AUROR’S
SATISFACTION
Anche
ad Azkaban c’erano celle più
sicure di altre, e Hermione Granger lo sapeva bene. Negli ultimi tre
anni aveva
accompagnato personalmente alle loro nuove dimore tutti i criminali che
aveva
contribuito a catturare, ma era scesa al Livello Zero solo due volte:
per
Antonin Dolohov e per Alecto Carrow.
Quella
sera stava facendo i 4573
scalini che portavano nelle segrete più recondite di Azkaban
per la terza
volta. Niente ascensori magici nemmeno per guardie e Auror; anche per
questo
essere mandati al Livello Inferno, come veniva amichevolmente chiamato,
era una
promozione cui aspiravano davvero in pochi.
Mentre
avanzava lungo il corridoio,
Hermione vide che tutte le guardie l’avevano riconosciuta, ma
nessuno l’aveva
salutata; sarebbe stato un gesto gentile, certo, e altrettanto
gentilmente lei
avrebbe compilato una nota di demerito nei loro confronti.
“Vigilanza
costante”, diceva sempre. Meglio un convenevole in meno e un
prigioniero in
più.
Si
fermò davanti alla cella numero
503; la guardia sembrò terrorizzata all’idea di
parlarle.
“A…
Auror Granger.” disse infine
con un rapidissimo saluto militare.
“Riposo.
Ho una delega speciale del
Ministro per un colloquio privato con il prigioniero. –
rispose Hermione
porgendogli una pergamena sigillata. La guardia la aprì con
mani tremanti. –
Come stanno andando le esercitazioni al poligono?”
“Oh,
bene, bene. Io sto…
migliorando.” disse leggendo velocemente la pergamena. Tutti
sapevano che la
Granger odiava aspettare.
“Allora
è molto strano che tu abbia
dimenticato di mettere la sicura alla tua arma. – disse
indicandogli la pistola
nella fondina. L’uomo lasciò la pergamena e si
affrettò a estrarre goffamente
la pistola, per accorgersi che effettivamente la sicura era inserita.
– Era
solo una prova. Hai rischiato circa tre volte di far partire un colpo
per
sbaglio, e non ricordavi di aver messo la sicura. Questo non mi sembra
esattamente
un miglioramento.” era stata lei a suggerire al Ministro di
dotare guardie e
Auror anche di armi babbane, dopo che una pallottola ben piazzata
l’aveva
salvata da un agguato; la maggior parte dei maghi si credeva troppo
superiore
per prendersi la briga d’informarsi sulle armi babbane.
“Io-“
“Le
pistole saranno anche armi
babbane, ma sono pericolose, e potrebbero essere la tua unica speranza
di salvezza
in caso ti disarmassero. E sappiamo tutti quanto può essere
pericoloso un
Expelliarmus, vero?”
“Mi
scusi, io-“
“Non
voglio sapere altro. – lo
interruppe Hermione raccogliendo la pergamena. – Conosco la
procedura, grazie.”
Disse mettendo il foglio contro la porta. La maniglia
s’illuminò per un
secondo.
“La
maniglia riconoscerà il suo
tocco per un’ora. – disse la guardia mentre
Hermione piegava la pergamena e la
metteva in tasca, vicino alla pistola che portava sempre con
sé. L’uomo se ne
pentì subito; era ovvio che lei lo sapesse già.
– Se dovesse avere bisogno io
sarò qui fuori.” aggiunse.
Lei
appoggiò una mano sulla
maniglia e la abbassò con decisione; squadrò
l’uomo.
“Il
prigioniero non rappresenta il
minimo pericolo per me.” disse aprendo la porta.
Entrò nella cella; la porta si
chiuse e si sigillò da sola.
Il
prigioniero in questione era su
una delle due sedie della cella, intento a leggere un libro. Il rumore
della
porta lo riscosse; alzò lo sguardo verso Hermione, ma non la
riconobbe. Tutto
ciò che vide fu una giovane donna con i capelli strettamente
raccolti sulla
nuca, vestita completamente di nero, piuttosto muscolosa e con il
distintivo da
Auror.
“Che
cosa… è successo qualcosa ai
miei genitori? A mia madre?” chiese alzandosi di scatto.
