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Autore: OhMiracle    02/01/2012    3 recensioni
“«Dovresti parlargli, non credi?»
«Perché?»
«Perché è innamorato di te, idiota!»
«Stai scherzando, vero?» dissi incredula
«No, me lo ha appena detto» e tutte le certezze che avevo sulla nostra amicizia, crollarono insieme a quest’ultima affermazione.”
Genere: Angst, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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· Doesn’t mean I’m in love.


«Chi sono?» dissi, poggiando le mani sui suoi occhi. Lo facevo sempre, ogni volta che lo vedevo. Era un ‘assalto alle spalle’, anche se ormai non era più una sorpresa.
«TINA!» urlò di rimando, ricevendo immediatamente un pugno sul braccio.
«Ti odio» fu la mia risposta. Il mio nome è Destiny, eppure lui si ostinava a darmi quell’orribile nomignolo.
«Oh, andiamo. Come sei permalosa!» disse lui, ridendo. Pregai che la Dea della Pazienza venisse in mio soccorso, o meglio, in sua salvezza.
«Ma è orribile!» continuai a controbattere «Ci sono miliardi di soprannomi che puoi darmi, ma non Tina. Mi fa schifo» cercai di fare un’espressione piuttosto disgustata, per rendere meglio l’idea, ma tutto ciò che ottenni fu una risata in piena faccia.
«Tu sei orribile con ‘sta faccia!» continuava, ormai piegato in due dalle risate.
«Sempre gentile, eh?» alzai un sopracciglio «Tanto so che in realtà mi ami» feci, con aria di superiorità. Era il mio asso nella manica, la mia unica speranza di vittoria, durante le nostre ‘conversazioni’.
«Si, certo, credici» rispose, sforzando un sorriso. Lo avevo incastrato, nonostante lui pensasse che io mi lasciassi convincere da un’espressione facciale.
Lui era innamorato di me.
Lui era il mio migliore amico
 
Si allontanò, andando a salutare gli altri invitati, ed io decisi di non proseguire oltre col discorso. In fondo era il suo compleanno, non ero così infame da volerglielo rovinare per una stupida affermazione.
 
«Okay, qui ci sono le drink card. Una a te, una a te» disse, distribuendo dei cartoncini giallognoli «Una a.. no, tu non puoi» continuò, guardandomi con un fastidioso ghigno.
«Come scusa?» feci io «Dai, dammi ‘sta drink card» dissi, allungando la mano.
La guardò per un istante, tornò a fissarmi negli occhi «Sei piccola» concluse.
Diventai improvvisamente rossa, sembrava che il mio viso stesse per esplodere, cosa che poteva facilmente essere stata causata dalla stufa che c’era nella sala, ma la causa era tutt’altro.
Stavo ribollendo di rabbia, mentre lui se la rideva.
«Dai Jake, dagliela» si intromise Ricky, che si tappò la bocca due secondi dopo «Ehi, no! Non intendevo.. quello». Le cinque persone che erano vicine a noi scoppiarono a ridere, travolgendo anche noi tre, nonostante riuscii a notare l’imbarazzo di Jake.
«Tieni..» mi porse un cartoncino senza guardarmi ed andò dagli altri invitati. Io continuai ad osservarlo per qualche minuto e non potei fare a meno di pensare che fosse un bel ragazzo, in fondo: carino, simpatico, premuroso, forse poco delicato, ma ho sempre accettato tutti i suoi difetti. Era il mio migliore amico da tre anni, ormai, sapevo che era fatto così.
Sapevo anche che era, a quanto pare, seriamente innamorato di me.
 
«Dovresti parlargli, non credi?»
«Perché?»
«Perché è innamorato di te, idiota!»
«Stai scherzando, vero?» dissi incredula
«No, me lo ha appena detto» e tutte le certezze che avevo sulla nostra amicizia, crollarono insieme a quest’ultima affermazione.”
 
Era andata così, ricordavo perfettamente quel giorno. Sono passati due anni da quel giorno, eppure continua a passarmi come un flashback nella mente. E’ fastidioso, molto fastidioso, ma non riesco a togliermi quelle parole dalla testa.
Non ho mai tentato di parlargli di questo fatto. Avevo paura di sentirmelo dire in faccia proprio da lui, paura di non sapere cosa rispondere, paura di ferirlo.
Qualche volta lui aveva provato a sollevare l’argomento ed io, quelle poche volte, lo incitai a parlarmene, ma finiva sempre per dire «Non ci riesco».
Non riuscivo a vederlo in quello stato, non potevo stare lì ferma e guardarlo soffrire. Lui era il mio migliore amico e tutto il suo ‘struggimento interiore’ era a causa mia. Io che, in quanto migliore amica, avrei dovuto essere quella su cui poter sempre contare, ero invece diventata il suo problema principale.
Questa situazione mi distruggeva. Mi sentivo male ogni volta che ci pensavo.
Io gli volevo un gran bene, ma non era abbastanza per poter compensare il suo.
 
