Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: Melchan    02/01/2012    3 recensioni
Merlin e Arthur hanno litigato. Di nuovo. Ma questa volta è un po' diverso dal solito.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

2.


 

 

 

"So now you're gone and I'm haunted.”

(A Fine Frenzy)

 

 

 

 


 

Un’ora dopo Merlin era a casa da solo, senza nessuna intenzione di accendere il videotelefono e provare a contattare Will. Non aveva voglia di ripetere la mezza storia anche a lui, e sapeva che se avesse composto il numero entro un quarto d’ora sarebbe stato punto a capo: a sentirsi dire che aveva fatto benissimo, certo, ma comunque punto a capo.

Si mise a guardare la televisione. C’era un documentario di History Channel sulla Exacalibur e i posti dove avrebbe potuto trovarsi nell’Anno Domini 2012. Merlin alzò il volume e si coprì col plaid, finendo per raggomitolarsi nell’angolo del divano come una pallina smunta e bianchissima.

 

Aveva detto una bugia a fin di bene a Gwen per convincerla ad andare all’appuntamento, ma sulla questione di non essere una quindicenne scema non aveva mentito. Quindi non avrebbe pianto.

Ebbe una mezza idea di farlo solo quando squillò il campanello, e trascinandosi fino al videocitofono col plaid sulle spalle scoprì che era davvero chi aveva temuto al primo DINDIN.

“Pronto?” borbottò. La voce calda del presentatore nemmeno gli arrivava più, doveva essersi persa nel tragitto di due metri dal divano alla parete dell’ingresso.

“MERLIN!” la voce di Morgana, invece, lo assordò senza nessun problema. “Pensavi davvero di restare tappato là dentro tutta la sera? Apri!”

Merlin sospirò e per un pazzo momento si chiese se fosse il caso raccontarle che tornato a casa aveva scoperto di avere la febbre a quaranta; poi pensò che quella secondo i criteri di Morgana sarebbe stata una perfetta giustificazione per sfondare il  portone di vetro del palazzo ed entrare in casa prendendo a calci la porta. Con Gwen al seguito, ovviamente, pronta a raccogliere i pezzi di legno e ferraglia e ammucchiarli negli angoli, per facilitare le cose agli operai che avrebbero dovuto sistemare tutto il casino.

“Ti apro.”

Si guardò intorno in preda a un improvviso panico, pregando qualunque Dio di riuscire a cambiarsi e vestirsi decentemente prima che arrivassero. Se si fosse fatto trovare in pigiama e plaid-coperta-di-Linus Gwen si sarebbe convinta di aver avuto ragione fin dall’inizio, e che lui si era davvero conciato come un barbone e lasciato morire sul divano (cosa che in effetti aveva fatto, ma il punto non era quello – Merlin nemmeno sapeva più se ci fosse, un punto).

Poi ebbe l’idea: bastava lasciarle fuori per qualche minuto, il tempo di infilarsi almeno una maglia pulita, e poi dire che quando avevano citofonato era in bagno, e che dopo ci era dovuto tornare. Semplice, machiavellico, sarebbe venuto in mente a chiunque avesse avuto un cervello più grosso di una nocciolina.

 

“Possibile che tu sia così stupido?”

“Io? Sono IO quello che ha scordato le chiavi in casa, Merlin?!”

“No, ma la gente normale a questo punto chiamerebbe un fabbro, non spaccherebbe la mia serratura di casa!”

“Non la sto spaccando, la sto aprendo!”

”Certo, con una molletta! Una molletta con sopra degli Swaroski! Morgana ne sarà entusiasta.”

“Merlin, sta’ zitto e basta! Non fai altro che lamentarti! … Cos’era questo rumore?”

“… si è rotta la molletta, stupido somaro! Te l’avevo detto, era una…”

“Basta Merlin, sembri una vecchia suocera insopportabile!”

“E tu…”

 

“Merlin! Apri subito, lo so che stai cercando un modo per cambiarti in zero secondi e toglierti quei quattro stracci di dosso!”

