Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Deilantha    01/01/2012    9 recensioni
Pasi è una diciannovenne impulsiva e socievole, dal futuro incerto ma dal buon cuore, che vive una situazione di conflitto in famiglia, sentendosi sempre la pecora nera rispetto ad una sorella apparentemente perfetta. Provando un vuoto affettivo tra le mura domestiche, Pasi si circonda di amici, che reputa la sua vera unità familiare.
Emile è il suo esatto opposto: non è un tipo socievole e vive esclusivamente per la musica, sul cui argomento è terribilmente arrogante. Ma il suo modo di essere così rigido e poco aperto agli altri, nasconde un dolore che il ragazzo si porta dietro dall’infanzia, dovuto ad una madre caduta vittima della depressione quando lui era ancora in fasce.
Emile e Pasi si scontreranno la prima volta che si vedranno, ma le loro vite sono destinate ad incrociarsi e farli crescere nella reciproca conoscenza.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Filrouge'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

(Piccola Premessa: Essendo il capitolo pieno di termini in francese, se non volete fare su e giù per scorrere in continuazione le note, potete aprire questo file: e averlo davanti a voi tutto il tempo, per sapere cosa c'è scritto nel testo ^ ^)







Capitolo 25







 

 

“Oncle Albert”… il nuovo arrivato aveva tutta l’aria di essere francese e se ricordavo bene (che sia benedetta la mia decisione d’imparare quella lingua), aveva chiamato Alberto “zio”… Quel ragazzo doveva essere figlio di qualche fratello o sorella di Claudine! Ma cosa ci faceva lì?

«Cosa ti porta qui, Lucien?»

Alberto fece da eco ai miei pensieri e tesi le orecchie in attesa della risposta.

«Scusa se arrivo senza preavviso… Sono venuto a trovare voi e a salutare la Tante Claudine… Je peux entrer?»  

Rimasto di sasso per la sorpresa, Alberto non aveva nemmeno fatto accomodare suo nipote e appena si rese conto di quell’errore, fece un sorriso e abbracciò felice Lucien…

«Ma certo che puoi entrare! Sei il benvenuto ragazzo mio!» …che rimase un po’ interdetto da quel benvenuto così espansivo e non ricambiò l’abbraccio, ma vidi l’ombra di un sorriso sul suo volto.

«Merci beaucoup.»

«Vieni, accomodati, dev’essere stato un lungo viaggio… oh! Che maleducato, stavo per dimenticare le presentazioni, bambina vieni qui!»

Ero rimasta ad osservare tutta la scena ai piedi delle scale e quando Alberto si accorse di me, mi resi conto di aver fatto la parte di una statua: mi avvicinai a loro due e sorrisi al nuovo arrivato.

«Lucien questa deliziosa fanciulla è Pasi, la ragazza di Emile; Pasi, lui è , mio nipote Lucien, il figlio di Odette, la sorella di Claudine.»

«Bonsoir Pasi, è un piacere conoscerti! Hai un nome particolare…»

«Piacere mio Lucien… sì, beh, in verità sarebbe Pasifae, è un nome greco…»

«Masi oui, come la moglie del re Minosse!»

«Sì… purtroppo… ma io preferisco Pasi, quindi chiamami così!»

«Mi sono sempre chiesto che tipo di nome fosse il tuo bambina, ora ho capito finalmente!»

Sentii il mio viso diventare color rubino, mentre due paia di occhi mi osservavano con un’aria tra lo stupito e il divertito!

«Sì ma non facciamone un caso, eh? Io sono PASI, solo PASI, ok?»

Sperai con tutta me stessa che il sempre odioso discorso sul mio nome fosse terminato e solo quando non sentii repliche inopportune,  osservai meglio il nuovo venuto.  Il figlio di Odette… questo faceva di lui un cugino, o meglio cuginastro, di Emile… Era il primo familiare che conoscevo, che non fosse un abitante di quella casa… ed era sorprendentemente somigliante al mio Pel di Carota! Lucien aveva i capelli biondi e mossi, portati un po’ lunghi sul capo e degli occhi verdi luminosi, ma la forma del viso era la stessa di Emile, così come il taglio degli occhi, nonostante fossero di un altro colore. Il naso di Lucien non aveva la stessa delicatezza di quello di Emile ma era molto simile e nell’insieme poteva essere preso tranquillamente per un fratello del mio Pel di Carota! Il sorriso era aperto e sincero e mi dava l’impressione che fosse una persona abituata a quel gesto: probabilmente le somiglianze tra lui ed Emile erano solo fisiche perché avevo l’impressione che Lucien avesse tutt’altro carattere.

«Venite ragazzi, accomodiamoci in cucina.»

Il nuovo venuto appoggiò la sua valigia all’ingresso e seguì Alberto verso la stanza in cui il padre di Emile amava ricevere gli ospiti.

«Sono senza parole, ragazzo! Pensavo che avremmo ricevuto la visita di tuo zio Jacques, ma non credevo minimamente che potessi giungere tu o uno dei tuoi fratelli!» Alberto mise immediatamente Lucien a suo agio, presentandogli un thè freddo accompagnato da qualche biscotto, mentre si accingeva a preparare la cena.

«Oui, Oncle Jacques mi ha detto che avrebbe voluto venire a trovare Tante Claudine, ma ha avuto qualche problema… Così ho pensato di venire io. Non mi è piaciuto il modo in cui si è comportata maman e vi chiedo scusa per lei, ancora non riesce a comportarsi da persona adulta!»