                                                                       * * *
 
Erano passate un paio d’ore, avevamo ballato, avevamo scherzato ed era arrivato il momento di aprire i regali. Un angolo della sala era colmo di sacchetti che contenevano i regali, le solite cose che si comprano per un diciottesimo.
«Di chi è questo?» chiese Jake, sollevando una busta marrone: era il mio regalo.
Alzai la mano e mi avvicinai a lui «Presente!» gli sorrisi e lui ricambiò.
Mi persi un’altra volta a guardarlo, ora da più vicino. I suoi occhi scrutavano, curiosi, lo scatolo contenente il mio regalo. Il suo naso era una perfetta linea continua, sempre un po’ arrossato. Le sue labbra erano né troppo sottili né troppo carnose, una via di mezzo.
Ed io sentii l’impulso di sentire di cosa sapevano.
Le mie guance andarono letteralmente a fuoco, quando lui alzò lo sguardo su di me e fissò i suoi occhi scuri come il cioccolato sui miei.
«Grazie» sussurrò, prima di darmi un bacio sulla guancia «Accidenti, scotti!» disse ridendo.
Mi ritrovai ancora di più in imbarazzo «Beh certo! Questi riscaldamenti sono al massimo!» feci, sventolandomi una mano davanti alla faccia e facendo respiri profondi.
Il mio battito cardiaco era leggermente accelerato.
«Des, stai bene?» mi chiese Ricky, notando il mio colorito piuttosto acceso.
«No» mi affrettai a rispondere «Mi serve un po’ di alcool» continuai, prendendolo per il polsino della camicia e trascinandolo con me verso il bancone.
«Un Caipirosca, per favore» chiesi al ragazzo dietro il bancone, che non ci mise molto a servirmi «Grazie» gli dissi non appena ebbi il drink in mano. Lasciai il cartoncino giallognolo e mi andai a sedere. Sentivo l’adrenalina salire sempre di più, tanto che nemmeno mi accorsi di aver finito il drink in due sorsi.
«Ehi, vacci piano!» mi disse Ricky, sgranando gli occhi «Non ho intenzione di badare a te per il resto della serata. Quindi vedi di stare calma».
«Si, papà» feci io, ridendo. Lui abbandonò subito la maschera da ‘uomo serio e responsabile’ e scoppiò a ridere insieme a me.
Ricky era un ragazzo davvero simpatico, dolce e molto premuroso. C’era sempre stato, quando avevo bisogno di qualcosa. Proprio come Jake.
L’unica differenza era che, prima, avevo una cotta per lui. Ci eravamo baciati una volta ma non avevamo mai avuto una storia seria. Era uno sfizio che mi ero tolta, ma io e Ricky, dopo il bacio, rimanemmo ottimi amici. Non c’era imbarazzo tra noi.
In effetti eravamo andati anche a letto insieme. Non c’erano sentimenti, non c’erano menzogne, c’era solo il fatto e basta.
Era successo, beh pazienza. Noi eravamo rimasti grandi amici e, dopotutto, ci ridevamo sopra.
Però Jake non sapeva niente. Come avrei potuto dirglielo? Non dopo quello che mi avevano riferito.
«Ehi, dov’è finito Jake?» provai a cercarlo con lo sguardo, ma sembrava essersi volatilizzato.
«Di là» disse Ricky, indicandomelo col dito «Sta andando verso i bagni, sembra..»
«Perfetto!» dissi, alzandomi di scatto.
«Che succede?» chiese con aria interrogativa il riccio accanto a me «Des, cosa..»
«Poi ti spiego» tagliai corto, seguendo Jake nel bagno.
Aprii la porta e lo trovai davanti il lavandino, mentre si sciacquava la faccia. Chiusi la porta a chiave e mi avvicinai a lui.
«Ehi» dissi piano «Ti stai divertendo?»
Lui sussultò, evidentemente non si aspettava di vedermi lì. Beh, mi sembrò abbastanza normale come reazione.
«Si, abbastanza» rispose, sorridendo.
Quel sorriso, in quel momento, mi fece venire nuovamente quello strano istinto. Mi avvicinai a lui lentamente e lo guardai dritto negli occhi. Riuscivo a sentire in suo respiro caldo, tanto eravamo vicini.
«Senti, io non voglio risentimenti, non voglio ripercussioni, non voglio cambiamenti»
«Di che stai-»
«Shh! Fammi finire» lo interruppi, posandogli l’indice sulle labbra: soffici e calde «Non cambierà niente tra noi. Solo stasera..»
«Che vuoi dir-» non lo feci nemmeno finire di parlare, che colmai la distanza tra di noi. Erano davvero soffici e calde le sue labbra. Pensavo che sarebbe stato solo un semplice bacio, pensavo che sarebbe finita , e invece mi sbagliavo.
