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Autore: Gersemi    01/01/2012    1 recensioni
Talulah Mary Dolw….mi ero interrogata tante volte sul perché di quel nome, eppure non ne ero mai giunta a capo; forse perché mio padre non mi aveva mai parlato sul serio di mie madre e del significato che quel nome aveva per lui, forse perché era proprio la figura di mia madre, morta alla mia nascita, che aveva fatto in modo che non fosse più toccato il discorso, da nessuno.
Non riuscivo a capire perché mi fosse venuta in mente ora quella cosa, sarà stata colpa del freddo, probabilmente, visto che ero nata proprio in inverno inoltrato, anche se non sapevo con precisione il giorno e il mese, ma poco importava; mi avevano sempre ricordato quanto freddo facesse quando sono nata io, probabilmente la causa della morte di mia madre fu proprio il pungente e penetrante freddo.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Talulah Mary Dolw….mi ero interrogata tante volte sul perché di quel nome, eppure non ne ero mai giunta a capo; forse perché mio padre non mi aveva mai parlato sul serio di mie madre e del significato che quel nome aveva per lui, forse perché era proprio la figura di mia madre, morta alla mia nascita, che aveva fatto in modo che non fosse più toccato il discorso, da nessuno.
Non riuscivo a capire perché mi fosse venuta in mente ora quella cosa, sarà stata colpa del freddo, probabilmente, visto che ero nata proprio in inverno inoltrato, anche se non sapevo con precisione il giorno e il mese, ma poco importava; mi avevano sempre ricordato quanto freddo facesse quando sono nata io, probabilmente la causa della morte di mia madre fu proprio il pungente e penetrante freddo.
Mi strinsi nel mantello, alzando il cappuccio e nascondendovi il viso, per non rischiare che mi si ghiacciasse il naso, poche ore e sarei giunta in un villaggio di nome Carvhall, che si trovava a pochi giorni di distanza dal mio villaggio d’origine, Therinsford, luogo che ormai non vedevo da una vita e nel quale avevo abbandonato un padre alcolizzato e irresponsabile, che non era riuscito nemmeno ad allevare la propria figlioletta, facendola diventare più tardi una spia di professione. Mi sarei fermata poco in quel villaggio, giusto il tempo di riacquistare le forze, mangiare qualcosa di caldo e farmi un bagno degno di aver quel nome, poi sarei ripartita pronta ad affrontare qualsiasi sfida mi avrebbero proposto al villaggio.
Varcai le porte d’entrata, che segnalavano l’inizio di Carvhall, un villaggio semplice, per lo più costituito da case in legno e paglia, abitato da parecchie persone che parevano alquanto indaffarate a ricostruire chissà cosa e per chissà quale motivo; ci impiegai pochi secondi a trovare l’insegna di una locanda, verso la quale mi diressi con passo spedito; una volta spinta la porta e varcata la soglia, mi abbassai il cappuccio del mantello e mi avvicinai al bancone, dove fortunatamente trovai un posto ancora vuoto, mi spinsi oltre il bordo della superfice lignea, per attirare l’attenzione del locandiere, e poi parlai.
« Un piatto caldo, locandiere, portami quello che preferisci, l’importante è che sia bello fumante! E un boccale d’idromele »
Questo alzò un sopracciglio, pronto a ribattere che le donne non avrebbero dovuto bere idromele, ma si zittì non appena il sacchetto d’oro tintinnò davanti ai suoi occhi; sorridendo lo lasciai cadere sul palmo della sua mano tesa
« Grazie. »
Il locandiere sorrise e si girò ad urlare l’ordine ad una di quelle pensai fossero le sue figlie;  distolsi lo sguardo da quella scena, portandomi una mano ai capelli e studiando svogliata il locale, nulla di speciale, anch’esso costruito in legno; la locanda era abbastanza piena, molte persone mangiavano e chiacchieravano rumorosamente, fumando di tanto in tanto una pipa, bevendo, cantando a squarcia gola, erano piuttosto allegri a quanto pareva; la mia ordinazione non tardò ad arrivare, avevo pagato profumatamente il locandiere, quell’oro l’avevo ottenuto portando a termine la mia ultima missione: recuperare dei documenti falsati e riportarli al truffato, per poter così denunciare la truffa; le cose non erano mai andate bene così! Da quando Eragon Ammazzaspettri era riuscito a detronizzare Galbatorix e riportare l’ordine in Alagaesia, tutto procedeva che era una meraviglia, persino i miei affari da spia andavano alla grande! Gli incarichi erano sempre meno pericolosi e sempre più ben pagati. Immersi il cucchiaio nella zuppa che il locandiere mi aveva appena portato, annunciando inoltre che presto mi avrebbe servito una portata di carne in quanto l’oro che avevo sganciato era sarebbe stato sufficiente anche per una bella bistecca speziata; finii in fretta il mio piatto di zuppa, accompagnandolo con mezzo boccale d’idromele, ero pronta ad attaccare anche la mia bistecca, appena giunta al tavolo, ma fui distratta da un uomo che, battendo il bicchiere e attirando l’attenzione su di sè, si alzò su un tavolo
« Ascoltate tutti! »
Disse
« Racconteremo ora dell’attacco dei Ra’zac a Carvhall…»
Iniziò così a raccontare di come, in passato, quelle spietate creature avessero attaccato il villaggio, col solo scopo di cercare Eragon Ammazzaspettri, che aveva però lasciato da tempo il villaggio; gli abitanti si erano saputi difendere egregiamente, guidati da Roran Fortemartello, cugino del cavaliere di draghi, che con maestria aveva organizzato una difesa decisamente forte e salvato gran parte degli abitanti; il racconto andò poi a divagare di come Eragon e Roran avessero salvato lady Katrina dai due mostri e di come essi li avessero uccisi abilmente, salvando così in definitiva la donna.
« Ah, bel racconto! »
Ruggì il locandiere alzando un boccale d’idromele e proponendo un brindisi
« Si racconta…. »
Interruppe un vecchio, confinato in un angolo, che attirò su di sè l’attenzione di tutti i presenti
« Si racconta che ci siano delle uova, uova di quei mostri orribili, venerate dagli abitanti dell’ Helgrind; se la cosa fosse vera saremmo tutti nuovamente nei guai! »
I presenti presero a bisbigliare fra di loro, affermando che l’uomo fosse un pazzo e che non gli si dovesse prestar attenzione; a mio parere, le parole dell’uomo, suonavano più che veritiere, inoltre non mi veniva proposta una missione da parecchi giorni e non avrei mai voluto rivendere i miei preziosi bottini di guerra, per ricavarne dell’oro! Con un gesto della mano, attirai l’attenzione del locandiere, chiedendo chi fosse l’uomo che aveva appena parlato; lui rispose che una volta era stato un uomo rispettabile, ricco e con parecchi campi, aveva persino un figlio ma questo era stato ucciso assieme ad altri, durante lo scontro con i Ra’Zac, mi disse inoltre che nonostante la sua pazzia, era riuscito a mantenere la sua ricchezza, lavorando come un forsennato.
Ringraziai il locandiere per le informazioni datemi, e gli allungai altre monete, per chiedere poi se avesse avuto una camera libera nella quale avrei potuto riposare e lavarmi; mi diede indicazioni, facendomi salire al piano superiore, per poi svoltare a sinistra e giungere in una delle stanze ancora libere.
Il mio sonno fu profondo, ma comunque abbastanza corto; alle prime luci dell’alba scesi dal letto, per dirigermi poi nel locale sottostante e lasciare sul bancone altre svariate monete d’oro, presi poi il registro sul quale, la sera prima, l’uomo aveva scritto il mio nome, garanzia del proprio pagamento, allungai una mano per prendere anche una pagnotta e uscii dalla locanda, per dirigermi alla casa dell’uomo definito pazzo; pochi metri dopo la locanda, era situata la casa che andavo cercando, vi bussai alla porta che pochi secondi dopo si aprì, facendone uscire un uomo di mezz’età, ingobbito e con la barba incolta
« Chi è? »
Chiese lanciandomi occhiate di ghiaccio, che non fecero altro che farmi sorridere calorosamente

