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Autore: reilin    28/12/2011    6 recensioni
Il cercatore dai capelli rossi sorrise, tranquillizzando il suo mentore: «Non preoccuparti, Metz, siamo sempre pronti all’azione quando si tratta di combattere la Spirale di Sangue! Avanti, di cosa si tratta?», domandò.
«Bene, avete mai sentito parlare della Kusanagi no Tsurugi?», chiese il capo della Fondazione.

Prima classificata al Terzo Contest indetto dal Forum Huntik La Nuova Era
[Partecipante al THOPP con il prompt 018.neve]
[Personaggi: Dante Vale, Zhalia Moon, Lok Lambert, Sophie Casterwill, Dan Pierce, Montehue, Metz, Harrison Pierce] [Pairing: DanteXZhalia]
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dante Vale, Lok Lambert, Sophie Casterwill, Un po' tutti, Zhalia Moon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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unusual christmas Autore: reilin
Titolo: An Unusual Christmas – Di alberi di Natale, missioni e spade leggendarie.
Fandom: Huntik Secrets & Seekers
Personaggi: Dante Vale; Lok Lambert; Sophie Casterwill; Den Pierce; Zhalia Moon; Harrison Pierce; Metz; Montehue, Cherit
Word Count: 3595 inclusa la traccia (W)
Rating:  Giallo
Genere:  Azione, Sentimentale, vagamente Introspettivo
Avvertimenti: What If?, Oneshot
Note: Ora che il contest è terminato, posso finalmente pubblicare questa fanfiction "natalizia". Essa si colloca temporalmente esattamente un anno dopo "Il primo Natale insieme...". Beh, spero che vi piaccia: buona lettura!

Disclaimer: 1. I personaggi di Huntik appartengono ad Iginio Straffi e alla Rainbow SpA;
2.
Questa fanfiction è stata scritta per il Terzo Contest dell'HNE forum, classificandosi al primo posto!
3.
Partecipante al The One Hundred Prompt Project con il prompt 018.neve

24 dicembre, casa di Dante Vale, Venezia, Italia.
Sophie se ne stava seduta sulla comoda poltrona del salotto di Dante, mentre Lok si divertiva a mostrare le funzioni dell’Olotomo ad un alquanto meravigliato Den ed il padrone di casa si apprestava a preparare the caldo per tutti. Un luccicante albero di Natale e una serie di decorazioni rosse e verdi adornavano la casa del cercatore, rendendola, se possibile, ancora più calda e accogliente. Presto sarebbe stato Natale e la giovane Casterwill non poteva fare a meno di pensare a come le cose fossero cambiate dallo scorso venticinque dicembre. L’anno precedente avevano trascorso le feste tutti e quattro insieme, perché nessuno di loro, per vari motivi, aveva potuto passarlo tradizionalmente in famiglia. Ora, invece, tutto era diverso. Zhalia quell’anno non avrebbe festeggiato nulla, mentre Den si sarebbe sicuramente unito a loro tre. Sophie sospirò: la mancanza della tenebrosa cercatrice si sentiva più di quanto si fosse aspettata, ma la presenza di Den dava una nota vivace all’ambiente.
Dante entrò nel salotto con un vassoio carico di tazze, the caldo e biscotti. Lo stava posando sul tavolo, quando il grande schermo al plasma sulla parete di fronte al divano segnalò loro una chiamata: si trattava di Metz. Mentre Dante si affrettava a rispondere, Sophie si lasciò sfuggire un sospiro. “Un altro attacco della Spirale. Quale regalo migliore per Natale?” pensò mentre la voce di Metz salutava il cercatore suo allievo.
- Dante, ho una missione per la tua squadra - disse poi
– mi dispiace disturbarvi alla vigilia di Natale, ma credetemi, non ci sono alternative: dobbiamo agire quanto prima! –
Il cercatore dai capelli rossi sorrise, tranquillizzando il suo mentore: «Non preoccuparti, Metz, siamo sempre pronti all’azione quando si tratta di combattere la Spirale di Sangue! Avanti, di cosa si tratta?», domandò.
«Bene, avete mai sentito parlare della Kusanagi no Tsurugi?», chiese il capo della Fondazione.
