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Autore: The Master of rubbish    02/01/2012    3 recensioni
Questo che vado a raccontare è un mio sogno.
Uno di quei strani viaggi che la mia mente fa quando la notte mi abbandona e prende il volo per qualche ora. E' tutta quella strana e colorata e tetra immondizia che regna nel mio subconscio... spero sia di vostro gradimento .
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Piena fase R.E.M, o almeno credo. Prima il buio del mio sonno profondo e poi, improvvisamente, un bianco intenso, incandescente. E nel bianco una porta verde scuro, con le maniglie color oro. Un qualcosa rimbomba nella mia testa… una voce, una specie di richiamo lontano… una cazzo di voce che mi martella il cervello. Questa voce mi dice di aprire quella porta e io lo faccio, quasi istintivamente. Aperta la porta ai miei occhi si presenta un bel salotto, nella penombra. Da una finestra filtra la luce pallida del sole e sotto quei pallidi raggi della gente, seduta intorno ad un tavolino, prende il thè. Mi avvicino a quelle persone e queste mi salutano sorridendomi. Che cazzo c’era da sorridere? Non lo so ora e non lo sapevo neppure in quel sogno, eppure sorrisi anch’io…
In seguito, percorro tutto il salotto fino ad arrivare ad un’altra porta. L’apro e li, di fronte a me c’è un altro salotto e altra gente che sorseggia thè e sgranocchia dolcetti intorno a un tavolino. Anche questa gente mi saluta sorridendomi e io faccio lo stesso. Che sorrisi ebeti che hanno quelle persone!
Camminando trovo  un’altra porta, e poi un’altra stanza e altra gente che prende il thè e poi ancora, una porta, una stanza, gente che prende thè... e ancora e ancora un susseguirsi paranoico di salotti, thè, dolcetti… E quei sorrisi ebeti !
Infine, dopo questo infinito susseguirsi di salotti, raggiungo un’altra porta, l’ultima dannata porta. La squadro per bene prima di aprirla. È una porta semplice, di legno, con la maniglia di ferro smangiata dal tempo. Abbasso quella vecchia maniglia, entro : è una cameretta quella che mi si presenta. C’è uno scaffale colmo di libri, un letto a una piazza, una scrivana, un armadio… insomma, una semplice cameretta .
Dopo essere entrata chiudo a chiave la porta e mi siedo sul pavimento. Con le  dita incrociate rimango li, a guardarmi intorno. Ad un tratto… sento ancora quella voce, quella voce che mi diceva di aprire ogni porta che mi trovavo dinanzi. Però questa volta sembra più vicina, più nitida, più… reale. Non è più nella mia testa, è presente, è li vicino a me. Mi giro a destra e manca, guardo da per tutto, ma niente. Non c’è nessuno ! Quindi mi siedo nuovamente sul pavimento e attendo.
Casualmente, getto lo sguardo vicino alla scrivania – che si trova a pochi passi da me – e… indovinate un po’ che vedo? Un coniglio, si, un minuscolo coniglio bianco che si avvicina a me. E quella voce di prima era la sua ! Corpo di Bacco, un coniglio bianco un po’ troppo ristretto che parla !
Comunque, prendo in mano il piccolo animaletto e lo fisso per qualche istante. La bestiola mi dice qualcosa, mi dice di prendere quello che c’è sul letto… quindi mi alzo –tenendo sempre il coniglietto in mano- e mi dirigo verso il letto. Su di esso c’è un piccolo pacchetto e un bigliettino ingiallito, tenuti insieme da un pezzo di spago. Afferro quasi con avidità i due oggetti e li metto in tasca.
“Andiamo ora” mi incita il coniglio ma qualcuno ora bussa alla porta, bussa con violenza, quasi intento a sfondarla. Corro verso la porta e comincio a far pressione su di essa in modo da non far entrare chi c’è dietro. Ma è inutile. Dopo un po’ la porta viene sfondata. Io mi ritraggo e infilo velocemente il coniglietto nella tasca della giacca. La porta è aperta e li ci sono della persone. All’inizio non riesco a mettere a fuoco la situazione ma infine scorgo un viso nel buio. Ed ora viene il bello… indovinate un po’ chi diamine è ? È Roger Waters! Si proprio lui, il bassista dei Pink Floyd ! Dietro di lui c’è altra gente, che però non riconosco. Roger sembra arrabbiato con me.  Mi dice di venire con loro e io, senza far storie, li seguo. Mi conducono in una casa - per di più a me molto familiare- ma della strada percorsa per arrivarci non ricordo assolutamente niente.
Roger e quella gente percorrono il lungo corridoio di quella casa e vanno in una sala da pranzo, mentre io mi dirigo in una piccola stanza, infine mi siedo sul un letto. Mi assicuro che nessuno mi veda, quindi tiro fuori dalla tasca il coniglio e lo lascio sul letto. Prendo anche il pacchetto e il biglietto. Li  giro e li rigiro fra le mani per qualche minuto poi li rinfilo nuovamente in tasca.
“Scappa” di dice di nuovo il coniglio “Scappa!”. A questo punto prendo di nuovo l’animaletto parlante e come un’ombra esco da quella casa, senza che nessuno se ne accorga. Corro, corro… poi tutto si fa più buio, tutto perde consistenza e colore e infine… puf ! Mi sveglio, con la solita bavetta ai lati della bocca e con il pigiama impregnato di sudore ! Nell’oscurità della mia stanza rimango a riflettere su quello  strano sogno e sul fatto che potrei esserci ancora dentro… ma no, non posso esserci ancora dentro. Ne sono sicura perché nei sogni non sudo mai.
  
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