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Autore: nightwind    02/01/2012    5 recensioni
Non avrebbe dovuto mentire a Hotaru, la bambina non lo meritava. Ma, anche se era tremendamente precoce per la sua età, era troppo piccola perchè potesse capire. E in quanto ad Haruka e Michiru... Loro si amavano. Ovunque guardasse l'una, l'altra era sempre presente, mai troppo lontana. Erano felici, e la felicità era egoista, inconsapevolmente e dolcemente egoista. Forse nemmeno loro avrebbero capito.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Setsuna/Sidia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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WHEREVER YOU WILL GO

 

 

 

 

 

 

 

She won't need to know
That I'd die for your love
That I still... love... you

 

 

 

 

 

 

«Ecco la sua chiave. Stanza 37.»

«Grazie.»

Il proprietario dell'albergo osservò con aria stupita l'elegante donna con dei lunghi capelli verde scuro allontanarsi lungo il corridoio grigio. Cosa ci faceva una come lei in un posto del genere? Nei trent'anni in cui aveva gestito quell'hotel in uno dei posti più sperduti della California non aveva mai fatto domande ai suoi clienti, né si era mai permesso di dire qualsiasi cosa a loro o su di loro. Non era quello il suo mestiere. Ma in quel momento avrebbe davvero voluto alzarsi di scatto dal bancone e correre dietro a quella donna, spiegandole che quello non era un posto adatto a lei, che aveva certamente qualcosa di più bello, di più interessante da fare, qualcuno che la aspettava in un luogo molto più adatto... Ma anche se avesse ceduto ad un impulso così stupido, qualcosa nell'atteggiamento della donna, nel modo stanco in cui trascinava il piccolo trolley, nella cadenza dei suoi piedi sul pavimento di legno, l'avrebbe fatto desistere. Quello era l'atteggiamento di una donna sola. E che voleva essere lasciata sola.

Setsuna si richiuse alle spalle la porta della camera e mise il trolley in un angolo. Non fece caso all'arredamento spoglio della stanza, o alla vista su una lunga strada deserta che attraversava il nulla. Si sedette sul letto, togliendosi lentamente il cappotto, che appoggiò sulla sedia accanto al comodino. Un foglietto piegato cadde dalla tasca interna e lei si chinò a raccoglierlo. Una grafia infantile ma ordinata, circondata da una ghirlanda di fiori fatti a pastello le comparve davanti agli occhi.

Buon congresso, Setsuna-mama! Torna presto a casa, ti voglio bene! – Hotaru

Sorrise debolmente, poi lasciò cadere a terra il biglietto. Non avrebbe dovuto mentire a Hotaru, la bambina non lo meritava. Ma, anche se era tremendamente precoce per la sua età, era troppo piccola perchè potesse capire. E in quanto ad Haruka e Michiru... Loro si amavano. Ovunque guardasse l'una, l'altra era sempre presente, mai troppo lontana. Erano felici, e la felicità era egoista, inconsapevolmente e dolcemente egoista. Forse nemmeno loro avrebbero capito.

Setsuna si passò le mani sul viso, mentre gli occhi cominciavano a bruciarle. No, nessuno della sua famiglia avrebbe potuto capire perchè perchè si era inventata un congresso inesistente, perchè era scappata talmente lontano da mettere un oceano fra loro, perchè si trovava lì, in quell'hotel sperduto e fatisciente, sola.

 

«Un congresso? Così all'improvviso?»

Michiru alzò lo sguardo dalla ciotola in cui stava mescolando il riso con il pesce e lo fissò in quello di Setsuna. Lei si costrinse a guardare quegli occhi di un azzurro perfetto, autoconvincendosi che non stava mentendo.

«Già.» rispose con calma «In California.»

«California? California?» Setsuna abbassò lo sguardo mentre le mani della piccola Hotaru le si aggrappavano all'orlo della gonna da casa che indossava «E' negli Stati Uniti!» continuò la bambina, fierissima di mostrare il suo sapere «E devi attraversare un oceano per andarci!»