«Odette ha vissuto tutta la vita odiando Claudine e non riesce a fare diversamente… ma sono felice che tu non la pensi allo stesso modo!»

«Oh no! E poi io nemmeno sapevo di avere un cousin! Maman non parla mai di Tante Claudine, solo quando sei venuto a casa nostra, ho scoperto della vostra famiglia! Ne ho parlato con Oncle Jacques che mi ha raccontato quello che sapeva, così quando lui non è potuto più venire, ho deciso di farlo io.»

Alberto mi aveva detto che nella famiglia di Claudine c’erano persone davvero valide e ascoltando le parole di Lucien mi resi conto che aveva pienamente ragione: quel ragazzo era venuto dalla Francia senza annunciarsi, solo ed esclusivamente per conoscere una parte della sua famiglia, senza nemmeno sapere se fosse benvenuto o meno, visto l’atteggiamento ostile che sua madre aveva sempre riservato loro. Sentii una grande ammirazione nei suoi confronti.

«È una cosa meravigliosa quella che hai fatto, Lucien! Sono davvero ammirata!» Lo vidi volgere lo sguardo in mia direzione: il verde dei suoi occhi era incredibilmente intenso e unito a quella chioma bionda e voluminosa, gli donava il volto di un angelo: Lucien era un ragazzo davvero bello!

«Merci beaucoup Pasi, ma non sento di aver fatto granché, voglio solo conoscere la mia famiglia, soprattutto perché mi è stata negata per vent’anni.»

Sì, mi stava decisamente simpatico, ero più che felice che fosse giunto da Emile e Alberto per conoscerli, era un segno di speranza, una luce nel buio… e magari avrebbe convinto quel testardo del mio ragazzo che i suoi parenti non erano tutti delle belve! A quel pensiero m’incupii: come avrebbe reagito il mio Pel di Carota davanti all’arrivo improvviso di suo cugino?

L’avrei scoperto presto, poiché nel momento in cui stavo formulando quel pensiero, sentii la porta di casa aprirsi.

Andai ad accogliere Emile alla porta: ero terribilmente ansiosa e preoccupata della sua reazione e in qualche modo del tutto inconscio, sperai di riuscire ad addolcirlo, prima che incontrasse suo cugino.

«Pasi! Che ci fai qui?»

«Perché hai sempre l’aria preoccupata ogni volta che mi vedi qui? Mi nascondi qualcosa, forse?» Abbozzò un sorrisetto, ma quando notò la valigia di Lucien all’ingresso, gli morì sul viso, facendo spazio ad un’espressione cupa e sospetta:

«E questa di chi è?»

«Ehm, poco fa è arrivata una persona… è venuta appositamente per conoscervi, ha avuto un pensiero bellissimo!» Gli mostrai il mio sorriso più sincero, sperando che riuscisse a rasserenarlo… ma ovviamente ero un’illusa: Emile aggrottò le sopracciglia più adirato di prima e si diresse a passo svelto in cucina, da cui si sentiva parlare:

«Oh finalmente sei arrivato! Abbiamo ospiti, ragazzo! È venuto a trovarci tuo cugino Lucien!»

«Bonsoir Emile, sono fel…»

«Cosa vuoi da noi? Non abbiamo nulla che possa interessarti, qui!»

Lo sapevo… non c’era nulla da fare, il suo rancore lo faceva agire con i paraocchi, non si era nemmeno fermato a salutare Lucien, non gli aveva nemmeno dato la possibilità di farsi conoscere, che l’aveva già rifiutato… sarebbe stata una dura lotta, quella! Alberto non sembrava affatto contento di quella reazione:

«Emile! Ti sembra questo il modo di rivolgerti a tuo cugino? Chiedigli immediatamente scusa!»

«Cugino? E da quando ho un cugino? Perché mai in vent’anni non ho mai avuto il piacere di conoscerlo? Non voglio niente da loro! Non m’interessa nulla di tutto ciò che riguarda quella gente!»

«Ti stai comportando come un bambino capriccioso, ragazzo! Non è questo il modo di accogliere un familiare!»

«Puoi anche fingere che sia tutto tranquillo, papà, puoi anche farti calpestare da loro, se ci tieni, ma io non ho alcuna intenzione di farlo! Non voglio avere nulla a che fare con quella gente!»

L’atmosfera si era fatta incredibilmente tesa e per la prima volta in vita mia, vidi Alberto davvero arrabbiato.

«Chiedi immediatamente scusa a Lucien! »

«E chi chiederà scusa a mamma per averla ignorata per ventitré lunghi anni? Non ho proprio nulla per cui  scusarmi!»

Alberto era furente e diede un sonoro schiaffo sul viso di Emile:

«Prima di mettere in mezzo tua madre, pensa al dolore che le stai infliggendo ora! Avrebbe dato l’anima per vedere la sua famiglia che le dimostrava affetto ed ora che sta accadendo, tu ci sputi sopra! Chiedi immediatamente scusa a tuo cugino o sparisci da questa stanza!»

Lo sguardo di Emile si fece affilato e furente, i suoi occhi erano una lastra di ghiaccio, stava trattenendo tutta la rabbia dentro di sé per non riversarla sul padre, che l’aveva sonoramente umiliato. Con uno scatto repentino girò le spalle ed uscì dalla cucina.

Era andata proprio come temevo!

Guardai Lucien che era rimasto esterefatto davanti a quell’ira travolgente e gratuita e mi scusai con lui…

«Ti chiedo scusa Lucien, devo assentarmi per un po’, torno presto.»

… prima di correre dietro Emile, il cui stato emotivo mi preoccupava particolarmente.