“No,
i tuoi genitori stanno bene. –
disse subito Hermione. Il giovane si risedette con un sospiro di
sollievo. –
Sono venuta a parlare di te, Malfoy, e del tuo futuro.”
aggiunse facendo
qualche passo avanti. Gli occhi del ragazzo saltarono per tre volte dal
distintivo
della giovane al suo viso.
“Io
ti conosco… sei… Granger?
Hermione Granger?” le chiese mentre lei si sedeva davanti a
lui.
“Esatto.
Auror Granger, per la
precisione.” rispose annuendo.
“Auror?
Ma non è possibile,
l’Accademia dura-“
“Tre
anni. Io l’ho finita in poco
più di un anno e mezzo, e sono nel servizio attivo da quasi
due.”
“Complimenti.
Davvero… sei cambiata
molto. Non ti avevo riconosciuta, all’inizio.”
“Le
persone cambiano, Malfoy. Ti
trovo bene. – rispose lei con un sorriso. –
Davvero.” i quattro anni e mezzo
trascorsi ad Azkaban avevano lasciato segni lievi sul giovane, che era
magro e
più pallido di prima, ma nonostante tutto in buona salute;
stranamente, la
prigione gli aveva ridato speranza. Qualsiasi cosa era meglio della
vita di
schiavitù che gli aveva offerto Voldemort, e ora almeno era
certo che i suoi
genitori fossero al sicuro.
“Non
posso lamentarmi.” disse Draco
indicando i libri aperti sul tavolo e la piccola cella intorno a loro.
Hermione
notò che era molto ordinata e pulita.
“Erbologia
Avanzata?” chiese
prendendo in mano uno dei libri.
“Oh,
sto studiando per prendere i
M.A.G.O. nelle materie che non richiedono l’uso della magia.
Erbologia,
Astronomia, Pozioni… ho anche un’ora di lezione al
giorno, da circa un anno.”
“E’
una bella cosa. Bravo.”
“Non
è che possa fare molto, qui…
ormai conosco questa cella a memoria.” disse stringendosi
nelle spalle.
“Sono
venuta a parlarti proprio di
questo, Malfoy; il Ministro mi ha concesso una visita straordinaria per
parlarti di alcuni cambiamenti che stanno per avvenire nella tua
vita.” disse
Hermione dopo un profondo respiro.
“Stai
parlando della… dell’udienza
di domani?” chiese Draco torcendosi le mani.
“Sì,
sto parlando esattamente di
quello. Il Wizengamot ha raggiunto un verdetto nei giorni scorsi
riguardo
all’appello della tua famiglia. Subito dopo la fine della
Guerra le condanne
sono state molto più severe del normale per dare
l’esempio e per spaventare i
Mangiamorte ancora latitanti… non siete gli unici ad aver
richiesto una
revisione del processo. – Draco non aveva smesso per un
secondo di torturare le
proprie mani, così Hermione si allungò e gliene
prese una con dolcezza. –
Ehi, tranquillo. Non sono qui per portare
cattive notizie.”
“Io…
aspetto questo giorno da molto
tempo.” le disse con un sorriso nervoso.
“Lo
so, lo so. Sei tra i
prigionieri più giovani del Livello… non oso
immaginare come dev’essere stato
finire di crescere in un posto del genere. – la mano del
ragazzo strinse di più
la sua, mentre annuiva tremando. – Io credo molto nelle pene
riabilitative. E
credo che Azkaban non sia il posto giusto per te.”
“Grazie.
Grazie… davvero.” Hermione
gli sorrise.
“Il
Ministro mi ha concesso di
rivelarti in anticipo il verdetto, sapendo quanto ci tenga alla tua
causa. Sai,
ho partecipato a… praticamente tutte le tue
udienze.” disse Hermione sistemando
nervosamente una manica.
“Io
non me n’ero… mai accorto.”
“Oh,
non c’è problema, davvero.
Probabilmente stavi prestano più attenzione al verdetto
piuttosto che al
pubblico. – ridacchiò, a disagio.
