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Autore: medea nc    29/12/2011    3 recensioni
Seguito di "Strane Cure".
E' un capitolo aggiuntivo che non doveva esistere, ed invece è qui ... :)
Purtroppo se non leggete la prima parte risulta a vuoto leggere questa.
Io vi ho avvisati!!!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
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“Io ti diseredo!”
Lucius lo berciò nello studio del Manor, e per tutta la villa rimbombò la sua ira, che arrivò anche fino ad Hogwarts tanto che la McGranitt si convinse che forse Voldemort era ancora vivo, e radunò tutti gli studenti nella Sala Grande.
Grazie a Merlino, Blaise Zabini risolse il mistero dicendole di non preoccuparsi, che era solo Malfoy senior incazzato con Malfoy junior.
La voce adirata viaggiò per Hogsmeade fino a Nottur Alley ed Azkaban, e probabilmente anche a Diagon Alley, perché Hermione, intenta a parlare ai genitori in una sala da tè poco vicina, nel mondo babbano, avvertì i brividi di quei toni che sapeva bene.
“Che succede?”
Chiese il signor Granger dando un’occhiata al soffitto.
“La Terza Guerra Mondiale?”
La ragazza fece finta di niente e continuò a parlottare cercando di distogliere l’attenzione da quel particolare inquietante, anche se in un moto di umanità si portò una mano alla fronte e blaterò: “Povero amore mio!”
 
“Davvero non capisco! Ti sei rammollito o che altro? Una mezzosangue, ci abbiamo fatto una guerra contro, li stavamo per debellare e tua zia proprio a quella mocciosa te la stava uccidendo sotto gli occhi e tu non hai fatto nulla, nulla per fermarla!” urlò l’uomo.
Draco continuava a tacere.
Gli era venuto difficile dire, tutto d’un fiato, quello che sentiva per la grifondoro e che appena finita la scuola aveva intenzione di rimanere con lei; tutto il resto adesso, sapeva già che erano solo imprecazioni-minacce-urla-micacce-imprecazioni-urla e
così via.
Non si aspettava niente, non se lo aspettava già da prima che ritornasse al Manor a parlargli; non si aspettava nulla nemmeno da sua madre, benché con lei i rapporti andavano decisamente meglio.
Se ne rimase buono sopra la poltrona, con il suo whisky incendiario in una mano ed un palmo a tastarsi la fronte, lasciando che Lucius sbraitasse forse per tutto il week end.
In un momento pensò, tolgo il forse!
 
Ad Hermione stava andando meglio.
“Ah, non è Ron?” domandò la madre.
“Strano, hai accennato spesso a lui, a parte Harry. E chi è?” chiese curiosa.
“Ecco … lui … è un ragazzo della mia stessa età … si chiama Draco ed appartiene alla famiglia dei Malfoy.” Finì tutta d’un fiato.
“ Ah, beh?! Sai, noi non conosciamo bene …” tentò di dire il padre.
“Certo, avete ragione! Beh?! I Malfoy sono persone molto importanti … dall’altra parte, e Draco è un ragazzo eccezionale, dovete conoscerlo!” disse entusiasta.
“Da come ne parli pare che … sia una cosa seria!” tentò di capire la signora Granger.
“Sì.”
“È da molto che state insieme?”
“Non molto.”
“Beh?! Conoscendoti, credo che ti abbia dovuto corteggiare con tutte le carinerie di questo mondo per farti cedere!” sentenziò spiritoso il padre.
“Altroché … l’ultima cosa carina che mi ha detto è stata “Granger sembri mia zia Bellatrix sotto cruciatus quando ti svegli al mattino con quei capelli!”” blaterò la ragazza tra i denti senza farsi sentire dai parenti.
 