 

*****

 

Il mio Pel di Carota aveva preso la porta di casa ed era uscito a piedi, per sfogare la sua rabbia: lo raggiunsi in breve tempo, nonostante le sue falcate fossero molto più ampie delle mie (dannate gambe lunghe!) e  appena fui ad una distanza minima, gli presi una mano per farlo rallentare.

«Emile calmati, rallenta!»

«Lasciami stare, Pasi!»

La sua voce era minacciosa, mi ricordò immediatamente la sfuriata in saletta davanti al suo gruppo e mi preparai al peggio.

«Emile calmati, dove pensi di andare in questo stato?»

«Non lo so, voglio andare lontano da quella casa, non voglio avere niente a che fare con quel tizio e con l’ottusità di mio padre!»

«Sei troppo adirato ora per ragionare, devi darti una calmata.»

Si fermò all’improvviso: «Non iniziare a dirmi che ho sbagliato, io non cambio idea!»

«Non sto dicendo questo! Ho solo detto che devi calmarti un po’, perché in questo stato non puoi nemmeno attraversare la strada!» Emile si fermò e mi guardò per qualche momento, sondando le mie parole e ne approfittai per cercare di calmarlo:

«Andiamo a fare una passeggiata al parco?»

«D’accordo.»

 

*****

 

Eravamo nel pieno della stagione estiva e la vicinanza degli alberi del parco, costituiva di giorno un’oasi di ombra e di aria fresca da cui era difficile staccarsi, ma anche di sera stare nei pressi delle piante, donava quella sensazione di fresco (anche se decisamente umido) che era sempre la benvenuta dopo una giornata all’insegna del sole rovente.

«Che meraviglia! Avrei voglia di piantare una tenda qui e restarci a vivere per tutta la durata dell’estate!» Volevo portare  Emile su un terreno neutro, per farlo calmare prima di affrontare con lui il discorso spinoso, ma girandomi in sua direzione, mi resi conto di stare fallendo miseramente: il mio Pel di Carota era seduto sulla panchina con aria cupa e lo sguardo assorto… non sarebbe stata un’impresa facile, la mia!

«Pasi, è inutile che ci giri intorno, dimmi ciò che devi e facciamola finita.» Ok, era un’impresa impossibile! Emile, come tutti coloro che mi conoscevano, leggeva  sul mio viso ciò che pensavo e non c’era verso di nascondergli le mie reali intenzioni: abbassai le spalle sconfortata e mi sedetti accanto a lui, cercando di trovare il tono più conciliante di cui fossi mai stata capace.

«Non voglio farti alcuna ramanzina.»

«Ah no? Sarebbe la prima volta da quando ti conosco!» 

Oddio quel tono acido e sarcastico! Quello che era capace di mandarmi in bestia in pochi secondi… Resisti Pasi, resisti… sopporta ancora un po’ e vai avanti.

«Io capisco come ti senti e non posso darti torto.» fece un mezzo sorriso amaro di chi non crede affatto a ciò che ha sentito «Davvero Emile, io non voglio giudicare proprio nessuno! Volevo solo dirti che Lucien…»

«Non nominarlo nemmeno!»

La sua voce si fece minacciosamente bassa e sibilante: sembrava un serpente in procinto di colpire… feci un sospiro, consapevole che la mia scarsa pazienza stava raggiungendo il suo limite.

«Quella persona che si è presentata oggi a casa tua, non sapeva della tua esistenza finché non ha incontrato tuo padre due settimane fa… e nel momento in cui ha scoperto di avere un cugino, si è precipitato qui perché voleva conoscere la famiglia che gli era stata negata…» Emile guardava davanti a sé, muovendo ritmicamente una gamba: era il ritratto del nervosismo «… perciò volevo solo dirti di riflettere su questo, sul fatto che si sia precipitato qui senza preavviso, senza nemmeno sapere che tipo di accoglienza avrebbe ricevuto, mosso solo dal desiderio di conoscerti… Non chiudergli le porte in faccia, prima di avergli parlato almeno una volta o due.»

Smisi di parlare, in attesa della sua reazione: la gamba terminò la sua danza schizofrenica e dopo qualche momento d’immobilità, Emile volse finalmente lo sguardo in mia direzione:

«Cosa ti fa credere che sia così sincero? Potrebbe aver inventato questa storia di sana pianta, solo per impietosire ed evitare l’accoglienza che lui e tutti quelli della sua razza si meritano!»

«E a quale scopo, scusa? Cosa ci ricaverebbe a fare una cosa del genere?»

«Magari è venuto solo a spiarci, per riportare la nostra situazione a quella gente, che non vuole sporcarsi le regali scarpe scendendo dal piedistallo, per venire tra noi reietti!»

«Emile, ti rendi conto che questa teoria sfiora la paranoia?»

«E allora sono uno stupido paranoico! Aggiungi pure questo a idiota, arrogante e saccente!»

«Stai facendo la vittima?! Lo sai che è del tutto fuori luogo, vero? Non c’è alcun motivo per assumere un simile atteggiamento, cerca di essere ragionevole!» Iniziai ad esasperarmi , quel suo modo di fare mi stava dando davvero ai nervi.

«Pasi, lasciami stare qui da solo, finirei per dire qualcosa di spiacevole e litigheremmo e non ne ho la benché minima voglia!» Poggiò la testa all’albero accanto alla panchina e chiuse gli occhi: aveva l’aria stanca e solo in quel momento mi resi conto che, con il momentaccio che stava attraversando, non doveva aver avuto modo di riposare molto.  Guardato dal suo punto di vista, l’arrivo di Lucien era un ennesimo grattacapo da affrontare che continuava a minare la sua serenità psicologica.

