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Autore: alecter    29/12/2011    0 recensioni
In un piccolo paese della Gran Bretagna ottocentesca, vive una famiglia aristocratica piuttosto ambigua e dalla storia piena di scheletri nell'armadio e intrighi incestuosi.
Tra la servitù c'è Mary Anne una giovane ragazza che nonostante sia destinata ad essere una domestica non si rassegna e continua a sognare.
Riuscirà in questa famiglia così ambigua a farsi strada e a vivere i propri sogni?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Dalla finestra aveva iniziato ad entrare un timido raggio di sole. Le persiane scardinate e le tende scucite ben poco coprivano la luce che entrava da fuori. 
Mary Anne aveva tirato il suo lenzuolo sgualcito fino a coprirle gli occhi; non aveva alcuna voglia di alzarsi e cominciare la solita routine. Qualcun altro però penso a buttarla giù dal letto.
“Avanti dormigliona” esordì Catherine con voce rauca, tirandole via le lenzuola e lasciandole le gambe scoperte.
Mary Anne mugugnò qualcosa con la bocca ancora impastata dal sonno mentre le altre donne iniziavano ad indossare gli abiti del giorno dopo essersi rinfrescate il viso. 
“Forza, tra poco dobbiamo essere in cucina o perderemo la colazione” disse Cindy mentre abbottonava il suo vestito. Mary Anne aprì un occhio e scrutò la stanza; la luce l’accecò inizialmente, anche se ancora debole. 
Si portò una mano sul viso e poi alla fine si alzò.
“Mi chiedo quando arriverà il giorno in cui tutto questo avrà una fine” disse poi prendendo il vestito che era ai piedi del suo letto. Ogni mattina era solita dirlo.
Mary Anne era speciale per quello; al contrario delle altre domestiche, che accettavano il loro destino e compivano il loro dovere senza repliche, lei aveva sempre la speranza che un giorno qualcuno l’avrebbe portata via da quella sorte infame. In fondo, era davvero colpa sua se la sua famiglia non era benestante? Perché anche a lei era toccata la loro stessa sorte?
“Cammina, vestiti e non replicare” Catherine, la più anziana, l’aiutò con il suo abito.
Poco dopo erano tutte pronte per andare in cucina, dove avrebbero potuto consumare un rapido pasto prima che la famiglia del Duca si fosse svegliata.
Era sempre una corsa frenetica. Va di là, vai di qua, non avevano mai un secondo per riprendersi e rassettarsi. 
“Buongiorno donne” disse Dawson, il più giovane ragazzo della servitù. Era un ragazzo vivace, con dei verdi occhi vispi. Da quando era arrivato nella casa aveva portato un po’ di allegria nelle cucine, con le sue risate e il suo continuo giocherellare che spesso causava la rabbia di Catherine, il cui compito era quello di tenere tutto sotto controllo. 
“Buongiorno” risposero quelle in coro. 
Dawson era in piedi, appoggiato ad un davanzale con in mano una ciotola, il suo sguardo diretto a Mary Anne. Aveva avuto un’infatuazione per lei sin dal primo momento in cui l’aveva vista. 
“Sbrigatevi, tra poco il duca sarà in piedi” Paul correva da una parte all’altra della cucina cercando di sistemare gli ultimi preparativi. Lui era il maggiordomo, al di sopra anche dell’autorità di Catherine, sebbene più giovane, era puntiglioso e a volte anche arrogante ma, a detta di tutti, svolgeva le sue mansioni al meglio.
Mentre le cuoche erano già in piedi a sistemare i piatti da portare ai vari membri della famiglia, uno dei campanelli adibiti per ognuno di loro, iniziò a suonare.
“Il duca è in piedi, la giornata comincia” disse Cindy a Mary Anne. La ragazza trangugiò velocemente quello che era rimasto della sua colazione e si affrettò a rassettare il vestito. 
Solamente alcuni dei domestici avevano l’onore di servire direttamente i padroni; Mary Anne ancora non era stata incaricata di simile compito, poiché ancora molto giovane e inesperta.
“John è già di sopra assieme al Duca, porta sopra questo vassoio” le disse una delle cuoche. Lei prese l’enorme piatto e salì velocemente i gradini che portavano dallo scantinato nel palazzo. 