“Mi piacerebbe capire quali tecniche ha utilizzato quella lurida per convincerti?!” Disse infine quando si accorse che tutti si erano stancati di sentirlo, compresa la moglie.
“Una che tu non conosci, a quanto pare!” disse Draco.
Era la prima frase, che ricordasse, che pronunciò con cattiveria e quasi con un moto di rivalsa sul genitore.
La verità spudorata era che Draco si era proprio stancato di ricevere solo ordini dal padre e mai, mai una mano di conforto.
“Come osi, moccioso ingrato!” sibilò come una serpe a tutti gli effetti.
Il ragazzo lo guardò, e non era ancora accaduto che lo fissasse come stava facendo in quel momento; aveva sinceramente … pietà di lui.
“Vedi papà! … ”
Quel papà suonò strano a tutti, a lui anche di più perché aveva sempre usato l’appellativo padre, più nobile, più fine, più rispettoso.
Papà aveva qualcosa di troppo intimo, troppo affettuoso, e decisamente troppo babbano, ma lui ovviamente, lo aveva scelto apposta.
“ … Il fatto che tu abbia sempre agito per il mio bene ti ha portato a perdere di vista un punto importante, anzi due!”
“Sarebbero?” chiese quello un po’ incuriosito.
“Comportarsi per il mio bene non significa impormi la tua volontà, non significa farmi fare sempre quello che vuoi tu senza chiederti se lo voglia anch’io. E due, finora hai potuto agire così, ti ho permesso di agire così perché ero un bambino.
Sono grande se non ancora l’avessi capito e non grande d’età né tantomeno per aver compiuto ammirevoli gesta come Potter per esempio, ma grande per tutto quello nel quale mi sono trovato immischiato; la maggior parte voluta proprio da te.”
“Le nostre intenzioni, le mie intenzioni erano e sono ancora valide e giuste!”
“Una guerra contro qualcuno solo perché non ha il nostro sangue purissimo?”
“Precisamente!” sentenziò con superbia.
“E quali sono stati i risultati? Tu costretto a leccare il Ministero per non finire ad Azkaban; obbligato ad aiutare gli Auror, tra cui c’è anche Potter; e tenuto sempre sotto controllo come se fossi un animale famelico perché infondo infondo detesti ancora i mezzosangue!”
“E li detesterò sempre, ecco perché volevo che il mio unico figlio lasciasse almeno intatto questo, l’unica cosa che ci rimane e che non macchierebbe i nomi Malfoy e Black!”
Non rispose.
Draco sapeva di essere l’ultimo discendente di entrambe le stirpi e sapeva anche che Lucius avrebbe utilizzato sempre quell’espediente e chissà quanti altri per farlo desistere di finire con la babbana.
“Lei è la mia scelta. La amo papà, non posso farci niente!” decretò infine con voce sottile, ovvia e allargando appena le braccia.
Quello sorrise maligno.
“Amori alla tua età non durano che il tempo di un battere di mani.” Disse sicuro di sé.
Draco colse la palla al balzo, si alzò e si stiracchiò.
“Allora non hai nulla da temere. Tempo qualche mese e mi passerà questa mia infatuazione. Nel frattempo, visto che ho ancora questa età e me la voglio godere, non ci troverai nulla di male se finiti gli esami me ne vada a vivere con la mia ragazza?!”
“Non ci pensare!” inveì Lucius.
“Ma scusa, cosa temi?”
“Da te? Nulla. Da lei? Tutto! È una babbana, è una mudblood, si farebbe mettere incinta solo per assicurarsi il tuo patrimonio!!!”
“Ma non hai detto che se scelgo lei tu mi diseredi? Se è il tempo, quanti??? Quanti mesi ti occorrono per capire se l’amo o no? Cinque, sei, un anno, tre? Poni tu la scadenza.
Se per quella data non starò più con lei allora sarò pronto a chiederti scusa in ginocchio e a sposarmi con qualsiasi ragazza tu voglia combinare il matrimonio. Ma se per quella scadenza io e la Granger stiamo ancora insieme, allora tu dovrai accettare lo stato dei fatti.”
“E lasciarvi tutta l’eredità?” domandò con un risolino malefico.
“No.” Rispose secco Draco.
“Quella te la puoi tenere.”
 
