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Autore: Filira    30/12/2011    4 recensioni
FlashFic ambientata nelle ultime ore di vita della sovrana d'Egitto. La donna riceverà infatti una notizia che la porterà a prendere la drastica decisione del suicidio. (ambientata nell'anno 30 a.C.)
Filira
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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Salve a tutti, è la prima volta che scrivo un'originale a tema storico, spero che la storia possa piacervi. Questa piccola FlashFic è appunto ambientata nel 30a.C., anno della morte per suicidio di Cleopatra. Le truppe di Ottaviano hanno appena invaso Alessandria e alla regina arriva la notizia della morte di Marco Antronio, nella mia versione della storia essa arriva dal figlio di Antonio e Cleopatra, Alessandro Helios. Beh, buona lettura ^^


Cleopatra – L’ultima Regina

 
“Uscite tutti, lasciatemi sola.”
La voce della regina d’Egitto, melodiosa e seducente perfino nella disperazione, risuonò veloce per le stanze del grande mausoleo. La scorta di ancelle vestite di leggere tuniche di lino, con i capelli coperte da neri capelli finti, si allontanò a passi frettolosi.
Nella stanza rimase solo un’amica della sovrana, la più fidata, e un messo, che era entrato nella stanza disturbando la fragile quiete della donna.
“Parla.”
La voce fredda, atona della donna. Sapeva che non avrebbe mai portato buone notizie.
“Signora, le truppe di Ottaviano hanno invaso Alessandria. Purtroppo Antonio si è tolto la vita stamane.”
Le ultime parole fecero voltare con un gesto istintivo la sovrana. Il viso, contornato da corti capelli corvini, scattò in direzione del messo. La sua città bruciava, il suo amante era morto.
“Tu menti.”
Sibilò allora Cleopatra, avvicinandosi con passo felino al servitore.
“Lui è vivo. Chi ti ha mandato a consegnarmi queste infauste notizie? Parla, prima che io ponga fine alla tua vita.”
“Mia signora – il messo indietreggiava impercettibilmente, sottomettendosi alla furia della sovrana – le notizie che le ho portato sono sicure, arrivano dalle labbra di suo figlio, Alessandro.”
La regina sbiancò sotto il leggero trucco. La rabbia che le aveva acceso l’animo andava adesso affievolendosi. Allora era vero, Antonio era morto, la sua città bruciava. La donna sentì la fine vicina, e con calma apparente si volse verso la grande cesta di vimini dove erano contenuti i suoi adorati rettili.
“Tutti fuori.” Gli occhi, ridotti ad una fessura, scivolavano veloci da una parte all’altra della spoglia stanza.
“Mia sovrana – si fece avanti Nefer, la più fidata delle ancelle – non è la soluzione.”
“Nefer, ti ho molto amata fra le schiave, ma ora va' via. Andate tutti.”

La voce imperiosa, il busto sollevato e il mento alto le attribuirono un’autorità inamovibile. L’ancella la guardò un’ultima volta, cercando di rimarcare nella sua mente l’immagine della sovrana. Era quasi sicura che non l’avrebbe più rivista.
Con un cenno del capo il messo e la donna si ritirarono dalla stanza, lasciando la sovrana sola.
Con movimenti lenti e misurati, quasi solenni, tolse dal suo corpo ogni gioiello, rimanendo vestita solo della leggera tunica di lino. Fissò un’ultima volta la sua immagine. Il corpo longilineo e il viso truccato leggermente le conferivano un aspetto incantevole. Voltando per l’ultima volta le spalle a se stessa si portò alla finestrella dell’edificio. Alessandria bruciava, la sua città stava morendo. Non l’avrebbe potuto sopportare. Aveva sempre inseguito un ideale di potere incondizionato e di controllo totale, aveva stretto alleanze e amato infiniti uomini. Aveva vissuto nel lusso, aveva governato anche oltre le sue possibilità.
E ora che il suo impero stava lentamente implodendo, non vedeva altra soluzione che finire i suoi giorni con esso. Con passo lento si avvicinò alla cesta intrecciata e vi estrasse il più bello e velenoso dei rettili, il suo Aspide. Per anni aveva studiato i veleni, le reazioni, il dolore. Alla fine era giunta alla scelta perfetta. Il serpente si avvolse placidamente intorno al piccolo braccio della donna. Infine essa si stese sulla morbida lettiga della stanza, lasciando libero il serpente. I denti piccoli e affilati del rettile violarono la carne morbida della regina, liberando nell’organismo il suo veleno. Un lento torpore si insinuò fra le membra della più grande donna d’Egitto, placando le sue ire.
“Addio.”
Sussurrò con un filo di voce, mentre il freddo gelido di morte si impossessava del suo corpo perfetto.
   
 
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