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Autore: Ilaryf90    02/01/2012    0 recensioni
Che cosa sarebbe successo se Kurt e Sebastian si fossero trasferiti alla Dalton nello stesso periodo?
"Tutto sarebbe cambiato da quella mattina in poi e Kurt non era pronto per affrontare uno stravolgimento della sua routine quotidiana. D’altra parte quella era stata la scelta migliore: Burt e Carole avevano deciso di utilizzare i soldi della loro luna di miele per pagare l’ingente tassa della Dalton e rendere la vita di Kurt più tranquilla, senza la costante paura di essere aggredito da ragazzi che pensavano di avere il diritto di spingere altri studenti contro gli armadietti solo perché si ritenevano superiori."
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The first day, again

 

 

 

 

 

Era una mattinata come le altre in casa Hummel-Hudson.

Burt e Carole erano sposati da una settimana e per Kurt e Finn la convivenza non era poi così traumatica come pensavano.

Era sufficiente che ognuno rispettasse le stranezze e le ossessioni dell’altro e tutto sarebbe andato per il meglio: Kurt doveva solo far finta di niente quando passava di fronte al televisore e notava con disgusto il fratellastro ingurgitare hamburger e patatine cospargendo il pavimento di briciole che poi avrebbe dovuto pulire lui stesso. D’altro canto, Finn non avrebbe criticato lo strano modo di vestire di Kurt, definito “alla moda” dal diretto interessato, e avrebbe ignorato le numerose confezioni di crema idratante che affollavano il loro bagno e lo costringevano a dover aspettare che il fratellastro finisse la sua sessione serale di pulizia del viso prima di poter sperare di entrare.

A queste condizioni, tutto sembrava andare a meraviglia.

Proprio quella mattina Kurt non avrebbe neanche sprecato le sue forze per litigare con Finn visto che aveva qualcosa di molto più importante di cui occuparsi, come continuare a fissare con insistenza la divisa della Dalton appesa nel suo armadio e stirata con molta cura da Carole la sera precedente.

Dopo un quarto d’ora buono che era in quella stessa posizione Finn si affacciò alla porta della sua stanza e lo fissò confuso vedendo che indossava ancora il pigiama e le pantofole e sembrava come ipnotizzato da una forza oscura.

“ Kurt, ha detto Burt che dovresti scendere per la colazione o farete tardi a scuola” disse Finn per andare poi di corsa a lavarsi i denti, altrimenti il professor Schuester lo avrebbe ripreso per essere di nuovo arrivato tardi al corso di spagnolo.

Quella mattina Kurt non sarebbe andato al McKinley con i suoi compagni di sempre, non avrebbe percorso quei corridoi di cui conservava dei bellissimi ricordi ma anche bruttissimi incubi che, purtroppo, erano stati reali.

Tutto sarebbe cambiato da quella mattina in poi e Kurt non era pronto per affrontare uno stravolgimento della sua routine quotidiana. D’altra parte quella era stata la scelta migliore: Burt e Carole avevano deciso di utilizzare i soldi della loro luna di miele per pagare l’ingente tassa della Dalton e rendere la vita di Kurt più tranquilla, senza la costante paura di essere aggredito da ragazzi che pensavano di avere il diritto di spingere altri studenti contro gli armadietti solo perché si ritenevano superiori.

Non appena Kurt riuscì a convincersi che quella era la soluzione giusta per lui si vestì velocemente e corse giù per le scale fino in cucina, dove Carole stava servendo uova e bacon a suo marito. Quando vide Kurt entrare nella stanza con un’espressione incerta lo accolse con un enorme sorriso per tentare di tranquillizzarlo.

“Mettiti pure comodo, tesoro” gli disse riempiendo anche il suo piatto. Burt, intanto, cominciò a mangiare le sue uova rivolgendogli un tenero sorriso: non era mai stato bravissimo con le parole ed in quel momento non riuscì a trovare la frase giusta da dire.

Kurt si sedette e cominciò a giocherellare con la forchetta, fissando il piatto, senza essere davvero interessato a ciò che stava facendo. Burt e Carole si scambiarono uno sguardo preoccupato, ma fu Carole la prima ad intervenire.

“Kurt, caro, dovresti mangiare qualcosa o non avrai le forze necessarie per affrontare tutte le ore di lezione”.