Hermione omise volutamente tutti gli antefatti tra lei e Malfoy prima che si mettessero insieme, ed omise anche che la famiglia del ragazzo non avrebbe mai accettato il loro fidanzamento.
Era stato proprio questo il motivo per mettere tutti al corrente, cioè che finita la scuola, tutti sarebbero stati pronti a considerarli una coppia.
 
*
 
“Non mi devi raccontare niente, le ho sentite le urla di tuo padre!” disse la ragazza prima che Draco potesse parlare.
“Le grida dei tuoi però io non le ho sentite, è andata meglio?” le sorrise furbamente.
“Certo, pensano che tu sia un ragazzo buono ed educato e che ci tenga tantissimo a me, altrimenti non gli avrei mai parlato di te.”
“Beh?! Gli hai detto la verità!” sparò troppo sicuro di sé.
“Altroché, ho dovuto nascondergli però tutti gli anni nei quali mi hai detestata, la tua parte nella guerra, quando mi volevate morta, e anche che la tua famiglia non accetterà mai che restiamo insieme!”
“Dettagli, Granger!”
“Se ti sembrano tali?” chiese un po’ dispiaciuta.
“Ah, comunque senti! I miei, l’hai capito, penso che non vorranno mai, c’ho parlato, ho cercato di farli desistere, ma niente; quindi penso che per i prossimi quarant’anni, a meno che Merlino non se li chiami prima, non potremmo mettere le mani sul mio cospicuo patrimonio.”  Disse parecchio divertito.
“Quando parli così ti crucerei!” lo rimproverò.
“Ciò significa …” continuò fingendo di non starla a sentire.
“ …   Che ci dovremmo trovare una casa quando usciremo da Hogwarts.”
“La casa ce l’abbiamo. C’è quella dei miei a Londra che ormai è vuota da quando hanno preferito l’Australia; il punto è un altro.”
“Cioè?”
“Che Lucius non ci darà mai pace!”
“E allora? lui sarà solo, noi saremo in due … Abbiamo già la vittoria in pugno!” la fece divertire.
“Credi che basti la maggioranza numerica, Malfoy?”
“Credo che basti l’unione, Granger!”
Lo adorava quando parlava così, era sicuro di sé e le infondeva la stessa determinazione; era assurdo che questo lato di lui, così affascinante, non fosse uscito prima.
Lo abbracciò lasciandosi avvolgere dal suo buon profumo.
Lui aveva ragione, lei non avrebbe mai permesso a tutti i Lucius Malfoy di portarglielo via.
“Ah, i miei vorrebbero conoscerti, anche se sono un po’ indecisa.” Gli ricordò.
“Perché? Insomma, rimango pur sempre il miglior partito di Hogwarts, bello, intelligente, ricco.”
“Bello e intelligente passa, ma proprio ricco in questo preciso instante non direi?!” lo punzecchiò.
“Ah, già! Sono diventato un bello, intelligente ragazzo povero!”
 
