I can’t forget. I wouldn’t forget.
Quella
sera avevo forse alzato un po’
troppo il gomito. Ma sapete quando si è tra amici in
particolari occasioni,
come quella di Capodanno, a certe cose non si
da’ troppa importanza e così tra
un bicchiere e un altro, in poco
tempo ti ritrovi ubriaco fino al midollo.
–Vai
Trent, tutto d’un fiato!- mi
incitava un mio compagno.
–Stasera
dimentichiamoci di tutti i
problemi!- esclamava un altro mente mi porgeva un altro bicchiere di
champagne.
–Facciamo un brindisi!- propose ad un certo punto Geoff
–Che questo nuovo anno cancelli
tutti i brutti ricordi dell’ anno appena trascorso!-
esclamò scattando all’in piedi
e per poco non cadeva dallo sgabello del bar tanto era ubriaco. Ed io
trangugiavo tutto senza farmelo ripetere una seconda volta, ignorando
il più
possibile il lancinante bruciore allo stomaco provocato da tutto
quell’alcool.
A
fine serata a malapena riuscivo a mantenermi all’in piedi.
–Trent,
vuoi che ti riaccompagniamo a
casa, amico?- si offrì gentilmente Geoff, forse dieci volte
più ubriaco di me.
–No,
grazie. Credete che io non sappia
arrivarci da solo a casa mia?- ribattei un po’ risentito, ma
solo per effetto
dell’alcool.
Barcollavo
per la strada sotto gli occhi
stupiti e inorriditi dei passanti. Decisamente: quella sera ci ero
davvero
andato giù pesante tra vino, vodka e champagne.
–Ehi
guarda ma quello non è Trent di “A
tutti reality”?- sentivo bisbigliare da uno.
–Ma
sì, ha ragione, è proprio lui!-
confermava un altro.
–Chi,
quello che nella prima stagione
stava con quella tipa strana…-.
–Gwen?
Adesso che mi ci fai pensare, è
vero! Però come si è ridotto per quella
lì!- ridacchiava un altro ancora, subito
seguito dai compagni.
Gwen.
In tutto quel giro di voci, solo
il suo nome riuscì a trovare un barlume di
lucidità nei miei pensieri. La
verità è che avevano ragione: il motivo per cui
mi ero ridotto in quello stato
era stato per lei. Solo ed unicamente per lei.
In
balia di tali pensieri non mi resi
conto di aver urtato qualcuno. –Ehi, guarda dove vai,
ubriacone!- mi urlò
dietro una voce. Mi fermai e mi voltai: –Gwen?-.
–Trent?-
sembrò riconoscermi a stento lei,
data la sua insicurezza nel pronunciare il mio nome. Dovevo essere in
uno stato
veramente pietoso.
–Gwen,
che bello vederti!- sorrisi
andandole incontro. Lei mi afferrò per le braccia, evitando
così che cadessi
con la faccia sull’asfalto ghiacciato. –Trent
cos’hai? Oh, santo cielo, ma tu
hai bevuto!- esclamò come se non potesse credere a quello
che aveva appena
detto. –Dai tirati su, Trent. Ti porto a casa mia: per
stanotte dormirai lì.-
mi disse sistemando un braccio sulle sue spalle e afferrandomi i
fianchi con la
mano libera. Credo che ci saremmo dovuti fermare tre o quattro volte
dietro il
primo albero o muretto che incontravamo a causa del mio costante
vomito, dal
momento che io non ho mai retto minimamente l’alcool. In un
modo e nell’altro
comunque riuscimmo ad arrivare a casa sua. Appena entrati Gwen mi
adagiò sul
divano letto presente nel soggiorno del suo piccolo e accogliente
appartamento
situato al centro di Bedford Park, o di quello che mi sembrò
essere Bedford
Park data la grande quantità di luci colorate e decorazioni
sulle piante e sugli
edifici della stradina.
–Tu
sei pazzo Trent: ridurti così solo per
festeggiare il Capodanno- mi disse più con un tono di
preoccupazione che di
rimprovero vero e proprio.
–Io
mi sono ridotto così per te, Gwen-
le risposi senza pensare. Lei mi guardò con occhi sbarrati.
–Non
sai quello che dici.-
–Non
mi serve l’alcol per dirti quello
che provo.- le risposi giusto un attimo prima di stamparle un bacio
sulle sue
labbra pallide e sottili. Un bacio che si fece via via più
profondo anche
grazie al permesso che mi concesse di far entrare la mia lingua nella
sua
bocca.
–Perché
sei così bella, Gwen?- le
sussurrai quando ci staccammo per riprendere fiato. –E tu
perché sei così
stupido da ridurti così per me?-
-Non
sono stupido. Sono solo innamorato. E se essere innamorati vuol dire
essere
stupidi, allora voglio essere la persona più stupida di
questo pianeta.-
Sembrava
impossibile che io fossi
riuscito a formulare una frase così coerente considerato il
mio stato. Ma forse
non era stato l’alcol ad avermi spinto a dire quelle cose, o
in parte sì, ma il
mio cuore. Forse l’alcol mi aveva solo aiutato a non crearmi
troppi problemi su
come Gwen avesse potuto reagire alla mia dichiarazione.