Ovviamente. Se Gwen era capace di perdere ogni sua discretezza nel giro di niente, Morgana poteva abbandonare i toni da affascinante sorellona iper-protettiva appena non le facevano più comodo. Eppure le fu grato, perché le sue urla erano abilissime nel coprire altri pensieri subdoli e appuntiti.

Aprì senza nemmeno più preoccuparsi di lasciare la coperta sul divano.

“Ciao!” la salutò, con tutta l’allegria che riuscì a mettere insieme nell’arco di una frazione di secondo scarsa.

Lei lo ignorò ed entrò in casa, sbirciando subito intorno.

Poi lo guardò col volto corrucciato, bellissima come sempre e come sempre di cinque centimetri più alta di lui. Coi tacchi diventava inquietante come una top model vista dal vivo.

“Ho detto a Gwen di aspettarci giù, altrimenti avresti trovato un modo per convincerla che fosse giusto lasciarti qui.”

Prima che Merlin potesse dire qualsiasi cosa, da “ma che stai dicendo” a “vuoi un tè?”, lei si mise ad annusare l’aria come se cercasse odore di gas in una casa piena di gente addormentata. Gli fece segno di star zitto anche se non aveva effettivamente detto nulla.

“Almeno l’odore è umano.” Concluse. “Quando Arthur fa l’isterico camera sua diventa peggio di una stalla usata come deposito cadaveri.”

Merlin non disse niente. Poi si ricordò che non dire niente avrebbe aggravato ulteriormente l’atmosfera non proprio allegra, e si sforzò di sorridere. E dopo fece una cosa che non aveva mai fatto.

 

 

 “Da quando noi ci baciamo, Merlin?”
Lui le sorrise come aveva fatto al bar poche ore prima, ma Morgana non era Gwen, e non si spaventò. Pensò solo che avrebbe voluto spaccare tutti i denti ad Arthur, perché un’espressione simile sul volto di Merlin non era innaturale, era profana.

Hai ucciso una cosa purissima.                                                                                                                   

… Morgana non era sicura di voler sapere perché la faccia di Merlin le aveva fatto venire in mente gli unicorni e Harry Potter.

Decise di tornare al centro della questione.

 

“Merlin, mi hai appena dato un bacio sulla guancia. C’è qualcosa di profondamente sbagliato in questo, lo sai vero?”

Merlin si mise a ridere.

“Non mi baci nemmeno al mio compleanno, cosa vorrebbe dire ora?”

Lui smise di ridere, e rifece solo quella faccia spaventosa che non avrebbe dovuto essere contemplata nell’ordine delle cose.

 

“Mi è sembrata la cosa giusta da fare. Proprio perché non l’avevo mai fatto.” E perché forse era una delle ultime occasioni. “Vuoi bere qualcosa?”

Fece per avviarsi nella cucina-sgabuzzino, dove la teiera di ferro che Gwen gli aveva regalato per i ventun anni stazionava sul fornello, ma Morgana lo prese per la manica della vestaglia e lo inchiodò sul posto.

“Voglio bere qualcosa, Merlin. Dove preferisci, ma fuori di qui. Mettiti quello che vuoi e andiamo.”

 

Merlin si sentì stupido per aver anche solo pensato di potersi comportare come avrebbe fatto con Gwen. Era così ovvio che Morgana avrebbe voluto tutto e subito. È una Pendragon, dopotutto.

Piantala.

 

Merlin le toccò appena la mano, e quando lei fu abbastanza sicura che non sarebbe volato fuori dalla finestra, suicidandosi dal terzo piano tramite sfracellamento a terra o in alternativa scappando da lei e aggrappandosi ai ferretti  della grondaia come l’Uomo Ragno (per poi sfracellarsi a terra, considerate le sue non-capacità atletiche), lo lasciò andare.