*
 
La scuola finì e i MA.G.O. furono passati brillantemente dai due.
Come stabilito, durante la cena nel mondo babbano che avrebbe dovuto fungere da festeggiamenti per Hermione neo-diplomata, Draco venne invitato volutamente per conoscere mamma e papà Granger.
Fu un miracolo che i genitori della ragazza non sapessero nulla dei trascorsi di Malfoy e nemmeno che la sua famiglia … come dire … NON VOLEVA CATEGORICAMENTE, perché l’impressione che diede ai suoi suoceri fu più che positiva.
Bellezza a parte, le sue maniere aristocratiche non passarono inosservate e nemmeno la sua ampia conoscenza sul mondo babbano (grazie ad Hermione che gli aveva fatto scuola in quei mesi), almeno aveva la prontezza di saper distinguere un Fish and Chips da un Pudding.
Appena un paio di gaffe gli sfuggirono ma che per fortuna, non furono afferrate dai signori Granger.
Per esempio, il fatto che gli scappasse di continuo Granger e non Hermione, tanto che l’uomo alzò gli occhi un paio di volte per capire se ce l’avesse con lui.
La ragazza lo aveva malmenato sotto al tavolo per questo.
E poi quando gli scappò il termine mezzosangue ma lì si salvò per la rotta della cuffia in quanto proprio in quel momento il cameriere stava servendo le bistecche, ed ebbe i riflessi di correggersi e dire:
“Spero che la mia fetta sia bella al sangue!”
Per il resto tutto filò liscio come l’acqua di sorgente.   
Nei successivi mesi si trasferirono nell’appartamentino di Londra anche sei Granger avevano un po’ arricciato il naso per questa convivenza, ma vabbè sono i tempi moderni, giusto?
Almeno i due li compensavano con i rispettivi lavori che avevano trovato; entrambi al Ministero, solo che lui come conoscitore delle Arti Oscure e lei in Applicazione della Legge.
Non che fossero grandi impiegati, erano solo agli inizi e avevano da fare parecchia pratica, ma gli stipendi almeno erano sicuri a fine mese.
Hermione fu contenta di lavorare nello stesso ufficio del signor Weasley.
I loro amici li andavano anche a trovare di tanto in tanto ed Hogwarts lentamente stava diventando il monito dei loro ricordi e delle loro frequenti rimpatriate.
Poi un giorno arrivò una missiva da parte di Lucius.
Era un invito al Manor solo per Draco, ma il ragazzo obbligò la grifona a seguirlo.
“È passato il tempo sufficiente, papà?”
Chiese subito dopo i soliti saluti, come se il loro discorso di parecchi mesi prima non si fosse mai interrotto.
Quello lo guardò con un cipiglio meno evidente dell’ultima volta.
“Ho saputo che hai raggiunto i M.A.G.O. ed anche con un eccellente voto!”
“Devo ringraziare Hermione!”
Lei si girò a guardarlo. Sentirselo dire così apertamente, deliberatamente sulla sua bocca, era una ventata di aria fresca.
Non era come averlo mozzicato durante la cena con i suoi quando ancora si confondeva, ma dirlo adesso con l’esperienza di mesi e mesi in cui aveva preso a chiamarla così e adesso cadenzarlo con tanta enfasi davanti al padre la poteva far emozionare; anche a Narcissa passò lo stesso pensiero, lei ricordava che il figlio, l’aveva chiamata per cognome altre volte.
“Immagino.” Rispose con ovvietà Lucius.
“E adesso, cosa fai?”
“Lavoro per il Ministero, ma niente politica, sono solo un semplice impiegato.” Si sentì in dovere di sottolineare.
“Hai qualche progetto per il futuro?”
Draco lo squadrò con una certa analisi.
Si era appena diplomato, era andato a convivere con la sua ragazza e si mantenevano con due lavori discreti, Lucius aveva già preso le dovute informazioni, forse abbastanza da sapere pure quante volte andasse in bagno, quel Hai qualche progetto per il futuro era una chiara allusione a due cose, hai intenzione di sposarla? É incinta?
“Perché me lo chiedi? Vuoi c’entrarci qualcosa?” eluse il padre brillantemente con un ghigno soddisfatto pure da parte della madre.
Draco era certo che in tutto quel tempo la donna avesse utilizzato tutte le sue armi per convincere il marito a farlo desistere dallo stare lontani dal ragazzo.
“Sono sempre tuo padre. E poi non riesco a tenere tua madre troppo lontana da te, mi incolpa di non poterti più vedere come un tempo!” asserì diplomatico.
Quello non era un perdono, né si stava scusando per quanto successo col figlio, era solo un modo distorto per fargli intendere che anche se non avrebbe mai approvato la sua ragazza, comunque non voleva perdere il rapporto con il suo unigenito, qualunque esso fosse.
“Conoscete il nostro indirizzo, basta mandare un gufo o venire di persona a casa, non abbiamo bisogno di invitarvi per stare con noi!”
“Anche per tutti voi la villa è sempre aperta!” asserì Narcissa intervenendo per la prima volta.
Doveva per forza essere lei, aveva usato il voi, Lucius avrebbe solo detto tu.
“Verremo volentieri! Credo che Hermione apprezzerà vedere il Manor sotto una luce diversa da come lo ricorda l’ultima volta!” concluse Draco.
 
