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Autore: Fed    30/12/2011    2 recensioni
"Non mi dava retta. Continuava a respirare più avidamente di quanto non parlasse.
I gatti non mi erano mai stati simpatici.
- Eppure, il suono…"
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi capitò un sabato di molti mesi dopo di tornare dal gatto.
Odiavo il fine settimana, ma solo allora ero capace di mettermi in viaggio.

 

Il prato era ancora verde nonostante il cielo vomitasse riflessi scarlatti.
Mi persi nello smeraldo dei miei pensieri e solo allora mi accorsi della pioggia.
- Come sempre, come sempre.
Disse lui senza guardarmi. La rabbia fumosa di chi conosce il futuro faceva fremere le sue orecchie, l’ansia appesa alla sua nuca piccola mi ferì profondamente.

- Non sono tornata per restare.
Dissi col mio tono migliore, scadendo poi nel cinismo alla frase seguente.
- Sei tu, con quel tuo fare da gatto, a volermi qui.

Scrollò la testa e la pioggia volò via dai suoi peli in un bagliore accecante. Le lacrime mi si conficcarono in gola e rimasero lì, pesanti come un colpo di tosse; non avevo altro che sonno.

 

- La felicità non basta ad essere felici. – annunciai tetra – Potresti averla e non possederla affatto.
Lui non mi rispose ed io attesi.
Sembrarono anni.

[...]  

- Perché non sai fermarti? – mugugnò piangendo forte. Le parole gli rimanevano aggrappate sui baffi – Perché questa continua distruzione? Non lo capisci? Non capisci che piove?
Spezzata continuai nella mia attesa, cercando nell’ansia una sigaretta che non trovai. Calciai l’erba e spuntò la terra umida a sporcarmi le scarpe. Urlai per il fastidio e per il dolore.
Feci per andarmene e non mi trovai più i piedi.

- Tu non sei fatta per vivere.
Lui si voltò solo allora, il suo naso mi riempì di nostalgia.
Cercai di ritrovarmi prima di rispondere, ma fu facile precedermi; ciò che cercavo era solo un riflesso condizionato che mi ero imposta tanti anni prima e che, da qualche tempo, stava svanendo con scoppiettii improvvisi da fuoco morente.
- L’inchiostro ti ha succhiato via l’anima.

- Ma sono viva.
Lo dissi con calma, osservando il cielo perso tra il rosso più cupo e le nuvole fumose.
- Per anni ho creduto che bastasse altro, ma non basta affatto.
- Senza sei nulla.
- Eppure.

 

- Comunque.
Ricominciò con i suoi modi, quelli antichi, sottili.
- L’hai appena fatto.
Sorrisi senza gioia, ma il cielo si schiarì di colpo. Le nuvole scure ci rovinarono addosso e svanirono nelle nostre mani. Le ossa cervicali mi si impigliarono al cervello, sussurrandogli di adagiarsi, di nuovo.
- Basta questo?
- Non basta nulla.
- Basterà mai?
- A te? – chiese lui divertito – Oh, no. A te mai.
Rise di gusto ed io mi accoccolai al suo fianco, sporcandomi le gambe nude.

- Ritrovarti è un piacere – sussurrai quindi carezzandolo – che mi uccide lievemente.

 

[...]

Guardammo in giù dopo tanto tempo. Il precipizio era intatto e meraviglioso.
- Cadere non è toccare terra.
- È staccarsene.

  
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