John era fuori dalla stanza, impettito come sempre, e brillante anche nella sua uniforme da cameriere.
“Ecco la colazione per il Duca” disse Mary Anne porgendogli il tutto. John le sorrise e senza dire nulla entrò nella stanza alle sue spalle. La ragazza rimase qualche istante a fissare la porta che si era chiusa davanti a lei prima di riprendersi e scendere di nuovo di fretta le scale.
Entrata in cucina sentì il suo di almeno quattro campanelli suonare contemporaneamente, segno che anche gli altri membri della famiglia erano già in piedi.
“Bene, mancano solamente queste due portate, meno male che sei tornata” le disse Diane, la cuoca più anziana. Mary Anne prese il secondo vassoio.
“A chi lo devo portare?” chiese salendo i gradini.
“Carlson” rispose Diane. Mary si immobilizzò un secondo, poi sospirò e tornò sui suoi passi.
Carlson era il domestico privato del figlio del Duca, Jake. 
Jake era un ragazzo arrogante, pieno di sé, poco intelligente e per niente simpatico. 
Mary Anne non provava alcun piacere a stargli minimamente vicino, soprattutto dopo le ripetute avance che il ragazzo le aveva proposto.
Quando arrivò al secondo piano, si affrettò a lasciare la colazione a Carlson e a scendere nuovamente in cucina. 
La stanza era quasi vuota, eccezion fatta per le cuoche che erano già a lavoro per preparare il pranzo. 
Cindy entrò poco dopo e si mise accanto a Mary Anne; in silenzio si godettero quei pochi secondi che le separavano dal prossimo compito della giornata.
Dal piano di sopra intanto arrivavano i primi pianti del nuovo arrivato della famiglia, il piccolo Eddy.
Era un bambino bellissimo, paffutello, con già qualche ciuffo di capelli biondi, come la madre.
Generalmente, in famiglie di tale grado sociale, sarebbe stata una baia a prendersi cura del piccolo, ma la signora Pitchford era famosa per aver cresciuto da sé tutti i suoi figli.
“Non ti piacerebbe avere un bambino?” disse Cindy sognante, gli occhi rivolti al soffitto come se potesse vedere il piccolo Eddy. 
“Sei matta? Senti come urla!” disse Mary Anne. Cindy le lanciò un’occhiataccia ma non ebbe tempo di replicare. Catherine era appena entrata e le stava fissando.
“Cosa aspettate?” disse loro. Le due ragazze corsero immediatamente dietro la donna, dirette verso la stanza di una delle figlie del Duca. 
“Oggi la signorina ha un incontro speciale con il club di cui è a capo. Quindi, deve prepararsi come si deve” spiegò Catherine di fronte alla porta. Quando vide che né Mary Anne né Cindy si muovevano, sbuffò.
“Allora, entrate? Su, su” esordì. Le due ragazze saltarono sul posto e bussarono alla porta.
“Avanti” disse una voce da dentro. Cindy aprì la porta ed entrò per prima. 
La signorina Isabelle era seduta sulla sua poltrona, intenta a pettinare i suoi capelli corvini, da poco tagliati molto corti. 
Isabelle era una delle figlie più sbarazzine della famiglia del duca, per quello piaceva molto a Mary Anne. Non fosse stata una domestica, pensava sempre, sarebbero potute diventare grandi amiche.
La realtà però era quel che era; Isabelle era la figlia del Duca e lei una semplice domestica che a stento poteva rivolgerle la parola.
“Signorina, in cosa possiamo esserle utile?” disse Cindy, leggermente piegata a simulare un inchino.
La ragazza distolse gli occhi dallo specchio e guardò le due domestiche.
“In realtà non c’era bisogno di disturbarvi entrambe ma già che siete qui, una di voi potrebbe prepararmi il bagno e l’altra invece aiutarmi a scegliere il vestito adatto” disse. Mary Anne sorrise. 
“Le preparo subito la vasca, signorina” sussurrò Cindy sgattaiolando verso la piccola stanza adiacente alla camera da letto.
Mary Anne rimase impalata di fronte all’altra ragazza.
