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Autore: Many8    28/12/2011    5 recensioni
Edward e Bella. Un avvocato e un'attrice. Entrambi la sera del 31 dicembre si ritrovano a scappare dalle rispettive famiglie, entrambi affittano lo stesso appartamento, entrambi inconsapevoli dell'altro, entrambi vittime di una stessa truffa. Due persone, una casa, una truffa. OOC- AH- Rating Verde
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Benvenuti a chi non mi conosce, bentornati a chi già ha letto qualcosa di mio.
Il 2011 è agli sgoccioli, ormai, e il 2012 più vicino di quanto io stessa riesca a capacitare, e visto che aspetto questo momento da circa un anno, non potevo non pubblicare questa mini-ff ambientata al 31 dicembre del 2011.

Appunto è una mini-ff composta da 4 capitoli da 1000 parole ciascuno, e questo è il primo tra i quattro. Una storia senza pretese, se non quella di divertire minimamente voi lettori. I capitoli verranno pubblicati giornalmente, fino al 31 dicembre.

Buona Lettura.
Capitolo 1- Un avvocato.
31 Dicembre, ore 17.21 
 

La vita è sostanzialmente incoerente e la prevedibilità dei fatti una illusoria consolazione.
A. Baricco.

 

Gli addobbi natalizi erano presenti in ogni angolo delle strade, scintillavano continuamente, cambiando colore e decoro. Le migliaia microscopiche lucine accecavano gli occhi se fissate, ma rendevano l'ambiente allegro, esageratamente per chi non condivideva benevolmente l'aria natalizia, e le feste che erano quasi del tutto terminate.
Mancava all'appello solo il capodanno.
Facendosi spazio tra una calca insostenibile di persone in cerca di svago e divertimento un uomo spiccava fra i tanti per la giacca color ocra, chiusa fino all'ultimo bottone. Scostava i corpi caldi e tremanti di felicità, apparendo scorbutico e fuori luogo.
Aveva fretta di arrivare all'appartamento che per i prossimi due giorni aveva affittato, ad un prezzo conveniente e allertante, spaparanzarsi sul divano e bere qualche birra aspettando che anche il 31 dicembre trascorresse abbastanza velocemente, e indolore.
Calpestò qualche piede e strattonò qualche bambino involontariamente , prima di rifugiarsi in un vicoletto per niente trafficato, e permettersi di respirare e modificare l'andatura, ad una più consona ad un uomo normale che non ha nessuno alle calcagna ad inseguirlo.
Infilò le mani nelle tasche della giacca, abbassando il mento fino ad infilare la punta nella sciarpa di lana, e marrone, che sua madre aveva lavorato a mano. Anche se ispida e pungente trovò calore e familiarità.
Gli ricordò i pomeriggi invernali che trascorreva con la schiena piegata in due sui libri, e gli scialle di sua madre sulle spalle affinché gli infondessero calore.
Le coperte giganti che solo sua madre riusciva ad elaborare, in cui ritrovava conforto, e nelle quali si rifugiava nelle sere più fredde.
Non avevano i soldi necessari per avere un riscaldamento che non fosse un grosso camino nel salotto, e la lana costava poco, e la manodopera di Elizabeth la sua mamma era praticamente gratuita.
Camminò per almeno un chilometro prima di salire una piccola rampa di scale le stesse che si vedono nei film inglesi e infilare la chiave nella toppa.
Adesso che i soldi non gli mancavano non che fosse ricco, ma diciamo che il suo stipendio glielo garantiva poteva anche permettersi di prendere un appartamentino già ammobiliato, nella sera prima del capodanno, e di mentire.
Bé, perché i soldi potevano creargli un allibi perfetto.
Girò uno, due, tre, quattro volte la chiave, prima che la porta si aprisse. Fece qualche passo in avanti, entrando appena nell'ingresso della casa. Grazie alla fievole illuminazione esterna riuscì a trovare al primo colpo il pulsante per accendere la luce.
Chiuse la porta e si girò per dare una rapida occhiata all'appartamento. Era piccolo, semplice, accogliente.
