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Autore: Goldigger    02/01/2012    0 recensioni
La scalata al successo di una band alternativa che più alternativa non si può.
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Yo everybody!
Come avete passato l' ultimo? Io, reduce da una serata all' insegna di giochi alcolici devastanti (i famigerati DRINK GAME), ho deciso di salutare il 2012 con un bel racconto nuovo fiammante.
Il tema della storia è fondamentalmente un' amichevole presa per i fondelli nei confronti dei gruppi indie/alternativi/introspettivi che si sentono in giro  e che piacciono tanto ad alcuni miei amici ( tipo "Le luci della centrale elettrica", "Afterhours", "Baustelle" e via discorrendo).
Una premessa: con questo non intendo offendere o screditare nessuno, io stessa ascolto questi gruppi e li trovo assolutamente fantastici. Dedico questo racconto a mio fratello adottivo con il quale amo fare discorsi esistenziali dopo una certa quantità di cuba libre e al mio compagno di classe T, che mi ha ispirato per la descrizione del protagonista.
Enjoy it!

DIXIE E COCA COLA

I.I AM AN ANTICHRIST, I AM AN ANARCHIST

Fabrizio entrò nel garage umido di muffa. Fuori il tempo era davvero pessimo: cielo grigio con una spruzzata di nuvole grosse e nere che non promettevano niente di buono.
"Che giornata meravigliosa" pensò accendendosi la ventesima Lucky Strike rossa. Nel garage adibito a sala prove c' era già la band al completo. Alcuni stavano montando gli strumenti, altri si facevano palesemente i fatti loro. Il batterista, Alex, stava rollando una canna appoggiando i gomiti sul rullante.
"Ciao ragazzi, com' è"? disse Fabrizio sbuffando del fumo azzurrino. Era un ragazzo piuttosto alto, magrissimo, con due occhi azzurri dall' espressione quasi sempre malinconica, che si accendevano solo mentre guardava uno dei porno che aveva salvato sul desktop del computer sotto la voce innocente "Testi delle canzoni".
"Heiiiiiiiiiiiiiiii" risposero i suoi soci con la tipica voce scazzata  dei diciassettenni di città, senza particolari aspirazioni nè sogni nè ideali.
Mattia, il bassista, era un black-metaller con lo sguardo perennemente perso nel vuoto, gli occhi scuri circondati da uno spesso strato di matita nera che rubava puntualmente alla sorella minore. Indossava una t-shirt degli Opeth che ormai camminava da sola da quanto era lercia, jeans aderenti e anfibi da marcia militare. Luca, il chitarrista, frequentava abitualmente centri sociali e case occupate, in cerca del degrado giovanile di cui diceva essere uno dei maggiori esponenti. Sembrava quello più tranquillo e innocuo, con un visino angelico sotto i capelli biondi e ricci; in realtà trascorreva la maggior parte delle sue serate bevendo senza misura e compiendo atti vandalici-due sere prima aveva distrutto a mazzate l' audi a4 del sindaco e poi, non contento, ci aveva pisciato sopra. Non l' avevano mai beccato.
Alex invece, dreadlocks lunghi fino al sedere e scarpe da skater,  si era autoproclamato pusher del paese. La grancassa della sua Pearl era più imbottita di droga del deposito di un narcotrafficante colombiano. Sentivi l' odore dolciastro dell' erba ancora prima che arrivasse.
I ragazzi si erano conosciuti al liceo tre anni prima, e da allora non si erano più lasciati. Avevano fondato un gruppo, "Il chiosco dei gelati di vetro" e facevano musica alternativa, ma talmente alternativa che non passava giorno in cui i loro amici  e compagni di classe li sfottessero pesantemente. Ma a loro non interessava , perchè i veri alternativi se ne fregano degli altri; si sentivano così meravigliosamente profondi e ribelli e disagiati.
E adesso avevano l' occasione di far conoscere il proprio talento controverso al mondo, partecipando al contest per band emergenti "Lamenti giovani", in cui gruppi underground da tutta Italia si sarebbero sfidati a colpi di testi seri e riflessivi e giri di basso. In palio c' erano cinquecento euro tondi tondi e la possibilità di girare un videoclip.  