«Vuoi venire a casa mia? Non ti dirò nulla, ok? Anzi, se vuoi farti una dormita, ti lascio lì da solo e in pace.»

«Non preoccuparti, vai pure, resto qui.»

Sì certo, come no… Sarebbe rimasto sicuramente tutta la notte su quella panchina, pur di non dover rivedere suo cugino!  

«Ok, allora restiamo insieme.»

«No Pasi, che fai, non puoi trascorrere la notte qui…»

«E tu sì? Con quest’umidità ti prenderai un bel mal di gola, per buona pace delle tue corde vocali!»

Asso nella manica sganciato in grande stile: le mie carte le avevo giocate ormai, dovevo solo sperare di averlo convinto…  

«Quando vuoi, sai essere dannatamente convincente, piccola strega!» Fece un mesto sorriso e si alzò da quella panchina.

«Andiamo a casa tua.»

 

*****

 

Arrivati a destinazione, Emile si stese sul divano con aria stanca, prima ancora che avessi chiuso la porta di casa:

«Perché non vai su? Il letto sarà di sicuro più comodo.»

«Ci vado dopo… ora sto bene qui.»

Il mio Pel di Carota aveva gli occhi chiusi e l’aria terribilmente esausta, mi avvicinai a lui per dargli un po’ di conforto e d’improvviso mi prese le spalle, bloccandomi in quella posizione:

«Pensi anche tu che sia uno stupido ingrato, vero?»

In quel momento vidi nei suoi occhi il timore di non essere capito, la solitudine del bambino che era stato e mi fece tenerezza: mi stava chiedendo comprensione, non voleva sentirsi solo e lasciato a se stesso. Avvicinai una mano al suo viso: «No, non lo penso. Penso solo che ora sei troppo stanco e che non devi fare  altro che non sia dormire.»

Chiuse gli occhi e fece un debole cenno d’assenso, prima di lasciarmi andare e adagiarsi in preda al sonno.

 

*****

 

«Pronto?»

«Alberto? Sono Pasi.»

«Bambina, dove siete? È tutto ok?»

«Sì, sì, stai tranquillo… Emile è qui con me… a casa mia…»

«Ho capito. Sta facendo il bambino fino in fondo.»

«Ora dorme, era davvero stanco e non ho voluto infierire, ma spero di farlo ragionare domani… Lucien è lì con te?»

«Sì è qui, sarà nostro ospite, non è minimamente plausibile che vada in albergo, quando casa nostra è piena di stanze vuote!»

«Salutamelo e fagli le mie scuse, domani cercherò di rimediare e di essere una buona ospite.»

«Stai tranquilla bambina, stiamo facendo un po’ di chiacchiere tra zio e nipote, dobbiamo recuperare vent’anni di lontananza!» Colsi il sorriso di Alberto dietro quelle parole «Dai la buonanotte da parte mia a quella zucca vuota di figlio che mi ritrovo!»

«Senz’altro. Buonanotte, Alberto.»

«Buonanotte, piccola mia.»

 

*****

 

Quando mi svegliai, Emile se n’era andato, lasciandomi un biglietto:

 

Torno a casa. Sono stato davvero un bambino capriccioso; prima o poi dovrò affrontarlo e tanto vale farlo subito. Grazie di tutto, streghetta.

 

Sorrisi leggendo quelle poche frasi, in cui ammetteva velatamente di essersi comportato male verso suo cugino. Di certo non gli avrebbe aperto il cuore una volta tornato a casa, ma già tollerare la sua presenza, sarebbe stato un grande passo in avanti.

Leggendo quel messaggio ricordai i nostri tentativi di comunicare tramite biglietti… quando era accaduto? Mi sembrava fosse passato un secolo! Quante cose erano accadute da allora e il nostro legame era cambiato radicalmente… Conservai quel biglietto come una sciocca sentimentale, amavo la sua grafia e mi piaceva avere qualche pezzo di Emile conservato nei libri.

Mi preparai per andare a lavoro, ripromettendomi di andare a casa Castoldi a fine turno.  

 

*****

 

Da quando Claudine ci aveva lasciato, non ero mai andata a visitare il luogo in cui riposava, così colsi l’occasione per andarci quando Lucien manifestò il desiderio di farlo.

«Tante Claudine era una bella persona?»

Emile non aveva dato segni di vita e Alberto lavorava, quindi l’unico cicerone per lui ero io, così ci trovammo soli a parlare di Claudine.

«Io l’ho conosciuta per breve tempo e già non era più se stessa, ma nonostante le sue condizioni di salute, ho percepito la sua dolcezza e il grande amore che aveva per Alberto ed Emile.»

«Oncle Albert mi ha parlato di Tante Claudine tutta la sera, mi ha fatto vedere le loro foto, mi ha fatto ascoltare le sue chansonnes … mi sarebbe piaciuto conoscerla.»

«Anche io avrei voluto conoscerla prima, mi manca tanto e so di averla persa per sempre… Lucien, non arrabbiarti con Emile. So che è stato davvero scortese  con te e che non meritavi un simile trattamento, ma cerca se puoi di comprenderlo: sta soffrendo tantissimo per sua madre e ad essere precisi è da quando è nato che soffre per quel motivo… Ha sentito su di sé il peso di ciò che è accaduto a Claudine e non riesce a vedere le cose con obiettività…»

«Non preoccuparti Pasi, Oncle Albert mi ha detto qualcosa e sono consapevole di quanto ma mère e tutta la nostra famiglia, abbia trattato male Tante Claudine. Ieri ero sorpreso perché non riuscivo a capire del tutto cosa diceva Emile, ma non per la sua reazione, quella me l’aspettavo.» 