Sophie domandò prontamente: «Sta forse parlando dell’antichissima spada che costituisce uno dei Tre Tesori di Yamato?».
Metz sorrise compiaciuto: «Complimenti Miss Casterwill, la tua conoscenza dei manufatti antichi è davvero vasta! Vedete, abbiamo modo di ritenere che questa spada leggendaria potrebbe essere di estrema importanza per aiutarci a sconfiggere la Spirale di Sangue…»
Dante lo interruppe: «Ti riferisci alla capacità sconfiggere i nemici controllando i venti, come raccontato nel mito di Yamato Takeru, vero? Ad ogni modo, l’esistenza della spada Kusanagi è solo una leggenda: nessuno l’ha mai vista in epoca moderna…»
Questa volta fu Metz ad interrompere il suo allievo: «Dante, mi meraviglio di te: quante oggetti creduti persi o inesistenti hai visto e toccato personalmente nella tua vita da cercatore? Ti posso assicurare che la spada esiste e domani stesso la vedrai con i tuoi occhi! Cercatori: avete una missione, recuperare la Kusanagi no Tsurugi. Domattina all’alba verrò a prendervi all’aeroporto San Marco con uno dei nuovi jet ultraveloci della Fondazione Huntik ed in sei ore saremo a Nagoya!».
«Domattina all’alba? Questo significa che ci aspetta una levataccia anche il giorno di Natale: questa vita da cercatore è proprio sfiancante!», commentò Lok, esasperato.
«Mi dispiace per te, Lok», gli disse Dante, dandogli una sonora pacca sulla spalla, poi, tornando a rivolgersi a Metz, gli domandò:«Ho capito bene? Verrai in missione con noi? È da quando avevo l’età di Lok che non accade più una cosa del genere!».
«Eh sì, ragazzo, sarà un meraviglioso quanto necessario ritorno ai vecchi tempi: vedi, il Venerabile Homura, il kannushi del tempio di Atsuta è un osso duro, e solo un amico di vecchia data come me può persuaderlo a lasciarci dare un’occhiata alla spada», rispose l’uomo, generando uno sguardo interrogativo in tutti i suoi interlocutori.
«Bene, trascorrete una buona vigilia di Natale: ci vediamo domattina per gli auguri!», concluse ironicamente Metz prima di chiudere la comunicazione.
Mentre si scambiavano le loro opinioni ed aspettative sull’imminente missione del giorno dopo, i quattro non si accorsero che era giunta la mezzanotte, fino a che l’orologio a pendolo del salone non suonò dodici rintocchi. «Ragazzi, buon Natale!», esclamò Dante con il suo solito entusiasmo. I cercatori si scambiarono gli auguri ed iniziarono a scartare i regali sotto l’albero di Natale: si respirava un’aria di tranquilla allegria nella stanza e per alcuni istanti ai quattro ragazzi sembrò di essere persone perfettamente normali, che non avevano sulle spalle il destino del mondo intero.
Poco dopo, Dante era appoggiato ad uno degli ampi finestroni del suo salotto e guardava assorto il paesaggio notturno di Venezia illuminato dalle luci natalizie. La sua mente era miglia e miglia lontana dal suo corpo: pensava alla visione che Ark gli aveva mostrato e si chiedeva se avrebbe avuto la forza necessaria per affrontare fino in fondo il suo destino; pensava anche a lei, a Zhalia. Quando lui l’aveva appoggiata nella decisione di lasciare la squadra ed infiltrarsi nella Spirale, non pensava le sarebbe mancata così tanto. Si chiedeva cosa stesse facendo lei ora, a cosa pensasse e se anche lei si sentisse così sola senza di lui. Non poteva fare a meno di pensare che quelli che stava trascorrendo potevano essere gli ultimi giorni della sua vita,  e sempre più spesso gli capitava di rammaricarsi di non averle chiesto di restare al suo fianco per quegli ultimi momenti che il destino gli aveva concesso. Alla fine, però, si diceva che forse andava bene così: il tempo passato lontani l’uno dall’altra avrebbe reso meno difficile per Zhalia distaccarsi da lui per sempre, forse l’avrebbe aiutata ad affrontare la sua morte, o almeno era questo quello che sperava.