*
 
“Granger, mi sembra che abbiamo spezzato altre cattive abitudini, oggi?!” le disse entrando nel letto dopo la doccia dove lei già si era sistemata con un buon libro da leggere alla luce dell’abat-jour.
“Pare proprio di sì Malfoy!” gli rispose con un sorriso stampato sul viso da quando il fidanzato si era chiarito al Manor con i suoi.
“Come sono andato?” le chiese divertito.
“Deciso, impavido, scaltro, un incrocio tra gryffindor e serpeverde!” lo canzonò.
“Nooo!!! Accidenti! La vicinanza con te mi fa lasciar andare alle virtù del nemico!”
“Preferiresti la mia lontananza?”
“Beh?! Possiamo sempre fare un tentativo. Tu prova per esempio, a farlo anche solo su un percorso breve e vediamo io quanto resisto!” la baciò nell’incavo del collo.
Lei fece uguale, le loro scapole nelle rispettive bocche.
“Va bene! Ma pensa che potrei farmi rincorrere per tutta Londra!”
“Tu lascia questo letto e vediamo io quanto resisterò!” le propose sardonico.
Hermione, senza farselo ripetere due volte scattò dal letto e scappò fuori dalla stanza.
“Vieni a cercarmi serpe!”
“Non sento ancora la tua mancanza!” le rispose con orgoglio.
“Davvero?” la sua voce era più lontana adesso, lungo le scale.
“Sto uscendo, ci si vede!” urlò infine prima che fosse tutto silenzio.
Draco rise nel letto, era certo che non fosse uscita nel buio della notte per chissà dove, solo per farsi cercare da lui.
Diede un’occhiata sul comodino, la sua bacchetta stava lì.
Uno … due … tre … secondi.
“E sia! Sto venendo piccola grifona prepotente!” le urlò.
Scese veloce le scale e si ritrovò con la porta d’ingresso spalancata.
“Granger?! Ehi Granger, ma dove sei andata?”
Si affacciò fuori dalla porta, la strada era vuota e buia, appena rischiarata da qualche lampione ed il latrare di cani in lontananza.
“Maledetta grifona, mi prendi sempre alla lettera, eh? Mi farai correre per tutta Londra adesso?”
Nulla.
Ritornò in casa e guardò nelle stanze al piano di sotto, vuote. Diede un’occhiata all’appendiabiti, il suo cappotto era lì.
Uscì fuori scendendo un paio di gradini e poi urlò:
“Cazzo Granger, hai una camicia da notte addosso, sei mezza nuda e stiamo sotto lo zero! Sei una scatenata! … Granger? … Va bene hai vinto tu, c’ho messo due secondi per correre da te, ammetto la resa, non posso starti lontano! Ora vuoi uscire? … Hermione?” la chiamò per ultimo con un filo di visibile apprensione.
Quella uscì da dietro la casa di un vicino con un sorriso soddisfatto sulle labbra, lui la sentì subito e si girò.
In mezzo alla strada, solo loro due con chissà chi affacciato a spiarli.
“Tre.”
“Cosa?” le domandò.
“Ci hai messo tre secondi Malfoy maledetto per venirmi a cercare!” berciò un po’ stizzita, mentre gli si avvicinava e gli dava un pugno sul petto.
Quello la intercettò e dopo l’urto le trattenne il polso, tirandola verso di sé.
“Non fare mai più una cosa del genere, squinternata che non sei altro!” la rimproverò con aria poco allegra, decisamente poco allegra.
“E tu allora non provocare!”
In risposta la baciò e poi prendendola tra le braccia la riportò dentro.
“Va bene Granger, hai vinto tu, non riesco a starti lontano!”
E le stampò un altro bacio.
“Ed invece no, mi stai lontano anche troppo a lungo. Tre secondi accidenti, tre, io sarei venuta a cercarti molto prima!” piagnucolò quasi.
“Allora scusami!” la baciò sulla fronte mentre chiudendosi la porta alle spalle la portava di sopra, a letto.
“Draco?”
“Mm …?”
“Tu sai perché tua madre ha detto quella frase oggi?”
“Quale?”
Anche per tutti voi la villa è sempre aperta! Perché ha detto tutti voi, cioè perché non solo voi, ma tutti voi?”
“Hermione tesoro, che ne so?! Le sarà uscito così?!”
Riprendendo a consumarle la pelle di baci.
“Io sono certa che lei abbia capito!” disse soddisfatta la ragazza.
“Abbia capito cosa?”
“Quello a cui non sei arrivato tu!”
“E sarebbe?”
“Che quando il nostro piccolo nascerà, lui sarà il benvenuto!”
Quello si bloccò, la guardò, e bloccato e guardandola rimase per parecchi secondi.
“Chi nascerà? Quando?”
“Il nostro bambino!”
Quello si bloccò, la guardò, e bloccato e guardandola rimase per altri parecchi secondi.
“Stai dicendo che avremo un figlio?”
“Beh?! … in effetti … Sì è proprio quello che sto dicendo!”
Tipica reazione Draco Malfoy:
“E ti sei permessa di uscire con questo freddo, mezza svestita in piena notte, nel tuo stato?” urlò.
 