“Bene, tu quindi devi aiutarmi con i vestiti” Isabelle si alzò in piedi, “Apri quell’armadio” disse poi indicando un vecchio mobile di legno.
Mary Anne vi si avvicinò e lo aprì senza esitare. Dentro vi era la più vasta varietà di abiti che lei avesse mai visto. Si ritrovò a provare una forte invidia per quei vestiti che lei non avrebbe potuto mai indossare. 
Era destinata a portare tutta la vita quell’abito nero e il suo grembiulino bianco era l’unica variante concessa.
“Posso?” chiese a Isabelle cercando di mettere a tacere la rabbia che provava dentro. La ragazza annuì.
Nonostante Mary Anne non era un’intenditrice di moda, aveva buon gusto.
Scelse uno degli abiti che erano riposti nell’armadio e lo mostrò alla sua padrona. 
Isabelle le si avvicinò e scrutò il vestito; lo prese in mano e lo provò davanti allo specchio senza dire una parola. Mary Anne era in tensione. Non le era mai stato affidato un compito così personale. 
Poi Isabelle sorrise e così anche lei.
“E’ perfetto. Penso vada benissimo per l’occasione” disse continuando a fissarsi nello specchio.
“Hai buon gusto.. come ti chiami?” chiese poi. Mary Anne deglutì sonoramente e abbassò lo sguardo, imbarazzata.
“Mary Anne, signorina” Isabelle la guardò ed annuì.
“Il suo bagno è pronto signorina” Cindy era sbucata dalla porta dell’altra stanza da cui uscivano vapori profumati.
Isabelle ringraziò entrambe e iniziò a spogliarsi per entrare nella vasca. 
Mary Anne e Cindy uscirono dalla stanza e tornarono da Catherine.
“E’ proprio una ragazza intelligente e bella” disse Cindy mentre camminavano lungo il corridoio. Mary Anne annuì, la pensava esattamente allo stesso modo.
“Chissà perché ancora non ha trovato marito” esordì poi ancora. Mary Anne la guardò.
“Forse non ha ancora trovato l’uomo giusto per lei” disse. Entrambe risero, fino a che non incrociarono lo sguardo di Catherine.
“Avete finito di sgallinare in giro?” disse lei con il suo solito tono austero. 
“Dovete andare a pulire la sala dei ricevimenti prima che arrivino le amiche della signorina” continuò. 
Mary Anne e Cindy andarono nella grande sala, una delle loro preferite dopo la biblioteca. 
Dawson e Iwan erano già intenti a spolverare i davanzali e pulire il camino.
“Come possiamo renderci utili?” chiese Mary Anne. Lo sguardo di Dawson si illuminò immediatamente. Mary Anne lo trovava dolce, anche se non provava nulla se non affetto fraterno per quel ragazzino un po’ buffo. I suoi capelli rossicci erano scompigliati e lo rendevano ancora più piccolo.
“Potreste aiutarmi a spolverare qui e poi c’è da sistemare il tappeto con le varie poltrone” disse Iwan. 
Cindy andò a spolverare gli scaffali assieme a Dawson mentre Mary Anne iniziò a pulire il tappeto e ordinare le varie poltrone in cerchio. 
La signorina Isabelle faceva parte di un comitato che si occupava di organizzare le feste della città. Aveva preso il posto di sua madre quando era diventata abbastanza grande, essendo la maggiore delle tre sorelle. 
Le altre componenti del gruppo erano anche loro figlie di famiglie rispettabili, nessuna di loro però aveva il carisma proprio di Isabelle. Si dividevano in due gruppi, quelle che non volevano essere in quel posto e avrebbero pagato oro per essere altrove invece che lì ad organizzare festicciole, e quelle che invece erano così entusiaste e così stupide che era difficile anche metterle a tacere. 
Sistemato anche l’ultimo cuscino, Mary Anne osservò soddisfatta il suo lavoro.
“Avete bisogno di una mano lì?” chiese agli altri. Cindy scosse la testa.
“No, abbiamo finito anche noi” disse Dawson.
Iwan guardò Dawson; c’era qualcosa nel suo sguardo, nella sua postura, di misterioso e anche terrificante. Ogni tanto guardava le persone con uno sguardo fisso da far rabbrividire.