«Stai pensando a lei, vero, Dante?», la voce di Den riscosse il cercatore dai capelli rossi dai suoi pensieri. Sorrise debolmente al ragazzo e gli rispose, sospirando: «Già… Anche a te deve mancare Harrison».
I due cercatori avevano lo sguardo fisso sul luminoso albero di Natale, sotto il quale erano rimasti due doni, ancora in attesa di essere scartati dalle persone ai quali erano destinati: quello di Dante per Zhalia e quello di Den per Harrison,
«Sai, io e mio fratello non abbiamo mai trascorso un vero Natale come tutte le persone normali: avrei voluto così tanto che lui fosse stato con me stasera…», confessò Den con le lacrime agli occhi.
Dante ripensò all’anno precedente, all’emozione che traspariva dagli occhi di Zhalia nonostante lei cercasse di dissimularla, alle sue gote arrossate dall’entusiasmo mentre insieme a lui sistemava per la prima volta nella sua vita i regali sotto l’albero  la precedente vigilia di Natale. Aveva provato così tanta tenerezza per lei in quel momento: dietro quell’apparenza scontrosa si nascondeva un enorme vuoto, una muta richiesta di affetto, e lo stesso doveva valere per il fratello di Den.
«Sono sicuro che il prossimo anche Harrison sarà con noi a festeggiare il Natale!», lo rassicurò Dante con un ampio sorriso.
 
Alba del 25 dicembre,  Aeroporto Marco Polo, Venezia, Italia.
«Buon Natale, ragazzi e benvenuti a bordo!», così Metz accolse i membri del Team Huntik, ancora tutti assonnati, ad eccezione di Dante.
«Ehilà cercatori, Buon Natale!», la voce possente di Montehue richiamò l’attenzione dei presenti.
«Monty, che piacere  ritrovarti, amico mio!», esclamò Dante, abbracciando calorosamente il suo amico, « Sei anche tu dei nostri in questa missione? E dove lo hai lasciato Teresly?»
«Oh beh, gli ho consigliato di trascorrere le feste con la sua famiglia in Scozia. Questa spedizione non è certo per un  tipo come lui!«, ironizzò l’omone.
«E così questo è uno dei nuovissimi Scrangehead della Fondazione Huntik?», domandò il cercatore dai capelli rossi, mentre osservava con minuziosa attenzione la plancia di controllo dell’aeromobile.
L’anziano consigliere gli sorrise: «Vorresti pilotarlo, eh? Vieni, ti cedo il comando!». Dante non se lo fece ripetere due volte e subito si sedette alla postazione di pilotaggio: «Allacciatevi le cinture, ragazzi, si parte!», esclamò entusiasta.
Den, dopo essersi guardato attorno con aria incuriosita, commento: «Ragazzi, qui dentro è fantastico! A me sembra quasi di essere nel jet degli X-men!».
«Già, già!», confermò Lok, «io voglio essere come Cyclope!».
«Ed io come Wolverine», concluse Den.
«Beh, a me Montehue sembra molto più somigliante a Wolverine», osservò Dante.
«E Metz allora sarà il nostro Dottor Xavier!», concluse entusiasticamente Lok.
Sophie alzò gli occhi al cielo, disperata. «Questi ragazzi non cresceranno mai, vero?», commentò Cherit, dando voce ai pensieri della giovane Casterwill.
Metz tossicchiò, cercando di richiamare l’attenzione degli altri cercatori: «Allora, ragazzi, cosa sapete della spada Kusanagi?»
Dante, con ancora sul viso un’espressione che sembrava quella di un bambino che si sta divertendo un mondo col suo nuovo giocattolo, iniziò a raccontare: « Si narra che il dio del mare e delle tempeste Susanoo incontrò nella regione di Izumo una famiglia disperata: i genitori avevano perso sette figlie sacrificate al malvagio mostro a otto teste Yamata no Orochi,  e adesso rischiavano di perdere anche l’ultima di loro, Kushinada. Invaghitosi della giovane, ideò un piano per
sconfiggere il mostro, in cambio della possibilità di sposarla: trasformata Kushinada in un pettine per averla sempre con sé, ordinò che fossero raccolti otto barili di sakè, da disporre di fronte alla casa della ragazza, dove Yamata no Orochi sarebbe giunto per reclamarla.
