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Autore: Snafu    29/12/2011    5 recensioni
A chiunque creda nell'amore.
E magari nelle seconde possibilità.
Perché la notte fondamentalmente è il momento migliore per coltivarli entrambi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brian May, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Made in Hell Series'
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When you’re screaming in the night

Capitolo I - I try and mend the broken pieces



«Anche tu mi manchi» mentì.
Al telefono era anche più semplice.
Quando ebbe finito con Debbie, si gettò sul letto con solo la voglia di farsi una bella dormita.
Il giorno dopo sarebbero tornati a casa, e non aveva voglia di vederla.
Eppure sembrava tutto così a posto.
Sembrava davvero che tutto avesse preso la piega perfetta. Una fidanzata famosa, un gruppo famoso, soldi...

«Davvero non capisco come tu possa essere una così pessima giocatrice di poker, se è stato tuo fratello a insegnarti» Dorothy si lamentò, gettando gli occhiali per terra. Anthea sbuffò:
«Allora la prossima volta vai a giocare con mio fratello!»
«Tuo fratello non organizza bische clandestine perché non vuole corrompere la tua santità...»
«Questa non è una bisca clandestina, era solo un modo come un altro per passare il tempo.»
La mora sistemò la locandina del 'Magical Mistery Tour' autografata dai Fab. Four sulla parete.
Gliel'aveva regalata Roger il Natale prima che si lasciassero. Era diventato un vizio, ormai, quello di aggiustarla sulla parete, così come quello di sorridere al suo riflesso nello specchio prima di uscire per andare a lavoro.
In linea generale, Dorothy era cambiata parecchio, anche se Anthea si rifiutava di vederlo. Per lei la vita era sempre il gioco spensierato delle scuole superiori: John, il college, suo fratello, tutto andava per il verso giusto. Si sarebbe sposata, avrebbe avuto figli, nipoti, tutto sarebbe andato bene. Guardò preoccupata l'amica che usciva dalla cucina con un gambo di sedano in bocca.
«Scrub alle alghe, stasera, Anthie» decretò l'amica «o sei stressata, oppure i tuoi ormoni stanno impazzendo. Grazie al cielo domani John sarà di nuovo tra le tue braccia.»

«Deaks, si può sapere dove stai andando con tutta questa fretta?» domandò il batterista al bassista.
«A prendere Anthea, non vedo l'ora di rivederla» rispose lui con tono ovvio che traboccava ovvietà da ogni singolo suono.
«Vuoi che ti accompagni?» domandò Roger, grattandosi il capo per la noia.
«Ehm...» John cadde nell'imbarazzo più totale. Non aveva mai davvero capito perché tra lui e Dorothy fosse finita, non era stato d'accordo sulla decisione della ragazza di mentire, come su quella di Roger di assecondare i capricci mentali di Freddie. Era stata una storia buttata nel cesso per la pura mancanza di voglia di portarla avanti.
«Ho capito» continuò l’altro «non c'è problema, davvero, non capisco perché vi ostiniate a credere che non ci possiamo vedere. Siamo rimasti in buoni rapporti!»
Il ricciolo fece spallucce e i due salirono in auto.
Era evidente: Anthea era rimasta a dormire da Dorothy, mentre John era via. Lo sapevano anche i muri che la ragazzina avesse paura del buio, e suo fratello era sempre in servizio. Roger non si meravigliò.

«Sono a casa!» esultò Dorothea con un'aria davvero svogliata. Era da poco tornata da lavoro ed era esausta: all'ambasciata pareva non esistere una giornata tranquilla.
C'era un odore strano nell'aria.
La ragazza appese la borsetta e il cappotto all'appendiabiti attaccato al muro e si affacciò nel piccolo atrio.
«Anthie, ma che ti sei messa a fare?» domandò, osservando la tavola apparecchiata «Non avrai mica... cucinato?» la biondina uscì dal cucinotto conciata peggio di quando suo fratello tornava dalla guerra... il che era tutto un dire.
Dorothy rabbrividì al solo pensiero che l'amica si fosse messa ai fornelli.
«Beh, questo è il nostro ultimo pasto insieme, quindi...»
«Ultimo perché l'hai cucinato tu?» replicò, terrorizzata «Guarda che torni da John, non è che non ci vediamo più» scosse la testa con rassegnazione «vado a cambiarmi e vengo» si spostò nella sua camera da letto. Anthea la guardò mentre, con indosso solo slip e reggiseno, controllava il profilo del suo ventre. Da quando aveva abortito era diventata un'altra delle sue abitudini (come raddrizzare il quadro e sorridere allo specchio). Non l'avrebbe mai perdonata per quello, come del resto non l'avrebbe fatto Roger, se l'avesse saputo. Ma lei si era ostinata a non volerglielo dire, aveva voluto fare tutto da sola, sebbene quella cosa l'avessero fatta in due. Anthea rabbrividiva al solo pensiero che gli avesse mentito ogni volta che si vedevano, quando era ancora incinta. Non era vero che era stata una cosa a fin di bene per la carriera di Roger, se ci fosse stato il bambino di mezzo, Freddie non avrebbe fatto pressione su nessuno di loro due... e forse sarebbero stati ancora insieme.

Non conosceva il nuovo indirizzo di Dorothy. Pareva che fosse andata ad abitare per conto suo.