“Pensate io abbia il tempo di uscire a prendere un attimo una boccata d’aria?” disse Dawson. Mary Anne si guardò attorno, non c’era nessuna traccia né di Catherine né di Paul.
“Usciamo un secondo” disse lei. Cindy rimase immobile.
“Cosa c’è? Qualcosa non va?” le chiese Dawson. Cindy era una ragazza obbediente, molto educata. Non osava fare nulla senza aver ricevuto prima un ordine preciso dai suoi superiori. Gli altri lo sapevano bene e pensavano che ogni tanto le sarebbe servito divagarsi.
“Forza Cindy. Non succede nulla, solamente due minuti” la incoraggiò Mary Anne. Cindy torturava le sue dita guardandosi attorno come se temesse che nel momento preciso in cui avesse accettato, qualcuno sarebbe sbucato da un angolo per farle la paternale.
Mary Anne la prese per un braccio e la trascinò fuori con sé, seguita da Dawson e Iwan.
La porta dello scantinato che dava sul giardino era leggermente accostata.
Quando uscirono fuori un leggero venticello stava movimentando l’aria e muovendo le fronde degli alberi. Era primavera inoltrata ma in Hearlane sembrava essere già autunno.
A terra c’erano foglie cadute precocemente e sugli alberi alcune tendevano già ad ingiallirsi.
Appoggiato al muro, Mary Anne notò subito John. Non sapeva perché fosse così fatalmente attratta da lui; forse perché era bello da togliere il respiro o forse perché aveva quell’alone di mistero che lo circondava sempre.
“Qualcuno ci ha già preceduto vedo” sibilò Dawson con disprezzo. Al contrario di Mary Anne, Dawson detestava John. Odiava la sua aria da superiore, i suoi capelli neri sempre pettinati, i suoi occhi azzurri come il cielo, il suo naso all’in su. Lo odiava perché era tutto ciò che lui non era e perché piaceva a Mary Anne, mentre lui era destinato a rimanere nell’ombra.
John continuava a fissare davanti a sé, aspirando dalla sua sigaretta e sputando nell’aria nuvole di fumo bianco.
Cindy rimase con le mani strette tra di loro a fissare la scena. Guardava costantemente la porta, timorosa che qualcuno potesse uscire per sgridarli.
Dawson intanto tirava fuori anche lui una sigaretta e l’accendeva. L’effetto che faceva vedere lui con una sigaretta era totalmente opposto a quello provocato da John.
John era sexy, affascinante, Dawson sembrava solamente un bamboccio capriccioso che per ribellarsi ai genitori decide di fumare presto.
“Vuoi?” chiese a Mary Anne. Lei scosse la testa. Non le era mai piaciuto il sapore del fumo che le rimaneva in bocca.
John intanto aveva buttato in terra ciò che era rimasto della sua sigaretta, l’aveva calpestata con il piede e aveva alzato lo sguardo verso di lei.
Lo aveva mai sentito parlare prima? Forse giusto qualche monosillabo.
Aprì la porta ed entrò in cucina voltando le spalle a tutti.
“Mary Anne, datti contegno” le sussurrò Cindy dandole una gomitata. La ragazza sorrise. La porta si aprì di nuovo e ne uscì Catherine, il suo sguardo iniettato di sangue.
“Cosa diamine state facendo qui fuori?” sibilò. Dawson buttò immediatamente la sigaretta a terra e cercò di coprirla.
“Prendevamo dell’aria” disse Mary Anne. Catherine sembrò adirarsi ancora di più.
“Entrate, immediatamente, prima che vi decapiti tutti quanti” sbraitò.
Cindy terrorizzata corse subito dentro seguita dagli altri due.
“Stanno per arrivare le amiche della signorina Isabelle, quindi rassettatevi e salite di sopra” disse Paul, non appena furono dentro.
Mary Anne sistemò i suoi capelli, mentre Cindy spolverava inutilmente la sua mise.
Mentre salivano le scale, qualcuno suonò alla porta.
“Forza, aprite” le incitò Iwan. Mary Anne diede un’ultima sistemata al vestito e poi aprì la porta, sulla bocca il sorriso più grande che potesse fare.
“Benvenute, accomodatevi, prego” disse alle ragazze riunite sulla porta.