Mentre Susanoo si nascondeva in una vicina foresta, il demone  giunse di fronte alla casa di Kushinada, e qui si ubriacò con gli otto barili di sakè. Solo quando tutte le teste del mostro scivolarono in un sonno profondo, Susanoo abbandonò il suo nascondiglio e le recise,
uccidendo il drago leggendario. In seguito iniziò a recidere le code del mostro, ma quando giunse alla quarta, la sua spada incontrò qualcosa di molto resistente. Fu così che Susanoo trovò la spada Ama no Murakumo».
Sophie non poté fare a meno di fare sfoggio delle sue approfondite conoscenze storiografiche: «Nel 688 la spada  fu trasferita dal Palazzo Imperiale e portata al Tempio di Atsuta, a Nagoya. Nonostante diversi tentativi di furto, la spada dovrebbe trovarsi ancora in quel tempio, ma è impossibile provarne la reale esistenza, dato che non è accessibile al pubblico».
«Bene!», esclamò Metz, «oggi non solo scoprirete che la spada Kusanagi esiste per davvero,  ma capirete anche perché essa è di fondamentale importanza per la lotta alla Spirale di Sangue. Ricordate la storia di Yamato Takeru di cui ha parlato ieri Dante? Ebbene, i nostri ricercatori hanno scoperto che i poteri di questa spada leggendaria non si riferiscono  solo al dominio del vento: essa sarebbe in grado di sconfiggere ben cento titani con un suo solo fendente. Capite bene quale vantaggio potrebbe darci negli scontri con lo sconfinato esercito dei Fanatici della Spirale!».
 
Tardo pomeriggio 25 dicembre, Tempio di Atsuta, Nagoya, Prefettura di Aichi, Giappone
«Certo, non avrei mai pensato di trascorrere il giorno di Natale in un posto così insolito come un tempio shintoista!», commentò Sophie, mentre insieme agli altri cercatori saliva la lunga scalinata in pietra che portava al santuario.
«Dai, almeno c’è la neve qui, a Venezia non l’avremmo trovata di sicuro», replicò Lok con il suo solito ottimismo.
Avevano appena messo piede nel cortile del tempio quando vennero attaccati da una trentina di Fanatici della Spirale di Sangue capitanati da Harrison. Tantras aveva ormai perso ogni potere ed il giovane olandese era diventato a tutti gli effetti il suo successore fra i consanguinei della Spirale.
I sei cercatori divennero il bersaglio di una raffica di Augerfrost: prontamente ognuno di essi si riparò dagli attacchi con un Armourbrand. Dante lanciò una rapida occhiata alle fila nemiche e proprio dietro Harrison, notò la figura sottile della guardia del corpo del ragazzo: era la sua Zhalia. I due si scambiarono uno fugace ed intenso sguardo: il cercatore si sorprese nel desiderare di poterla trasformare in un pettine come Kushinada ed averla sempre al suo fianco.
«La spada Kusanagi sarà nostra! Preparatevi ad essere spazzati via!», esordì Harrison in tono sprezzante e subito dopo evocò Hitokiri: dal fitto di una nebbia scarlatta emerse un titano che aveva le sembianze di un Oni ed una katana affilata.
«Dovrete vedervela con me e con il mio Baselaird Powerbondend!», replicò Lok richiamando il krono- titano che aveva ricevuto da suo padre Eathon, mentre il fido Cherit svolazzava al suo fianco. Den e Montehue stabilirono di occuparsi dell’esercito dei fanatici della Spirale: il primo chiamò in suo aiuto Cursed Archer per essere in grado di fronteggiare titani ed attacchi a medio – lungo raggio, mentre il secondo, agitando in aria le sue due asce, evocò Fenris e si lanciò nei combattimenti corpo a corpo con i nemici più intrepidi che osavano sferrare attacchi diretti. Sophie e Zhalia si ritrovarono di nuovo una di fronte all’altra.
«Preparati, principessa! Stavolta non avrò esitazioni come al castello di Vlad Dracul!», disse la cercatrice dai capelli corvini sferrando un Poisonfang verso la Casterwill.
«Buon per te! Ma non pensare che ti lascerò vincere facilmente!», replicò la ragazza difendendosi con un Honourguard.