Il
giorno dopo mi svegliai e realizzai
di trovarmi in un letto che non era mio.
–Ma
dove…?-
Prima
che potessi formulare una
qualunque risposta, il sorriso di una ragazza, a me molto ben nota, mi
portò ad
azzardare un pensiero non proprio pulito. –Buongiorno Trent.
Come ti senti?-
Chiusi
gli occhi e sospirai. –Che cos’è
successo ieri sera?- le domandai scandendo ogni singola parola con il
cuore in
gola. Lei si sedette accanto a me. –Ti ho trovato nel
quartiere di Clubland che
a malapena ti reggevi in piedi e ti ho portato qui.-
Passarono
istanti di silenzio.
–Dimmi
che non ti ho fatto qualcosa di
cui dovrei pentirmi.- sbottai improvvisamente io.
–Nulla
a parte baciarmi.-
Alzai
gli occhi sbigottito verso di lei.
–T-ti
ho…b-baciata?- ripetei incredulo.
–Sì
e anche appassionatamente oserei
dire…-
–Gwen
tu devi perdonarmi! Io…io l’ho
fatto senza pensarci, ero fuori di me e…-
–Trent-
mi fermò lei afferrandomi per le
spalle –Va tutto bene. Davvero.-
–Perdonami
Gwen… io non volevo. Cioè sì,
lo volevo, però… aaah!-
La
testa mi scoppiava. Premei entrambe
le mani sulle mie tempie come se in tal modo potessi fermare quel forte
pulsare
che mi stava rimbombando nella testa.
–Trent,
tu non hai fatto nulla contro la
mia volontà. Anzi, se devo esserti sincera ho risposto al
tuo bacio- mi
confessò Gwen come se qualcun altro potesse sentirci in
quella stanza sebbene
ci fossimo solo noi due.
Tolsi
le mani dalle tempie la osservai
incredulo.
–Non
so che cosa mi sia preso, so solo
che non riuscivo a fermare il turbine di emozioni che si era innescato
dentro
di me. Scusami-
–Sono
io che devo chiederti scusa. La
verità, Gwen, è che ho provato a dimenticarti ma
non ce l’ho fatta-
–E’
con l’alcool che hai provato a
dimenticarmi?-
–Con
e senza, ma il tuo nome, la tua
voce, la tua immagine continua a perseguitarmi. Non mi basta essere tuo
amico,
il tuo migliore amico: io voglio essere qualcosa di più per
te. Voglio essere
quello che eravamo prima. E’ da egoisti, lo so, ma in fondo
anche l’amore non è
altro che un sentimento egoistico. -
–Trent
quello che mi stai dicendo è…-
–Assurdo,
lo so-
–No.
E’ straordinario. Nessuno mi aveva
mai parlato così e nessuno mi aveva mai fatta sentire
così importante. Grazie
Trent.- -Non devi
ringraziarmi, è quello
che penso e che sento per te. Ma credo che per oggi io abbia detto
già troppe
sciocchezze. E’ stato bello rivederti, Gwen. Grazie di tutto
e addio.- Feci per
alzarmi ma lei mi trattenne per un braccio.
–No,
aspetta. Per favore, resta. Resta.-
Io restai a guardarla per interminabili secondi.
Una preghiera.
Una
supplica.
Un
disperato bisogno di amare e di
essere amati.
Si
avvicinò a me e mi baciò prima
teneramente e poi con molta più passione, esattamente come
avevo fatto io la
notte precedente. Solo che lei non era ubriaca: lei mi stava baciando consapevolmente e senza temere una mia
reazione. Risposi al suo bacio, poi la distesi sotto di me sul divano
letto.
–Resta
con me, Trent. Per sempre. Ho
bisogno di te.-
Le
accarezzai una guancia bianca e
ripresi a baciarla pensando che forse era il caso di fare una scorta di
champagne.
Non si sapeva mai.
*Angolo dell'autrice*:
Ed ecco che in onore di Capodanno l'ispirazione decide di farmi una visitina. E come rifiutare ? ^^
Avevo voglia di scrivere qualcosa in tema, visto e considerato che a Natale non ci è scappata nemmeno una piccola one-shot. Lo so che dovrei continuare la long "Dark side" ma cosa volete farci: oggi questo è stato il colpo di genio ( dai, concedetemi questa grazia: è anche la mia prima TxG, su! :3)! v.v
Bene, cos'altro aggiungere? Spero vi sia piaciuta e di ricevere tante vostre belle recensioni! ^^
Ciao ciao e alla prossima!
PiccolaEco