Kurt alzò lentamente lo sguardo e disse:”Non ho fame. Mi si è chiuso lo stomaco e non so proprio per quale motivo”.  Pronunciò l’ultima frase con un tono leggermente ironico e con un amaro sorriso: in realtà, conosceva benissimo la causa del suo nervosismo ma, per carattere, tendeva spesso a fare dell’ironia senza riuscire a trattenersi.

“Vorrà dire che ti incarto un panino, così se avrai fame potrai mangiarlo più tardi” disse Carole, prima di incontrare lo sguardo del marito con evidente preoccupazione.

“Figliolo, è ora di andare. Prendi tutte le tue cose e aspettami in macchina” disse Burt al figlio, dandogli una leggera pacca sulla spalla per convincerlo ad alzarsi dalla sedia.

Kurt prese la sua borsa e si diresse verso l’uscita salutando Carole con un cenno del capo ed un sommesso: “Ciao”.

Lungo l’intero tragitto in macchina calò il silenzio totale e Kurt accese la radio per distrarsi un po’ con la musica, prima di affrontare quella nuova avventura che lo rassicurava e spaventava allo stesso momento.

Ad un tratto la Dalton cominciò ad intravedersi da lontano e, non appena arrivarono di fronte al maestoso edificio che non assomigliava neanche lontanamente al McKinley, Burt accostò da un lato della strada e spense la radio, intenzionato a dire qualcosa a suo figlio.

“Kurt, tu sai perché io e Carole abbiamo preso questa decisione, vero?” disse Burt, scegliendo con cura ogni parola. “Abbiamo pensato che questa fosse la cosa giusta da fare, per il tuo bene e la tua serenità”.

“Lo so, papà” rispose Kurt, alzando lo sguardo triste verso il padre, sforzandosi di dimostrarsi un po’ più felice per lui. “Non posso nemmeno pensare come avrei fatto a trascorrere altri giorni infernali come gli ultimi che ho passato al McKinley. E non smetterò mai di ringraziarvi per tutti i sacrifici che state facendo per me”.

“Spero proprio che le cose in questa scuola vadano diversamente” continuò Kurt gettando uno sguardo alla Dalton e agli studenti che chiacchieravano allegramente di fronte all’entrata.

“Lo spero tanto anch’io” disse Burt, con gli occhi leggermente lucidi posando una mano sulla spalla del figlio che l’afferrò saldamente e rivolse al padre un sorriso pieno di affetto.

“Ti voglio bene, papà” disse improvvisamente Kurt, abbracciando Burt che si trovò impreparato ma accolse con gioia quel gesto d’affetto del figlio nei suoi confronti.

“Ti voglio bene anch’io, figliolo. E non immagini quanto”. I due rimasero così per qualche istante, quando Burt sciolse l’abbraccio e disse, asciugandosi velocemente gli occhi:”Dovresti sbrigarti ad entrare. Non vorrai fare tardi il primo giorno?”.

Dopodiché Kurt lasciò un dolce bacio sulla guancia del padre, di nuovo colto alla sprovvista, prese la sua borsa ed uscì dalla macchina. Rimase per un po’ a fissare la Dalton, quella che sarebbe diventata la sua nuova casa, dove si sarebbe fatto dei nuovi amici. Alla fine prese un lungo respiro e si decise ad entrare.

In realtà non era la prima volta che Kurt si aggirava per i corridoi di quella scuola. Poco tempo prima era stato inviato come spia dai suoi compagni delle “Nuove Direzioni” per controllare i loro avversari alle Provinciali, gli “Usignoli”, ed aveva assistito ad una loro performance che lo aveva lasciato senza parole. Inoltre, sempre in quell’occasione, aveva conosciuto alcuni di loro ed era rimasto colpito da un ragazzo in particolare, Blaine Anderson, con cui aveva condiviso il racconto della sua brutta esperienza con i bulli al McKinley. Per una volta si era sentito compreso da qualcuno pronto soltanto ad ascoltarlo senza giudicarlo e, proprio per questo, aveva cominciato ad uscire con lui scoprendo di avere molte passioni in comune.

Uno dei motivi che lo rendevano felice per il trasferimento alla Dalton era proprio la presenza di Blaine che lo aveva aiutato tantissimo nell’ultimo periodo.

Nel momento in cui Kurt si accingeva a raggiungere le scale sentì il proprio cellulare vibrare nella borsa. Quando lo prese vide che aveva ricevuto un messaggio da Blaine.

