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Autore: The Glass Girl    27/12/2011    3 recensioni
Una one shot scritta sulle parole della nuova canzone dei Coldplay, Princess Of China ... spero vi piaccia.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Princess Of China*

 

 

 

Princess of china


“Once upon a time we fell apart
You're holding in your
hands
The two halves of my heart”

 
Joseph le cinse i fianchi e la baciò come faceva sempre quando andava a prenderla in redazione, togliendole il fiato.
-Ciao amore mio.-le sussurrò mieloso all’orecchio.
Lei sorrise, suo malgrado, pensando a quanto le facesse male tutto ciò.
-Ciao.-riuscì a pronunciare quasi a denti stretti mentre sentiva che il nodo allo stomaco che aveva a pranzo non si era ancora dissolto.
Non aveva mangiato a pranzo, non ci era proprio riuscita.
Salirono in macchina, come al solito e mentre lui guidava lei sentiva i pensieri che la assillavano.
Fuori dal finestrino vedeva le persone che camminavano, che parlavano; puntini rosa che svanivano subito.
Come sempre andava troppo veloce, ma lei non diceva mai niente.
Non si lamentava mai, non discuteva mai per più di cinque minuti, perché lo amava troppo e anche solo il pensiero di poter litigare o addirittura rompere con lui le faceva venire i brividi.
Appoggiò la testa sul vetro freddo e si rannicchiò sul sedile del passeggero.
Joseph teneva entrambe le mani ben piantate sul volante.
-Allora dove vuoi andare?-le chiese sorridendo, senza nemmeno voltarsi.
Se l’avesse vista così probabilmente non avrebbe sorriso.
Quasi come se fosse stata beccata a fare qualcosa che non doveva fare, lei si tirò su a sedere, dritta sul sedile e a testa bassa sussurrò: -Ti dispiace se andiamo da me?
Lui annuì e svoltò a destra.
La redazione non distava molto da casa sua, erano appena venti minuti a piedi e in macchina, a quella velocità, ci avrebbero messo la metà del tempo, forse anche meno.
Le macchine sfrecciavano frenetiche sull’asfalto.
Le sembrava tutto così veloce, in un attimo, un’ora le era sembrata passare in un secondo.
Stava raccogliendo dentro di sé tutte le forze che aveva in corpo.
Pensava a quanto fosse tutto maledettamente sbagliato e a quanto stesse male, ma ancora non riusciva a smettere di amarlo.
Si fermarono davanti ad un semaforo rosso e anche il suo cuore rallentò.
Osservò gli interni di quella macchina, quella macchina che non avrebbe più rivisto parcheggiata sotto casa sua, quella macchina che non avrebbe più rivisto fuori dalla redazione ogni giorno, quella macchina su cui non sarebbe più salita lei.
Quella macchina su cui erano salite altre dieci ragazzi diverse.
Trattenne il fiato e ingoiò un nodo di lacrime amare.
Avrebbe voluto urlare e piangere fino a che non avesse esaurito anche l’ultima lacrima ma non aveva forze nemmeno per fare quello.
-Allora com’è andata oggi?-chiese Joseph smorzando quel silenzio in cui lei si stava rifugiando.
‘Non parlare Joseph, fa ancora più male.’
-E’ stata una giornata faticosa.-disse lasciando cadere l’argomento e serrando di nuovo le labbra.
Sapeva già che, una volta arrivati a casa, l’avrebbe fatta morire.
L’avrebbe baciata come solo lui sapeva fare, l’avrebbe toccata e stretta fra le sue braccia facendole perdere i sensi.
Odiava il fatto che qualcun’altra aveva condiviso con lei, in quell’anno, quelle braccia e quelle labbra.
Odiava sapere che non era stato solamente suo.
Strinse i pugni e serrò la mascella: altre lacrime che correvano giù per la sua gola e la ustionavano.
Altre urla che la opprimevano.
E intanto gli edifici correvano a lato della strada e lei poteva appena vederne il colore perché poi scomparivano ai suoi occhi.
La macchina svoltò questa volta a sinistra e poi si fermò definitivamente, davanti al suo appartamento.
Era arrivato il momento.
Emma scese dalla macchina e chiuse lo sportello, mentre Joseph la seguiva.
Frugò nella borsa che teneva stretta e recuperò le chiavi.
Dopo aver aperto il portone si fiondò su per le scale, facendo quattro gradini alla volta.
Sentiva un peso che le schiacciava il petto e le impediva di respirare e sperava che correndo e entrando in casa più in fretta che poteva avrebbe ripreso a respirare.
Si sentiva pressata dalle lacrime mentre cercava disperatamente di infilare la chiave nella serratura della porta.
 

