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Autore: Taila    31/12/2011    5 recensioni
E Spencer pensava davvero che fosse un buon Natale. Derek stava cercando di riempire la sua mente di bei ricordi, che la sua memoria eidetica gli avrebbe impedito di dimenticare, e stava ampiamente riuscendo nel suo intento.
Per la prima volta negli ultimi giorni chiuse gli occhi sentendosi sereno, certo che Derek sarebbe stato lì al suo fianco ancora l’indomani e il giorno dopo e quello ancora successivo, per un tempo molto, molto lungo e questo lo faceva sentire incredibilmente sicuro.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Morgan, Spencer Reid
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Sotto l’albero
Autore: Taila
Serie: Criminal Minds
Genere: Romantico, sentimentale, fluff
Tipo: One – shot, slash, slice of life
Pairing: Derek Morgan x Spencer Reid
Raiting: Verde
Disclaimers: I personaggi presenti in questa shot non appartengono a me, ma a tutti coloro che ne detengono i diritti. Li ho presi in prestito solo per divertimento (e per vedere Derek sprimacciare a piacimento Spencer *ç*) senza scopo alcuno di lucro.
Note: Finalmente sono riuscita a terminare questa shot e a ritornare a scrivere su questi due tessssoriiii *p* In realtà avrei dovuto postarla entro il 24 come augurio di buon Natale, ma mi è piombato in casa il parentado a gran completo e addio computer. Tra un’incursione e l’altra di mia sorella in camera mia – ufficialmente dovrei scrivere la tesi ^^’’ – sono riuscita a terminarla. All’inizio doveva contenere anche una scena di sesso, ma poi mi è sembrato che stonasse nell’atmosfera natalizia e quindi mi sono limitata a un po’ – un bel po’, in realtà – di fluff. Vi auguro un buon inizio d’anno e un 2012 felice, alla faccia dei Maya ^o^
Ringrazio marty89: In un vergognoso ritardo ma rieccomi qui. Sono felice che "Tra respiro e battito" ti sia piaciuta. Non preoccuparti: tornerò a farmi viva anche con gli altri pairing ^.^ Ringrazio BlackCobra: Sono felice di aver contribuito un pochino a farti amare questo bellissimo pairing. "Il profilo del profiler" è una puntata che mi è piaciuta tantissimo e trattarla è stato difficilissimo, quindi ti lascio immaginare quanto sia felice di sapere di essere riuscita nel mio intento ^__^ Ringrazio Mew Darkness: Ti ringrazio per tutti i complimenti, il mio ego adesso pesa tre volte di più ^O^ Anche se Morgan è un bel vedere, ti confesso che anch'io prediligo Spencer... è tutto da mangiare *p* Ringrazio oni84: Grazie davvero *.* Me zompetta felice tra i sette cieli ^o^ Ringrazio Femke: Certo che scriverò altro su di loro, sono una delle mie coppie preferite *.* Magari ci mettero un pò, ma... Sono felice che "Tra respiro e battito" ti sia piaciuta e che i personaggi sono IC. La resa di Reid mi ha fatta preoccupare tantissimo ^^''' Neanche io riuscivo a credere a cosa fosse accaduto a Morgan da piccolo, ma questo spiega molte cose dell'adulto T-T Ringrazio Egle: Morgan e Reid SONO una coppia secondo me, nonostante gli sceneggiatori cerchino di depistarci *.* Una coppia bellissima, non mi stancherò mai di dirlo. Lieta che l'altra shot ti sia piaciuta e spero che anche questa ti piaccia ^.^ Ringrazio Akane: Sensei *.* Quando ricevo tuoi complimenti sono sempre al settimo cielo ^//^ Mi piace molto usare la seconda persona, mi da modo di approfondire il lato psicologico dei personaggi, anche se ci sono casi in cui preferisco ritornare alla buona vecchia terza persona ^^ Il topic che mi hai suggerito per lNumb3rs l'ho ripreso in mano, ho dovuto aspettare per digerire la chiusura del set, una conclusione che non mi è piaciuta per niente -__- Auguro tanti incubi agli sceneggiatori >.