Il campanello suonò.
«Vado io! Di sicuro è John!» strillò Anthea e la casa rimbombò. «Dorothy?» domandò la biondina «Quando diavolo verrà il tecnico del campanello? È rotto da prima che arrivassi!» si lamentò, uscendo nell'atrio del portone dell'edificio per saltare, letteralmente, in collo, al suo amato.
Dorothy stava facendo zapping sul divano, con un'aria davvero depressa. Si riprese con una battuta di spirito.
«Meno male che sei venuto a prendertela, oggi ha anche cercato di avvelenarmi» asserì, una volta che il bassista fu entrato.
John sgranò gli occhi.
«Non è vero, ho cucinato per lei, voleva essere un pensiero carino...»
«Te lo dice anche tuo fratello che nessuno reputa che se tu ti metti ai fornelli per lui, si tratti di un pensiero carino» sussurrò John, passandole una carezza sul braccio. Dorothy sperò di sprofondare.

Aspettare in auto, dopotutto, era stata la cosa migliore da fare.
Ma quanto ci metteva John?
Roger, con una punta di nervosismo, iniziò a tamburellare le dita sulla pelle del volante, da bravo batterista quale del resto era.
Gli sembrava di sentire la voce di Freddie, in auto, che gli ricordava quanto lui fosse un uomo di talento, del fatto che Dorothy soffocasse la sua personalità, di quante donne al mondo esistessero, pronte a invaghirsi di lui, senza necessariamente schiacciarlo. E anche la voce di Dorothy era vicina, quando non fece una grinza, dopo che lui le ebbe esposto le sue ragioni. Non si era neanche minimamente opposta alla sua richiesta di non vedersi più.
Quello gli aveva fatto anche più male.

«Abbiamo dormito nel lettone» confessò Anthea, indicando la camera da letto.
«Ho fatto tutta la settimana in bianco, per colpa sua» la bionda ignorò di proposito la finta scocciatura di Dorothy e tutte le altre frecciatine che aveva tirato.
«Grazie per averle tenuto compagnia» si sforzò John.
«Quando vuoi, Deaky, a patto che stia lontana dalla cucina!»

Freddie, tutto sommato, era stato corretto con lui. Gli aveva chiesto di lasciare Dorothy, sì, ma gli aveva procurato anche un'altra fidanzata. Qualcuna che rispondesse alle sue esigenze, qualcuna che non fosse così brillante da schiacciare le aspirazioni e la boria di Roger.
Il batterista componeva le prime nove cifre del numero, e poi rinunciava.
Sapere dove trovare Dorothy gli mise una certa ansia. Era inutile chiamare Debbie, quella sera.
Non era la sua compagnia, che voleva.
Era solo il perdono, che voleva.





»I'm in love with my Cath;
Allora. È una vita che non mi occupo di WC (sto parlando di Writer's Corner, ragazze, non fraintendetemi :D), questo perché effettivamente, di recente, non ho più pubblicato niente di lungo e di mio, in questa sezione meno che mai, quindi dovrò buttarci dentro un sacco di cose, perlomeno al primo capitolo. Spero che potrete perdonarmi, altrimenti, potete pure non leggere :)
Mi sono ripromessa che da ora in avanti mi butterò alle spalle le collaborazioni per ritrovare le palle di mettermi in gioco da sola.
Intanto i desclaimers: i Queen e Tim Staffell non mi appartengono. Sono padroni di loro stessi. Le canzoni che cito appartengono ai diretti proprietari, ave a loro. David Bowie (quello non famoso), è un personaggio di MrBadGuy di cui mi sono appropriata qua e là per farla ingelosire (mbwah. <3). Dorothea e Anthea sono due personaggi che divido più o meno a metà sempre con MrBadGuy. Comunque non intendo violare i copyright di nessuno, esclusi quelli di MrB., ma questo l'ho già detto.
Warnings: questa storia è a rating arancione. Per vari motivi: 1. Non credo nei personaggi che parlano compostamente in ogni situazione. Voglio che sembrino persone vere, non solo un nome scritto con inchiostro nero su sfondo bianco. E una persona vera impreca, insulta, dice parolacce quando è arrabbiata, non parla sempre lindo e profumato in contesti informali. Da qui il mio eventuale turpiloquio. 2. Siccome conosco molti frequentatori di questa sezione indubbiamente deboli di cuore di fronte al fascino del Taylor di cui uno mi è particolarmente caro (non voglio fare nomi, quindi userò un diminutivo: Midò, questo warning è per te XD) vorrei avvisare che potrebbe di tanto in tanto apparire nudo o poco vestito o in immagini idilliache/goliardiche.
Note: Questa fiction è una storia a sé stante, ma è anche il sequel di Made in Hell, pertanto chi non l'avesse letto potrebbe magari trovare difficile lo sviluppo di alcuni passaggi, giusto nei primi capitoli, visto che poi la storia prende una piega tutta sua.
Ringraziamenti: alla mia co-scrittrice. Senza di te la mia Dorothy, sarebbe rimasta solo mia versione psicotica e insana, e invece l'hai fatta diventare qualcosa di ancora peggiore, che non credevo. Dopotutto al peggio non c’è mai fine, ma è anche vero che dal fondo si può solo risalire.
Ah, dimenticavo. La mia dedica. Questa storia è per mia sorella, l'unica persona a questo mondo che riesca a seguirmi anche nel più merdoso degli abissi e a cui, per questo, darò sempre una possibilità, seconda, terza, o quarta che sia.
   
 
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