“Once upon a time somebody ran
Somebody ran away saying as fast as I can
I got to
go
I got to go”

 
In pochi minuti era arrivata al settimo piano.
Con le mani tremanti, il fiatone e gli occhi lucidi riuscì finalmente ad aprire la porta, dopodiché getto la borsa sul divano, con rabbia e posò le chiavi nello svuota tasche che stava sullo scrittoio accanto alla porta.
Si passò le mani fra i capelli ed in fretta si asciugò una piccola lacrima intrappolata fra le ciglia, aspettando intanto che lui salisse.
Strinse i denti e mandò giù un altro carico di lacrime strazianti.
Avrebbe voluto svuotarsi, ma non poteva.
Doveva essere decisa, forte, coraggiosa, anche se non lo era mai stata.
Lo amava, lo amava troppo per lasciarlo andare, ma non poteva sopportare di essere stata tradita.
Sentì dei passi pesanti alle sue spalle e trattenne di nuovo il fiato, mentre il cuore tornava a martellarle forte nel petto.
Tu tum, tu tum, tu tum … battiti forti e decisi. Battiti carichi di dolore.
-Amore, va tutto bene?- le chiese preoccupato,abbracciandola da dietro.
Quel suo abbraccio la fece sussultare e il calore del suo tocco fu in grado di scioglierla.
Aveva i muscoli tesi e si sentiva terribilmente stanca.
-Lasciami Joe ..-sussurrò piano, con enorme fatica, mentre combatteva le lacrime.
-Da quando in qua mi chiami Joe?-l’ammonì confuso.
-Lasciami ..-ripeté ancora, ormai spossata.
Joseph la liberò dal suo abbraccio e indietreggiò, quasi spaventato.
-Em, tutto bene?-
Emma si voltò lentamente, pensando a quando sarebbe finito tutto, pensando a quanto avrebbe sofferto e a quanto già lo stava facendo.
-No, non va tutto bene.-sibilò a denti stretti.
Sembrava essere in procinto di crollare, di svenire, cadendo per terra.
Era in guerra con se stessa, si sentiva divisa in due fronti.
Una parte di sé lo voleva lasciare, mentre l’altra parte non voleva.


“I could've been a
princess, you'd be a king
Could have had a castle and wore a ring
But no
You
let me go”