< Ringrazio Risa_chan: Ma grazie! Adesso sono io che mi emoziono ^^ "Tra respiro e battito" è una delle shot a cui tengo di più, quindi sono contentissima nel sapere che è piaciuta e che, soprattutto, ho fatto un buon lavoro ^.^ Ringrazio Whinty: Sì, confesso che mi è scivolata un pò la mano verso la fina, ma amo talmente questa coppia che voglio soltanto che stiano insieme. Sono comunque felice che ti è piaciuta nel suo complesso. Grazie davvero ^.^ Ringrazio DebbieJ: Sono io che non sa come ringraziarti per ciò che hai scritto, se non un grazie enorme per aver letto la shot. Ho cercato di fare del mio meglio - non è falsa modestia - e leggere quanto ti sia piaciuta mi riempie d'orgoglio. Non sei esagerata, non preoccuparti. Spero di non deluderti con questa shot ^//^
Ringrazio: BlackCobra, doppiafaccia, Drogata del Nulla, dtessari, eli1414, jessy1122, Risa_chan, roku_, Selvaggia Egle, stefydlv, TheBlondeCoco e Viwi che hanno inseriro "Tra respiro e battito" tra i preferiti. Ringrazio: Alice89, Byron, Femke, sicy5 e vevvi che hanno inserito "Tra respiro e battito" tra le fic da ricordare. Ringrazio: Cristie e che hanno inserito "Tra respiro e battito" tra i seguiti. Ringrazio tutti coloro che hanno anche solo letto.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e commenteranno questa shot.
Adesso la smetto e vi lascio alla lettura, alla prossima gente \^o^/



Sotto l’albero


Derek sorrideva, mentre il suo sguardo vagava sulla città che si stendeva a perdita d’occhio oltre la finestra del suo appartamento. I fiocchi di neve danzavano elegantemente nell’aria immobile e fredda, di un candore abbacinante contro lo schermo nero del cielo notturno. Stava nevicando da ore e ormai Washington era rivestita da un morbido manto di neve bianca, che riluceva cristallina alla luce delle decorazioni natalizie.
All’agente federale piaceva il Natale: era una festività chiassosa che metteva allegria soltanto al pensiero, anche se per lui avrebbe sempre significato l’intimità di una famiglia riunita attorno a un tavolo. Ricordava ancora i Natali di quando era bambino, il salotto illuminato dal fuoco che scoppiettava nel camino, mentre lui e le sue sorelle dovevano recitare le poesie che avevano insegnato loro le maestre alle nonna. Poi entrava nella stanza suo papà, seguito dalla mamma che reggeva in braccio una teglia enorme e quello era il segnale per mettersi tutti a tavola.
I Natali di Derek erano sempre stati felici e sereni, forse velati di amarezza e malinconia dopo la morte di suo padre, ma per lui e le sue sorelle quello era sostanzialmente un giorno di festa. Anche adesso che era un uomo adulto aveva mantenuto la tradizione di festeggiare in famiglia, tuttavia quel Natale aveva rinunciato a prendere l’aereo per Chicago. Era stato complicato spiegare a sua madre e alle sue sorelle il motivo della sua assenza, ma alla fine avevano capito che per lui era troppo importante. Era l’unico figlio maschio in una casa di donne e per questo motivo era straviziato da loro.
Il rumore dell’acqua della doccia che veniva chiusa attirò la sua attenzione e sorrise al pensiero di Spencer. Quel ragazzino non era stato fortunato come lui. Non gli aveva mai chiesto direttamente di raccontargli del suo passato, perché sapeva quanto male dovesse fargli ricordare, ma poteva benissimo immaginare il dolore e la solitudine in cui era stato abbandonato fin da bambino. Fin da quando aveva iniziato a lavorare per il Bau, Morgan aveva sempre cercato di proteggerlo, di strapparlo a quel mondo a parte in cui si era sempre sentito confinato e di farlo sentire normale, amato. Non sapeva quante volte avesse avuto successo e quante altre aveva fallito in questa sua personale crociale, ma era disposto a combatterla fino in fondo.