Incontrò gli occhi grigi del ragazzo per un
attimo; gli lasciò bruscamente la mano, ma non ebbe la forza
di distogliere lo
sguardo. – Comunque, torniamo alla sentenza di domani. Eri
stato condannato a
10 anni di prigione, più ulteriori 10 anni in
libertà, ma senza magia; finora
ne hai scontati quasi 5. Il Wizengamot ha deciso che… -
Hermione sentì il
tavolo tremare, a contatto con le gambe di Draco; non riusciva a
tenerle ferme.
– Il tuo tempo ad Azkaban è finito.”
concluse con un sorriso.
“Che…
che cosa?!”
“Dovrai
scontare 3 anni di arresti
domiciliari sotto la stretta sorveglianza di un Auror, e non potrai
usare la
magia per i prossimi 5 anni, ma niente più Azkaban. Potrai
stare a casa tua,
vedere la luce del sole… e camminare per più di
un minuto senza finire lo
spazio disponibile.” continuò annuendo.
Draco
sorrise come non faceva da
anni; sembrava quasi che potesse già assaporare il calore
del sole sulla
propria pelle, e le sue gambe ora tremavano dalla voglia di
ripercorrere i
sentieri del giardino di Malfoy Manor.
“E’…
è fantastico, davvero. Nemmeno
nelle mie più rosee aspettative immaginavo una cosa del
genere! - si
passò una mano tra i capelli, incredulo.
– E i miei genitori? Puoi dirmi anche di loro?” le
chiese tornando immediatamente
serio.
“Sì,
sì, posso. Anche tua madre
potrà lasciare Azkaban, ma dovrà scontare 5 anni
di arresti domiciliari, ed
altri 3 senza magia. E non… non potrete stare agli arresti
domiciliari insieme.
Un altro Auror la sorveglierà, in un’altra delle
vostre residenze.”
“Ah…
io capisco, capisco, certo.”
“Nonostante
abbia aiutato Harry,
alla fine, è stata una complice dei Mangiamorte per troppo
tempo, pur non
essendo una di loro. Tu sei più giovane, e nel giudizio del
Wizengamot ha
contato molto il fatto che Voldemort avesse minacciato di fare del male
ai tuoi
genitori. Pensano che tu possa tornare ad avere una vita normale, tra
qualche
anno.”
“Io
ci spero, ci spero davvero. Non
voglio altro che un’altra possibilità, una nuova
vita… Sono così pentito, così
pentito di quello che ho fatto! Io-“ Draco aveva ricominciato
a tremare, questa
volta in maniera ancora più evidente. Hermione si
avvicinò a lui spostando la
sedia; gli passò lentamente una mano sulla schiena.
“Lo
so, lo so… - gli disse a bassa
voce. – Tra poco sarà tutto finito.” il
viso di Draco era stravolto; forse
Azkaban gli aveva fatto più male di quanto potesse sembrare
a prima vista.
“E…
mio padre?” chiese il ragazzo
quando si fu ripreso un po’.
“Lucius
Malfoy era un Mangiamorte
sin dalla Prima Guerra, ma era riuscito ad evitare la prigione con
l’inganno;
nonostante alla fine dell’ultima guerra non fosse
più nelle grazie di
Voldemort, non ha mai cambiato apertamente fazione…
Dovrà scontare altri 11
anni di carcere, e 5 anni di arresti domiciliari. Gli hanno ridotto la
pena di
8 anni.” rispose Hermione scegliendo accuratamente le parole.
“E
per quanto riguarda… la magia?”
“Il
Wizengamot ha deciso che non
potrà usarla mai più. Se dovesse trasgredire,
tornerebbe ad Azkaban per il
resto dei suoi giorni.” rispose la giovane. Era inutile
cercare d’indorare una
pillola così amara.
“Io…
capisco. Capisco, davvero.”
“Draco,
mi dispiace, ma-“
“E’
vivo. E’ vivo, e potrò
rivederlo. Questo è più di quanto possa dire di
molte altre persone, e mi
basta.”
“L’orario
di visite è stato molto
ampliato. Quanto potete vedervi adesso?”
“Due
ore ogni tre settimane.”
“Ora
saranno due ore ogni due
settimane. Vedrai che anche tua madre starà
meglio.” gli disse con un sorriso.
Narcissa Malfoy era diventata molto cagionevole, negli ultimi anni, ma
l’opinione
pubblica non era stata tenera nei suoi confronti; molti speravano che
morisse,
della sua dannata tosse cronica.
