Nickname: (di EFP): Bumbunì
Titolo: Re-cordis. Dalle parti
del cuore.
Rating: Giallo
Genere: Romatico, Introspettivo,
Generale.
Note dell'autrice: Non so come è nata quest'opera e mi stupisco del
risultato. Fisicamente Camelia mi assomiglia. Ma ciò che più conta è che Camelia
è esattamente come me caratterialmente. Quando ho immaginato questa trama, ho
pensato a come avrei agito io in ogni singola situazione.
Non voglio
anticipare niente, così da lasciare al lettore la comprensione e
l'interpretazione della mia Camelia.
Da un punto di vista pratico, è necessaria
una spiegazione sulla struttura della fic.
-Le parti in corsivo sono le parole
pronunciate dalla “copia” o i pensieri di Camelia. Di solito, la prima parte del
capitolo è il racconto di come la Camelia del presente (capirai quando leggerai
la fic.) giunge nel ricordo. Dopo lo spazio c'è il ricordo in
sé.
Sono
sicura che si capisca di più procedendo con la lettura.
Perciò mi dileguo
Re-cordis.
Dalle parti del
cuore.
Capitolo I
Di viaggi e pensatoio
“L'hai scelto tu, ricordi?”
“Si, grazie. So benissimo chi ha
scelto cosa.”
“Davvero? E allora perchè continui a ricordare
lui?”
Perchè lo amo.
“E l'avresti lasciato
perchè...?”
“Tu non puoi capire.”
“Prova a spiegare. In fondo, io
sono te.”
“Se fossi davvero me dovresti sapere già tutto.”
“Ottima risposta. Ora capisco come
abbiamo fatto a finire a Corvonero.”
Camelia vide la propria immagine
riflessa sullo specchio sorriderle con ironia, quasi si stesse prendendo gioco
di lei. Non
sapeva come aveva fatto ad arrivare in quella stanza né cosa essa fosse
esattamente.
Sapeva solo che stava facendo la ronda quando si era imbattuta in quella
porta. Qualcosa
l'aveva attirata lì. Non comprendeva bene cosa fosse quel qualcosa, ma Camelia era certa di
potersi fidare del proprio istinto. L'aveva imparato da tanto e oramai lo
seguiva senza domandarsi più nulla.
Quando aveva varcato la soglia, era
rimasta stupita da quello che le si era presentato davanti. Una stanza spoglia, piena di polvere,
in cui troneggiava un enorme specchio e un bacile di
pietra.
Le
sembrava che la stesse chiamando, sibilando il suo nome. Era come se quel suono non fosse solo
intorno a lei, ma addirittura rimbombasse dentro la sua mente.
Le aveva fatto
accapponare la pelle e, allo stesso tempo, l'aveva attratta come una calamita.
Si era avvicinata
circospetta, studiando sia la superficie riflettente sia il bacile con aria
critica, diffidente.
Lungo il perimetro di quest'ultimo erano incisi segni strani che
riconobbe come rune. Il suo contenuto si muoveva monotono, brillando debolmente alla luce
delle candele.
Quando era stata abbastanza vicino, aveva visto la propria immagine
riflessa dallo specchio.
Eppure era una sé stessa strana,
distorta. Inquietante. Quando poi aveva iniziato a parlare, non si era riconosciuta nel timbro
squillante della voce.
"Mi sembra di averti fatto una
domanda a cui, tra l'altro, non hai ancora risposto" le ricordò la Camelia-immagine con quella voce così
insolita.
“Già, peccato che io non abbia nessuna intenzione di farlo.” affermò
Camelia.
“Perchè? Ti fa male?”
“No.”
“Ah ah, attenta Camelia. Non ti
hanno detto che le bugie non si dicono?”
“Non sto
mentendo.”
L'immagine le rivolse un sorriso di scherno.
“Te l'ho detto prima: io sono te.