Il suo problema era che era disperatamente innamorato di quel ragazzino. Era un sentimento nato pian piano, che si era lentamente evoluto in quegli anni di stretta collaborazione. Spencer gli era entrato sottopelle, in punta di piedi, così piano che non era riuscito a rendersi conto subito di quanto gli stava accadendo e quando, alla fine, ci era riuscito era stato come venire investito in pieno da un tir.
Sì, perché era stato terribile rendersi conto di amarlo proprio nel momento in cui aveva temuto di perderlo per sempre. Guardarlo attraverso un monitor mentre Tobias lo torturava e non poter far niente, se non sentire quell’amore perfetto e profondo che provava per lui risvegliarsi tutto a un colpo, ribellarsi e sommergerlo, urlargli di trovare vivo il suo ragazzino e confessargli tutto una buona volta, qualsiasi fosse il risultato che avrebbe ottenuto. Derek aveva pensato che sarebbe tornato a respirare nel momento in cui avrebbe potuto stringere tra le braccia il suo ragazzino, invece aveva dovuto attendere ancora, aspettare che Spencer rimettesse insieme i pezzi della sua animata andata in frantumi e non era stato facile. No, non era stato semplice averlo tanto vicino da poter allungare una mano e toccarlo, e non poter fare niente, soltanto osservarlo da lontano e sperare che sarebbe andato tutto bene.
Il sorriso sulle sue labbra si accentuò al pensiero che alla fine ce l’aveva fatta, che dopo quella lunga attesa il suo piccolo genio era soltanto suo. Derek non era tipo da relazione fissa, eppure la sua prospettiva era letteralmente mutata da quando aveva capito di amare Spencer, tanto che a volte faticava a riconoscere se stesso nell’uomo dall’espressione serena che gli sorrideva dal riflesso del suo specchio. In passato non si era mai posto troppi problemi nel passare da un letto all’altro, senza mai impegnarsi seriamente, troppo occupato a cercare di stordirsi con il piacere per dimenticare ciò che vedeva ogni giorno, per concentrarsi veramente sulle sue compagne. Ma da quando Spencer era entrato nella sua vita non era cambiato lui stesso, ma era mutato il suo modo di porsi nei confronti dell’amore, perché quei desideri che si agitavano dentro di lui, avevano finalmente riconosciuto nel suo piccolo genio un chiaro oggetto in cui identificarsi. Spencer lo faceva sentire furiosamente preoccupato, profondamente geloso di chiunque gli si avvicinasse troppo, lo faceva eccitare fino a mandare in pezzi tutta la sua parte razionale e risvegliava in lui una tenerezza che non aveva mai creduto di possedere dentro di sé. Per questo Derek aveva accettato di fermarsi e provare a far funzionare le cose tra di loro, perché quella storia era la cosa più preziosa che avesse mai avuto in tutta la sua vita e il solo pensiero che tutto potesse finire in mille pezzi, per un motivo qualsiasi, era come un pugno caricato a forza alla bocca dello stomaco.
Derek scosse la testa, cercando di scacciare quei pensieri molesti. Lui e Spencer stavano insieme da tanto tempo ormai, erano una coppia collaudata e niente al mondo avrebbe potuto cambiare quella realtà.
Il rumore felpato di una serie di passi si insinuò morbido nel silenzio in cui l’agente era immerso, facendolo sorridere ancora di più. Piano, per darsi il tempo di assaporare in tutta calma lo spettacolo che avrebbe visto di lì a breve, Derek si girò e trovò Spencer in piedi a pochi passi da lui, i capelli ancora umidi per la doccia appena fatta e con indosso una delle sue tute, che gli andava così grandi da farlo sembrare un bambino che aveva rubato gli abiti al papà per sentirsi finalmente grande.