 

Merlin andò a sedersi sul divano, e si chiuse un po’ meglio i cordini della vestaglia che ciondolavano tristemente sulle sue ginocchia. Sentiva lo sguardo fisso di Morgana come se gli stesse premendo sulla trachea.

“Se ci farai un fiocco capirò che vuoi annunciarmi la fine del mondo grazie a tuoi insospettabili poteri ESP, e mi sentirò autorizzata a stenderti e portarti dallo psichiatra più vicino.” Annunciò lei.

 

Non era giusto. Persino il loro modo di prenderlo in giro era troppo simile. Morgana era come lui, ma più elegante. Riusciva a mettere insieme frasi articolate che suo fratello si sarebbe perso nemmeno a metà, ma il loro sarcasmo era accordato sulla stessa nota inconfondibile.

Merlin si sentì circondato, e immensamente stanco. Avrebbe dovuto immaginarlo, che nessuno lo avrebbe aiutato nel passare oltre, ma nemmeno un giorno e lui era già e pezzi. Come sarebbe stato di lì a una settimana?

 

“Morgana” cercò le parole giuste. Non le trovò. “non penso di poter venire stasera. E nemmeno domani.”

Lei sbuffò, e batté un piede per terra come una ragazzina infastidita. “Chissà perché immaginavo che lo avresti detto. Non m’interessa. Vestiti e spiega le tue ragioni mentre lo fai.”

Merlin continuò a parlare, fermo sul divano “Noi due siamo amici. E proprio perché lo siamo, non farò l'egoista.”

Merlin lo sapeva di star facendo la figura del tragico, la recita, ma farla breve e guardarsi le mani mentre diceva quelle cose gli sembrava l’unico modo per dirle. Guardando Morgana avrebbe potuto interrompersi, e procrastinare quel discorso sarebbe stato l’equivalente di lasciare una bestia in agonia.

 

“Leon, Lancelot, anche Gwaine, sono tutti suoi amici.” continuò “Se vivessimo ai tempi di Re Artù sarebbero i suoi accidenti di cavalieri, basta guardarli per capirlo, se ne accorgerebbe chiunque. “ Non riuscì a trattenere un sorriso “Però sono anche tutti delle belle persone, ed è proprio per questo che non ho intenzione di metterli nella condizione di scegliere e poi sentirsi in colpa. Sanno benissimo quello che sta succedendo, e sanno benissimo che al momento il loro eroe è arrabbiato con me. Se scendessi adesso sarebbero comunque gentili, perché è nella loro natura. Ma non potrebbero essere a loro agio, perché lo è anche la loro lealtà verso Arthur."

Zing

“Non gli imporrò una cosa simile solo per uscire un’ultima sera a far finta che non sia cambiato niente.”

Si decise finalmente a guardare Morgana.

Lei lo fissava e basta, e a Merlin sembrò di poter scorgere minuscoli falò ardere nelle sue pupille più nere di un oceano profondo.

“Non capisco una parola di quello che dici.”

Merlin fece per l’ennesima volta il suo nuovo sorriso da incubo, che nella mente di Morgana sarebbe rimasto sempre il sorriso Arthur Cos’Hai Fatto.

“Invece hai capito benissimo. È quello il problema, vero?”

Merlin la guardò chinarsi sul tappeto zeppo di polvere che ristagnava sul tappeto da tempo indefinito (al momento faceva fatica a immaginare di fare qualcosa di banale e scontato come passare l’aspirapolvere, ma per qualche delirio dell’inconscio pensò che così i bellissimi pantaloni da millemila sterline di Morgana si sarebbero sporcati, e che era un peccato).

“Quello che ho capito“ disse lei fissandolo  “è che tu stai delirando sulla natura umana con frasi da ottanta righe ciascuna, e io sto pensando a quale chiave inserire su Google per trovare il modo più lento di uccidere un ventiduenne.”

Merlin continuava a sorridere. “Vuoi porre fine ai miei deliri in modo così drastico?”

“No, voglio ammazzare quel pezzo di somaro di mio fratello.”