So cosa ti passa per la testa. Magari non lo condivido, ma lo so. Per esempio,
so benissimo che adesso stai pensando di nuovo a Louis Weasley. E ti stai
chiedendo se hai fatto davvero la scelta giusta”
“Per essere me sei davvero ottusa. Io
sono sicura di aver fatto ciò che era meglio per me.”
“Davvero? Perciò, ora come ora, lo
rifaresti?” le chiese la sua
copia.
Camelia sussultò. L'avrebbe rifatto? Avrebbe lasciato di nuovo Louis? Una vocina dentro di
lei le disse che la risposta non le sarebbe piaciuta, ma lei la scacciò in malo
modo.
Certo
che lo avrebbe lasciato!
“E allora perchè non ne sembri così
convinta?”
“Cosa diavolo..? Esci dalla mia testa!” sibilò Camelia, scoccando alla sua
immagine un'occhiata velenosa.
L'altra rise. Camelia sentì il sangue ribollirle
nelle vene e le guance scottare per la rabbia.
“Te l'ho detto: so cosa
pensi.”
“Non sai niente di me, perciò smettila. Vattene.” le
intimò.
“Non posso, mia cara. Ho un compito e me ne andrò solo quando l'avrò
assolto. O meglio, più che un compito è una sfida“ la guardò prima di aggiungere “per
te.”
“Per
me?” chiese Camelia, sorpresa dalla piega che aveva preso quella già di per sé
bizzarra conversazione con...cosa? La sua coscienza?
“Certo. Dici che lo rifaresti,
giusto? Che è stata la scelta giusto? Bene,
provamelo.”
“Cosa? Non...io non...sei impazzita?” le chiese alla
fine.
Come
pensava che potesse provarglielo? Andando di nuovo da Louis e ripetendo a
memoria il discorsetto che aveva imparato per l'occasione? La reputava così
crudele da fare del male gratuito alla persona che...
“No, non dovrai fare niente del
genere. Ma io e te faremo un viaggetto. Oh, niente di
speciale.”
“E dove andremo?” le chiese, fingendo indifferenza, mentre dentro di sé
Camelia sentiva imperversare la tempesta.
“Nella tua mente. O meglio, tra i
tuoi ricordi. Passeremo in rassegna quelli di Louis e alla fine mi dirai,
sinceramente, se pensi ancora di aver fatto la scelta giusta. Ci
stai?”
“Perchè dovrei farlo? Io non devo dimostrare niente a
nessuno.”
“Devo forse pensare che Camelia Alice Jensen abbia paura?” la sbeffeggiò l'immagine allo specchio.
Camelia la
guardò stizzita, mentre il suo orgoglio scalciava indispettito per emergere e
prendere il sopravvento.
Rimase a pensare per qualche minuto,
torturandosi il labbro inferiore. Dopotutto, lei era sicura di sé. Come
avrebbe potuto cambiare qualcosa quel viaggio dentro i suoi ricordi, qualcosa
che lei già conosceva?
Era solo una stupida prova che
avrebbe superato ad occhi chiusi e senza problemi, si
disse.
“Accetto.”
La Camelia-immagine sorrise appena e fece un passo avanti. Camelia si
chiese perchè mai lo facesse: pensava forse di poter...
Non finì la frase perchè la donna che
fino a poco prima era stata solo un'immagine riflessa ora era accanto a lei, in
carne ed ossa. Camelia boccheggiò per un attimo, ma poi si
ricompose.
La
ragazza accanto a lei, la sua copia speculare, le tese la
mano.
“Sei
pronta?”
“Cosa devo fare?” chiese Camelia in un sussurro.
“Vedi
quell'oggetto?”
“Il pensatoio? Dobbiamo usare quello?”
“Certo. Pensavi servisse per
lavarsi le mani?”
“No, pensavo fosse per decorare
l'ambiente.” ribatté Camelia con un'alzata di spalle. L'immagine- che tanto immagine non
era più- scoppiò a ridere e poi si chinò sul bacile. Camelia ripeté il gesto, affondando
il viso nel liquido argentato e vorticante.
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