Lo stile era visibilmente rustico, inadatto alla città.
Poggiò le chiavi alla sua sinistra, su un tavolino di legno antico.
L'ambiente rispecchiava la personalità dei due vecchietti che gli avano affittato l'alloggio. Carlisle ed Esme Mason, due anziani così affabili, gentili e simpatici, da far nascere in lui una benevolenza inappropriata in un contesto simile. Ci aveva parlato in poche occasioni, e li aveva visti dal vivo solo una volta, ma quell'ora gli era bastata per imprimerli nella sua mente.
Entrò nel salotto, una piccola stanza con un divano, un televisore e uno scaffale con tanti libri sugli scaffali, e si lasciò cadere sulla poltrona, stanco.
Sbuffò sonoramente, e infilò le dita fra i capelli; alla luce artificiale i riflessi ramati si notavano di meno.
Si ritrovava l'ultima sera dell'anno da solo, senza uno straccio di compagnia, desiderando di bere birra fino a sentirsi la pancia come una botte piena.
«Bel 31 dicembre!» sussurrò tra le mani, con una nota evidente di ironia nella voce. Accavallò le gambe rivestite da pantaloni demodé di velluto marrone.
Trascorreva quella serata così per una menzogna nata qualche mese prima, e che si era prolificata e prolissa fino a quel momento.
Aveva detto ai suoi genitori, Elizabeth e Jason, che era fidanzato, circa cinque mesi prima; il Natale l'aveva passato con loro, giustificandosi che la fidanzata fosse in viaggio, mentre la fine dell'anno l'avrebbe trascorsa con lei, di ritorno dalla vacanza in Francia.
Ma non essendoci nessuna ragazza non poteva far altro che sconsolarsi nella sua solitudine da single, e da bugiardo.
Nascondeva le uscite con la «fidanzata», una certa Tanya nome inventato dalla sua copiosa creatività , restando in ufficio fino a tardi, e lavorando pesantemente allo stesso modo di come aveva fatto in passato sui libri, nella sua brillante carriera scolastica.
Era avvocato da circa sei anni, da quando aveva conseguito la laurea con il massimo dei voti all'età di ventidue anni. Per Elizabeth e Jason, persone semplici e dal lavoro modesto, avere un figlio laureato ad una delle università più importanti di tutto il paese con il massimo dei voti era un onore immenso, e glielo riconoscevano ogni giorno. Si sentivano soddisfatti del lavoro del proprio figlio, come il loro. In un certo senso erano stati anche loro ad infondergli degli ideali, che lo avevano portato a cooperare con uno degli avvocati più in vista della città.
Aveva una famiglia che lo seguiva, aveva un lavoro che gli piaceva e gli garantiva di vivere agiatamente, e talvolta aiutare anche i propri genitori economicamente, ma non aveva una vita sociale all'infuori della sua famiglia e del suo lavoro.
Non aveva mai avuto degli amici veri, era stato fidanzato una sola volta e per cinque settimane, con una ragazza che si chiamava Isa, al liceo, e aveva avuto al college una notte di passione con una ragazza di cui non ricordava nemmeno il nome.
Chiuse gli occhi verdi, che in passato e anche nel presente, avevano ipnotizzato tante ragazze, portandosi le mani a strizzarsi le palpebre. Sospirò affranto, deluso e si alzò dalla poltrona cercando nella cucina adiacente all'ingresso una birra. Il frigorifero era deserto.
Decise che se avesse voluto bronzarsi davvero sarebbe dovuto andare al supermercato più vicino, e così decise.
Si aggiustò la singolare giacca color ocra, stirando tutte le pieghettature che si erano formate, prese le chiavi di case e uscì chiudendosi la porta alle sue spalle.
Lui è Edward Cullen.

 

In questa storia c'è una piccola modifica dal libro della Meyer. Carlisle ed Esme sono i coniugi Mason, mentre Elizabeth e Jason (non Edward Senior, come nel libro) sono i coniugi Cullen, vivi. Sono tutti umani.
Detto questo, alla prossima.

*Va a bere la cioccolata calda che la guarda con occhi dolci e irresistibili, aspettando qualche parere :'D*

   
 
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