- Ti prenderai un raffreddore, con quei capelli bagnati.- lo rimproverò dolcemente l’agente, mentre gli si avvicinava.
Il suo sguardo era così caldo e intenso, che Spencer avvertì un senso di vuoto allo stomaco e le guance bruciare.
- Fa caldo, qui.- cercò di rispondere, indicando il camino già acceso.
Il sorriso sulle labbra di Derek si ampliò, mentre gli si fermava davanti. Gli prese il volto nella coppa calda dei palmi delle sue mani e lo sollevò verso il suo, cercando subito le sue labbra per un bacio. Ecco, era di questo che parlava prima, di quel bisogno costante di quel ragazzino, di quel desiderio di averlo sempre accanto, sempre fra le sue braccia.
- Vorrà dire che ti curerò io, se ti ammalerai davvero.- esclamò Derek, quando si fu allontanato dalle labbra del compagno.
A quelle parole, Spencer arrossì ancora di più, ricordando l’ultima volta che aveva preso la febbre e l’altro aveva deciso di accudirlo. Si era proclamato suo infermiere personale e, appena era stato un po’ meglio, aveva trasformato tutto in un gioco erotico molto, molto, molto eccitante e a quanto poteva vedere, il suo fidanzato stava soltanto aspettando l’occasione per ripetere l’esperienza.
- Respira razzino. Non ti farò niente, per ora.- sogghignò prima di baciarlo ancora.
Il dottore si aggrappò con entrambe le mani ai bicipiti dell’amante, chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare dalla sensazione vellutata della sua lingua che accarezzava la propria. Anche se i primi tempi lo aveva terrorizzato, adesso adorava quella sensazione calda che gli si scioglieva nel cervello, scollegandolo e dandogli la sensazione di piacevole vuoto. Quando Derek lo baciava si trasformava in un normalissimo ragazzo innamorato come tutti gli altri, che non doveva più confrontarsi con quella mente mostruosa che gli era toccata in sorte.
Derek si allontanò dalle sue labbra e, sollevate le palpebre, lo osservò con uno sguardo intenso e dolce che gli fece mancare un paio di battiti. L’uomo gli sorrise e, senza mai togliere le mani dal suo volto, appoggiò la fronte contro la sua.
- Pronto ad addobbare con me l’albero di Natale?- gli domandò appena divertito, così vicino che il dottore sentì il suo respiro caldo e umido sulla pelle delle guance e delle labbra.
Spencer annuì, ancora poco convinto. Si era lasciato convincere a decorare l’albero a casa di Derek, il problema era che non riusciva mai a negargli niente quando lo fissava con quegli occhi neri intensi e intrisi di una sicurezza tale che era impossibile anche solo pensare di opporsi. Il compagno gli aveva detto che sarebbe stato divertente passare una serata insieme in quel modo, ma Reid non sapeva come comportarsi. Quando era piccolo e prima che si ammalasse, era sempre stata sua madre a occuparsi di addobbare casa a ogni festività, dopo qualsiasi cosa aveva semplicemente perso di significato. Era soltanto un ragazzino sperduto, che si era trovato ad affrontare da solo qualcosa di più grande di lui. Se per i primi anni aveva provato a decorare la loro casa da solo per ritrovare una parvenza di quella normalità così confortante che aveva perduto per sempre, poi aveva semplicemente capito che era tutto inutile e aveva smesso di lottare contro quelle forze più grandi di lui. Non aveva alcun senso decorare casa ora che sua madre era ammalata e suo padre aveva deciso di abbandonarli, perché non c’era più nessuna famiglia che avrebbe festeggiato Natale tra quelle mura spoglie. Spencer aveva finito per passare tutti i suoi Natali seduto sul divano al buio, con la madre stordita dai farmaci stesa nel suo letto al piano di sopra, ascoltando le famiglie del vicinato ridere e festeggiare, ignorando la disperazione e la solitudine in cui sprofondava ogni volta di più.