« Salve, signore! Non ho potuto fare a meno di ascoltare le sue parole l’altra sera, alla locanda! Mi chiedevo quindi…se la storia delle uova fosse vera, questo non sarebbe forse un insulto alla morte di vostro figlio? Non si può certo lasciare che certe ignobili creature possano ripresentarsi alle porte del villaggio e cercar vendetta, vi pare? »
Lui mi guardò, interessato, per poi passarsi una mano sul mento e mugugnare fra sè e sè
« Cosa volete dirmi dunque? Una donna come voi non potrebbe comunque andare ad accertarsi della veridicità della voce. »
Uomini diffidenti, non si riuscivano mai a fidare si una donna! Alzai le spalle
« Io sono l’unica che non la crede un pazzo, ma faccia come vuole lei! »
Mi girai e feci per allontanarmi, tirandomi il cappuccio del mantello nuovamente sulla testa, quando la voce dell’uomo mi fermò

« Ok, a quali condizioni però? »
sorrisi e mi girai nuovamente, osservandolo divertita
« I miei servigi necessitano di un pagamento! Quanto è disposto ad offrirmi? »
Lui alzò le spalle
« Anche due sacche d’oro, ne ho a sufficienza e nessuno mi dice come spenderlo! Solo se riporterai poi le uova distrutte a me come prova! »
Allungai una mano, per stringere la sua e siglare il patto
« Essia ! A missione terminata ci re incontreremo, messere! »
Detto ciò, mi girai per sparire nella nebbia che si stava abbassando, lasciando il posto al sole mattutino, quel sole tanto pallido, che non sarebbe riuscito nemmeno a sciogliere il ghiaccio invernale.
  
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