"Ragazzi, dobbiamo impegnarci, il contest è fra una settimana" borbottò Fabrizio. " Non vi state impegnando".
"Non rompere" rispose Alex chiudendo la canna. "Siamo prontissimi. Abbiamo provato tutti i giorni per un mese, e ho perso tre clienti."
"Mi sembra che stiamo facendo già troppo" disse Mattia con voce lamentosa. "La mia insonnia sta peggiorando. Il mio analista dice che mi sto stressando troppo..."
"E io sono sobrio da troppo tempo, visto che spendo tutti i soldi in biglietti del bus per venire in questo buco schifoso!" abbaiò Luca.
"Calma, calma, calma!" urlò Fabrizio. "Mi piace la vostra rabbia mista a negatività, fa molto Baudelaire. Ma avete frainteso la mie parole. Quello che intendevo dire è che dobbiamo portare al contest una canzone innovativa, originale. E noi non ne abbiamo.
"Quella sulla tazza del cesso fredda?" propose Luca.
"Roba già vista" rispose mestamente Fabrizio.
"Quella sulla banana andata a male?"
"è troppo sofisticata. Non capirebbero."
Ci fu un minuto di silenzio. Erano tutti alla ricerca della canzone perfetta che avrebbe impressionato la giuria.
Poi, Alex parlò.
"Perchè non suoniamo "Albero fragile"? Sai, quella che abbiamo scritto un pò di tempo fa dopo che è morto il Bonsai di tua madre...Quella sulla fragilità delle piante..."
Fabrizio rifllettè per qualche istante, poi sorrise.
"Sei un genio! La fragilità del Bonsai rappresenta la fragilità dei giovani d' oggi... Perfetta, perfetta!"
"Per me è una cagata" disse Luca. "Ci rideranno dietro."
"Zitto, o dico a tua madre dove nascondi la grappa fatta in casa."
"Okay, iniziamo."

Fabrizio prese in mano il microfono e si schiarì la voce.
"Five, six, seven, eight..."