La mia ammirazione per quel ragazzo, crebbe in quel momento: Lucien non era affatto uno snob pieno di rancore, come Emile amava dipingere i membri della famiglia di sua madre e ancora di più sentii il desiderio che il mio Pel di Carota aprisse il cuore a suo cugino.

Avevo detto ad Alberto che l’avrei aiutato a far ragionare suo figlio e ne ero ancora più convinta, perché Lucien meritava una possibilità.

«Lo farò riflettere Lucien, gli farò capire che non sei suo nemico.»

«Merci beaucoup Pasi, sei una cara fille.»

 

Quando tornammo a casa Castoldi, ad aprirci fu proprio Emile: la sua espressione era rigida ma non vidi sguardi ostili nei miei confronti, anche se avevo trascorso del tempo in compagnia dell’ “intruso”.

«Bonsoir Emile.»

«Lucien.»

Presi la mano di Emile per dargli sostegno e conforto e per sondare il suo umore: non mi respinse per cui andai avanti…

«Ho portato Lucien da Claudine, avevamo entrambi voglia di andare a trovarla.» …ma mi guardò in silenzio, incupendosi.

Stavo per continuare i miei tentativi di far dialogare i due cugini, quando squillò il mio cellulare: era Stè. Staccai la telefonata: in quel momento sentii che l’equilibrio precario nell’atmosfera sarebbe dipeso tutto dalla mia presenza, temevo che se mi fossi allontanata sarebbe scoppiato il finimondo, ma Emile si accorse del mio gesto.

«Non rispondi?»

Mi guardò sorpreso e gli risposi minimizzando: «Non è nulla d’importante.»

Ma come a voler confutare le mie parole, Stè aveva ripreso a chiamare…

«Rispondi Pasi, non preoccuparti, non farò scenate.»  mi guardò con quel suo sorriso amaro di derisione verso se stesso: doveva aver riflettuto sul suo comportamento e compreso quanto fosse risultato infantile… Osai fidarmi delle sue parole e risposi al telefono:

«Testarossa, quanto ti ci vuole a rispondere?!»

«Scusa Stè, ero in un brutto momento.»

«Ah, il solito tempestivo… ti chiamo dopo?»

«No, no, ormai ci siamo, dimmi tutto.»

«Sono al centro con Fede e  stavamo pensando di andare al mare domani, sei dei nostri?»

Una giornata al mare: sarebbe stato un ottimo diversivo e avrei offerto anche a Lucien delle ore di divertimento.

«Sì Stè, ci sono eccome! Metti in conto anche altre due persone.»

Dubitavo fortemente che Emile si unisse alla festa, ma non abbastanza da non sperare che volesse fare un passo verso suo cugino… e verso Stè.

 

Staccata la conversazione con Testa di Paglia mi affrettai a raggiungere Emile e Lucien: sapere di averli lasciati soli mi aveva messo addosso una certa ansia, nonostante le rassicurazioni del mio Pel di Carota. Arrivata nei pressi della cucina, sentii le loro voci che conversavano: Emile stava dicendo qualcosa e per fortuna, il suo non era un tono minaccioso, anche se non potevo definirlo amichevole:

«Non posso guardarti senza provare rancore: tu rappresenti tutto ciò che odio, voi ed io insieme l’abbiamo uccisa e come non riuscirò mai a perdonare me stesso per questo, altrettanto non riuscirò a perdonare voi per quello che le abbiamo fatto.»

Emile era in piedi, appoggiato al mobile della cucina a distanza da Lucien che, seduto, lo osservava; al sentire quelle dure parole che non meritava abbassò lo sguardo:

«Capisco la tua rabbia, cousin… Io sono il primo ad essere furente con ma mère, per come ha trattato Tante Claudine… Non dev’essere stato facile per voi, Oncle Albert mi ha raccontato qualcosa… Ma io  sono ottimista cousin, io credo che il tempo aiuti a capire il valore delle cose e delle persone e spero che un giorno tu ti ricreda, almeno su di me. In te c’è molta rabbia ed è quel sentimento che ti fa agire e reagire… aspetterò di vedere cosa c’è in te sotto quel cumulo d’ira, quando se ne sarà andato.»

Alle parole di Lucien, Emile scoppiò in una risata amara: «E tu davvero credi che ci sia qualcos’altro? Credi che possa disfarmi davvero di questa rabbia, che è cresciuta in me in ventidue anni di vita? Senza rabbia, mio caro cugino, sono niente! Senza rabbia sarei solo una persona nata per sbaglio, che è riuscita unicamente a far del male a chi l’ha messo al mondo! Se non avessi questa rabbia in corpo, mia madre non avrebbe la minima speranza di essere ricordata; sarei uguale a tua madre Lucien, avrei seppellito una volta di troppo Claudine Flaubert!»

Lucien stava osservando attentamente Emile e dopo averlo ascoltato replicò in tutta calma: «Cousin io sono felice di averti conosciuto e appena tornerò en France dirò a tutta la mia… la nostra famiglia, di quanto rispetto vi deva e di quanto debba vergognarsi per il proprio comportamento… E se c’è qualcosa che posso fare per aiutarti a far ricordare Tante Claudine, io lo farò con piacere.»

