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Autore: Danseuse    02/01/2012    2 recensioni
Salve a tutti!
Ebbene sì, sono una "matricola" alle prime armi, nonostante bazzichi da queste parti da un po'. Diciamo che solo ora, che è notte fonda, ho trovato il coraggio di iscrivermi.
Non sono una cima nella scrittura (tutt'altro!) ma, nel pubblicare un mio orrore, mi sono sentita in dovere di incentrarlo su di un personaggio a me molto caro.
E' una piccola shot su Belgio. Penso che, nonostante il suo carattere frizzante ed i suoi modi di fare un po' virili, capiti anche a lei di cedere e lasciarsi sopraffare dall'insicurezza.
Beh, that's all.
Buona lettura e, vi prego, siate buooooni~
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Belgio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« Era solo un sorriso, niente di più. Una piccola cosa.
Una fogliolina in un bosco che trema al battito d’ali di un uccello spaventato.» 
Il Cacciatore di Aquiloni


 

Avevo solo bisogno di allontanarmi, da nessuno in particolare.
Dal mondo, per intero.
Tutto questo tempo per giungere ad una sola conclusione: un banale sorriso non è sufficiente, in questa vita, per dare conforto ed allietare il dolore, di qualsiasi natura esso sia.
Invece io, inguaribile ottimista, continuavo ad insistere, ad imporre la mia imperdibile voglia di credere, sperare che, prima o poi, tutto si sarebbe sistemato.
Che stupida.

«Sorridi; tutto andrà per il verso giusto. E' solo un periodaccio.»

Continuavo imperterrita a ripetere, più a me stessa che agli altri, come una litania.
E potevo apparire fastidiosa, inopportuna, saccente, ma io davvero ci credevo, a quelle mie stesse parole.
Poi, ho smesso di farlo.
Niente sembrava andare per il verso giusto.
Lenta ed inesorabile, avvertivo l'angoscia insediarsi dentro di me, baciare ogni fibra del mio corpo, ogni singola cellula, soffermandosi lì, pesante, a sinistra del petto.
Faceva male, quel nido di spine annodato stretto attorno al cuore.

«Dovresti smetterla di essere così superficiale. Quando ti deciderai a crescere?»

Se non volessi farlo?
Se volessi rimanere così, infantile e superficiale per sempre?
Sollevai lo sguardo, gonfio di amarezza, sulla superficie liscia e perfetta di uno specchio. La mia immagine riflessa, quello che vidi, mi  fece paura.
Più di quanto credessi.
Calde scie bagnate, traditrici, scapparono al mio controllo e senza che neanche me ne accorgessi avevano già intrapreso il loro cammino, come guidate da una forza invisibile, lungo le mie gote.
Mi scappava quasi da ridere, e mi sentii ancora più stupida.
Qualcuno aveva già scelto per me.
Eppure io continuavo a fingere, pretendevo ancora di recitare la mia piccola parte da comparsa nel copione affidatomi.
Allora, rinunciai. Mi arresi all'evidenza dei fatti.
Se avessi continuato ad indossare quella maschera di fiducia o meno, non sarebbe cambiato niente, né per me né per il mondo.
Ero fatta così. Fatta male, in modo pessimo, ma così.
Tanto valeva farci presto l'abitudine.
Tanto valeva sorridere ancora un po'...

«Ehi, Belgio, me lo fai un sorriso?» 

  
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