 

“Pronto per il tuo primo giorno alla Dalton? Io sono già in classe, ho lezione di storia. Mi raccomando, ti aspetto all’incontro degli Usignoli alle due. Ci conto!”.

 

Kurt si lasciò sfuggire un lieve sorriso, poi il suono della campanella che annunciava l’inizio delle lezioni lo fece tornare alla realtà e, riposto il cellulare in tasca, si affrettò verso la classe di francese, la sua prima lezione quella mattina.

 

*

 

Kurt non era abituato a frequentare delle lezioni così pesanti ed impegnative.

Di solito, al McKinley, in classe gli studenti non facevano altro che passarsi bigliettini, parlare – a voce alta – tra di loro e tirare gessetti ai professori; le ragazze si mettevano lo smalto e si truccavano tranquillamente e i ragazzi parlavano tra di loro vantandosi delle loro ultime conquiste.

Kurt, in effetti, si era stupito di quanto i suoi nuovi compagni alla Dalton fossero disciplinati ed attenti: le lezioni che aveva seguito non erano mai state interrotte da atti vandalici o sonori sbadigli anzi, tutti sembravano prestare moltissima attenzione alle parole dei professori. Forse perché, come aveva sentito dire in giro, gli esami erano molto difficili quindi non era molto conveniente perdere tempo in classe.

Dopo due ore molto intense di francese e una di geografia Kurt aveva già il mal di testa e non aveva neanche la forza di camminare. Per fortuna c’era una pausa prima della lezione di storia dell’arte, che lui adorava ma che in quel momento stava perdendo il suo fascino, visto che il ragazzo era piuttosto provato da quel primo giorno.

Si ricordò del panino che gli aveva preparato Carole e pensò che fosse il caso di mangiare qualcosa prima di svenire di fronte a tutti, considerato che non aveva neanche fatto colazione.

Allora andò alla ricerca di un posto dove potersi sedere per riprendere le forze e si affacciò alla porta aperta della prima stanza che si trovò di fronte. Era una piccola sala con pochi tavolini e delle sedie intorno: alle pareti erano appesi numerosi quadri e premi che appartenevano agli studenti più meritevoli della Dalton, un’enorme finestra si affacciava sul vasto giardino della scuola e la luce soffusa delle lampade poggiate sui tavoli rendeva l’ambiente piuttosto intimo.

Kurt fu attratto dall’atmosfera accogliente di quella piccola stanza e si avviò verso uno dei tavolini liberi, proprio accanto ad un tavolo dove sedeva un ragazzo, intento a ricopiare con attenzione gli appunti in bella copia, che appena lo vide avvicinarsi lo guardò e mostrò un ghigno sul volto.

Kurt decise di ignorarlo perché forse era stata solo una sua impressione, si sedette, prese il suo amato panino e cominciò a mangiare come se fosse la prima volta dopo interi mesi di digiuno. Mentre Kurt si gustava la sua merenda l’altro ragazzo che era nella stanza si avvicinò, cercando il suo sguardo, per poi rivolgergli inaspettatamente la parola.

Era piuttosto alto, con i capelli castani sistemati accuratamente con il gel ed un sorrisetto di sfida.

“Ciao” gli disse, e Kurt, sorpreso, gli rispose con un incerto: “Ciao”.

“Mi hanno detto che anche tu sei nuovo qui alla Dalton. Ho saputo della tua triste storia… mi dispiace, davvero” disse quel ragazzo e Kurt, che non sapeva come potesse essere venuto a conoscenza delle sue vicende personali, non seppe come interpretare quel sorriso che aveva stampato in faccia che, in realtà, appariva esageratamente forzato per essere veramente triste. Anche perché non si conoscevano per niente. Di solito, prima di invadere la vita privata degli altri ci si presenta, almeno.

“Comunque mi chiamo Sebastian” – appunto – “E tu devi essere Kurt”.

Kurt continuava a chiedersi come potesse aver acquisito tutte quelle informazioni su di lui se era arrivato da appena mezza giornata e non ebbe neanche il tempo di ribattere che Sebastian aggiunse:”Ti ho visto prima a lezione di francese. Il tuo intervento è stato molto bello anche se un tantino lungo. Non ho potuto trattenere uno sbadiglio”.

A quel punto Kurt non seppe proprio cosa dire di fronte a quelle affermazioni. Chi era mai questo Sebastian che si permetteva di criticare le sue doti nella lingua francese?

