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Autore: remvsg    31/12/2011    5 recensioni
Oggi è una bella giornata. Va tutto bene. Tutto andrà bene, se non cambia niente.
Genere: Angst, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Summary: Oggi è una bella giornata. Va tutto bene. Tutto andrà bene, se non cambia niente.
NdA: Questo vuole essere un omaggio a David Nicholls,scrittore da me scoperto da poco, ma molto amato. 
La scena finale è una sorta di grande citazione, modificata opportunamente, di un suo romanzo che non svelerò per evitare spoiler, ma chi sà, capirà (gli indizi ci sono). 





Non ci sono preavvisi, non ci sono annunci, non ci sono sintomi.



Non esistono mattine in cui John Waston non si alzi consolandosi con una tazza di tè fumante per l'ingrato lavoro che ha.
In realtà gli piace, ed è questo il pensiero successivo, quando ha ormai il primo biscotto tra i denti, ma il il suo cervello interpreta come vuole il fabbisogno di risposo del fisico.
Potrebbe andare  letto prima. Sempre se ne avesse la possibilità.
Ed ecco che scaccia anche questo terzo pensiero.
Per la prima volta dopo il suo ritorno dalla guerra si sente appagato, complice di qualcosa molto più grande di lui, ma nella quale è diventato indispensabile, e ha la fiducia di un uomo, impossibile sì, ma che ormai è parte integrante della sua esistenza. 
Ovviamente ci sono quei lunghi e noiosi martedì di pioggia dove il crimine sembra prendere ferie, in cui vorrebbe solamente rintanarsi in un pub e scolarsi quante più pinte si può permettere il suo stipendio di medico d'ambulatorio, ma non oggi. 
 Oggi è una bella giornata.
Va tutto bene. Tutto andrà bene, se non cambia niente.


E' il palinsesto della fatalità, con un numero infinito di variabile repliche.
 

Arriva allo studio e Sarah gli passa subito gli appuntamenti della giornata.
E' gentile con lui. Oramai la fase di imbarazzo è passata.
 Ci avevano provato entrambi, ma non ha funzionato. L'idea di una relazione moderna, complice, ma non sentimentale, aveva convinto inizialmente solo Sarah, ma alla fine si era arresa all'evidenza che l'amicizia era l'unico affetto che provavano l'uno per l'altra. E va bene così. 




E non è dolore, non esiste,
è il cuore che muore e continua a battere.
E' la mente atrofizzata da quel che non è in grado di provare.
e grida. 
e gridae grida. e rimane in silenzio.
 

Dove hai messo il latte? SH
Si è impratichito e ha imparato a ridere di certe cose. Tipo l'assurda mania di Sherlock di continuare a firmare gli sms.

E' finito Sherlock. Chiedilo a Mrs Hudson oppure vallo a comprare.
Sà già di aver proposto qualcosa di alieno alle capacità del suo coinquilino, ma fa parte di un training che si era proposto qualche tempo prima.

 

Ci sono ronzii, miagolii estranei che non vogliono essere ascoltati: sanguinerebbero le orecchie al suono di quelle litanie.
Si muore per molto meno.



"Ha l'aria stanca dottor Watson, fatto tardi ieri sera?"
La signora Turner è una amica di lunga data della Signora Hudson e da pochi mesi sua paziente.
"Lo dico sempre a Carson e a Jude di non fare baldoria fino a tarda notte, ma non mi danno mai ascolto."
Carson e Jude sono la coppia affittuaria di novelli sposi tanto decantata dalle due anziane signore. Un giorno vorrebbe conoscerli. Probabilmente no.
"Signora Turner, la ringrazio, ma non dovevamo parlare della sua salute?"

 

L'ovvio trasuda di inspiegabile.
L'uomo che vive di verità ha cessato di esistere.



Bip. Bip.
Deve essere la segreteria telefonica. Ancora non ha imparato bene ad usarla.
Bip. Bip.

Il mondo non finirà stasera John. Ho solamente detto oggi no, non tenermi il broncio come se fossimo ancora alle elementari. Lo sai che sto meglio adesso, posso reggere l'anniversario di matrimonio in modo sereno e sobrio. Dai, ti faccio uno squillo quando scendo, ricorda che sono io la sorella maggiore.

Bip.
 

Non è la mancanza, non è l'assenza, è il presagio di essa a cristallizzare in oggi gli infiniti domani del calendario.



Rientra a casa per un pranzo senza troppe pretese. 
Aveva iniziato a trovare del casalingo nell'azione di scaldarsi una delle tante minestre precotte, poi tutto quanto ha perso la magia. Posizionare uno schifo di tovaglietta sul tavolo di certo non avrebbe reso il passato di fagioli e bacon di Nonna Angela migliore.

"Sherlock, hei Sherlock! E' pronto!"

E lui bofonchia, perché può aspettare ancora un giorno o due prima di un' altro pasto. Davvero, non ce n'è bisogno, il suo organismo è abituato a ben altri ritmi. 
E poi si arrende, odiando Jonh per essere così diverso da tutti, e odiando se stesso perché glielo lascia fare.