L’atteggiamento di Lucien mi commosse: nonostante Emile gli stesse riversando addosso tutta la sua rabbia, era rimasto impassibile, aveva assorbito tutte le critiche, tutte le offese e le aveva trasformate in un messaggio d’affetto incondizionato: era davvero una bella persona!

In quel momento Emile si accorse della mia presenza e non rispose al cugino, preferendo rivolgere la sua attenzione sulla sottoscritta: «È tutto ok?»

«Sì, era Stè… lui e gli altri hanno pensato di andare al mare domani e ci hanno invitato… Che ne dite? Farebbe bene a tutti una giornata di svago.»

«Mais oui! È davvero una splendida idea! Io ci sarò certamente, adoro il mare.»

«Non contate su di me.» 

Il sorriso che mi era salito sulle labbra alle parole di Lucien, mi morì sul colpo dopo aver sentito Emile… Come volevasi dimostrare, non aveva la minima intenzione di socializzare.

«Uhm… ora che ci penso, mi manca il costume. Devo proprio andare a prenderne uno!» così dicendo, Lucien fece per uscire dalla stanza e lo bloccai:

«Ti accompagno, se mi aspetti, non sai dove andare!»

«Stai tranquilla Pasi, hai ben altro da fare ora, non preoccuparti  per me, ho una mappa!»

Mi sorrise conciliante, facendomi capire che il suo era un modo per lasciare a me ed Emile il tempo di parlare a quattr’occhi.

«D’accordo, ma se dovessi avere qualche problema chiamami, ok?»

«Certamente! À plus tard cousin…» Salutando entrambi uscì dalla cucina, lasciandoci soli e colsi la palla al balzo per parlare con Emile:

«Non vuoi proprio ripensarci? Saremo in gruppo, non dovrai parlare con lui, se non vuoi…»

«Certo, così avrò modo di litigare con Stefano!» Fece un sorriso amaro «Non sono nelle condizioni adatte a trascorrere una giornata in compagnia, finirei col rovinare tutto, come l’altra sera a casa tua.»

Vedendo l’amarezza e la stanchezza sul suo viso, mi avvicinai a lui abbracciandolo:

«Hai parlato con Claudio?»

«Ne ho parlato ai ragazzi e loro mi hanno detto che avrebbero atteso la mia decisione… Ironico, vero? Per una volta che chiedo il loro parere, tutto dipende da me! Ma era chiaro sul loro volto, il desiderio di continuare a suonare e del resto Claudio non ha fatto nulla di scorretto, nei loro confronti.»

«Allora non indugiare più, parla a quello zotico e reintegralo nel gruppo.» sentii le sue braccia stringermi di più a sé «Non sono sicuro di riuscire a sopportare di fare una cosa simile… spero davvero di avere la forza di farcela.» 

«Certo che l’avrai, Emile, pensa solo ad andare avanti, pensa al tuo obiettivo, pensa a Claudine e troverai la forza.»

«E non dovrei pensare a te? Al torto che ti farei?»

«Non mi fai alcun torto, ti sto appoggiando pienamente amore mio, vai avanti senza alcun dubbio o remora.»

«Sei proprio un’adorabile strega, guarda cosa ne hai fatto di me! Sei riuscita persino a farmi parlare con quel tipo.»

«Facciamo progressi, eh? Lucien ora non è più un diavolo, ma è risalito al rango di essere umano!»

«Non scherzare col fuoco! Devo iniziare a preoccuparmi per questo tuo attaccamento a lui? Siete particolarmente in sintonia a quanto vedo…»

«Qualcuno dovrà pur fare gli onori di casa, stupido! Non può mica restare in attesa che tu gli conceda la parola.»

«E perché no? Così magari si stanca di aspettare e se ne va via.»

«EMILE!» A quella reazione, il mio Pel di Carota fece un sorrisetto ironico prima di aggiungere: «Divertitevi domani.» e comprendendo che il discorso era terminato lì, adagiai la mia testa su di lui sconfortata.

 «Non sarà lo stesso, senza di te.» Emile portò una mano alla mia testa e iniziò ad accarezzarla:

«Ci rifaremo Pasi, sarà per un’altra volta.»

 

*****

 

La giornata che scegliemmo per la nostra gita a mare, si rivelò perfetta meteorologicamente: il sole era alto e caldo, il cielo limpido, senza nemmeno una nuvola e la temperatura estiva, invitava a tuffarsi in acqua per avere un dolce refrigerio.

Lucien non ebbe alcuna difficoltà ad ambientarsi e dopo un’ora era diventato già il miglior amico di Stè, che lo volle con lui in squadra per la partita di beach volley…

«Sei un traditore Testa di Paglia!» … a discapito della sottoscritta!

«E dai Testarossa, per una volta che non facciamo squadra non muore nessuno… dobbiamo imparare a variare.» Stè fece una delle sue risate più belle, mentre la sottoscritta accusava il colpo: con Testa di Paglia in squadra, la vittoria in campo era quasi assicurata: non era una cima a basket, ma per quanto riguardava la pallavolo e sport annessi, se la cavava egregiamente ed io ero fiera di essere in squadra con lui, perché odiavo perdere! Cosa che temevo di fare con l’assetto di squadra che mi ritrovai…

«È gratificante essere accettati in questo modo come compagni di squadra, gioverà di sicuro alla nostra cooperazione.»

«Uff, Sofi non fare la vittima, nemmeno tu mi volevi nel team!»