 Il bacio si era fatto più intenso, più veloce e decisamente meno casto di quanto pensassi. Quando ci separammo mi accorsi di avere il battito cardiaco nuovamente accelerato ed il respiro non esattamente controllato. Alzai lo sguardo su Jake e rimasi a fissarlo per qualche istante.
Erano belli, i suoi occhi.
Un pensiero mi attraversò la mente e, nonostante cercassi di scacciarlo via, continuava a tornare.
«Voglio farlo» dissi di getto.
«Cosa?» chiese lui quasi incredulo.
«Hai sentito bene» dissi, continuando a guardarlo negli occhi «Voglio farlo, adesso».
Rimanemmo in silenzio per un minuto, forse. Poi decisi di prendere l’iniziativa, mi avvicinai al suo orecchio e sussurrai «Solo per stasera» ancora una volta. Era per mettere in chiaro che era un’eccezione, non sarebbe successo mai più, niente sarebbe dovuto cambiare. Non stavo pensando molto ai suoi sentimenti, è vero, ma ormai era andata, tanto valeva provare.
Un brivido mi attraversò la schiena quando sentii la sua determinazione nel prendermi in braccio. Mi mise a sedere proprio sul lavandino e si fermò a guardarmi.
«Oh, al diavolo!» disse e mi baciò con una tale intensità da farmi girare la testa. Allacciai le gambe attorno ai suoi fianchi e lo attirai il più vicino possibile a me. Iniziai a sbottonargli la camicia, che cadde a terra qualche secondo dopo, seguita dal mio vestito. Cercai il bottone dei suoi pantaloni e glieli abbassai. La nostra biancheria ottenne presto la stessa sorte della camicia.
«Sei bella» disse improvvisamente, facendomi arrossire, poi sorrise «Dico davvero». Si avvicinò a me ed iniziò a lasciare dei leggeri baci sul mio collo, era tutto perfetto, lui era magnifico, ma io non volevo sentimento. Non doveva essercene. Era solo una scopata, niente di più. Inoltre non sarei riuscita a trattenere a freno gli istinti ancora a lungo.
«Fallo» dissi, e questo bastò per farci intendere. Si decise a lasciare da parte le smancerie e passò all’azione. Un secondo dopo era dentro di me. Una valanga di sensazioni mi assalirono e le sue spinte, dapprima lente e delicate, andavano pian piano aumentando d’intensità.
«Pensavo che la prima volta per voi fosse dolorosa» disse, notevolmente affannato. Il sudore iniziava già a scendere sulla sua fronte ed il tono di voce era calato di qualche ottava.
«Lo è» risposi. Non era una conversazione che avevo previsto avvenisse. Pensavo che sarebbe stato bello, speravo che sarei riuscita a godere senza alcun risentimento, eppure sapevo cosa stava per chiedermi.
«Tu.. tu non sei vergine?» chiese ancora, incredulo.
«No, Jake, no» risposi guardandolo «Mi dispiace che tu debba saperlo così»
Si era fermato, era ancora dentro di me ma si era improvvisamente bloccato.
«Solo per stasera, Jake» gli sussurrai ancora una volta all’orecchio «Solo stasera, poi tornerà tutto come prima. E’ una promessa» conclusi, sfiorando le sue labbra con le mie. Questo sembrò convincerlo, così che riprendemmo, lasciandoci travolgere dalla passione. Non c’era altro, solo passione e desiderio in quel momento.
Poco dopo raggiungemmo entrambi l’apice del piacere e ci staccammo, affannati ma decisamente appagati.
«Scusami» dissi sinceramente, mentre cercavo di sistemarmi «Resterà qui dentro, qui e basta».
L’unica cosa che mi arrivò in risposta fu un cenno del capo. Ero consapevole di ciò che avevo fatto, sapevo che probabilmente non sarebbe stato più così semplice, ma era successo.
E mi era piaciuto.
«Migliori amici» dissi alla fine, allungando la mano verso di lui «Sempre» lui la prese e la strinse.
«Sempre..» rispose, e così uscii dal bagno. Mi chiusi la porta alle spalle e sospirai.
Mi avviai verso Ricky, che era rimasto lì, al tavolo, ad aspettarmi.
«Che diamine hai fatto lì dentro?» chiese lui, facendomi posto sul divanetto utilizzato come ‘sedia’ per il tavolo.
«Ho fatto una cazzata» iniziai e notai subito il suo sguardo accigliato «Ma mi è maledettamente piaciuta».
Perché era vero, avevo fatto una cazzata. Avevo appena fatto sesso con il mio migliore amico, gli avevo detto che non sarebbe dovuto cambiare niente. Eppure, mi era piaciuto. Niente sentimenti, niente di niente. Solo passione e desiderio
Ma sapevo già che sarebbe stato difficile mantenere la promessa.

   
 
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