“Lo
spero… lo spero veramente. Lei…
Azkaban non va bene nemmeno per lei. Troppo debole.” disse
Draco scuotendo la
testa.
“Domani
potrai vederla. E vedrai
anche tuo padre. Subito dopo l’udienza avrete
un’ora solo per voi. – Draco
sorrise, ma continuò a scuotere la testa. – Tu e
tua madre verrete portati in
un luogo segreto e sicuro per qualche giorno, dove potrete scegliere la
residenza in cui trascorrere gli arresti domiciliari. Poi, verrete
trasferiti
lì.”
“Perché
dobbiamo andare in un
posto… segreto e sicuro?”
Hermione
tossicchiò nervosamente.
“Il
Ministero teme che qualcuno
potrebbe tentare… ritorsioni nei vostri confronti.
Preferiamo tenervi lontano
da occhi e bacchette indiscreti per qualche giorno.” rispose
cercando di
sembrare rassicurante; in realtà erano mesi che continuavano
ad arrivare
lettere minatorie nei confronti della famiglia Malfoy, ed alcune delle
loro
residenze erano state prese d’assalto e vandalizzate.
“Ok…
capisco, certo. Non vedo l’ora
di domani. Dici che potrò continuare a fare le mie
lezioni?”
“Ma
certo. E nel giro di qualche
anno sono sicura che prenderai i M.A.G.O. completi.”
Draco
ridacchiò.
“Meglio
non esagerare; per ora ho
già abbastanza problemi con Erbologia…”
Hermione
sorrise ed annuì
lentamente.
“Bene…
bene.” disse sospirando.
“Grazie.
Per essere venuta fin qui
a… darmi queste belle notizie. –
sussurrò Draco. Allungò una mano verso quello
di Hermione, posata sul tavolo. – Grazie davvero. –
Hermione prese la mano del
ragazzo; sembrava un gesto così naturale. Sospirò
ancora e si guardò intorno. –
C’è qualcos’altro… che devi
dirmi?” le chiese Draco dopo qualche secondo.
Hermione riportò lo sguardo su di lui.
“Ecco,
vedi… - si sistemò
nervosamente una ciocca che in realtà era già a
posto. – Ci sarebbe un’altra
cosa. – raddrizzò il distintivo, già
perfettamente dritto. – Il Ministro mi ha
detto di tenerla segreta ancora per un po’, ma non credo che
tu andrai a dirla
in giro, giusto?”
“Qualsiasi
cosa sia, non credo che
nessuno mi darebbe ascolto… - rispose Draco indicando con un
cenno della testa
la cella vuota. – Le guardie sono istruite a non parlarmi, e
negli ultimi
cinque anni nessuna ha mai sgarrato.”
“Domanda
stupida, scusa. – disse
Hermione con un sorriso nervoso. – Vedi, l’Auror
che si occuperà di te durante
gli arresti domiciliari… sono io.”
“Come?!”
“Mi
sono proposta volontaria, e
Shacklebolt ha accettato senza problemi, vedendo anche quanto mi fossi
sempre
interessata alla tua causa… anche il Wizengamot era
d’accordo; dato che siamo
molto vicini d’età, potrò aiutarti
meglio a riottenere una vita normale. E
magari anche in Erbologia.” continuò. Adesso il
sorriso non era più nervoso, ma
aperto e sincero.
“Io…
io non so cosa dire. Sono
contento, davvero contento. - disse Draco ricambiando il sorriso, un
po’
stordito. Il suo avvocato gli aveva detto di prepararsi al peggio e non
sperare
troppo in quell’appello, ed ora quella giovane donna che
aveva tanto
disprezzato in passato veniva a tendergli una mano per condurlo di
nuovo alla
vita. Cos’aveva fatto per meritarsi tutto questo? –
Grazie, davvero. Grazie
anche per questo. - si passò una mano sul viso per scacciare
immediatamente le
lacrime. Quando riaprì gli occhi, però, vide che
Hermione non sorrideva più.
Sembrava angosciata. – Cosa… cosa
c’è? C’è ancora
qualcosa?”
La
giovane sospirò; questa volta
ruotò lentamente un orecchino con due dita.
