

Urlai a pieni polmoni, ringraziando il Signore Oscuro, mi sporsi dall'apertura del muro e mi smaterializzai nella fredda notte.

Lo sentivo, sentivo finalmente il marchio bruciare mentre piangevo come mai prima.

Atterrai delicatamente sull'erba bagnata.

Avevo dimenticato le infinite possibilità che la libertà permetteva, mi sentivo come se avessi perso improvvisamente le radici, eppure tra le migliaia di strade che potevo percorrere, stavo proseguendo sull'unica che mi apparteneva.

Scorsi in lontananza una vecchia locanda abbandonata, entrai attraversando un vecchio pavimento di legno ammuffito e, quando giunsi al centro della stanza, capii che ero la prima.

Si smaterializzò nella stanza una scura figura, in tutta la sua maestosità.

«Mio Signore!», dissi, gettandomi ai suoi piedi.

«Alzati, Bellatrix». Il suo tono era sicuro e autoritario, con una nota di disprezzo. Era evidente, ben poco era cambiato in tutti questi anni.

Mi accarezzò la guancia rigata dalle lacrime con un'espressione compiaciuta.

«Sai, è raro che un Mangiamorte mi sia così fedele per tutti questi anni...»

Sorrisi appena, ma in realtà il mio cuore si era quasi fermato, mentre con rapidi sibili gli altri Mangiamorte accorrevano nella stanza.

«Ci ha chiamati, signore?»

 

«Certo che ti ha chiamato, Lucius», pensai.

 

«Beh, è raro che io disturbi i miei Mangiamorte per una sciocchezza qualunque, Lucius.

Tu saprai di che si tratta.»

Quel verme scosse la testa nervosamente. Non era certo al corrente dei piani del Signore Oscuro, lui intendeva solamente salvarsi la pelle.

 

«Beh, al contrario di quanto tu pensi, il motivo è ben chiaro. Io intendo DISTRUGGERE Harry Potter, ovviamente.

Si vocifera che voglia combattere, diamogli quello che vuole.

Il vostro compito è dirmi dove si nasconde, io ho già in mente come attirarlo nella trappola. Quando si presenterà l'occasione, vi voglio pronti per combattere».

 

«Sono pronta», dissi mentre un nuovo, ma già noto sentimento premeva dentro di me, e voleva uscire. Per la prima volta, sorrisi.

  
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