Aveva provato a spiegare la situazione a Derek, ma lui aveva risposto che quello era un ottimo motivo per festeggiare il Natale e Spencer aveva sorriso, comprendendo che quello era il modo del suo compagno per donargli quell’infanzia che nessuno si era dato il disturbo di dargli e si era sentito amato come non mai. Derek lo prese per mano e lo condusse davanti all’albero, che era già stato montato accanto alla finestra, uno scatolone aperto era stato appoggiato a terra vicino ai piedi metallici dell’abete finto.
- Allora, io metto le luci colorate, tu ti occupi delle palline, va bene?- gli chiese indicandogli la scatola.
Spencer annuì e si inginocchiò sul tappeto, aprendo lo scatolone e trovandosi davanti un miscuglio di palline di tantissimi colori diversi e di festoni dorati, argentati e rossi. Osservò tutti quegli oggetti e ricordò sua madre che addobbava l’albero canticchiando canzoni natalizie, un’immagine quella dal sapore nostalgico e familiare, rassicurante quasi. Allungò una mano e prese tra le dita un gancetto a cui era appesa una pallina blu scuro decorata con tanti fiocchi di neve e una scritta di “Buon Natale” con una vernice bianca e piena di brillantini. La osservò per un po’, quasi fosse una nozione che doveva studiare e conoscere a menadito, poi si decise e l’appese a uno dei rami dell’abete di plastica. Sorrise sentendosi addosso lo sguardo caldo di Derek che aveva seguito ogni sua mossa, prima di dedicarsi a mettere le luci colorate sull’albero.
Fu divertente, rilassante e incredibilmente diverso dalle giornate stressanti e frenetiche che vivevano ogni giorno. Si erano presi tutto il tempo che volevano, per una volta liberi di prendersela comoda. Derek di tanto in tanto guardava Spencer, che continuava a decorare l’albero con la stessa espressione seria e concentrata di un bambino che vuole stupire i propri genitori mostrando loro che era bravo a fare qualcosa che credevano che non fosse in grado di fare e gli suscitò un’immensa tenerezza per questo. Come animato di vita propria, il suo sguardo scivolò sulla figura esile e delicata di Spencer, prima di concentrarsi sulla pelle pallida e delicata del retro del suo collo, perché quel maledetto ragazzino aveva avuto la brillante idea di tagliarsi i capelli, passando dal taglio un po’ lungo che aveva sempre adoperato a uno cortissimo, che gli dava un’aria ancora più eterea e irresistibile. Osservò affascinato le mani candide del suo fidanzato, sottili e dalle dita lunghe e affusolate, deglutendo al ricordo delle scie di brividi che decine di volte avevano disegnato sulla sua pelle. Rabbrividì avvertendo un fremito di piacere serpeggiargli giù dalla schiena, prima di trapassargli il ventre con un lampo.
A fatica Derek distolse lo sguardo e lo riportò sul festone argentato con cui era passato a decorare la parte superiore dell’albero, perché desiderava che Spencer godesse di quel momento in cui si stava dedicando a un’attività insolita per lui, trasformando i ricordi tristi della sua infanzia in piacevoli frammenti di una vita passata insieme e i suoi bollenti spiriti potevano aspettare. Il problema era che in quell’ultimo periodo non si erano mai fermati, avevano trascorso più tempo in ufficio che a casa e Derek aveva dormito talmente tante ore sui divanetti del jet, che aveva dimenticato com’era distendersi nel suo letto. Il punto però era che lui e Spencer non avevano potuto stare da soli che per pochi, insoddisfacenti momenti in cui aveva potuto sprimacciare un po’ il suo fidanzato, ma non avevano potuto fare niente di concreto e adesso sentiva tutto il suo corpo bruciare dal desiderio di fare l’amore con lui. Per quanto si costringesse a restare calmo, le immagini infuocate del suo ragazzino che gli popolavano la mente non accennavano ad andarsene, anzi più cercava di scacciarle più queste aumentavano la loro intensità, scatenandogli un incendio nelle vene.