“C’è
solo un problema, un problema
piccolo, non preoccuparti. – rispose velocemente, vedendo che
anche lui aveva
improvvisamente smesso di sorridere. – Però sento
che devo dirtelo. Devo
dirtelo prima dell’inizio della nostra…
convivenza, diciamo. – ridacchiò nel
dire l’ultima parola. Draco la imitò. Aveva detto
che era solo un problema piccolo,
dopotutto; ormai non doveva più preoccuparsi, il peggio era
passato. – Durante
la Battaglia di Hogwarts, io ho visto. Ti ho visto uccidere
Ron.” disse
Hermione prima che l’ultima eco della risata di Draco si
spegnesse.
“Che
co-“
“Ti
ho visto lanciare l’Avada
Kedavra verso di lui, e ti ho visto colpirlo. Ho visto il mio fidanzato
morto
per mano tua.”
“Io…
io non… - prima
ancora che potesse decidere cosa dire,
Hermione aveva stretto la presa sulla sua mano e l’aveva
girata indietro di
colpo. Draco sentì distintamente il crack di un osso che si
rompeva. – AAAHHH!”
scattò in piedi rovesciando la sedia e tenendosi la mano
destra con la
sinistra. Hermione aveva già estratto la bacchetta.
“Urla
quanto vuoi, mi sono già
premurata d’insonorizzare la stanza. Sono migliorata molto in
questi anni;
immagino che nessuno ti abbia detto della potenza dei miei incantesimi
non
verbali, purtroppo. Ormai riesco a fare i più piccoli anche
senza bacchetta.” disse
rigirandosi il pezzo di legno tra le mani.
“Che
cosa… che cosa vuoi?” le
chiese Draco arretrando. Dopo tre passi colpì il muro della
cella.
“Cosa
pensi che voglia, Malfoy?” il
sorriso della giovane non aveva niente in comune con quelli che gli
aveva
rivolto prima.
“Io…
io non-“
“Non
provare nemmeno a negarlo, Malfoy.”
“No,
no, io… io ho dovuto. Ho
dovuto farlo, stava per fare del male a mio padre!”
“Ron
non avrebbe mai ucciso una
persona; tuo padre sarebbe rinvenuto alla fine della Battaglia con un
bel
bernoccolo, al massimo.”
“Io…
io ho avuto paura. Tanta
paura. C’eri anche tu lì, hai visto
com’era…”
“Io
non ho ucciso nessuno, Malfoy.
Non durante quella Battaglia, almeno.”
“Era
mio padre. Non potevo
permettere che gli succedesse qualcosa… lui era
già… tu non puoi capire!” disse
Draco scuotendo la testa. Il medio e l’indice della mano
destra pulsavano
dolorosamente.
“Tutto
quello che so è che tu hai
ucciso il mio fidanzato, Malfoy, mentre la tua famiglia è
fin troppo in salute
per i miei gusti. Ho passato gli ultimi cinque anni della mia vita a
piangerlo…
e a prepararmi per questo momento, ovviamente. –
ribatté battendo la bacchetta
sul palmo aperto della mano, come soppesandola. – Pensi che
due dita rotte
facciano male, Malfoy? - Draco stava per rispondere che facevano un
male cane,
ma si trattene; qualcosa gli disse che non era quella la risposta che
voleva
sentire. – Ho cercato di andare avanti con la mia vita, ho
cercato di
convincermi che il tempo cura ogni ferita… ho cercato
persino un altro ragazzo!
Ma nessuno era come Ron. Siamo cresciuti insieme, abbiamo affrontato
praticamente qualsiasi cosa, insieme. Chi avrebbe potuto
eguagliarlo?”
“Senti,
io… io posso capirti,
davvero, ma così non… non risolverai
niente”
“Non
hai risposto alla mia domanda
di prima: cosa pensi che voglia, Malfoy? – gli chiese
dolcemente. – Credi forse
che stia cercando un modo di riportare in vita Ron, oppure di onorare
la sua
memoria? So perfettamente che non si può riportare in vita
una persona, così
come so che un Torneo di Quidditch in suo nome onora adeguatamente la
sua
memoria. Voglio solo vendetta, Malfoy. Tutto il resto non conta. E se
non posso
oltrepassare un ostacolo, lo abbatterò.”
continuò alzandosi ed avvicinandosi di
un passo a lui.