«Avanti, Dante! Mentre tutti sono occupati a combattere, approfittiamone per andare a recuperare la spada Kusanagi!», Metz esortò il suo allievo a seguirlo verso i padiglioni più interni del tempio.
Corsero verso un edificio in legno dal tetto spiovente e lì, fra due komainu, vi era un uomo anziano che indossava un copricapo nero ed una veste cerimoniale di colore viola. Metz lo salutò con un profondo inchino: «Venerabile Homura, questo è Dante, il mio allievo e cercatore del quale vi ho parlato». L’uomo dai capelli rossi si inchinò anche lui di fronte al kannushi, attendendo che, come dettava il protocollo, fosse il vecchio sacerdote a rivolgergli per primo la parola:
«Benvenuto giovane cercatore! Il mio amico Metz ha una fiducia incondizionata in te. Spero che non ci deluderai!»
Dante chinò la testa e rispose in tono grave: «Farò il mio meglio per non deludervi!».
Il Venerabile Homura sorrise lievemente al cercatore, poi esortò i visitatori a seguirlo: «Presto, venite con me! La Sacra Spada vi aspetta per misurare il vostro valore!».
I tre uomini si inoltrarono all’interno del monastero fino a giungere alla soglia dell’honden, il padiglione nel quale era custodito l’oggetto più sacro del tempio. Il kannushi pose una mano sulla spalla di Metz: «Ora il ragazzo dovrà entrare da solo. Tu aspettalo qui fuori, amico mio!», e così dicendo condusse Dante all’interno dell’edificio. Il penetrante odore di incenso avvolse i sensi del cercatore, che osservava con curiosità le pareti disadorne in legno chiaro e carta di riso. La sua attenzione si concentrò sull’altare vuoto che era al centro della stanza: «Venerabile Homura, non dovrebbe esserci la spada Kusanagi in questo reliquiario?», chiese il giovane, alquanto confuso.
Il sacerdote batté una pacca sulla sua spalla e poi gli rispose: «Mio giovane amico, la Sacra Spada è qui di fronte a noi, ma solo se tu le dimostrerai di essere degno di lei, essa si mostrerà a te e si lascerà dominare».
Dante era confuso: «Come posso dimostrarle il mio valore? Io non so cosa fare…».
«Concentrati e lascia che la Sacra Spada legga il tuo animo», gli rispose il monaco, lasciandolo solo nell’honden.
Il cercatore si sedette sul tatami che ricopriva il pavimento della stanza, assumendo la posizione del fiore di loto e, respirando lentamente, cercava di rilassarsi e concentrarsi sulla spada. Paradossalmente, più cercava di liberare la sua mente, più il pensiero dei suoi amici che fuori di lì stavano combattendo contro la Spirale di Sangue, gli impediva di focalizzarsi sulla sua importante missione.
Scosse con forza la testa, come a voler fare uscire quei pensieri che attentavano alla sua lucidità. Riprese a concentrarsi sulla respirazione, mentre pensava ai motivi che lo avevano guidato fino a quel luogo e che avevano il volto di Metz, Cherit, Montehue, Lok, Sophie e Zhalia. Gli tornarono alla mente le immagini del suo primo incontro con Metz: lui era ancora un bambino ma era già solo al mondo; il cercatore gli aveva sorriso calorosamente e lo aveva accolto nella sua vita, crescendolo, insegnandogli ad essere un cercatore, ma soprattutto donandogli tutto l’affetto di cui lui aveva sempre sentito il bisogno. Ripensò alle lunghe nottate trascorse a chiacchierare con Cherit dei misteri del mondo di Huntik, agli amichevoli scontri e alle bevute con Montehue, alle risate ed ai momenti difficili delle prime missioni con Lok e Sophie e a quella strana tensione che lo pervadeva ogni volta che Zhalia era vicino a lui, fin da quella prima volta a Praga. Con ognuno di loro aveva condiviso momenti ed esperienze uniche, che avrebbe difeso ad ogni costo, si disse con risolutezza. Aprì gli occhi e rimase sorpreso nel trovare nel reliquiario una lunga spada a forma di calamo, forgiata in un metallo bianco: la Kusanagi no Tsurugi lo aveva giudicato degno e si era mostrata a lui. Si sollevò in piedi e con cautela si avvicinò all’arma sacra per impugnarla: non appena la sua mano toccò l’elsa, il suo intero corpo fu pervaso da un’intensa energia che si manifestò anche attorno al suo corpo sotto forma di un’aura verde. Dante impugnò la spada ed uscì dall’honden: qui il Venerabile Homura e Metz rimasero stupiti nel vederlo tornare vittorioso.