Ma lei si era imposta già quale parte avrebbe ceduto, sapeva già chi avrebbe vinto lo scontro.
Non perché lo voleva, ma perché doveva.
Lo guardò negli occhi e fu una pugnalata dritta in mezzo al petto, in pieno cuore.
Il suo cuore che già sanguinava prese a zampillare, lasciando andare lacrime e sangue.
Finalmente più gocce salate rotolarono giù dai suoi occhi, rigandole le guance rosee e andando a nascondersi, per paura di svanire, nei suoi vestiti.
Caddero sul tessuto marrone del suo vestito e svanirono, subito sostituite da altre.
-Emma? Stai piangendo. Emma ti prego dimmi che hai.-la implorò facendo un passo avanti e tentando di abbracciarla.
Lei gli sbatté la mano contro il petto, fermandolo.
-Non ti avvicinare. Io so.-disse sottovoce, sorridendo fra le lacrime.
Sorrideva perché altrimenti sarebbe annegata in quelle gocce che diventavano sempre più grandi e numerose.
-Di cosa stai parlando? Io n .. non capisco.-balbettò confuso scuotendo la testa.
Quelle parole furono in grado di ucciderla ancora di più.
Ricordò tutte le ragazze che aveva visto salire nella sua macchina, nella macchina in cui lei era stata così tante volte, in cui si erano baciati, nelle gelide sere d’inverno.
Perché lui non l’aveva tradita una volta sola, non l’aveva tradita con la stessa ragazza, ma l’aveva fatto ogni giorno con una ragazza diversa.
E ogni giorno lei lo aveva visto, ogni giorno lo aveva osservato mentre le baciava, mentre le toccava, così come faceva con lei.
E quando le aveva viste, con ognuna di loro se n’era andato anche un piccolo pezzettino del suo cuore.
Un piccolo pezzettino che si era sbriciolato, e di cui non era rimasto niente se non polvere.
Ricordi lacrime ed emozioni che adesso erano polvere.
Il flusso di lacrime roventi aumentò e la sua pelle bruciava a contatto con quelle gocce di fuoco.
Prese un respiro profondo e singhiozzò, mentre quel peso non la lasciava.
Il respiro si fece affannoso ed il suo cuore sembrava impaziente di uscire dalla cassa toracica, solo per evitare tutta quella sofferenza.
-Joseph ..-sussurrò piano, portandosi una mano al petto, quasi a voler fermare il suo cuore.
Perché lo amava? Perché non poteva odiarlo come si meritava? Perché era costretta a provare un sentimento che non voleva né doveva provare?
-Le ho viste .. tutte quante.-disse infine, quasi sputando quelle parole che la facevano rabbrividire.
- Una ad una, salire sulla tua macchina. Una ad una rubarti dei baci. Le ho viste tutte Joseph, ogni giorno. E adesso mi sono stancata.-sospirò, mentre il peso dei suoi pensieri continuava a schiacciarla.
Si immaginava quelle ragazze, trattate come delle principesse, mentre il loro principe le baciava e le amava, così come faceva con lei.
Perché lei si era sempre sentita una principessa con lui, il suo principe azzurro.
Ma adesso lui aveva rovinato tutto quanto.
-Siamo uno sbaglio, nient’altro. Ne hai tante altre di ragazze. Belle, alte .. perché, perché io mi chiedo? Non ti bastavano già loro? Volevi di più?-
Quelle parole erano veleno per lei e il suo corpo, ma venivano fuori da sole.
Lui se ne stava lì, fermo, in ombra, con la testa china e lei parlava, si sfogava, piangeva.
Prese fiato ancora una volta e tra un singhiozzo e l’altro puntò l’indice verso la porta.
-Vattene, ti prego.-lo implorò.
La voce ridotta ad un sussurro leggero e sottile, spezzato.
Lui sussultò, mentre lei si sentiva opprimere.
-Em, ti prego .. io ..-biascicò confuso.
-Non dire niente, non farlo.-lo interruppe prontamente, dimostrandosi più decisa di quel che era.
-Non lo capisci?-
-Io ti amo.-urlò ad alta voce, lasciando uscire tutta la frustrazione che aveva in corpo.
-Ti amo e tu mi hai tradita. Io ti amo e tu mi hai uccisa! Vattene Joseph, vattene.-la rabbia risuonava impetuosa nella sua voce mentre le lacrime non le davano tregua, nemmeno per un secondo.
-Emma ..-sussurrò Joseph.
Aveva la voce rotta .. aveva pianto?
Emma non si soffermò un secondo a pensare  se davvero delle lacrime stessero solcando le sue gote, perché era troppo occupata a controllare le proprie.
-Vattene.-sibilò ancora, mentre il braccio rimaneva teso, l’indice che indicava la porta.
Il suo corpo tremava, ma questo non lo diede a vedere.
Joseph non poté far altro che andarsene e chiudersi la porta alle spalle e, mentre scendeva le scale e sentiva Emma che piangeva e sempre più forte urlava, non poté fare a meno di pensare di aver commesso l’errore più grande della sua vita.
Emma si stese atterra, sul tappeto, a piangere.
Se n’era andato, basta, aveva chiuso.
Sentire che si sbatteva la porta alle spalle fu come sentire il suo cuore esplodere in un sol colpo.
Non avrebbe più risposto alle sue chiamate.
Non avrebbe più aperto la finestra, di notte fonda, e trovato lui che le tirava dei sassolini.
Non l’avrebbe più sentito parlare di fughe romantiche.
Non avrebbe più sentito le sue labbra sulle proprie, il suo corpo sul proprio.
Non l’avrebbe più visto e non sarebbe più uscita fuori di casa in caso lui fosse stato lì fuori ad urlare disperato il suo nome.
 

“I could've been a
princess, you'd be a king
Could have had a castle and wore a ring
But no
You
let me go”

 
Avrebbe potuto essere una principessa e lui il suo principe, avrebbe indossato un anello e avrebbero potuto stare insieme per sempre, in un castello enorme.
Ma lui aveva preferito scappare e adesso quel suo sogno era svanito, perché le aveva davvero fatto del male.

 

“'Cause you really hurt me, you really really hurt me.”


Laura.
  
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