Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |       
Autore: CathLan    02/01/2012    7 recensioni
Harry Styles è un giocatore di calcio popolare e Zayn Malik è un pittore dall'aspetto fascinoso. Per qualche strano volere del destino, nonché grazie all'aiuto dei loro migliori amici Niall e Louis si ritroveranno a dover fare i conti con la nascita di qualcosa, qualcosa che va al di là della semplice amicizia. Ma purtroppo niente va mai liscio come l'olio; Zayn ha un segreto, Liam, il suo ragazzo, da cui è stato separato un brutto giorno, a causa di un incidente.
Dal terzo capitolo: -Le labbra si distesero e immaginai che le fossette stessero già nascendo sulle mie guance. “Non ti faccio effetto?”
Raccolsi la sua attenzione, proprio come volevo. Le ciglia lunghe si posarono un paio di volte, velocemente, sulle iridi scure. “Siamo due uomini”, sentenziò serio. “Non sei il primo che vedo nudo.”
La mia bocca tornò ad essere una linea dritta. Strinsi un pugno e sospirai. [..]-
{Raiting rosso, inserito successivamente, vi avviso: ci sono scene hot 8D}
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Scommetti che ti amo?

 


 

Buonsalve a tutti quanti! Allora, comincio col dire che questa è la mia prima long sui One direction e proprio per questo sono un po' agitata. Sono una ragazza con davvero una quantità misera di autostima e sono sicura che se non dovesse piacere la fan fiction finirei in un angolino di casa a deprimermi e a fare cerchiolini per terra con un dito. Detto questo, io spero vivamente che la storia d'amore un po' travagliata di Zayn Malik e Harry Styles possa attirare tanti occhi e piacere molto, emozionando e facendo battere forte il vostro cuore. Un bacio, a presto.


Buona lettura.





                                                                            

 

 

Secondo me con lui non ce la fai”, mi sfidò il mio migliore amico. Seguii il suo indice affusolato e mi ritrovai a fissare due ragazzi seduti ad un tavolo circolare, proprio come il nostro, solo appena più piccolo.
Cercai di ricordarmi dove li avessi visti prima e quindi di pensare a quale dei due potesse riferirsi Louis, ma la realtà era che quella era la prima volta che entravano nel mio campo visivo.
“Il moro?” Domandai mordendomi l'interno della guancia lievemente preoccupato.
Annuì e azzannò un altro pezzo della sua brioche alla crema. “Sì, lui.”
Mi concentrai sul ragazzo dai capelli scuri sistemati verso l'alto e socchiusi le palpebre, mettendolo a fuoco. Il viso era piuttosto squadrato, la mandibola ben marcata. Gli occhi scuri, color cioccolato -no, forse più chiari- erano incorniciati da un paio di sopracciglia lineari, piuttosto spesse, che lo facevano apparire un po' corrucciato. Il naso era dritto, né troppo piccolo, né troppo grande e le labbra un po' sporgenti, sembravano morbide. La pelle era ambrata, in netto contrasto con quella dell'altro, che invece era di un rosa assurdamente chiaro. Entrambi stranieri, pensai.
Ad un tratto il biondino dagli occhi blu aprì e chiuse le labbra in fretta, facendo facce strane e gesticolando. Quando alla fine tornò serio, ed io rivolsi nuovamente l'attenzione sul moro mi ritrovai a boccheggiare. Le sue labbra erano distese in un largo e caldo sorriso, mentre i suoi occhi erano posati sulla mia figura.

Harry, se la smetti di fissarli fai a meno di sembrare un maniaco”, il mio amico mi riprese, trattenendosi da ridere.
Sbuffai e tornai a punzecchiare la mia macedonia. “Perché proprio lui?”

Non hai appena detto che potresti farti tutta la scuola senza alcun problema?” Ingoiò l'ultimo boccone.
Alzai un sopracciglio. “E con questo? Dai, era solo una cagata.”

Lui è gay, Hazza.” Si fece scappare un breve risolino. “Prova a farti lui.”
Mi sembrava strano il suo atteggiamento, se il moretto era gay sul serio allora sarebbe dovuto anche essere più facile per me. “Mi nascondi qualcosa comunque”, mormorai.
Mi lanciò uno sguardo accigliato, da finto tonto. “Se ce la fai, allora avrai per sempre tutta la mia stima e ti regalo pure la tuta bianca che brami da un anno e mezzo.”
Sospirai e indietreggiai con la sedia, che stridette sul pavimento. “Ora che il biondo se n'è andato vado da lui”, con un segno della testa indicai il ragazzo che avevamo scelto sarebbe diventato il centro della scommessa.
Feci per alzarmi, ma Lou mi prese per un polso, fermandomi a mezz'aria. Il mio peso gravò sulle ginocchia ancora piegate. “Io userei un altro metodo, non sarà così semplice.” Sapeva molto di più di quanto non mi avesse voluto dire, quello stronzo. “Segue le tue stesse lezioni di storia”, mi suggerì.
Tornai con lo sguardo a quel tavolo, ma il ragazzo era già scomparso. Non mi ero mai accorto di lui, anche se frequentavamo regolarmente delle lezioni assieme, strano.
Annuii facendo ondeggiare i ricci su e giù, per poi afferrare lo zaino che stava a terra. “Ciao, non saltare matematica”, lo ammonì e lui sorrise, prendendo tra le mani i resti della mia merenda.
A passo svelto uscii dalla sala e corsi per i corridoi, per non arrivare tardi alle lezioni. Arrivato davanti alla porta dell'aula di storia mi fermai di colpo, poggiando i palmi sulle ginocchia, per prendere fiato. Il ginocchio mi doleva. Inspira ed espira, mi dissi.

