Tutta colpa delle carote
 

Shizuo odiava le complicazioni. Se avesse potuto, avrebbe rinunciato a tutto pur di non dover più averne: avrebbe dato anima e corpo per poter vivere in pace anche solo un attimo, lontano dai casini che lui stesso riusciva a combinare nell’arco di un minuto. Perché lanciare un cartello stradale per aria era una complicazione, picchiare qualcuno era una complicazione e incontrare per strada Izaya era una complicazione. No, sbagliato. Izaya stesso era una complicazione. La più grande, la più insopportabile, la più complicata complicazione che un semplice - per quanto Shizuo possa definirsi semplice - essere umano possa avere.

Ma se per un attimo si può deviare il discorso da quella particolare creatura che tanto fa prudere le mani alla bestia - per poi convergere nuovamente, ovviamente e solamente lì - si possono elencare tante altre cose che Shizuo odia: le nonne, che ‘Ohohoh, il mio nipotino è proprio un bel giovinotto!’ e che per strada non fanno altro che sorriderti gentilmente offrendoti di tanto in tanto il braccio con una frase sospesa sulle labbra del tipo ‘Aiutami, bel ragazzone!’ - eppure Shizuo si sente tanto soddisfatto quando una di queste lo ringrazia dopo averla aiutata ad attraversare la strada. Poi Shizuo odia le carote, e non per pura casualità, bensì per un trauma - massì, possiamo permetterci di definirlo così - che da piccolo gli aveva provocato diversi problemi, ma che io ora non starò a raccontavi. E andando avanti con l’elenco di cose che fanno giusto un po’ vedere nero a Shizuo, ci possiamo trovare i gatti, i camion, la Scozia, le pellicine che quando si tolgono fanno i capricci, il rossetto arancione e gli sgabelli a tre gambe. Ora, facendo finta che non ci sia più nulla da aggiungere all’elenco, si può parlare di Izaya.

Izaya è la complicazione, esatto. Non esiste alcuna certezza per l’essere umano che Izaya non sia capace di fare crollare come un semplice castello di sabbia davanti ad una burrasca. Inoltre, Izaya amava i gatti, adorava le carote come fosse un coniglio, salutava i camionisti, ballava un qualcosa di strano che a Shizuo ricordava molto la Scozia, sorrideva decentemente solo alle nonne, era sempre intento a togliersi le pellicine dalle unghie con uno strano ghigno in faccia e a casa aveva uno sgabello a tre gambe con rotelle su cui si divertiva da matto a girare. Ah, e una volta Shizuo lo aveva incontrato per strada mezzo ubriaco e gli era stato impossibile non notare certe tracce di rossetto arancione sulla sua guancia sinist… Destra.

Indi per cui, come potete ben vedere, non c’è alcun motivo per cui Shizuo non debba odiare Izaya, né più, né meno, quanto le carote.