- Qui ho finito.- annunciò la voce di Spencer, strappandolo ai suoi pensieri.
Derek finì di posizionare il festone tra i rami più alti e osservò l’albero nel suo complesso. Oggettivamente parlando non è venuto benissimo, soprattutto se paragonato a quel bellissimo abete vero che ogni anno sua madre decorava nel soggiorno di casa. Spencer, seguendo una logica tutta sua, aveva messo le palline in perfetto ordine, dividendole per colori e grandezza, ma avendole usate tutte l’albero aveva un aspetto molto caotico, soprattutto se sommato alla confusione di festoni e neve finta che aveva usato lui. Però era l’albero di Natale che avevano addobbato loro, insieme, e anche in se pendeva un po’ troppo a sinistra perché il ragazzino aveva messo troppe palline e fiocchi su quel lato, lo trovava comunque bellissimo.
- Anch’io! – gli rispose l’agente dopo quell’esame – Adesso dobbiamo mettere soltanto il puntale e il nostro albero sarà pronto.- disse mentre porgeva la mano al suo compagno per aiutarlo a rialzarsi.
Quando Spencer fu di nuovo in piedi, Derek baciò il dorso delle sue dita piegate, prima sciogliere la stretta tra le loro mani e di avvicinarsi al divano, dove prese da dentro una scatola di cartone più piccola il puntale. Era una stella fatta di fili di metallo dorato e intrecciati, su cui erano applicati dei cristalli di un colore più chiaro. Era un oggetto molto semplice, diverso dal puntale alto e di plastica colorata che le loro mamme usavano.
- Mettilo tu!- disse Derek, porgendo la stella al suo fidanzato.
Spencer lo guardò per alcuni istanti, prima di prenderla tra le mani e infilarla sul ramo che rappresentava la punta dell’abete, inconsapevole di cosa quel gesto rappresentasse in realtà per il suo compagno. Nei ricordi dell’uomo c’era sempre sua madre che porgeva il puntale a suo padre, in modo che fosse lui a completare l’albero di Natale. Era un gesto che per Derek sapeva di famiglia e lui desiderava che fosse Spencer a compierlo, perché nella sua testa loro erano già una famiglia e aveva bisogno di un gesto, anche se simbolico, che confermasse ciò che sentiva dentro di sé, perché a volte sentiva che stare insieme non era abbastanza e desiderava molto di più da Spencer. Avrebbe dovuto dirlo anche al suo piccolo genio, ma non sapeva come avrebbe potuto reagire e così aveva rimandato ancora.
Spencer allontanò le mani dal puntale, dopo aver inutilmente cercato di metterlo dritto e non farlo piegare in avanti, e si girò verso Derek.
- Accendiamo le luci e vediamo che effetto fa!- esclamò l’agente, spostandosi e accovacciandosi davanti al muro.
Mise la spina nella presa della corrente e subito dopo una serie di lucine colorate iniziarono ad arrampicarsi tra i rami dell’albero, accendendosi e spegnendosi, danzando pigramente nella penombra della stanza.
- Ti piace?- chiese Derek, baciando il collo di Spencer.
Nel frattempo si era portato alle sue spalle e gli aveva cinto la vita sottile con le braccia, tirandoselo contro e facendogli appoggiare la schiena contro il suo petto. Avvertì il corpo di Spencer rilassarsi contro di lui e sorrise compiaciuto di se stesso e delle sue idee.
- È bello. – rispose semplicemente il dottore, poggiando la nuca contro la sua spalla – Che facciamo adesso?- domandò dopo una breve pausa di silenzio, una nota di imbarazzo a colorargli la voce.