“In effetti penso che Uther ti pagherebbe l'avvocato difensore, dopo essersi lamentato per un po'.”

Morgana lo guardò male in un modo così particolare, e che conosceva così bene, che a Merlin venne voglia di chiederle di andarsene. Non l’avrebbe mai fatto davvero, ma se non l’avesse conosciuta si sarebbe chiesto se si stesse comportando come la fotocopia dotata di vagina di Arthur più del solito solo per cattiveria.

 

- Merlin, le cose sono due, e sono molto semplici. O mi dici cosa diavolo è successo o ti stordisco davvero e poi ti porto fuori così come sei. –

Alla fine Merlin decise di affidarle quantomeno una briciola insignificante di verità. Abbastanza da acquietarla un poco senza rimestare ancora su tutto.

- Arthur… – “ignora.“ – Arthur mi ha fatto capire come la pensa su certi argomenti, e io ho agito di conseguenza. –

- Certi argomenti, Merlin? Dillo e basta, cosa ti ha fatto questa volta?-

Eccola di nuovo: la certezza che Mogana preferiva un milione di volte dare la colpa ad Arthur anche per il buco nell'ozono che prendersela con lui. Aveva passato al vita a litigare con Arthur, e nemmeno una delle loro liti, anche per le cose importanti, l'aveva mai fatta smettere di amarlo.

Per lei infuriarsi con Arthur fino a esplodere era mille volte più semplice che dover affrontare una conversazione spiacevole con Merlin. Lui era certo che nel cuore così splendente di Morgana, Arthur avesse un piedistallo privato con la scritta "tanto sono eterno"; avrebbe scommesso un braccio che il pensiero di perdere il suo bellissimo, arrogante e stupido fratellastro per una litigata più incazzosa non aveva mai sfiorato il cervello di Morgana: incrinare il suo rapporto di affetto protettivo con Merlin per colpa di una conversazione troppo scomoda era un'opzione molto più realistica.


Merlin cominciava a pensare che forse la cosa più giusta da fare fosse farla contenta, dirle tutto. Godersi il suo supporto incondizionato, e poi uscire a mettere in pratica il principio con cui aveva liberato casa propria da un sacco di roba che non aveva comprato lui, sperando che il resto del mondo lo perdonasse per aver almeno provato a dimenticare e andare avanti.



“Hai dimenticato il videotelefono.”

“Vaffanculo, Merlin.”

 

“Morgana.

La scostò pianissimo, e non riuscì nemmeno a stupirsi quando lei lo lasciò andare senza opporre resistenza. Doveva averla convinta qualcosa nel tono della sua voce, ma non sapeva davvero cosa.

Non aveva tutta questa importanza.


Andò al tavolino vicino all’altro piccolo divano del salotto, si inginocchiò davanti al muro e strappò dei cavi dalle prese di corrente. Poi si tirò su e prese tra le braccia la scatoletta di metallo che era adagiata sul tavolo.

“Ti dispiace riportarla a casa? L’ha scordata qui.”

 

Ecco, adesso anche Morgana aveva in faccia qualcosa che somigliava vagamente alla paura. Una specie di timore, come se finora non avesse voluto capire l’entità della situazione, e lui le avesse brutalmente sbattuto in faccia l’evidenza delle cose con quello stupido gesto impacciato, mentre la scatoletta di metallo e plastica rischiava di scivolargli dalle mani e lui doveva far forza sui suoi scarsissimi muscoli per tenerla su.

Morgana non mosse un passo.

“Te l’ha regalato, Merlin. È tuo, che accidenti ti viene in mente?”

“Non è mio. L’ha preso quando è andato via a Dicembre ed è rimasto qui anche dopo. In effetti un paio di volte l’ho usato per parlare anche con Will, non avrei dovuto.”

“Rimettilo a posto, Merlin.”