*
 
Questa volta i ruoli si erano invertiti, i Malfoy erano contenti (si possono accoppiare i termini Malfoy e contenti nella stessa frase??? Dubbi dell’autrice ) mentre i Granger decisamente meno, ma loro erano anche meno severi rispetto ai primi, e vedendo le buone intenzioni dei ragazzi ed il fatto che fossero partiti col piede giusto, senza contare che adesso Draco poteva vantarsi di essere straricco perché il padre non l’avrebbe diseredato più, alla fine assorbirono la notizia,  (nove mesi di gravidanza servono anche a questo, cioè avere tutto il tempo per far ammorbidire l’impatto Pensiero dell’autrice).
Si sposarono su consiglio/imposizione di Lucius e Narcissa ( che anche se con una mezzosangue, almeno certe cose andavano fatte secondo i crismi) e diciamolo pure, per desiderio di Draco ed Hermione.
La cerimonia fu abbastanza semplice secondo i canoni dei Malfoy, in quanto c’erano appena trecento invitati solo da parte dello sposo e dieci al massimo, contando i Weasley, da parte della sposa.
Un buffet enorme e villa Malfoy più radiosa che mai.
Quella sera, nello studio di Lucius, i genitori di entrambi chiesero gli ultimi ragguagli sull’imminente parto, che si conclusero con l’ultima domanda rivolta stranamente a Draco.
“ … E come si chiamerà il bambino?” domandò il signor Granger.
“Boh.” Rispose ovvio Draco, poi vedendo lo stupore di tutti, specie dei suoi, si sentì di chiarire.
“ … Che in babbanese significa “ non lo sappiamo”.Comunque è solo provvisorio, vero Granger?”
“È altamente provvisorio visto che solo tu lo chiami così, anche se stiamo valutando che nome scegliere.”
E lo disse guardando Lucius.
Chissà perché? Forse perché era certa che il suocero avrebbe avuto un posticino piccolo nel nome del figlio che lei sentiva assolutamente essere un maschio.
L’uomo la capì e un sorriso quasi gentile gli si dipinse sul viso, forse qualcosa simile ad un grazie che era difficile identificare se proveniva da quell’uomo, ma che le sembrò proprio così.
Poi Lucius alzò il suo bicchiere pieno di firewhisky e disse:
“Beh?! … allora non ci resta che brindare a Boh!”
E gli altri lo seguirono:
“A Boh!”


Nota: Dedicata a tutte quelle ragazze che si sono appassionate a questa piccola storia
      e che non hanno voluto "lavorare di fantasia", spero di non avervi deluse. :P
 
 
Nota: personaggi e ambientazione sono della signora J.K.Rowling, io li utilizzo senza scopo di lucro.
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