Decise quindi di fare finta di niente e continuare la conversazione ignorando gli ultimi interventi del ragazzo.

“Sei nuovo anche tu, immagino?” disse Kurt con tono falsamente interessato.

“Sì, sono arrivato ieri, anche se i professori già mi considerano uno studente modello. Come contraddirli?”.

Kurt, che era sempre più sconvolto, non aveva più voglia di perdere tempo con quel Sebastian.

“Scusami, ma devo andare o arriverò in ritardo alla prossima lezione” disse Kurt, prima di raccogliere tutte le sue cose e dirigersi verso il corridoio principale, ora affollatissimo, quando le parole di Sebastian lo costrinsero a fermarsi di colpo.

“Sai, Kurt. Spero proprio che nessuno qui ti metta i bastoni tra le ruote”. Il tono che aveva usato non era per niente confortante, anzi, Kurt ebbe un cattivo presentimento.

“In bocca al lupo” aggiunse infine Sebastian con un sussurro, avvicinandosi e superandolo per poi confondersi tra la folla.

Kurt sentì improvvisamente la rabbia invadere ogni centimetro del suo corpo.

Quel ragazzo non solo era presuntuoso e arrogante, ma anche maleducato ed invadente. A Kurt era bastato quell’incontro per capire che tipo fosse quel Sebastian.

D’altronde, sarebbe stato sufficiente non avvicinarsi a lui a lezione ed evitarlo nelle altre occasioni.  C’erano un sacco di ragazzi simpatici alla Dalton e Kurt avrebbe fatto in modo di non incrociare più il suo sguardo. Per fortuna, poi, che aveva gli incontri con gli Usignoli per stare tranquillo.

Almeno lì non avrebbe dovuto preoccuparsi di quel maledetto Sebastian.

Con tutti questi pensieri in testa si avviò anche lui verso il corridoio in direzione dell’aula della lezione successiva, intenzionato a non sprecare energie fisiche e mentali nei confronti di quel ragazzo che lo aveva tanto irritato.

Quando arrivò nei pressi dell’aula che cercava vide un ragazzo - un bellissimo ragazzo – moro, dal sorriso magnetico che chiacchierava animatamente con i suoi amici e stava per entrare in un’altra classe. Kurt rimase per un po’ a fissarlo con un sorriso sghembo quando capì che doveva muoversi se voleva riuscire a parlare con lui. Così, tentando in tutti i modi di non apparire troppo emozionato per quel fortuito incontro, si avvicinò velocemente al suo amico Blaine, arrivando alle sue spalle, quando notò che uno dei ragazzi con cui stava parlando era Sebastian. Naturalmente non se ne era accorto prima perché era troppo preso da Blaine per poter capire precisamente chi fossero gli altri. Di colpo il suo sorriso svanì e Kurt rimase pietrificato, quando Sebastian si accorse della sua presenza e lo salutò con finto entusiasmo.

“Kurt!” disse il ragazzo, con un ampio sorriso. “Chi si rivede!”.

Subito Blaine si voltò verso Kurt, che si stava trattenendo per evitare di rispondergli male, e lo abbracciò, felice di rivedere il suo amico.

“Kurt, non pensavo di vederti prima di oggi pomeriggio” disse Blaine, sciogliendo l’abbraccio, per poi assumere un’espressione perplessa ed aggiungere: “Un momento. Ma voi vi conoscete?”.

“Ci siamo incontrati durante la pausa ed abbiamo subito fatto amicizia” disse Sebastian sfoggiando uno dei suoi migliori finti sorrisi. “Kurt è davvero un ragazzo eccezionale”.

Mentre Blaine annuiva confermando l’ultima affermazione di Sebastian, Kurt lo fulminò con lo sguardo, pensando a quanto quel ragazzo fosse falso ed ipocrita.

 “Come sta andando il primo giorno?” domandò il leader degli Usignoli, mostrando un sorriso che incantò letteralmente il povero Kurt che, intanto, si stava impegnando per mantenere un atteggiamento adeguato e non farsi prendere troppo dalla dolcezza dell’amico.

“Alla grande! In effetti sono stato piuttosto impegnato questa mattina, tra lezioni ed incontri più o meno piacevoli” rispose Kurt, spostando il proprio sguardo verso Sebastian che ricambiò con il suo solito sorriso.