 

Eccola di nuovo. Quella stanchezza. Morgana si stava impegnando a rendere tutto ancora più difficile e penoso di quanto già non fosse (e lo era tanto), ma lui avrebbe dovuto saperlo nel momento stesso in cui le aveva aperto il portone dabbasso che sarebbe finita così. Appoggiò il videocitofono sul divano e le disse che non l’avrebbe tenuto comunque, l’alternativa era regalarlo, e che scegliesse lei.

 

“Merlin, dimmi cosa ti ha fatto. Dillo e basta.”

Lui la guardò, e capì di essere riuscito in un’impresa quasi impossibile per chiunque altro. Era riuscito a far quasi piangere Morgana Pendragon.

Il quasi era perché non l’avrebbe mai fatto davanti a lui, naturalmente, e di quel passo gli avrebbe chiesto con voce fermissima di usare il bagno, lui avrebbe detto “certo” e sarebbe rimasto qualche minuto a pensare che Morgana si stava asciugando gli occhi con rabbia nel suo bagno-sgabuzzino ed era tutta colpa sua.


“Arthur è fidanzato con Sophia.” iniziò, soddisfatto per il tono rilassato con cui gli era uscito. Magari usare un tono privo di isteria avrebbe aiutato.

... va bene, non ci credeva nemmeno lui.

“Non credo che tu conoscessi la situazione nei particolari, ma è così."

Morgana alzò una mano per interromperlo.

 "So che a Uther piace cianciare di matrimoni combinati, ogni tanto butta lì idiozie del genere anche a me. Ma non ci crede fino in fondo, lo sa anche lui che per sua grande sfortuna siamo nel duemiladodici."

"Morgana, io penso che sappia solo che tu lo sai. Ma conosci Arthur, se vostro padre s'impone più del minimo su qualcosa che lui non ritiene davvero sbagliato lo farà."

Lei aggottò le sopracciglia, e una lineetta di disappuntò le segnò la pelle bianchissima della fronte. Chissà come faceva a non sembrare nemmeno per sbaglio una ruga.

"E' ovvio che pensa che lo sia! Arthur è un idiota, ma i matrimoni combinati sono una cosa che... Merlin, come ha fatto a venirti in mente un'idea del genere?"

"Mi è venuta perché ad Arthur sono sempre piaciute le ragazze, e anche tu lo hai visto con Sophia."

"E' educato e carino con lei, anche se è odiosa. Ma è normale, lo è con tutte le ragazze. Non chiedermi perché ma questa specie di cosa ce l'ha sempre avuta, l'unica ragazza con cui l'ho mai visto litigare sono io."

"Questo lo so, ma Sophia in fondo non gli è mai dispiaciuta. E' una bella ragazza, sprizza feromoni e... Morgana, lo sai anche tu. Il fidanzamento di fatto c'è, e se Arthur non si opporrà è una cosa che prima o poi verrà fuori e basta. Probabilmente tra un annetto si sposeranno in pompa magna o qualcosa del genere. Io ho solo deciso che non voglio essere lì a fare la figura dello stupido quando accadrà.”

“Merlin, ma sei seriamente sei uscito di testa? Ad Arthur piaci tu.”

Morgana lo disse in modo così buffo, con la faccia quasi in super-deformed, che a Merlin venne da ridere di nuovo. Magari in modo un po’ isterico, stavolta, ma gli venne da ridere.

“Questo non... non è come pensi tu. Non è così semplice, e Arthur... lascia stare, perfavore. Arthur è fidanzato, l'ho scoperto e ho deciso di chiudere la questione e basta invece di trascinarcela dietro. Nient'altro.”

Vide Morgana aprire la bocca per rispondergli qualcosa, capì che non sarebbero state belle parole e poi, per una volta nella sua sfigatissima vita, Merlin fu salvato in corner. Roba da fare un segno sul calendario.

 

 

“Ragazzi…?”

Si voltarono verso la porta, e lì c’era Lancelot. Si sporgeva dal corridoio sorridendo, con la fronte un po' aggrottata e l'aria di chi in effetti sa di aver salvato una situazione in corner.