II.BEVI LA COCA COLA CHE TI FA BENE
Il giorno del contest arrivò in un attimo. Quella mattina, Fabrizio si svegliò con un cattivo presagio e la bocca più impastata del solito.
"Ho un brutto presentimento" disse fra sè e sè, seduto sulla tavoletta del water.
I ragazzi si trovarono fuori dall' Auditorium nel primo pomeriggio. Ovunque erano appesi volantini con la scritta LAMENTI GIOVANI- IL CONTEST ALTERNATIVO NUMERO UNO IN ITALIA!  Fabrizio si guardò intorno nervosamente. Era pieno di ragazzi e ragazze che dovevano avere circa la sua stessa età, vestiti nei modi più vari e  bizzarri. L' unica cosa che li accomunava  era l' espressione seria e triste. Un' espressione alternativa, appunto.
Improvvisamente, un uomo dall'aria fresca e rilassata si affacciò alle porte dell' auditorium. Era calvo, abbronzato e dimostrava non più di quarant' anni. Indossava un paio di occhiali a specchio, di quelli che andavano di moda negli anni Ottanta.
"Bene, bene, bene" disse rivolto alla piccola folla che si era formata davanti all' ingresso. "Voi dovete essere le nostre giovani promesse". Aveva detto proprio così: "giovani promesse".
Sorrise, mostrando una fila di denti bianchissimi e perfetti.
"Quello deve essere il talent scout.Dieci euro che ora gli cade la dentiera" mormorò Alex a Fabrizio, che gli mollò una gomitata nelle costole.
Mr Bel sorriso continuò a parlare a tutti e a nessuno.
"Mi presento, io sono Massimo Incasso. Faccio il talent scout. Il mio compito è scoprire talenti emergenti e far sì che ottegano successo e denaro. Avete presente i BellaZio?"
"Veramente no" disse qualcuno tra la folla.
Incasso finse di non sentire e continuò a parlare sorridendo. "Beh, gli ho scoperti io. Come anche i Figli di Sottana, le Aggressiv Trasgressiv e il noto cantautore spagnolo Jesus Misto."
"Ripeto, non ho idea di chi siano" dissè la stessa voce di prima.
"Ma ora veniamo a noi! Se volete entrare, troverete nella hall un piccolo buffet per sfamarvi e dissetarvi, e i vostri camerini personali. Le esibizioni inizieranno alle 5 e avverranno sul palco principale. A dopo!" e sparì all' interno.
Fabrizio diede un' occhiata all' orologio. Erano le tre e mezza, ed era più nervoso che mai.
I ragazzi entrarono e si trovarono di fronte a un tavolo di plastica pieno zeppo di ciotole, vassoi, bicchieri di carta  e bottiglie. Alex si fiondò sul cibo per via della fame chimica, mentre gli altri vi si avvicinarono circospetti. C' erano diverse varietà di patatine, pop corn, salatini e noccioline. Tartine, tramezzini. Bibite gassate e caramelle gommose.
"Perfetto, non c' è neanche una birra" sbuffò Luca.
Fabrizio non aveva per niente fame. Sentiva lo stomaco attorcigliarsi e stringersi in continuazione, come quando si sta per affrontare un esame sapendo che di non aver  aperto un libro.
"Ragazzi, non vi riempite troppo, che poi non siete reattivi."
"Oh, zio, datti 'na calmata, manca ancora un 'ora..."
"Appunto, vado a farmi un giro. Dò un' occhiata alla concorrenza" disse allontanandosi.
"Quel ragazzo non è normale" Disse Luca a Mattia, addentando un panino alla Nutella.
Fabrizio gironzolò per un pò nell' atrio, osservando i ragazzi delle altre band. Non ne conosceva neanche uno, ma sembravano tutti molto seri e concentrati. E bravi. E professionali.
"Sicuramente più di noi" pensò con angoscia.
Alcuni avevano già occupato i camerini e stavano provando. Alle porte di ognuno era fissato un piccolo cartello con su scritto il nome della band.
Tra gli altri, c'erano "Gli intolleranti al lattosio", i "No grazie, ho smesso" e gli "Una volta qui era tutta campagna". Erano nomi così assurdamente originali! Man mano che scorreva le porte dei camerini, l' ansia di Fabrizio aumentava sempre di più. "Ci stracceranno" pensava. "Non siamo abbastanza bravi. è colpa mia, avrei dovuto organizzare più prove. Sono un idiota". Si appoggiò al muro, ansimando. "Sto per avere un attacco di panico. Devo mangiare qualcosa".
Trovò il buffet e localizzò le sue patatine preferite, le Dixie al formaggio. La ciotola era quasi intatta, probabilmente non avevano molto successo tra gli alternativi.
"E sì che sono così buone". Finì la scodella. Era in piena fame nervosa. mangiò anche un sacco di tartine, dei panini al burro e dei biscottini al cioccolato. La gente lo guardava con curiosità.Smise improvvisamente di mangiare e si rese conto di avere una sete assurda. Sete, sete, sete. Guardò le bottiglie accatastate in un angolo del tavolo; erano quasi tutte finite. Era rimasta solamente una litro di Coca Cola e mezza Schwepps. La tonica gli aveva sempre fatto schifo, quindi stappò la Coca e se ne versò un bicchiere bello pieno. Fece una smorfia. Era caldissima e sgasata; probabilmente era lì dalla mattina stessa. Ma aveva troppa sete. La finì in poco tempo, bevendo direttamente dalla bottiglia.
Implose un rutto e tirò un sospiro di sollievo. "Ora va molto meglio. Devo cercare gli altri".