I capisquadra sorteggiati furono Stè e Sofi: avevo dato per scontato che Testa di Paglia mi scegliesse, invece la sua prima chiamata fu per Lucien, a cui seguì la scelta di Fede da parte di Sofi, per non restare a corto di ragazzi (una partita maschi contro femmine non sarebbe stata affatto bilanciata, ad iniziare dall’altezza mancante, che ci avrebbe punito nelle alzate) e la seconda e ultima scelta di Stè a sorpresa fu Rita, lasciandomi del tutto sbalordita e costringendo Sofi a prendermi in squadra.

«Ragazze, smettetela di fare le bambine capricciose e concentratevi, oppure quei tre ci faranno a fette.» la Voce della Saggezza: Fede ci riportò al problema impellente e ci concentrammo per non dargliela vinta.

 

La partita finì in parità, anche se Stè obiettò su un fuoricampo che non avevamo contato e per calmare gli animi (ed evitare una seconda partita che ci stracciasse), Fede c’invitò a farci un bel bagno, dimenticando gli attriti. Lucien si era rivelato un ottimo giocatore e si rivelò anche un bravo nuotatore: doveva essere una di quelle persone predisposte per nascita all’attività fisica!  

«C’è qualcosa che non sappia fare, quel ragazzo?»

La considerazione ammirata di Rita fece da eco ai miei pensieri, ma Sofi fu più veloce di me  nel rispondere: «Entrare nelle grazie del cugino, presumo… Anche se questo accomuna  un po’ tutti.»

«Sofi!»

La reazione di Rita, mi fece pensare che quell’idea fosse comune e che per non inquietarmi, nessuno aveva osato esternarla… A quel pensiero mi agitai.

«Lo so che Emile non si è comportato bene l’altra sera, ma non è sempre così. Sta attraversando un periodo davvero pessimo e non è facile per lui restare sereno.»

«Calmati Pasi, lo sappiamo, non c’è bisogno che ti arrabbi.» Rita rivolse un’occhiata piena di rimprovero verso Sofi, che si difese senza problemi.

«Non ho detto nulla di male, Rita, è chiaro come il sole che quel tipo non riesce a stare in mezzo alla gente: l’ho visto in tre occasioni e senza contare il funerale, nelle altre due ha solo aperto la bocca per offendere e sentenziare.»

«Questo non lo rende diverso da te, allora!» Le risposi stizzita e questo non fece che inacidire di più la mia interlocutrice.

«Ancora continui ad associarmi a lui? Io non ferirei mai una persona cara per il mio compagno, invece quel tipo sembra trovare gusto ad infierire su Stefano. Sarà pure superficiale, buonista e terribilmente irritante a volte, ma non merita di essere trattato in quel modo in pubblico!»

«Ma se tu sei la prima ad offenderlo!»

«Ma lui mi conosce, Pasi! Fino a prova contraria, tra me e Stefano c’è più confidenza e se vuole rispondermi per le rime, può farlo quando vuole! Cosa che non farebbe mai con il tuo lunatico ragazzo! Non ti metterebbe mai in imbarazzo come fa lui!»

Non avevo mai pensato che i miei amici vedessero Emile sotto un’ottica diversa dalla mia, ero sempre stata convinta che comprendessero i motivi che lo rendevano poco incline a socializzare e invece le parole di Sofi mi stroncarono del tutto!

Stè come viveva quella situazione? Si era reso conto del malcelato astio negli occhi di Emile, ogni volta che si vedevano? E se sì, ne soffriva?

Al pensiero che il mio ragazzo fosse causa di malumori  e insofferenza all’interno del mio gruppo di amici, iniziai a sentirmi spaccata in due, totalmente impossibilitata a prendere una posizione tra le persone più importanti della mia vita e talmente scossa dall’idea di aver causato sofferenza a Stè, che solo in un secondo momento, mi resi conto di aver visto per la prima volta quanto Sofi tenesse a Testa di Paglia… Dovevo affrontare il discorso con lui, dovevo sapere come vivesse quella situazione, se fosse grave come mi aveva fatto notare Sofi, o se Stè non gli desse tutta questa importanza. Non avrei mai tollerato tensioni all’interno del mio gruppo, non con loro, non dopo tutto quello che avevo vissuto con i miei genitori!

«Posso intromettermi nel discorso?»

A distogliermi dai miei pensieri, fu la voce di Lucien, che doveva essere ritornato da poco dalla nuotata senza che me ne fossi resa conto, presa dal battibecco con Sofi: doveva aver sentito parte della nostra discussione su Emile.

 «Sì, certo Lucien, parla pure.»

«Ecco… non volevo origliare, ma vi ho sentito mentre tornavo qui sulla spiaggia e ho capito che si parlava di mon cousin… n’est-ce pas?»

«Sì, è così.»

«Beh, io forse sono la persona che meno lo conosce tra voi, però per quel poco tempo trascorso con lui, ho notato una somiglianza con ma famille… Mi odierebbe ancora di più se mi sentisse, ma Emile somiglia a ma mère… e anche a mon frère. Maman è aggressiva come lui, attacca chiunque e si chiude in se stessa e solo raramente mostra di essere in realtà fragile e insicura. Mon frère è un caso a parte, ma anche lui si nasconde dietro atteggiamenti che non mostrano la sua vera personalità. 

Io penso che mon cousin, debba solo capire che di voi può fidarsi, per potersi lasciarsi andare un po’ e smetterla di essere così aggressivo… Purtroppo non dipende da lui, c’è l’ha nel sangue.»

Lucien fece un sorriso amaro che lo rese ancora più somigliante ad Emile; mi chiesi che vita facesse quel ragazzo e quale fosse il rapporto con sua madre e suo fratello, per parlare in quel modo così rassegnato… Lo guardai con gratitudine, mentre Sofi continuava la sua arringa: «Questo non lo giustifica ad agire come se tutto gli fosse dovuto!»