«Dunque sei riuscito a farti accettare dalla Sacra Spada, Dante: davvero grande è il tuo valore! Ricorda che ora il potere della Kusanagi è dentro di te e potrai richiamarla ogni volta che in battaglia dovrai difendere coloro che per te sono preziosi!», disse con tono greve il kannushi.
Dante ringraziò l’anziano saggio con un profondo inchino, poi si recò dai suoi compagni che ancora combattevano contro la Spirale: i cercatori della Fondazione , benché esausti, continuavano a respingere gli attacchi dei loro avversari, ma era ormai questione di tempo e avrebbero avuto la peggio contro quegli oscuri poteri.
«Maledizione, si è legato alla spada Kusanagi!», maledisse fra i denti Harrison, ma prima che egli potesse ordinare ai suoi uomini di ritirarsi, il cercatore dagli occhi d’ambra aveva già scagliato un fendente della sua nuova arma contro lui ed il suo drappello di soldati silenti. In una frazione di secondo tutti i titani  degli accoliti della Spirale di Sangue ritornarono nei loro amuleti.
«Vi consiglio di desistere se non volete fare una brutta fine», li minacciò Dante brandendo la spada.
«Darkfog!», Harrison  creò una fitta nebbia scura per poter coprire la ritirata della sua squadra, ma prima di scomparire, la sua voce carica di rabbia risuonò nell’aria: «Questa volta avete vinto la battaglia, ma la guerra è ancora aperta e saremo noi a dominare su tutto il mondo!».
 
Ore 23:30 del 25 dicembre -  Stanza di Dante, Bosenkan Ryokan, Nagoya, Prefettura di Aichi, Giappone
«Che giornata intensa quella di oggi, vero, Dante? Mi dispiace averti rovinato il giorno di Natale!», Metz ancora non riusciva a perdonarsi di aver messo sulle spalle del suo allievo un peso così grande.
«Oh, non preoccuparti! Erano più di dieci anni che non andavamo in missione insieme, e per me è stata una bella esperienza, questa… poi, guardati attorno, non sembra neanche Natale, qui!», rispose il cercatore più giovane.
«In effetti… », assentì il capo del Consiglio Huntik guardando lo yukata blu che ognuno di loro  aveva indossato dopo aver fatto un bagno ristoratore nell’onsen della locanda.
I due uomini erano seduti nella veranda e guardavano i raggi della luna piena riflettersi sulla neve che copriva completamente il giardino zen: quel paesaggio sicuramente non era quello tipico natalizio, ma era talmente suggestivo da mozzare il fiato.
Dalla stanza accanto provenivano le voci allegre dei restanti membri della spedizione che, impossibilitati a giocare a tombola, avevano organizzato in camera di Lok un torneo di Mahjong.
«Dannazione, Den, possibile che tu abbia fatto kong un’altra volta!», esclamò contrariata Sophie.
Montehue rise rumorosamente: «Su ragazzi, non litigate: la notte è ancora giovane ed ho intenzione di stracciarvi tutti. In questo gioco l’unico in grado di tenermi testa è quel furbone del vostro mentore!»
Dante sorrise: «Sembra proprio che quei cinque si stiano divertendo, eh? Forse dovremmo andare di là e dar loro una lezione su come si gioca a Mahjong!».
In quel momento qualcuno bussò delicatamente sul telaio della porta scorrevole della camera.
«Avanti!», disse Metz a voce alta. Il fruscio degli shoji che si aprivano non destò l’attenzione di Dante, di nuovo assorbito dalla contemplazione del panorama notturno. Una cameriera vestita in abiti tradizionali entrò nella stanza e, chinandosi, poggiò accanto ai due uomini un vassoio laccato: «Vi ho portato del saké caldo: è l’ideale in notti fredde come queste», comunicò la donna parlando quasi sottovoce. Il cercatore più anziano si voltò verso lei per ringraziarla ed i loro sguardi si incrociarono per una frazione di secondo.