Cindy era pronta poco dopo la porta a guidarle verso la sala ricevimenti. Mary Anne le seguì, chiudendo la coda.
Quando entrarono nella sala la signorina Isabelle era già seduta su una delle poltrone centrali, sulle sue labbra un leggero sorriso. Si alzò in piedi, mostrando a tutte il suo abito.
“Salve a tutte, accomodatevi” invitò poi le sue ospiti a sedersi.
Mary Anne e Cindy avevano il compito di rimanere lì per ogni necessità. Era un grande onore per loro, era la prima volta che servivano direttamente qualcuno della famiglia.
Le altre due figlie della duchessa era più piccole e capricciose e richiedevano la custodia di qualcuno con molta più esperienza di loro due.
Dai corridoi arrivavano le urla del piccolo Eddy.
“Allora ragazze, dobbiamo organizzarci per la grande festa primaverile” disse Isabelle. Dietro di lei aveva posizionato un piccolo tavolo con sopra alcuni progetti.
“Che tema proponete?” chiese poi. Una ragazza paffutella, con i capelli castani raccolti sulla nuca, alzò subito la mano.
“Prego, Pauline, dicci” la invitò Isabelle. La ragazza mostrò un sorriso enorme ed iniziò ad esporre la propria proposta.
Mary Anne e Cindy l’ascoltavano rapite. Era davvero interessante sentire come le menti di quelle piccole donne riuscissero a partorire progetti a dir poco fantasiosi.
Isabelle quando la ragazza finì di esporre le sue idee, tentò di nascondere un sorriso e la ringraziò.
“Qualcun'altra?” chiese poi. Un’altra ragazza si alzò in piedi.
“Io vorrei esporre alcuni punti” disse questa. Al contrario della precedente ragazza, aveva un corpo molto magro e slanciato, fasciato da un abito color panna con disegni floreali. Portava i lunghi capelli castano dorati sciolti sulle sue spalle.
“Prego Marie, ti ascolto” le disse Isabelle.
“Credo che per quest’anno dovremmo fare una festa molto sobria” espose la ragazza.
“Dobbiamo far vedere che siamo un buon partito e sappiamo quanto ardua è stata questa stagione per molte di noi, alla ricerca di un marito” continuò, le mani giunte sul grembo.
Marie incarnava esattamente lo spirito religioso che il suo nome le aveva affibbiato. Era sobria, religiosa e non aveva alcuna intenzione di lasciarsi andare a fronzoli di alcun genere, tanto meno in una festa del paese.
“Proporrei quindi qualcosa come l’amore, come tema, ad esempio” disse poi annuendo a se stessa. Isabelle non sembrava proprio entusiasta ma sembrava comunque apprezzare il suo sforzo.
Altre due ragazze esposero la loro idea, fino a che Isabelle non si alzò e prese dal tavolo i suoi progetti.
“So che dobbiamo decidere assieme, per questo ho ascoltato cosa avevate da dire” disse, “Ora vi prego di ascoltare le mie idee” le altre ragazze si ammutolirono.
Isabelle aveva carisma, tanto che anche chi la odiava non poteva fare a meno di essere rapito da ciò che diceva.
“Potreste andarci a prendere un po’ di thè?” chiese poi prima di iniziare a parlare a Mary Anne e Cindy. Le due ragazze annuirono e andarono nelle cucine.
“Pensi che ci lasceranno almeno assistere alla festa?” chiese Mary Anne. Cindy la guardò contrariata.
“Ma cosa dici! Non ci lasceranno mai uscire nel giorno di festa” rispose la ragazza. Prese in mano la teiera e lasciò prendere a Mary Anne le tazzine.
“Secondo me si” ribattè invece l’altra. Cindy scosse la testa.
Quando rientrarono nella sala, le ragazze erano tutte in piedi, alcune stringevano la mano a Isabelle, altre, invece, si erano adunate in gruppo e parlottavano tra di loro.
Cindy poggiò sul tavolino la teiera e attese che Mary Anne disponesse le tazzine per versarci dentro il thè.
Dopo di che attesero in piedi che ognuna delle ragazze venisse a prendere la sua tazza.
Mary Anne osservava tutte loro, curiosa e invidiosa allo stesso tempo.
