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Autore: Molly182    02/01/2012    3 recensioni
Prendere un aereo non era mai stato così difficile come in quell’istante! C’era in gioco tutta la mia vita, i miei sogni e la speranza di stare bene, una volta atterrata.
P.s. La maggior parte dei capitoli sono accompagnati da delle canzoni che si trovano linkate nella storia :)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chap 1
Prendere un aereo non era mai stato così difficile come in quell’istante! C’era in gioco tutta la mia vita, i miei sogni e la speranza di stare bene, una volta atterrata.
New York era diventata troppo piccola per me e la gente che ci abitava, troppo opprimente. Non sarei riuscita a stare soltanto un altro secondo in quella città, anche se dovevo ammettere che alcune persone mi sarebbero mancate.
Non si poteva fingere che la propria vita passata non fosse mai esistita, anche se, certe persone, avresti voluto non incontrarle durante il tuo cammino, ma ci sono sempre quelle che sono state un punto di riferimento per te. Come i genitori e gli amici, quelli veri, con cui hai vissuto per tutta la vita e ti senti in colpa a lasciarli ma sai che è la cosa giusta da fare, abbandonare quella città infernale, e niente ti avrebbe fatto cambiare idea, anche se una parte di me, chissà quale, stava lottando per non farmi partire.
“Si avvisano i passeggeri che il volo TD 30128 per San Diego è in partenza al Gates 3, vi preghiamo di dirigervi verso l’imbarco”, aveva annunciato lo speaker dell’aeroporto.
Avevo fatto un lungo respiro e poi mi diressi verso l’imbarco. Poche ore di aereo non mi sarebbero costate nulla se in cambio c’era una vita nuova.
“Grazie per aver volato con noi, benvenuta a San Diego”, mi annunciò l’hostess quando le passai davanti per scendere dall’aereo.
Percorsi tutto il corridoio che mi portò nella zona del ritiro bagagli e quando furono arrivate le mie valigie, mi diressi verso il bancone delle informazioni.
Era sera tardi, quasi mezzanotte e mezzo, e l’aeroporto era particolarmente vuoto ad accezione dei passeggeri che aspettavano il loro volo sulle panchine o che dormivano ignari di quello che succedeva intorno. Regnava il silenzio più assoluto.
“Mi scusi, col volo avrei anche prenotato una macchina”, dissi alla ragazza dietro al bancone.
“Certo, ha il biglietto con sé?”
“Sì, aspetti un attimo”, poggiai la mia borsa sul bancone e iniziai a tirare fuori tutti gli oggetti che avevo all’interno e la ragazza m’inviò un’occhiata di disapprovazione.
È strano come, quando hai bisogno di una cosa e ‘casualmente’ non la trovi perché s’infila sempre sul fondo della borsa, sotto a tutto.
“Ecco, scusi”, le porsi il biglietto. “Sa com’è, quando si cerca una cosa…”, iniziai a blaterare imbarazzata.
“Non si preoccupi”, mi disse digitando sulla tastiera del computer. “Ecco, vede, c’è un problema”
“Quale problema?”, chiesi nervosa.
“Non so davvero come sia potuto capitare, ma la macchina che aveva prenotato non c’è nel nostro parcheggio”.
“Come la macchina non è nel vostro parcheggio?", dissi alzando leggermente il tono della mia voce. "Guardi bene, la prego! Ci deve essere assolutamente un errore”
“Niente”
“E non ci sono altre auto?”, l’hostess scosse la testa desolata.
“Può prendere un taxi”, mi suggerì.
“Un taxi? Mi costerebbe un occhio della testa”, dissi esasperata. “Dannazione! Non doveva andare così!”, mi ripetei camminando avanti e indietro davanti a lei.
“Ehi, ti sono caduti questi”, la voce di un ragazzo mi aveva interrotto dal mio monologo. Mi voltai a fissare quel tipo strano. Indossava una maglietta gialla e portava un berretto nero e bianco la cui visiera gli copriva metà viso. In una mano aveva un borsone da viaggio e nell’altra mi porgeva la custodia dei miei occhiali da sole.
“Grazie”, gli dissi prendendoglieli e riponendogli in borsa per poi tornare a discutere con l’hostess. “Davvero non c’è una sola macchina nel parcheggio?”
“Sono desolata”
“Serve una mano?”, mi aveva chiesto lo stesso ragazzo di prima.
“No, grazie”
“Dico sul serio, sembri una che ha bisogno di aiuto”.
“So badare a me stessa, grazie per gli occhiali e buona serata”, gli dissi voltandomi verso di lui.
“Scommetto che sei una di quelle che non parla con gli sconosciuti”.
“Non si è mai troppo cauti”
Non avevo la minima idea di cosa volesse da me. L’avevo già ringraziato per gli occhiali ora poteva anche andarsene.
“La prego, guardi bene”, le chiesi decidendo di ignorarlo mentre se ne stava fermo in piedi a fissarmi. Dopo qualche istante, scosse la testa e si diresse verso l’uscita.
L’hostess aveva scrollato la testa per la medesima volta e si era scusata. Certo, tanto quella che rimaneva a piedi ero io e non lei!
Poi come se fosse un segno, mi si accese una lampadina, o qualcosa che le assomigliasse e capii che l’entrata nella mia nuova vita era stata un completo disastro ma il proseguimento non avrebbe dovuto fare la stessa fine, certo che no, si poteva correggere.
“Fa niente, grazie lo stesso”, dissi alla ragazza.
Presi la mia valigia e il mio borsone e corsi verso il ragazzo che era quasi arrivato alla porta e lo afferrai per la maglietta.

   
 
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