“Ti
prego, io… io…”
“Ron
non ha nemmeno avuto il tempo
di pregarti. L’hai colpito alle spalle.”
“Io…
io sono pentito. Veramente
pentito. Le persone cambiano, l’hai detto tu
stessa.”
“Oh,
tu potrai anche essere
pentito, Malfoy, ma io sono veramente incazzata. E ti ho anche detto di
essere
cambiata. Un tempo avrei pianto sulla tomba di Ron per il resto dei
miei
giorni, pensando al modo così Grifondoro in cui aveva
sacrificato la sua vita.
Ma ora non siamo più a scuola.” scostò
con un calcio la sedia che Draco aveva
ribaltato. Lui si allontanò verso il letto.
“Sei
un Auror. Non… non puoi farmi
volutamente del male. E’ contro la vostra etica.”
“L’unico
motivo per cui sono
diventata Auror sei tu, Malfoy: sapevo che prima o poi sarebbe arrivato
questo
giorno, perché sono anni che lo preparo. – gli
rispose continuando ad
avvicinarsi. – Sono anni che parlo a Harry e Shacklebolt
dell’importanza di
pene riabilitative e clemenza di giudizio; sono anni che mi occupo di
te,
presenziando a tutte le udienze, seguendo da vicino il tuo caso.
‘Penso che
meriti un’altra possibilità, Harry, davvero. Era
solo un ragazzo, proprio come
noi.’ Non puoi immaginare quanto sia stata convincente.
– Draco inciampò nel
comodino vicino al letto e per poco non cadde. – Ahi, mi sa
che quelle dita si
stanno già gonfiando, eh?” disse indicando con un
cenno le dita rotte della
mano destra.
“Io…
ti prego, è successo tutto
così in fretta. Io non volevo farlo,
davvero…”
“Avresti
potuto usare qualsiasi
altro incantesimo, Malfoy, ed invece hai scelto l’Anatema che
Uccide; nessuno
ti aveva mai spiegato il suo effetto?”
“Lui
stava minacciando mio padre…
non potevo lasciare che… che gli succedesse
qualcosa.” ormai Draco aveva fatto
tutto il giro della cella, cercando di starle il più lontano
possibile.
“Hai
avuto cinque anni di tempo per
confessare il tuo delitto e rimetterti alla giustizia; ora dovrai
subire la
mia. – Hermione si fermò e sospirò.
– Sai benissimo che è inutile continuare a
girare in tondo per la cella, vero?” alzò la
bacchetta.
“Confesserò.
Ti giuro che
confesserò!”
“Troppo
tardi, mi dispiace.” l’espressione
di Hermione sembrava così sinceramente dispiaciuta che per
un attimo Draco le
credette. D’altronde, fino a cinque minuti prima si era
bevuto ogni sua parola
senza il minimo dubbio.
“Passerò
tutta la vita ad Azkaban! Non
uscirò mai più! Te lo giuro, te lo giuro!
– urlò inciampando di nuovo, questa
volta nella sedia che lui stesso aveva fatto cadere. –
Confesserò! Ti prego,
non-“
L’incantesimo
lo interruppe, ma non
fece male come aveva creduto. Si aspettava come minimo uno
Schiantesimo, ma era
pronto anche ad una Cruciatus; quando improvvisamente sentì
la sua volontà
piegarsi fino a spezzarsi, capì che Hermione Granger non gli
avrebbe mai reso
le cose così semplici.
“Credo
che l’Imperius sia la mia
Maledizione preferita; sai, ho sempre adorato avere tutto…
sotto controllo. Che
ne dici di sederci a parlare ancora un po’? Raccogli la
sedia. Con la mano
destra, ovviamente. - disse Hermione rimettendosi seduta.
L’unica cosa che
Draco poté fare di propria volontà prima di
prendere la sedia fu deglutire; il
dolore riesplose come un incendio. – Fa male, eh? Questo
è solo un assaggio.”
“Giuro
che confesserò… te lo giuro.
Domani. All’udienza. Confesserò davanti al
Wizengamot.”