«Sofia ora basta, non mi sembra il caso di fare il processo ad Emile quando non ha modo di difendersi, attendi di averlo davanti per dirgli tutto ciò che pensi di lui, almeno potrà darti la sua versione, senza dover mettere in mezzo Pasi, che ne soffre solo.»

Fede era senza ombra di dubbio il mio Salvatore, la voce paterna del gruppo e anche l’unico che riuscisse a mitigare l’acidità di Sofi, che dal canto suo, lo guardò risentita prima di rispondergli.

«Difendilo anche tu, certo… Ma che parlo a fare, tanto nessuno mi ascolta!»

Si ritirò in un mutismo risentito e il discorso spinoso morì sul colpo, proprio al sopraggiungere di Stè, che per fortuna non aveva sentito una parola di ciò che avevamo detto. Grazie all’intervento di Fede, riuscimmo a goderci ancora quella giornata, ma le parole di Sofi mi rimbombavano nelle orecchie e mi ripromisi di affrontare l’argomento sia con lei che con Stè. 

 














___________________________________________________________



Oncle = Zio

Je peux entrer? = Posso entrare?

Tante = Zia

Merci beaucoup = Grazie mille

Bonsoir = Buonasera

Mais oui = Ma sì

Maman = Mamma

Cousin = Cugino

Chansonnes = Canzoni

Ma mère = Mia madre

Fille = Ragazza

En France = In Francia

À plus tard = A più tardi

N’est-ce pas? = Non è così?

Ma famille = La mia famiglia

Mon frère = Mio fratello





____________________________________________________________________________________________________


NDA
Ave gente, com'è stato il vostro Capodanno?
Dato che siamo appena entrati nel 2012, non potevo non postare il primo giorno di questo nuovo anno ^ ^

E spero che come primo capitolo del 2012, sia stato di vostro gradimento, nonostante tutti quei termini francesi (Sorry sisterina, ma non potevo fare altrimenti!)
Inizio subito col dirvi che ho deciso di non fare più pronostici: la settimana scorsa è stata alquanto stressante per me perchè mi sono avvicinata spesso al mio amato file di Word per continuare questa storia e in più occasioni non sono riuscita a scrivere nemmeno un rigo! Non vi dico quanto sia frustrante aver voglia e il tempo di dedicarsi alla scrittura e non riuscire a farlo! >:(
Ma per fortuna dopo tanto penare, all'improvviso è tornata l'ispirazione e anche più forte di prima, dato che sono riuscita a continuare anche il mio esperimento con lo spin-off concludendo un primo embrionale capitolo, ma è ancora presto per dirvi se sarà pubblicato o meno :P
Il capitolo 26 a sua volta finalmente ha visto la luce *gioia e gaudio in me*, ma come volevasi dimostrare, mi sono persa in altre descrizioni e sono ancora lontana dalla fine, per cui non vi dirò più quanti capitoli ho in progetto, dato che puntualmente vado oltre! *me non vuole proprio staccarsi dai suoi bambini e dalle sue lettrici*
Come vi sembra questo Lucien? Che idea vi siete fatte di lui, rispetto al capitolo scorso? Attendo le vostre reazioni ^ ^


Angolo dei Ringraziamenti
Anche nel 2012 non dimentico tutte voi, che da mesi ormai mi sostenete e m'incoraggiate, perché siete il mio tesoro più grande *_*
Grazie all'infinito alle mie sorelline:
Iloveworld/Fiorella Runco, Vale, Saretta, Niky, Concy, Cicci, Ana-chan ed Ely semplicemente perchè ci sono <3
Grazie a Kira1983, la mia adorata admin, che ha letteralmente divorato questi capitoli diventando una delle mie sostenitrici più forti (attendo il capitolo, mi raccomando! ^ ^ )
Grazie a
ThePoisonofPrimula, e Dreamer_on_heart, che sono sostenitrici altrettanto forti e ancora più gradite perchè non mi conoscevano affatto prima di capitare da queste parti; non sapete quanta gioia mi danno i vostri apprezzamenti!
(A proposito, Piccolo Spazio Pubblicitario:
Dreamer_on_heart sta scrivendo una storia originale davvero carina tra una ragazza iper-super-mega-chiusa verso il mondo, Violet e il ragazzo che, a piccoli passi, la sta facendo cambiare, Nathan. Se avete voglia di leggere qualcosa di dolce ma non al diabete, se amate gli incontri tra caratteri totalmente opposti, o se siete dei ricci arrotolati su se stessi, questa storia vi coinvolgerà di sicuro: As Light and Shadow: they belong to each other)

Grazie un milione di volte e sempre di più a tutte voi che avete aggiunto questa storia tra le preferite, le ricordate e le seguite:
Ai_line, DISORDER, gigif_95, kiki0882, lorenzabu, samyolivieri, Tattii, Thebeautifulpeople, Aly_Swag, ArchiviandoSogni_, green apple, incubus life, princy_94, Ami_chan, Camelia Jay, cara_meLLo, cris325, nickmuffin, Origin753, petusina, roxi, sel4ever, smokeonthewater, Veronica91, _Grumpy, _Calypso_

Siete una fonte inesauribile di soddisfazione e orgoglio per me! :D

ARIGATOU GOZAIMASU a tutte!!!!!!!


E, Last but not Least
*-*-*-* BUON 2012!!! *-*-*-*
che sia un anno pieno di sole dentro di voi! ^ ^
   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Deilantha