III.SEE YOU AT THE BITTER END
Si diresse nuovamente verso i camerini. Quello de "Il chiosco dei gelati di vetro" era l' ultimo, il più piccolo e il più sporco. I ragazzi avevano già tirato fuori i rispettivi strumenti e stavano strimpellando. Tranne Alex, che stava fabbricando un filtro con un biglietto da visita.
"Si può sapere dov' eri? Fra venti minuti si inizia!" gli disse, senza tuttavia perdere la calma tipica dei fattoni.
"Avevo un pò di fame..."mormorò Fabrizio.
"Ma va tutto bene?" chiese Mattia con aria preoccupata. "Sei pallido."
"Sì, sì..." Non era vero, non stava affatto bene. Il mal di stomaco era tornato più feroce di prima, e al dolore si era aggiunto un gorgogliare sospetto.Sembrava il rumore di un lavandino otturato.
"Dev' essere stata la coca calda" pensò."Su, iniziamo a provare..."
"Stai sudando."
"HO DETTO CHE STO BENE!"
I ragazzi si guardarono a bocca aperta. Calò un silenzio carico di tensione. Improvvisamente si udì un rumore sordo.
BROOOOOOOOOOOOOMBLBLBLBLBLBLBL  
"Ma che diavolo è stato?" disse Luca con voce acuta.
"Il mio stomaco, credo..." rispose Fabrizio. Una fitta lo constrinse a piegarsi in avanti.
"Fabri, se non te la senti di esibirti lo capiamo ok? Non c' è problema. Sarà per la prossima volta..."
"NO!" Riuscì a gridare tra una fitta e l' altra. "Noi saliremo su quel maledetto palco. Anche se siamo solo dei ragazzini. Anche se ci batteranno di sicuro. Ma dobbiamo farlo, ok? E voi dovete continuare a suonare, qualsiasi cosa succeda."
"Vuoi dire anche se ti vomiti sulle scarpe?"
"Io non vomiterò". E lo disse con una serietà talmente terribile che nessuno osò più proferir parola.
In quel momento si affacciò alla porta del camerino una donna con i capelli cotonati e il rossetto sbavato. Aveva un auricolare all orecchio e reggeva in mano una cartelletta nera.
"Sì... sono qui davanti a me... li mando su?Sì, cinque minuti sognor Incasso... Perfetto. Passo."
La stomaco di fabrizio gorgogliò prepotentemente.
"Ragazzi, fra cinque minuti tocca a voi. Vogliate seguirmi."
Tutti e tre guardarono Fabrizio con apprensione. Temevano di vederlo a terra agonizzante da un momento all' altro.
Il ragazzo cercò di mettere in piedi un sorriso convicente.
"Andiamo."
Il palco era piuttosto stretto e le assi di legno chiaro erano scivolose; il cantante precedente doveva aver sudato parecchio.Anche Fabrizio stava sudando parecchio; gli si erano formati due aloni scuri all' altezza delle ascelle.
"perchè ho voluto mettere la maglietta grigia di Kurt Cobain?" si disse amaramente.
Diede una rapida occhiata alla giuria. Incasso era seduto al centro con il suo solito sorriso di plastica; ai lati c' erano due uomini e due donne dall' aria molto fashion che sembravno essere mortalmente annoiati.
 Un uomo con i capelli alla Andy Warhol disse ad altà voce:
"Bene, fate entrare la prossima band, i...Il chiosco dei gelati di vetro. Prego."
La donna con l' auricolare li spinse lanciandoli praticamente sul palco. Fabrizio strizzò gli occhi sotto i faretti al neon potentissimi.
Andy Warhol parlò di nuovo: "Ora, se prima di suonare volete fare una breve presentazione..."
Fabrizio si inumidi le labbra e iniziò a parlare con voce stridula, terrorizzato dalla possibilità che la giuria potesse sentire i rumori osceni che stava facendo il suo stomaco.
"Allora, ehm, noi siamo appunto il chiosco dei gelati di vetro... Abbiamo diciassette anni...Suoniamo in un garage... "
Una fitta particolarmente aggressiva lo aggredì di sorpresa. Fece una smorfia di dolore.
"Tutto bene, ragazzo?"
"Sì, scusatemi, è la tensione..."
Luca guardò Mattia con aria desolata, come a dire "siamo fottuti."