“Scusa, Kurt, ma devo assolutamente entrare in classe per discutere con Jeff del nostro progetto di scienze prima che arrivi il professore” disse Blaine, dispiaciuto. “Ci vediamo più tardi. Non mancare!”. Le ultime parole furono accompagnate da un occhiolino in direzione di Kurt che lo fece sciogliere.

“Sebastian?” disse Kurt, fermando il ragazzo che stava seguendo Blaine in classe. “Dovrei chiederti una cosa sulla lezione di francese di oggi. Potresti aspettare un attimo?”.

Sebastian si fermò di colpo, dicendo:”Certamente”.

Non appena Blaine sparì dietro la porta Kurt mutò espressione: tutta la dolcezza di un attimo prima era svanita per lasciare posto ad una, giustificata, rabbia. Quel ragazzo, in due minuti di conversazione, lo aveva preso in giro ed era arrivato quasi a spaventarlo, senza un motivo preciso. O almeno Kurt non ne era a conoscenza.

“Cosa vuoi? Avrei una lezione che sta per cominciare, non posso perdere tempo!” disse Sebastian, con tono scontroso, cambiando completamente atteggiamento.

“Dimmi solo perché. Dammi un valido motivo che giustifichi il tuo comportamento nei miei confronti e me ne farò una ragione” disse Kurt tutto d’un fiato, esprimendo a parole tutto ciò che gli frullava in testa in quel momento.

“Con te mi comporto esattamente come con tutti gli altri. Cosa ti fa pensare di essere così speciale da spingermi a trattarti in modo differente?” disse Sebastian con tono schietto.

“Beh, da quanto ho potuto vedere non mi sembra che con Blaine tu assuma quest’aria da ‘io sono tutto e tu non sei niente’ “ disse Kurt incrociando le braccia e cominciando ad arrabbiarsi sul serio.

“Non capisco che cosa ho fatto per aver scatenato questa tua rabbia contro di me” aggiunse Kurt sconcertato. “Ci siamo visti per la prima volta soltanto due ore fa”.

“Ti dico solo una cosa, mio caro Kurt” disse Sebastian in un sussurro, avvicinandosi. “La battaglia è aperta. Mi dispiace, però, comunicarti che sarai tu a perdere. Non ho dubbi a riguardo”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autore

 

 

Preparatevi a delle note leggermente lunghe, che sono d’obbligo per questo primo capitolo!

 

Chi mi segue o ha semplicemente letto qualcosa di mio in questi mesi sa che ho sempre scritto one shot. Infatti, questo è il mio primo tentativo di long che si concentra su Kurt, Blaine e Sebastian.

Ho pensato a come sarebbero andate le cose se Sebastian fosse entrato alla Dalton un giorno prima di Kurt, condividendo con lui le avventure degli Usignoli, che adoro. Volevo un po’ immaginarmi cosa sarebbe successo, vista la gelosia di Kurt e l’atteggiamento di superiorità e da snob di Sebastian. Poi, però, ammetto di essermi un po’ distratta guardando le foto di Grant Gustin (per chi non lo sapesse, è l’attore che interpreta Sebastian) che è troppo dolce e tenero, quindi mi sono dovuta concentrare per immaginarmelo più cattivo!

Comunque ho deciso di pubblicare ora il primo capitolo anche se, in verità, non ho ancora finito di scrivere la storia. Il finale c’è, qualche capitolo anche. Però non resistevo e ho pubblicato per vedere se l’idea potesse interessare o meno, per avere lo stimolo a portarla avanti. Quindi, se vi va, fatemi sapere se è decente o proprio da buttare!

Ho un assoluto bisogno di consigli!

A proposito di consigli, devo assolutamente ringraziare due persone in particolare che mi stanno aiutando tantissimo e sono Medea00 e SeleneLightwood che, la prima tramite il web e l’altra in carne ed ossa, mi supportano (e sopportano) in questi giorni!

Non so quando pubblicherò il secondo capitolo, già pronto ma da rivedere, in quanto mi serve ancora qualche giorno per rivedere tutta la trama e definirla. Poi ci sono gli impegni quotidiani che mi impediscono di scrivere durante il giorno, quindi potrò combinare qualcosa solo in tarda serata.

 

Ringrazio chi ha letto il capitolo e tutte le note!

Alla prossima,

 

Ilaryf90

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

   
 
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