"Permesso." Una voce piuttosto bassa, ma gentile mi riscosse da quella mia posizione particolare. Di fianco a me, da quel che potevo vedere dalle scarpe da ginnastica bianche e rosse, c'era un ragazzo. Mi raddrizzai di colpo, chiedendo scusa.
Quando i miei occhi incontrarono i suoi mi sentii trasalire. Era il ragazzo moro della mensa. Lui mi guardò con un'espressione strana, con le sopracciglia piegate a formare una V.
Si sistemò meglio la cinghia della tracolla sulla spalla. “Stai bene?”

"Sì, ho solo corso per arrivare in tempo", gli spiegai posando una mano sul mio petto che si abbassava e si alzava ancora molto rapidamente.
Lui annuii e entrò in aula, lasciandomi come un deficiente fuori. Scrollai il capo e lo seguii con lo sguardo per poter scoprire dove cavolo per sei mesi si fosse nascosto. Quarto banco a partire da sinistra, ultima fila.
Ora capivo, la professoressa mi aveva spostato in seconda fila all'inizio della scuola, per tenermi d'occhio -sue testuali parole-, per questo non lo avevo mai notato. Sbuffai e andai al mio solito posto, poggiando i libri sulla superficie liscia del banco bianco.

"Harry", mi chiamò una ragazza bionda seduta due posti dopo il mio. “La prof ha cambiato la disposizione dei posti, sei all'ultima fila ora.”
Sgranai gli occhi e mi voltai all'indietro. L'unico banco libero era quello accanto al ragazzo scuro, che tranquillo se ne stava con le cuffie nelle orecchie a scrivere qualcosa su un blocchetto.
Sospirai e mi alzai, andando ad accomodarmi nel mio nuovo posticino.
Era assurdo che per tutti quei mesi io non ci avessi mai fatto caso e ora, proprio ora che era nata quella scommessa, mi ritrovavo non solo ad incontrarlo per caso, ma anche ad avercelo come compagno di banco.
Quando mi sedetti la sedia graffiò contro al pavimento e i suoi occhi nocciola -non cioccolato-, saettarono su di me. Cercai di sorridere, ma mi uscii una smorfia sbieca. “Ciao”, dissi.
Un sopracciglio folto si alzò. “Ciao.”

Sono Harry Styles.” Bofonchiai, sperando di non sembrare completamente andato.
Una sua mano andò a levare la cuffietta dall'orecchio per poi lasciarla scivolare su una spalla. “Zayn Malik.”
Siccome mi sentivo un emerito deficiente annuii soltanto, portando poi la concentrazione sulla vecchia talpa che entrò accompagnata dal fastidioso ticchettio dei tacchi sulle piastrelle. “Buon giorno ragazzi!” Attraverso la vecchia montatura mi fissò infastidita, come a volermi fulminare.
Mi portai una mano tra i ricci, spettinandoli un po'. Quella donna ce l'aveva con me dal mio primo giorno di scuola, non aveva fatto altro che darmi del pigrone chiacchierone e quell'anno, il terzo, non era accaduto nulla di diverso.
Con la coda dell'occhio cercai la figura di Zayn e mi resi conto che lui stava facendo lo stesso. Decisi di non preoccuparmene e di vagare imperterrito sulla sua figura. Notai in quel momento i due orecchini neri e il tatuaggio sul braccio abbandonato sul banco. Indossava una felpa rossa e dei jeans neri, entrambi abbastanza larghi da non mostrare alcun segno della muscolatura. Sorrisi e tornai a studiare il mio quaderno. Come avevo potuto non notarlo?
Poggiai la fronte sul banco, chiudendo gli occhi. Dopo alcuni secondi qualcosa mi colpì il capo. Alzai la testa di scatto, spaventato, tastando il punto in cui avevo sentito qualcosa e mi guardai attorno. Zayn mi osservava con un'espressione strana in volto. Inarcai un sopracciglio e lui indicò con lo sguardo i miei piedi. Non appena mi ritrovai ad ammirare le mie nike nuove bianche mi resi conto che per terra c'era un foglietto tutto incartocciato. Feci rotolare una matita a terra e mi chinai afferrando quella e il biglietto.
Aspettai che la professoressa si mettesse a scrivere un nuovo schema di appunti alla lavagna e lo aprii. Era bianco, non c'era scritto niente.
Tornai con il viso rivolto a Zayn e aprii la bocca, senza però fare uscire alcun suono, dopodiché la richiusi. I suoi occhi e le sue labbra si spalancarono, e una grossa risata ne fuoriuscì facendo voltare tutti verso di noi. Quella racchia della professoressa non aspettava altro da ben quattro anni e non appena si rese conto che la risata di Malik era rivolta a me gridò a entrambi di uscire dall'aula.
Sempre confuso mi diressi fuori in corridoio, seguito a ruota da Zayn che non aveva ancora finito di dare sfogo alla sua ilarità.
Mi fermai agli armadietti, poggiandomi al mio con la schiena. Sentivo il lucchetto spingere contro il fianco destro, ma non mi andava di spostarmi. Mi ricordai improvvisamente che per la fretta non avevo nemmeno preso lo zaino, ma che l'avevo lasciato ai piedi del banco.
“Mi dispiace”, prese un respiro e si appostò dinanzi a me, lasciandosi andare contro al muro. “Non volevo farci cacciare.”
Io feci spallucce e alzai il volto verso l'alto, affondando le mani nelle tasche della tuta. “Dimmi almeno cosa ti ha divertito tanto.”