Derek sorrise davanti quel velo di disagio che coglieva ogni volta che indugiava un po’ più del solito in romanticherie. Il suo piccolo genio non sarebbe mai cambiato e questo era un pensiero rassicurante.
- Adesso tu ti siedi sotto l’albero e mi aspetti mentre io vado a prendere la cena in cucina. – gli spiegò in un tono denso, prima di mordicchiargli il lobo dell’orecchio – Va bene?- e gli baciò una guancia.
Spencer annuì, intontito da quelle attenzioni e Derek lo fece voltare tra le sue braccia, per poi baciarlo. Prima di sciogliere quell’abbraccio, l’agente osservò il suo fidanzato, deliziandosi del velo di porpora che gli aveva colorato le guance, di quegli occhi nocciola inconsapevolmente lucidi e di quelle labbra sottili arrossate dai suoi baci e schiuse contro il respiro appena accelerato. Quello era il suo piccolo, prezioso mondo e non lo avrebbe mai lasciato andare, per nessuna ragione al mondo, pensò con un forte moto di possesso prima di sorridergli.
- Aspettami qui.- bisbigliò sulle sue labbra, prima si allontanarsi con una certa riluttanza da lui e uscire dalla stanza.
Spencer osservò per un po’ la soglia oltre la quale era sparito Derek, mentre sentiva il calore che gli aveva acceso dentro con le sue carezze refluire pian piano. Muovendosi con la solita calma, prese il tappeto che il compagno teneva ai piedi del divano e lo stese sotto l’albero. Prima di sedersi osservò ancora l’abete di plastica che brillava delle luci colorate e un lieve sorriso gli stese le labbra. Non era una di quelle feste esagerate e rumorose che molti organizzavano per la Vigilia, che credessero o meno ai precetti della religione cattolica, non c’era niente di eclatante in quello che aveva organizzato Derek, ma per Spencer quello era il miglior Natale che avesse mai trascorso.
Nella sua semplicità, quella serata passata insieme, loro due da soli, lo faceva sentire parte di un qualcosa di meraviglioso e insostituibile che stavano costruendo un passo dopo l’altro. Sollevò lo sguardo verso la finestra, oltre la quale si stendeva la macchia scura del cielo notturno e senza stelle. Si sentiva sereno e tranquillo come raramente era stato nella sua vita e quel regalo impagabile lo doveva soltanto al suo uomo.
- Eccomi qui.- annunciò Derek rientrando nel salotto.
Spencer si girò verso di lui e vide che aveva in mano un vassoio con sopra appoggiati dei piatti da cui proveniva un profumino davvero invitante.
- È una ricetta di mia madre. Spero che sia all’altezza di quella che cucina lei. L’odore non è male, comunque.- scherzò l’agente, depositando il contenuto del vassoio sul tappeto accanto al dottore.
- No, infatti.- concordò Spencer, mentre sbirciava nei piatti.
Derek appoggiò il portavivande a terra, poco distante da loro, e si sedette accanto al fidanzato, sul tappeto.
- Buon appetito.- disse mentre prendeva uno dei piatti e lo porgeva a Spencer.
Con un gesto lento ed elegante che fece fremere qualcosa dentro l’agente, il dottor Reid prese il piatto dalle sue mani. Mangiarono in silenzio, seduti uno di fronte all’altro, avvolti da una bolla dorata che sapeva di serenità e familiarità. Lì, dentro quella casa, non c’era nessun serial killer da catturare, né vite da salvare in una folle corsa contro il tempo. Nell’appartamento di Derek, Spencer ritornava a essere un giovane uomo come tutti gli altri, innamorato perso della persona che aveva davanti.
Non era ancora mezzanotte, ma, dopo cena, Derek riempì un paio di bicchieri con dello spumante e ne diede uno al suo fidanzato. Il suo dottore non reggeva troppo bene l’alcool e lui non aveva intenzione di farlo ubriacare, per questo aveva scelto uno spumante molto leggero, che non avrebbe causato danni.