«Ehi, Dante, ci hanno portato il saké…», Metz scosse leggermente Dante per richiamare la sua attenzione.
«Bene, era proprio quello che ci voleva!», esclamò lui allegro, «ci facciamo un bicchierino?».
Il mentore rivolse al suo allievo un sorriso sornione: «Io preferisco andare di là a fare una partita a Mahjong. Tu puoi farti dare compagnia dalla signorina!».
«Ma… Metz…», provò ad obiettare Dante, ma prima che potesse aggiungere un’altra parola, l’altro si era alzato e si stava avviando verso la porta. Si fermò un attimo accanto alla cameriera che era ancora inginocchiata a terra accanto al vassoio, le posò una mano sulla spalla: «Buon Natale, mia cara», le disse con un ampio sorriso, poi uscì dalla stanza.
Dante si voltò indietro per prendere il sakè ed i suoi occhi si fermarono sulla figura femminile che si trovava accanto a lui. Era fasciata da un furisoda di broccato di seta nero decorato con candidi fiori di pruno e stretto in vita da un ampio obi scarlatto, i suoi capelli corvini erano raccolti in un’acconciatura da un fermaglio di ebano e foglia d’oro e le sue labbra erano dipinte di un rosso carminio. Quando la ragazza alzò lo sguardo e lui la poté guardare in volto, la tazzina piena di vino di riso che aveva in mano cadde a terra, vuotando il suo contenuto sul tatami.
«Zhalia, sei davvero tu?», domandò sorpreso Dante.
La cercatrice non riuscì a trattenere un sorriso: «Sì, sono proprio io! Sorpreso?».
«Beh, più che sorpreso sono proprio incantato, Zhalia: sei… sei bellissima», rispose lui con trasporto, mentre i suoi occhi non riuscivano a distogliersi da lei, non avendone mai abbastanza: in quei momenti, lei sembrava davvero la principessa Kushinada uscita dalla leggenda della spada Kusanagi.
La donna guardava con la medesima intensità il cercatore: quello yukata blu oltremare faceva risaltare ancora di più i suoi occhi del colore del miele ed i suoi capelli, illuminati dai raggi della luna, sembravano quasi incandescenti. «Anche tu non sei niente male con questo kimono», replicò lei, lanciandogli uno sguardo languido.
Dante le cinse le spalle e la fece sedere accanto a lui.
«Come hai fatto a venire qui?», le chiese, curioso.
«Dubiti delle mie capacità di spia, Dante Vale?», rispose lei, fingendo di essersela presa.
«No, però, non si accorgeranno della tua mancanza?»
«Dopo la sonora sconfitta che hai inflitto alla nostra squadra, ci siamo rifugiati nella nostra base qui a Nagoya. Harrison è così furioso che neanche si accorgerà che sono stata via un paio di ore!», spiegò lei.
«Per quale motivo hai deciso di correre questo rischio, posso saperlo?», le domandò, non riuscendo a capire perché una cercatrice prudente come lei avesse deciso di osare tanto.
«Beh, semplice! Per poterti augurare Buon Natale, e sono arrivata appena in tempo…», e così dicendo, gli accarezzò una guancia, poi, avvicinandosi a lui, poggiò delicatamente le sue labbra su quelle del cercatore.
«Buon Natale», gli sussurrò Zhalia, arrossendo in volto.
«Buon Natale anche a te», rispose Dante, stringendola forte a sé e, mentre liberava  i suoi capelli del colore della notte dalla presa del fermaglio, ripensò ancora alla storia d’amore fra Susanoo e la sua bella principessa.
«Questa notte non mi scappi, mia bella Kushinada!», le disse sorridendo dolcemente, prima di baciarla con passione.
Nonostante tutto, quello sarebbe stato un Natale indimenticabile per entrambi.


The One Hundred Prompt Project






Note a fine storia: Era da tanto tempo che desideravo scrivere una storia sulle leggende dell'antico Giappone! Per maggiori informazioni sugli argomenti trattati - Spada Kusanagi, templi shintoisti ed abbigliamento tradizionale giapponese - riferirsi a questa e quest'altra pagina della Wikipedia anglofona.
 
   
 
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