“E’
davvero
troppo tardi, Malfoy. Una vita ad Azkaban non può compensare
la mia perdita. E poi,
non potrei venire a trovarti tutti i giorni per guardarti soffrire.
–
improvvisamente Draco sentì l’irrefrenabile
desiderio di sbattere la mano sul
tavolo. Lo fece per tre volte, sotto lo sguardo divertito di Hermione.
– Come
va?”
“Fa…
fa male.”
“Lo
so. Lo adoro.”
“Che
cosa hai intenzione di fare? Che
cosa hai intenzione di farmi?”
“Un’Avada
Kedavra sarebbe stato
troppo banale, ed una Cruciatus non sarebbe stata abbastanza dolorosa;
non una
sola volta, almeno. Passeremo molto tempo insieme, prossimamente;
capirai. –
rispose con un sorriso. – Sento che stai cercando di
resistere, Malfoy.” aggiunse
poi con espressione corrucciata.
“Non
ci sto solo provando. Ci
riuscirò.”
“Come
sei carino. Mi fai quasi
tenerezza. – allungò una mano sul tavolo e prese
quella destra del giovane. La
strinse. – Potrai parlare con chiunque e fare ciò
che vorrai, ma non potrai mai
dire una parola sulla Maledizione, né farmi del male. Vuoi
provare ad
indovinare chi è l’Auror migliore del Ministero?
– Draco non riuscì a
rispondere, soffocato dal dolore e
dall’impossibilità di reagire, mentre la
mano sinistra tremava inutilmente nello sforzo di muoversi. –
L’hai capito,
vero?” Hermione gli lasciò la mano, e Draco
ricominciò a respirare normalmente.
“Non
hai risposto alla mia domanda…”
disse quando si fu ripreso.
“Sai,
a dire il vero non so ancora
di preciso cosa ti succederà. Di sicuro mi
divertirò molto, nei prossimi tre
anni. – gli diede un buffetto sulla guancia. – Ci divertiremo molto.” si
corresse con un sorriso.
“Mi
ucciderai?”
“Forse
sì. Devo ancora decidere
cosa potrebbe farti più male. Una morte pulita e veloce dopo
tre anni di
torture, oppure una vita intera di torture? – rispose
appoggiandosi
pensierosamente una mano al mento. – Non solo fisiche,
ovviamente; non sono
così barbara. Stavo pensando che i giornalisti
impazzirebbero per una storia d’amore
nata durante gli arresti domiciliari, non credi anche tu? Mi sembra di
vedere
già i titoli sulla Gazzetta: ‘La più
promettente Auror del Ministero ed il
giovane Mangiamorte redento si giurano amore eterno nella romantica
cornice di
Malfoy Manor.’ Che ne pensi?”
“Che
cosa… che cosa stai dicendo?”
“Sto
dicendo che non ti ucciderò,
Malfoy. Sto dicendo che pregherai di poter tornare ai giorni tranquilli
ad
Azkaban. Sto dicendo che probabilmente ad un certo punto
m’implorerai di morire…
e nemmeno a quel punto sarò soddisfatta. Una vita per una
vita; e io mi
prenderò tutta la tua
vita. Ora
alzati. – Draco eseguì immediatamente
l’ordine, ed in più si tolse la scarpa e
la calza sinistra. Hermione si alzò, spostò un
po’ il tavolo ed estrasse la
pistola dalla fondina. – Questa è
un’arma babbana, si chiama pistola. Non è
versatile come una bacchetta, ma fa male, credimi. Alza un
po’ il piede. – il
ragazzo rimase immobile davanti a lei, mentre Hermione toglieva la
sicura e
prendeva la mira. Il colpo esplose con precisione millimetrica: Draco
si
accasciò muto al suolo, stringendosi il piede insanguinato.
– Bella, vero? No,
niente grida, m’infastidiscono e mi fanno venire il mal di
testa.”
Hermione
recuperò il proiettile
dall’altra parte della stanza, mentre Draco cercava
inutilmente di tamponare la
ferita.
“Mi
hai fatto un buco nel piede… mi
hai fatto un cazzo di buco nel piede!” esclamò
angosciato.