"Beh è assolutamente normale! Forse preferisci iniziare subito?"
"Sì, immagino di sì..."
"Prego allora, quando siete pronti!"
Mattia, Luca e Alex iniziarono a suonare l' intro di "Albero fragile". Al quarto giro di chitarra Fabrizio avrebbe dovuto iniziare a cantare; cercò di prepararsi emotivamente e mentalmente in quei pochi secondi.
"Ora canterai, e canterai bene" si impose.
Ma il dolore allo stomaco aveva raggiunto vertici inimmaginabili. Gli pulsavano le tempie, aveva la bocca secca. Avvertì un conato di vomito.
"Sto morendo" pensò."ma devo cantare... ORA!"
"Albero fragileeeeeeeeeeeeeeeeee..." Conato di vomito. Si fermò,  piegato in due. Gli altri tre si guardarono con aria interrogativa.
"Ci siamo, adesso vomito e faccio una figura pessima e mi prenderanno per il culo a vita. I ragazzi mi linceranno."
Nel frattempo Mattia, Luca e Alex continuavano a sonare con disinvoltura, proprio come gli era stato detto di fare.
"Non ce la faccio. Basta."I membri della giuria lo stavano guardando con misto di curiosità divertita e pena.
"C' è solo una cosa da fare" pensò. "Spiegare tutto. Spiegare che le cose non sarebbero dovute andare così."
Si riavvicinò al microfono e, dopo una breve esitazione iniziò a parlare.
"Mi dispiace, mi dispiace di tutto, davvero. Non doveva andare così. é stata tutta colpa mia, non avrei dovuto bere quella coca... Io... Non avrei dovuto... Sto male, sto davvero male. Mi sento morire, ed è tutta colpa mia. So che dovrei cantare ma sto male, davvero. "
I ragazzi smisero di suonare, sbigottiti.
Fabrizio si girò a guardarli.
"Mi dispiace" disse a bassa voce.
"Io ti ammazzo" mimò Luca con la bocca, senza parlare.
Ci fu un interminabile minuto di silenzio.I giudici si guardarono. Fabrizio guardava per terra.
Improvvisamente, si sentì un applauso. Era uno di quegli applausi da film, che inizia piano e poi diventa sempre più forte e veloce.
Massimo  Incasso stava applaudendo. In piedi dietro al tavolo dei giudici, sorrideva e applaudiva.
Fabrizio rimase senza parole. Cosa stava facendo quel pazzo?
Incasso si avvicinò al palco, continuando a battere le mani come una ragazzina di quindici anni a un concerto.Poi, parlò.
"Bravo, Bravo, Bravo. Mio Dio. tu, ragazzo, sei un genio!"
"Io?" disse Fabrizio con un filo di voce. "Oddio" pensò "è impazzito. "Ora ci farà fuori tutti perchè lo abbiamo messo in imbarazzo davanti ai suoi amici giudici."
Ma il talent scout Massimo Incasso era serissimo.
"Io dico, ma come ti è venuto in mente? Quelle parole così intense, così...dolorose! Sei stato l' unico ragazzo, l' unico a trasmettermi qualcosa! Mi hai emozionato davvero. Tu e il tuo gruppo avete espresso appieno il disagio giovanile di questo decennio..."
E mentre Incasso continuava a delirare, Fabrizio pensò solo una cosa. E cioè, che doveva assolutamente vomitare.
"A questo punto, mi sembra inutile far continuare il concorso...Io, Massimo Incasso, decreto ufficialmente che Il chiosco dei gelati di vetro hanno vinto il contest! Complimenti ragazzi!"
Luca, Mattia e Alex erano immobili, esterefatti.
L' uomo si avvicinò a Fabrizio per stringergli la mano.
Il ragazzo non fece neanche in tempo a dire "grazie". Con una mossa fulminea, si piegò in avanti reggendosi la fronte con una mano. E finalmente, vomitò Dixiex e Coca Cola sulle scarpe del talent scout.

Ok, questa storia è un pò più lunga di quelle che scrivo di solito, quindi l' ho divisa in tre mini-capitoli per facilitarne la lettura. I titoli sono frasi di canzoni, come avrete capito. Spero vi sia piaciuta. Commentate, commentate, commentate!
  
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