- Buon Natale.- disse in un bisbiglio, guardando Spencer negli occhi e allungando verso di lui il bicchiere che teneva in mano.
Il dottore sorrise, prima di dare un piccolo colpetto al bicchiere dell’altro con il proprio, mentre ricambiava l’augurio. Derek bevve un sorso e sentì lo spumante troppo dolce sulla lingua, senza mai allontanare lo sguardo da quello di Spencer, rimanendo incantato dal modo in cui le sue labbra si schiudevano, per poi appoggiarsi piano al bordo di vetro del bicchiere.
Notando il modo in cui il suo piccolo genio lo stava osservando, Derek sorrise soddisfatto con ancora le labbra appoggiate al bordo del bicchiere, poi un’idea si accese all'improvviso dentro la sua testa, facendolo rabbrividire di eccitazione e anticipazione. Bevve un altro sorso di spumante, prima di prendere il mento di Spencer tra le dita per spostarlo verso di sé e baciarlo, spingendo il liquido nella sua bocca e accarezzando la sua lingua con la propria tra le bollicine che frizzano sulla loro pelle.
Soltanto quando si allontanò da lui per respirare, Derek si rese conto di aver spinto il suo compagno a terra, disteso con la schiena sul tappeto. Lo osservò a lungo dall’alto, beandosi di quella pelle candida su cui le luci dell’albero disegnavano macchie di colori diversi, facendolo sembrare una di quelle creature fantastiche che popolano le favole. Gli occhi di Spencer, di un caldo e profondo color noce, appena venato dei riflessi dorati che le luci vi avevano acceso dentro, non avevano mai abbandonato i suoi e gli stavano parlando di sentimenti inespressi, di emozioni che il dottore non riusciva a capire fino in fondo, ma che a dispetto di se stesso provava e Derek sorrise prendendosene mentalmente il merito.
Si abbassò fino a catturare le labbra del suo dottore in un altro bacio, mentre infilava le braccia sotto il suo corpo, facendogli inarcare la schiena e stringendoselo contro con un moto di possessione. Spencer sollevò quasi automaticamente le proprie braccia, incrociandole dietro il collo del suo compagno e stringendogli le spalle con le mani, mentre sentiva il suo cervello spegnersi lentamente e venire portato alla deriva da quel piacere che lentamente gli stava intorpidendo il corpo.
Rotolando sul tappeto, Derek si stese sulla schiena, trascinando il corpo di Spencer con sé, abbracciandolo forte e stringendolo contro il suo, come se non volesse lasciarlo andare. Abbassò la testa e lo baciò sulla tempia scoperta.
- Buon Natale, Spencer.- bisbigliò sulla sua pelle, accarezzandola con le labbra a ogni sillaba.
Il dottore gli si strinse ancora di più contro, premendosi con il proprio corpo contro il suo fianco, affondando il viso nella morbida curva del suo collo e abbracciandogli il torace con un braccio, ricavandosi un nido tra quelle braccia forti che lo stringevano come se fosse la cosa più fragile e preziosa che esistesse al mondo, il suo porto sicuro in cui avrebbe potuto trovare sempre rifugio.
- Buon Natale.- sussurrò nello stesso tono, strofinando le labbra contro la pelle del collo del fidanzato.
E Spencer pensava davvero che fosse un buon Natale. Derek stava cercando di riempire la sua mente di bei ricordi, che la sua memoria eidetica gli avrebbe impedito di dimenticare, e stava ampiamente riuscendo nel suo intento.
Per la prima volta negli ultimi giorni chiuse gli occhi sentendosi sereno, certo che Derek sarebbe stato lì al suo fianco ancora l’indomani e il giorno dopo e quello ancora successivo, per un tempo molto, molto lungo e questo lo faceva sentire incredibilmente sicuro.

  
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