Sentiva che il suo posto era tra di loro e non tra la servitù e continuava a chiedersi perché a lei fosse toccata quella sorte.
Quando la riunione fu terminata, Mary Anne e Cindy seguirono le ragazze e la loro padrona verso la porta dell’ingresso.
Dopo che tutte se ne furono andate, Isabelle le ringraziò e tornò nella sua stanza.
“Bene, ora venite con me” disse Paul, già pronto a dare nuovi ordini.
Mary Anne non vedeva l’ora che la giornata terminasse.
“Sedetevi” disse loro. Cindy si accigliò.
“Forza!” ribadì il maggiordomo. Senza replicare, le due ragazze si sedettero.
“Domani tornerà a casa per la festa primaverile il primogenito della duchessa, il signorino Lucas. Si richiederà quindi anche il vostro servizio per faccende ben più onerose rispetto a quelle cui siete abituate” disse Paul, asciugandosi ogni tanto la fronte con una pezzetta di stoffa.
Mary Anne non sapeva se essere felice o meno. Avrebbe significato lavorare di più e più intensamente, però avrebbe potuto anche osservare da più vicino la vita della famiglia.
“Questo è quanto” disse Paul prima di congedarsi.
Cindy e Mary Anne rimasero qualche minuto sedute a godersi quella pace momentanea.
Poco dopo Jake entrò nella stanza.
“Non sapevo che le domestiche ora potessero anche usufruire della casa per riposarsi” inveì contro loro. Le due ragazze si alzarono e chinarono la testa in segno di scuse.
“Andatevene via di qui prima che decida di punirvi” disse poi, scacciandole con un gesto della mano.
Mentre passavano al suo fianco, Mary Anne sentì il suo sguardo su di lei, le sembrò anche di sentire un sospiro vicino al suo orecchio.
Accelerò il passo e seguì Cindy nuovamente nelle cucine.
Si era ormai fatta l’ora di pranzo, di conseguenza dovettero prepararsi a servire le varie portate affinché i camerieri potessero portarle alla famiglia.
Una volta terminate di portare le varie pietanze, si sedettero al tavolo in attesa che arrivassero gli avanzi da mangiare.
“Ho saputo che domani arriverà in dimora il signorino Lucas” disse Irina, una delle cuoche. Non era molto anziana ma aveva visto crescere Lucas. Raccontava sempre di come quando era piccolo sgattaiolava nella cucina per assaggiare ogni pietanza, e di come andava ghiotto di dolci.
“Hai sentito bene” rispose austera Catherine, la quale invece aveva sempre trovato Lucas un ragazzo troppo ribelle.
“Oh come sono felice di vederlo. Chissà se ricorda ancora di me” disse tra sé e sé Irina. Mary Anne le sorrise.
“Sicuramente” le disse. Irina sorrise a sua volta, le guanciotte leggermente rosse.
“Ecco il pranzo” disse John tornando dalla casa con Iwan, tenendo in mano diversi vassoi.
Li posero sul tavolo assieme a quelli che anche altri camerieri avevano portato.
Iniziarono tutti a servirsi del poco che vi era rimasto, cercando di farlo bastare per tutti.
Il resto della giornata trascorse tranquillamente.
La duchessa era uscita per delle compere e aveva deciso di portare con sé le sue figlie più piccole.
Isabelle era rintanata nella sua stanza a pianificare la festa e suo fratello Jake aveva preso il suo cavallo per fare una passeggiata tra le brughiere. In casa era rimasto solamente il piccolo Eddy, il quale dormiva sereno sotto le cure di una delle domestiche.
Mary Anne e Cindy, assieme ad altre due ragazze, avevano iniziato a pulire il resto della casa per il giorno seguente.
Nelle cucine le cuoche elaboravano già ricette per il ritorno del signorino Lucas.
Sembrava essere tutto così tranquillo da non poter essere reale.
Il cielo stava imbrunendo e la duchessa era ormai sulla via di ritorno per casa.
Mary Anne andò a letto subito dopo cena, curiosa di vedere finalmente Lucas, dopo averne sentito parlare così tanto da Irina.
Chiuse gli occhi immaginandoselo e sognando che l’avrebbe portata via con sé. 

   
 
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