«Esatto, piccola.» sorrise Setsuna «Vedo che hai imparato bene la geografia.»

«Non potevano avvertirti un po' prima?» sbuffò Michiru, appoggiando la ciotola sul tavolo «Insomma, potresti avere già altri impegni!»

«Non abbastanza da rifiutare un viaggio in California.» disse Haruka, seduta su uno dei banconi della cucina.

«Perchè, cosa c'è di tanto importante, in California?» domandò Michiru, voltandosi verso la compagna.

Haruka sorrise, e Setsuna riconobbe il suo sorriso provocatorio.

«Le ragazze sono bellissime.» rispose Haruka.

Michiru alzò gli occhi al cielo e la colpì sul ginocchio con il cucchiaio.

«Ahia!» si lamentò Haruka «Diventi violenta quando sei gelosa, Michi!»

«Allora non farmi ingelosire.» replicò Michiru.

Hotaru, che aveva seguito lo scambio di battute con i suoi occhi violetti spalancati, lasciò andare la gonna di Setsuna e raggiunse Haruka, strattonandola per i pantaloni.

«Le ragazze sono bellissime?» chiese, in tono inquieto «Ma sono più belle di Michiru-mama?»

Haruka le accarezzò i capelli.

«No, Hotaru, stai tranquilla.» rispose «Nessuna ragazza potrà mai essere più bella di Michiru-mama.»

Setsuna vide Michiru arrossire, e riportò rapidamente la conversazione sul punto che le interessava.

«Devo partire domani mattina.»

«Quanto starai via?» domandò Michiru, asciugandosi le mani sul grembiule.

«Quattro giorni, forse di più se le cose vanno per le lunghe.» rispose Setsuna «Vi chiamerò e vi farò sapere.»

«E' davvero un peccato...» Michiru sospirò «Dopodomani abbiamo a cena Mamoru e Usagi con Chibi-Usa, avrei voluto che ci fossi anche tu...»

«Lo so.» disse Setsuna «Mi dispiace.»

 

Certo che lo sapeva. Setsuna si sdraiò sul letto, fissando il soffitto senza vederlo davvero. Era per quello che era scappata. Chiuse gli occhi, tentando di respirare con calma. Dopodomani abbiamo a cena Mamoru e Usagi... Dopodomani abbiamo a cena Mamoru... Mamoru...

No, quello non era il suo nome. Mamoru Chiba, il fidanzato di Usagi, lo studente dall'aria seria e solenne, non esisteva davvero. Come tutte loro, lui non era ciò che gli altri credevano. Lui era Endymion. Prince Endymion, il principe della Terra. King Endymion, il re della futura Crystal Tokyo. L'unico uomo che lei avesse mai amato.

Non si accorse quasi delle lacrime che cominciarono a scorrerle sulle guance, andandosi a perdere sul copriletto color polvere. Per una volta, poteva smettere di essere forte, poteva smettere di essere l'impassibile guardiana delle porte del Tempo, la guerriera sotto la protezione del pianeta Plutone. Era sola in quella stanza, e nessuno poteva vederla o sentirla. Poteva piangere, finalmente.

E fu quello che fece. Pianse come non aveva mai pianto prima, in silenzio perfetto, come una ragazzina che non vuole farsi notare. Pianse il suo destino di solitudine, pianse la gelosia che la soffocava ogni volta che le capitava di incontrare Usagi e Mamoru, pianse la missione a cui era devota, proteggere ad ogni costo quella ragazza che le portava via, dolcemente e inconsapevolmente, l'uomo della sua vita, l'uomo della sua eternità.

Per una volta, si dimenticò di tutto tranne che di sè stessa, fu egoista e infantile, e continuò a piangere sdraiata su quel letto in un hotel della California lontano da tutto.