“Non
ti preoccupare, ti guarirò;
non ho intenzione di lasciare tracce. Tra qualche giorno
inizierò a fare sul
serio, questa era solo una dimostrazione. – gli disse
riavvicinandosi a lui. Si
chinò e mormorò degli incantesimi curativi: Draco
vide la ferita riassorbirsi lentamente,
mentre il sangue svaniva. – Temo che ti farà male
tutta la notte; era una
brutta ferita.”
“Tu
sei pazza! Sei una stronza
completamente pazza!” sussurrò guardandola. Lei
gli sorrise.
“Ti
piacerebbe, Malfoy. Una pazza
ti avrebbe ucciso subito, lo sai. – gli rispose. Diede uno
sguardo all’orologio
da polso. – Vorrei davvero rimanere ancora un po’
con te, ma la mia ora sta per
scadere. E poi, voglio che tu arrivi ben riposato all’udienza
di domani. – lo
prese per un braccio e lo costrinse a rialzarsi, incurante del dolore
al piede,
poi lo accompagnò verso il letto. Lui
s’infilò subito sotto le coperte. – Oh,
quasi dimenticavo. – Hermione s’infilò
una mano nello stivale destro ed
estrasse due piccole fiale. – Ecco, questo è per
le tue dita; domattina saranno
a posto. Bevi anche questa.” disse porgendogliele.
Draco
bevve avidamente entrambe; in
pochi secondi sentì che le dita stavano tornando a posto.
“E
l’altra?” chiese ridandole le
fiale.
“Oh,
l’altra è un regalino per non
farti dimenticare di me. – gli rispose rimboccandogli le
coperte. – Sono quasi
le dieci; domattina alle otto avrà esaurito il suo
effetto.”
All’improvviso
Draco sentì la gola
bruciare; cercò di fare un respiro profondo, ma ovviamente
non ci riuscì.
“Bas…
bastarda…” sussurrò tra un
rantolo e l’altro.
“Buonanotte
anche a te, Malfoy. –
gli accarezzò lentamente il viso, poi appoggiò il
proiettile ancora sporco di
sangue sul comodino. – Questo è un ricordo. E non
ti preoccupare: gli altri non
possono vederlo. Per loro sarebbe solo una biglia. Ci vediamo
domattina.” aggiunse
allontanandosi.
Rimise
le sedie vicino al tavolo e
andò verso la porta: la maniglia si abbassò
docilmente riconoscendo il suo
tocco.
“Auror
Granger.” disse la guardia
quando fu uscita dalla cella rivolgendole il saluto militare. Hermione
la
guardò: era cambiata.
“Riposo.
Come stanno andando le
esercitazioni al poligono?” gli chiese dolcemente.
“Be…
bene, Auror Granger.” rispose l’uomo
nervoso.
“Allora
è molto strano che tu abbia
dimenticato di mettere la sicura alla tua arma.” disse
indicandogli la pistola
nella fondina.
Non
rimase ad osservare la guardia
che si affrettava a controllare goffamente la pistola; aveva ancora
parecchi
gradini da fare, quella sera. Però si era decisamente tolta
qualche
soddisfazione.
Il
Natale è passato, quindi non dobbiamo
più essere per forza tutti buoni, giusto?
Allora,
l’idea per questa storia mi
era venuta circa quattro anni fa, prima ancora che uscisse
l’ultimo libro; in
teoria doveva andare in coppia con un’altra ff che ho scritto
e pubblicato nel
2007, “Death Eater’s Entertainment”, ma
siccome sono pigra ed incostante la sua
gemella è riuscita a venire alla luce solo adesso. Sono
entrambe AU e OOC
(anche se ho cercato di non stravolgere completamente i personaggi), e
devo
ammettere che mi sono divertita tantissimo a scrivere entrambe.
Insomma,
la Rowling ci ha regalato
il lieto fine che tutti ci aspettavamo, ma cosa sarebbe successo se
Ron, ad
esempio, fosse morto? Io ho immaginato che Hermione avrebbe reagito
così, e non
mi dispiace affatto così machiavellica e determinata.
Il
riferimento che fa durante la
conversazione con la prima guardia a quanto può essere
pericoloso un
Expelliarmus riguarda ovviamente il duello finale di Harry e Voldemort.
Spero
che vi sia piaciuta questa
storia!
A
presto,
Contessa