“Lance, Merlin non vuole uscire perché è convinto che gli terrete il muso. Cosa ne pensi?”

“Morgana!” Merlin si sentì morire. Nel giro di dieci minuti sarebbe diventato per tutti una specie di ragazzina delle medie molto immatura. Morgana era davvero insuperabile anche quando decideva di piegare le parole altrui secondo la propria personalissima interpretazione.

 

“Lancelot, non era quello che intendevo…” iniziò, ma lui gli sorrise, e Merlin sentì scivolare via ogni straccio di determinazione riguardo alle stoiche decisioni sulle scelte e l’egoismo.

 

“Merlin, le questioni tra te e Arthur non sono esattamente il nostro campo. E temo che se Morgana scenderà da sola Gwen avrà una crisi di nervi e passerà la notte davanti a casa tua, pregandoti di aprire e non fare sciocchezze.” Calcò forte le ultime parole, come se trovasse la cosa buffa e anche un po’ tenera.

Merlin non poté trattenere una risata. L’idea era tragicamente verosimile: non abbastanza da farlo sentire di nuovo in colpa (perché era ovvio che avrebbe aperto subito a Gwen, non l’avrebbe mai e poi mai lasciata sul pianerottolo!), ma sufficiente per farlo ridere.

“Mh” mugugnò alla fine, sapendo che si stava arrendendo a fare la cosa sbagliata “in effetti una passeggiata potrei anche farla.”

“Lancelot, ti offrirò la cena. Sappilo.” Morgana era tornata del tutta padrona di sé nel giro di dieci secondi, e adesso parlava col tono più annoiato del suo repertorio (ne aveva uno, sì) e ripeteva a Merlin che a volte era davvero un bambino.


Per le dieci e mezzo di sera stavano passeggiando davanti a uno Starbuck’s chiuso, con alle spalle un paio di fermate metropolitana, e Merlin aveva il braccio di un Gwaine leggermente brillo attorno alle spalle e la sua voce divertita nelle orecchie.

Era tutto così bello e normale che avrebbe voluto non tornare più all'appartamento.

E avrebbe voluto anche non aver bevuto due birre di seguito, perché se fosse stato del tutto sobrio si sarebbe accorto della vicinanza esagerata con il cavolo di palazzo della zona alta di Londra dove vivevano Morgana, suo fratello (vedi che le perifrasi sono un bella cosa?) e Uther. Insieme a una dozzina di servitori sparsi, certo.

 

“Perché siamo qui?” biasciò Gwen al suo orecchio, chiarissimo nella strada silenziosa.

“Non lo so.

Si sforzò di ragionare. Nessuna aveva parlato di passare di lì, di questo era sicuro.


“Perché voglio che Gwen vada a letto col cuore in pace.” Li freddò Morgana, e poi suonò il campanello di Villa Camelot.

Merlin si chiese cosa sarebbe accaduto se avesse alzato i tacchi e provato ad andarsene. Si rispose che lo sapeva benissimo: Morgana avrebbe detto a Leon di riportarlo indietro a braccia, e vista l’aria persa il suddetto doveva essere abbastanza ciucco da farlo davvero.  

Aprì la bocca per protestare in qualche modo, ma la bocca gli si seccò appena il portone si spalancò su di loro: ovviamente lì c’era Arthur (l’ho fatto di nuovo), insieme alla voce non molto lontana di un cronista sportivo.

Merlin non era ancora abbastanza stordito da dimenticare che era giovedì: il fottuto giorno libero delle cameriere, quindi ovvio che aprissero o lui o Uther. Non voleva sapere se Morgana aveva calcolato anche quello. Davvero, no.

 

“Sei già qui?” le fece Arthur, sgarbato.

Merlin, suo malgrado, si stupì un poco. Non erano strane le parole, era strano il tono. Di solito con Morgana Arthur faceva sfoggio di tutti i suoi modi di fare più antipatici e infantili, ma era davvero raro che rispondesse in modo così incattivito.