Non era giusto. No, non era giusto che lei fosse così sola, che lei fosse l'unica ad essere sicura che non aveva speranze, che sarebbe rimasta sola fino a quel lontanissimo futuro in cui la Terra sarebbe stata governata da Neo Queen Serenity. Non era giusto che l'unica cosa che desiderasse per sè stessa, lei che aveva sempre vegliato sugli altri, non potesse mai ottenerla. In fondo, cosa voleva di così complicato? Le sarebbe potuto bastare anche un bacio, un semplice bacio che avrebbe contenuto tutta la sua vita, la sua vita solitaria a guardare gli altri da lontano. Un bacio che sarebbe valso tutta la sua eternità. Ma quel bacio non sarebbe mai arrivato, e il cuore le si sgretolava ogni giorno di più nel petto.

Setsuna continuò a piangere mentre il tramonto lasciava il posto alla notte. Pianse fino a quando non scivolò in un sonno grigio e senza sogni.

 

*

 

Il raggio di sole che le si posava sul viso la svegliò. La prima cosa che vide, stranamente, non fu il soffitto della stanza, ma due occhi di un violetto profondo che la fissavano. Sbattè le palpebre un paio di volte.

«Hotaru?» mormorò quando capì che non era un sogno.

«Buongiorno, Setsuna-mama!» sorrise la bambina.

«Ma... Che cosa fai qui?» chiese Setsuna, mettendosi a sedere.

«Credevi davvero che ti avremmo lasciata sola a piangerti addosso?» fece una voce familiare.

Setsuna si voltò. Appoggiata al muro della stanza c'era Haruka, con il suo solito sorriso ironico sulle labbra, e accanto a lei Michiru le sorrideva.

«Cosa ci fate qui?» ripetè Setsuna, guardandole incredula.

Michiru le si avvcinò e si sedette sul bordo del letto.

«So che a volte è facile credere che siamo troppo concentrate su noi stesse per accorgercene, ma sappiamo come ti senti.» disse piano «E sappiamo che andartene così, solo per poter piangere su quello che non hai, non è una buona soluzione. Noi ti saremo sempre accanto, Setsuna.»

«Sì.» intervenne Hotaru, annuendo convinta «Noi non ci lasceremo mai!»

Le lacrime tornarono agli occhi di Setsuna, ma questa volta erano lacrime di gioia. Sì, sapeva che loro non l'avrebbero mai lasciata sola. Con loro, con quella che era diventata la sua famiglia, poteva affrontare qualunque cosa.

«Sì.» mormorò, guardandole una ad una «Sarete sempre con me.»

«Per sempre.» disse Hotaru.

«Qualunque cosa ti succeda.» sorrise Michiru.

«E ovunque tu vada.» concluse Haruka.

Setsuna sorrise. Le Outer non si sarebbero mai lasciate. E questo le bastava, per tutta la vita. E forse anche per l'eternità.

 

 

 

 

 

NIGHTWIND'S CORNER

Eccomi di nuovo qui, con la prima shot del 2012 (ne aproffitto per augurare un anno stupendo a tutti!)! Stranamente, questa non l'ho scritta di colpo e di notte, come mio solito, anzi, ci ho messo un po', lasciandola da parte per parecchio tempo e poi riprendendola. Spero che non sia venuto un mezzo disastro discontinuo, almeno! Se è così, date la colpa alle feste di fine anno! ;)

Comunque, per tornare alla storia, era un po' che volevo scrivere qualcosa su Setsuna/Sailor Pluto. Sia nell'anime che nel manga è rappresentata come la più adulta del gruppo, seria e quasi impassibile, e proprio per questo mi è sempre piaciuta l'idea che fosse innamorata di King Endymion di Crystal Tokyo. Questo suo amore impossibile la rende più concreta, più vera, le toglie quell'aura da guerriera impassibile. Poi, soprattutto, volevo far emergere anche la forza della strana e strampalata famiglia che formano le Outer Senshi, che è in fondo una famiglia di amiche, con un legame fortissimo che non verrà mai a mancare.

Spero che vi piaccia, alla prossima!

  
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