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Autore: Far_Away    01/01/2012    2 recensioni
- Secondo me - disse Frank buttandosi a terra su una valigia ancora da disfare - Holmes e Watson si amano - Gerard lo guardò divertito - Anche secondo me - disse mettendosi accanto al suo compagno che lo guardò dolcemente - Sei il mio Holmes - Gerard sorrise e posò delicatamente le labbra su quelle di Frank - E tu il mio Watson
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti e buon 2012!!
 questa è la prima "cosa" romantica che mi azzardo a pubblicare XD siate buoni :3
I My chemical romance non mi appartengono, non è successo nulla di tutto ciò e non scrivo a scopo di lucro 
Buona lettura e se vi va lasciate un commentino che fa sempre piacere :3



Frank uscì di casa stropicciandosi gli occhi stanchi, era stata una notte insonne e piena di lacrime per il povero ragazzo e voleva prendere un po’ d’aria per riflettere un po’ o forse solo per evitare di pensare alla cosa che lo faceva star male, anche se quel pensiero ricorreva troppo spesso nella sua testa oscurando tutto il resto.  Era una bella giornata di maggio, il sole splendeva nel cielo e tutto intorno era pieno di vita, ma dentro Frank era tutto grigio e morto, fuori la primavera e dentro l’inverno.  Camminava per la via del parco con le mani nelle tasche dei jeans sdruciti e le cuffiette alle orecchie. Alzò lo sguardo dai lacci delle sue scarpe che fino a quel momento aveva trovato interessantissimi e si guardò intorno. C’erano molti ragazzi come lui in giro, chi portava a spasso il cane, chi correva, c’erano donne a gruppetti che spettegolavano tra di loro parlando concitate, uomini d’affari che parlavano al telefono e guardavano agitati l’orologio. Lo sguardo gli cadde su un gruppo di ragazzi che fumavano spinelli sotto ad un albero dopo aver abbandonato sul prato le loro borse piene di libri di scuola, gli venne da sorridere ma si accorse che i muscoli del suo viso si rifiutavano di accontentare quel suo desiderio. Non se ne curò e continuò a camminare verso un bar. Entrò e si guardò intorno di nuovo, si rese conto che da quando era uscito di casa continuava ad osservare le persone e studiarle nei minimi particolari, un paio di volte si era trovato ad immaginare la vita del soggetto che osservava. Si perse di nuovo nel suo limbo, pieno di pensieri inutili e noiosi che lo rendevano apatico. Si riscosse quando vide una coppia di ragazzi che si coccolavano su una panchina poco distante, avvertì una fitta dolorosa al cuore e pensò a lui e al suo ragazzo, a quanto erano stati bene insieme, sentì gli occhi pizzicargli e un calore arrivargli alle guance, non voleva piangere, non poteva mettersi in ridicolo in un bar, quasi senza pensarci chiese una lattina di birra e un pacchetto di sigarette, pagò velocemente e , sempre di fretta, superò i due ragazzi.  Continuò a camminare per il viale del parco finchè una figura non attirò la sua attenzione, rallentò per poterlo osservare meglio prima di arrivargli davanti. Era un ragazzo, pensò che doveva avere più o meno la sua età o qualcosa del genere,  stava seduto su una panchina, teneva le ginocchia al petto e la testa fra le mani mentre fissava il vuoto,  Frank fece qualche passo verso di lui e si concentrò sul viso, sugli occhi, verdi. Verdi come foglie brillanti che urlavano allegria dai rami degli alberi, verdi come il prato che stava calpestando.  Verdi e maledettamente tristi, tristi come i suoi. Qualcosa scattò nella testa di Frank, qualcosa che non seppe spiegarsi, il suo inconscio guidò le sue azione per i minuti che seguirono, le gambe si schiodarono da terra e condussero Frank davanti alla panchina dove stava il ragazzo. Si fermò di botto sentendosi confuso, poi pensò che se il ragazzo avesse alzato lo sguardo lo avrebbe preso per un idiota, così si sedette accanto a lui e restò in silenzio per un po’. Si stancò subito, quando era uscito di casa non aveva voglia neanche di respirare e ora la presenza dell’altro gli aveva messo addosso voglia di parlare, si tolse le cuffiette dalle orecchie e guardò il ragazzo, che distolse lo sguardo dal punto invisibile che aveva catturato la sua attenzione per incontrare quello di Frank. Si guardarono negli occhi per un po’, poi Frank parlò
-          - Ciao – disse cercando di assumere un tono allegro
-          - Ciao – rispose l’altro facendo un mezzo sorriso
-          - Io sono Frank 
-          - Piacere, Gerard - Gerard sembrava abbastanza sconcertato, insomma, un perfetto sconosciuto si era seduto accanto a lui ed aveva iniziato a fissarlo, che diamine voleva?
-          - Come va, Gerard? -  lo guardò confuso “ come va Gerard? Perché dovrei dirlo a te che sei un perfetto sconosciuto?” pensò , ma fece tutt’altro che seguire il suo pensiero.
-          - Male, va tutto male, la mia ragazza mi tradisce – “ Gerard sei idiota che vai a raccontare i fatti tuoi a questo nano?”
-          - Oh, mi..mi dispiace
-          - Tu invece?
-          - Io…male anch’io – Frank prese un bel respiro e cominciò a raccontare a Gerard della storia d’amore da cui era appena uscito, quando ebbe finito si sentì piuttosto sollevato e riuscì perfino a sorridere.  Gerard era rimasto in silenzio ad ascoltarlo, senza interrompere, rispettando il dolore dell’altro, era felice di essere riuscito a farlo sorridere ed aveva notato che gli  occhi color nocciola di Frank brillavano quando era felice. Frank lo guardò ancora poi prese la lattina di birra e la porse a Gerard.
   - Ti va un po’ di birra? –  Gerard lo guardò e sorrise
   - Non so se è il caso di bere, insomma, sono triste. Se poi mi prende a bere?
   - Per una birra? Ma và! Anzi prendi  anche una sigaretta – Frank  offrì a Gerard anche una sigaretta che il ragazzo rifiutò dicendo di aver smesso .
   - Dai Gee non farti pregare, ti farà bene, scaricherai la tensione, tanto è solo una volta -  Gerard  sorrise e notò che Frank lo aveva chiamato Gee, prese la sigaretta e sorseggiò un po’ di birra dalla lattina per poi passarla al ragazzo. Passarono così la mattinata e una buona metà del pomeriggio, a parlare di loro e a raccontare delle loro vite fin quando Gerard guardò l’ora e disse di dover andare.
  - Ci rivedremo? – chiese Frank guardandolo con un velo di tristezza sugli occhi
 -  Certo! – Gerard sorrise, intenzionato a far sparire quell’ombra scura
  - E dove ti trovo?
  - Qui, sempre qui, tutti i giorni alla stessa ora – A Frank brillarono gli occhi e sorrise
  - Allora…. A domani Gee
   - A domani Frankie -  Gerard voltò le spalle al ragazzo e si incamminò per la sua strada, Frank rimase a guardarlo finchè non scomparve all’orizzonte, poi decide di andare a casa anche lui con un sorriso sulle labbra e uno strano senso di tranquillità addosso. 
  
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