Lei non incassò bene.

Infatti gli sorrise, cosa che gettò tutti in un preoccupatissimo silenzio che fu lei a spezzare come una stalattite troncata sulle ginocchia: “Esatto, e se ti rivolgi di nuovo a me con quel tono ti stacco la testa dal collo.”

 

Arthur la guardò di sbiecò, poi si fece in là di un minuscolo passetto per farla passare.

Quando Morgana si fu avviata verso il salotto, senza girarsi indietro nemmeno per un momento e rispondendo secca “Sono io” alla voce di Uther dal piano di sopra, Arthur aprì del tutto la porta al resto di loro.

 

Merlin rimase in fondo alla fila, dietro a Gwen. Arthur non sembrò nemmeno vederlo, e si allontanò verso la sala principale parlando con Lancelot della partita. Merlin si chiese se non fosse quello il momento giusto per levarsi di torno, ma Gwen fece attenzione a tirarlo con delicatezza per una manica e lui lasciò perdere. In fondo il vero motivo per cui erano lì era che Morgana voleva che accadesse: se non fosse nemmeno entrato in salotto sarebbe tornata al piano-Leon, e arrivati a quel punto sarebbe stato come cominciare a raschiare il fondo con un cucchiaino da caffè.

Entrò nel gigantesco salotto cercando di non fare rumore e adocchiò subito una sedia del tavolo di vetro dietro ai divani un po’ spostata. Così sarebbe riuscito a mettersi in disparte e allo stesso tempo avrebbe fatto un favore alla cameriera distratta (era abbastanza sicuro che Uther non prendesse bene le disattenzioni dei sottoposti, né al lavoro né in casa).

 

Finse di non vedere l’occhiataccia di Morgana e sistemò la sedia dietro a un tavolino tra un divano e una poltrona poco distanti dalla televisione.

L’atmosfera, per chi non si chiamava Merlin, era rilassata e allegra.

I ragazzi avevano cominciato a guardare la partita quando lui ancora stava entrando, e persino Morgana ogni tanto si distraeva da Gwen e dalle occhiate che continuava a lanciargli per controllare come andava il gioco.

 

A lui il calcio non era mai interessato, e si sentiva più malinconico che mai. Si disse che era tutta colpa delle birre, ma avrebbe dovuto farci l’abitudine se davvero non aveva intenzione di seguire le sue stoiche decisioni sulle uscite di gruppo.

 

 

 

 

 

 

Note di Mel-chan:

Ed ecco la seconda parte.

Posto al volo prima di tornare a studiare (pausa di dieci minuti già sforata di tre -.-) e... bon, grazie a chi ha messo la storia tra le seguite >< Qui si comincia a entrare nel vivo, e vorrei fare un mini-appunto (penso che dalle mie fic si capisca già da sé, ma siccome mi piace chiaccherare chiarisco una cosa): tutto quello che scrivo su Merlin io lo penso prendendo in considerazione sempre e solo l'unica stagione che per me vale, ovvero la prima, con l'unica eccezione della presenza di Gwaine (che tutto ora ritengo sia l'unica cosa buona uscita dalle altre XD) ^^'' Quindi la Morgana di cui cui parlo (e anche Gwen) è quella della suddetta prima ^^

Quella che Arthur e lei hanno una specie di strana e meravigliosa mezza cotta che probabilmente dura dall'eternità, che va nel bosco vestita dalla Cappuccetto Rosso più bella della Terra quando dovrebbe passare inosservata (esibizionismo forevaH, non portateglielo mai via) XD e che si aggrappa a Merlin disperata perché Arthur sta andando a farsi ammazzare *le viene da piangere*

Quindi siate pazienti con me e non chiedetevi cose come "ma che dice amore eterno, ci ha messo il tempo di una cretina isterica biondastra per dimenticarsi che in realtà non potrebbe vivere senza Arthur", okay? ;_;

Okay.

 

Alla terza (e penultima parte), bye :*



  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: Melchan