Il fatto che tu abbia pensato io avessi scritto qualcosa su quel biglietto, quando in realtà l'avevo usato soltanto per svegliarti”, si grattò il petto, al di sopra della maglietta bianca. “La prof ti guardava male da circa dieci minuti, pensavo che di lì a poco ti avrebbe ripreso.”
Tornai con il viso alla sua altezza, per poterlo osservare. “E alla fine sono stato addirittura cacciato.”
Lui annuì e spostò il peso da una gamba all'altra. “Dovevi vedere la tua faccia”, mormorò cercando di non scoppiare nuovamente a ridere.
“Quando?” Inspirai il suo profumo che sapeva di menta e fumo, e che, pur essendo lontani di almeno un metro e mezzo mi arrivava alla narici forte e chiaro.
“Quando ti sei spaventato per il biglietto che ti è arrivato in testa”, sputò tra un respiro profondo e un altro. “O quando non capivi cosa volessi, o ancora quando abbiamo dovuto abbandonare l'aula.”
Sorrisi e spostai un riccio che era sfuggito alla piega finendomi davanti al viso. Lui per tutto il tempo non aveva smesso di fissarmi e io di sentirmi messo in soggezione.
Ero conosciuto da gran parte degli studenti come Harry Styles, uno dei ragazzi più belli e popolari della scuola, eppure con lui, con Zayn Malik, riuscivo a mala pena a non sentirmi un cretino.
Ed ero certo la colpa non fosse da dare alla sua bellezza rara o al suo sguardo magnetico, tanto meno alla sua aria da sbruffone, ma semplicemente al fatto che era uno dei pochi, insieme a Louis, a non guardarmi con l'aria di chi è ammaliato.
Mi studiava, piuttosto, ma non sembrava preso. Come se il mio fisico o i miei occhi non sortissero su di lui il benché minimo effetto.
Sospirai e con due passi gli arrivai di fronte. Nemmeno in altezza lo sovrastavo, eravamo praticamente alti uguali. Le sfumature dei suoi occhi sembrarono accendersi e insinuarsi dentro di me, ma non potevo permettermi di abbassare lo sguardo.
“Zayn, esci con me.” Non sapevo nemmeno io se fosse un' affermazione, una domanda o una supplica.
La sua mandibola si irrigidì e per la prima volta da quando le nostre vite si erano incrociate lo avevo messo in difficoltà io. Ci misi gran parte della mia volontà per non mettermi a sorridere orgoglioso.
“No.” La sua risposta fu semplice, concisa. Umiliante.
Mi doveva almeno una spiegazione. Chi mai, a maggior ragione se gay, non avrebbe voluto uscire con Harry Styles? “Perché?”

Frequenti la squadra di calcio, sei molto popolare e non ti interessi minimamente ad alcuna forma d'arte”, sentenziò come se lui sapesse già tutto. “Come potrebbe uno come te stare con uno come me?”
Fu come ricevere un calcio negli stinchi prima di una partita importante. “Non mi conosci.”
“Lo so”, ammise. “Ma non ci tengo nemmeno a farlo.”
E con quest'ultima frase, nonché con quell'ultimo pugno nello stomaco mi sorpassò andandosene tranquillamente, come se non fosse realmente accaduto nulla.
Cercai il cellulare nelle tasche incazzato nero e velocemente scrissi un messaggio a Louis.
“Quella dannata tuta sarà mia, puoi scommetterci.”
Mi immaginavo già il viso di carota Lou completamente compiaciuto al sentire che per la seconda volta nella mia vita i miei ricci ed il mio viso d'angelo non erano serviti a nulla.

 


 

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: CathLan