Si ferma alla gola, e ride di tutte le leggi della fisica, come un macigno che galleggia sull'acqua.
 

E riparte, perché la gente non smette mai di ammalarsi e il governo di richiedere certificati medici. Quantomeno in Afghanistan tutte quelle scartoffie non c'erano. E neanche le nuvole.
Dio Inghilterra, quanto sei prevedibile nei tuoi umori meterologici. 




Non vengono recepite più informazioni.
L'autodifesa è una massima priorità prima dell'autodistruzione.


 

Copra il latte. SH.
Come se lo stesse spiando, come se sapesse che in quel preciso istante sta rimettendosi il cappotto e controllando la tasca alla ricerca del cellulare. Ed è geniale anche in questo.
Non si sente scontato, non si sente ovvio. Al massimo abitudinario e questo è un aggettivo che non gli è mai dispiaciuto. Le abitudini sono ancore familiari facilmente trascurabili, ma impossibili da dimenticare, da lasciare indietro. E questo è ciò che John ha sempre aspirato ad essere, qualcosa di conosciuto, qualcosa di utile e sempre presente. Anche sotto il fuoco nemico. John è diventato medico per questo e temeva di esserselo scordato una volta ferito. Una volta inabile. Una volta inutile.
Adesso può anche prevedere. Riesce a prevedere l'arrivo di una richiesta simile.
Forse non è più lo stesso John Waston, ma anche questo non male.



E' deserto, ma è mai stato qualcosa di diverso? forse è sempre stato un miraggio. 
Sì, niente è mai stato reale.

 

E prendono forma in lui tutti quei pensieri che accompagnano chiunque per una via conosciuta, dove il paesaggio si confonde in forme di nebbia, e quindi più niente. Un niente rassicurante, dove è lo spazio della mente a circondare i passi e neanche se ne accorge. Accanto a lui i piatti da rigovernare, poco più avanti l'affitto da pagare a Mrs Hudson, probabilmente dietro l'angolo la paternale che dovrà fare ad Harry e subito dopo la stanchezza psicologica che solo sua sorella riesce a procurargli. Non è vero, anche Sherlock.



Eppure sanguina.
 

E adesso la manda giù pesante, sporca e olosa questa pioggia, si alza su il colletto per riparare quel che può, pregando il cielo per un cappuccio o un ombrello e invece arriva un taxi.
In certe situazioni è quasi impossibile capire da che parte arrivi il colpo, tanta è la totalità della sua forza. 
John prova a muovere la testa senza riuscirci. Si sente ridicolo con la faccia in giù sull'asfalto e il latte che impregna i pantaloni, perché riesce a vedere dei passanti che lo osservano e continuano a chiedergli si sente bene si sente bene. Una di loro è in lacrime e per la prima volta John capisce che no, non sta bene. Sbatte le ciglia a causa della pioggia che gli sbatte contro il viso. Arriverà in ritardo. Sherlock dovrà aspettare.
Pensa a lui. Pensa alla prima volta che si sono incontrati e a quando ha capito di essere arrivato. Ricorda di quando si addormentò sulla sua spalla e della sensazione di essere veramente insostituibile, che senza la sua presenza, il suo appoggio, il suo calore, Sherlock era perso.

Quel momento diviene improvvisamente dell'indefinito colore delle sue iridi, del solido profumo della sua bocca, della spregiudicatezza dei suoi ricci.
E poi John Watson muore e tutto quello che ha pensato e vissuto si dilegua e sparisce per sempre. 






Ulteriori N.D.A.
Quando ho letto il promt me ne sono subito innamorata, e la frase che lo ispirava ("La morte verrà all'improvviso, avrà le tue labbra e i tuoi occhi." ) rimane scritta nel mio cuore. Inizialmente avevo pensato a qualcosa di tremendamente angst e canonico dove Watson uccideva Holmes, ma quando ho capito che sarebbe solo stato l'appagamento delle mie fantasie e un trip mentale molto lontano da IClandia ho cambiato registo. 
L'immagine successiva che è venuta alla mia mente è stata proprio l'ultimo pensiero di John che avete letto qua sopra, e quindi stavolta è lui a morire. 
Capire la reazione di Sherlock è stato quasi logico.  'I'm a brain, Watson, the rest of me is amere appendix
Quindi ho studiato e carcato come si comporta il cervello con i vari tipi di dolori, facendomi una vera e propria cultura di traumi (fonti: wikipedia, Dottor House, Grey's Anatomy, siti vari, L'allegro chirurgo).
La reazione di Sherlock (per chi non avevsse capito, sono quelle in grassetto a lato) è la reazione del cervello ad un dolore fortissimo ed improvviso, come -esempio moolto stupido- l'amputazione accidentale della mano. In realtà il discorso è un po' più complicato di così, quindi per chi volesse approfondire può scrivermi che ormai sono diventata una esperta in materia (grazie al cielo sono il teoria).

In  conclusione, chiedo  umilmente scusa a Living per non aver esaudito ad ogni sua richiesta.
Per il resto, Buone Feste.

#
 

p.s. tanto amore per Cecilia che mi ha betata con tanto solerzia

   
 
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