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Autore: Il Cavaliere Nero    02/01/2012    12 recensioni
La dolorosa scelta che il Proiettile D'Argento sarà costretto a prendere per difendere le persone alle quali tiene di più...per proteggere e salvare il suo Angelo.
Estratto dal quarto capitolo:
«Megure abbassò il capo e tornò a scribacchiare qualcosa di illegibile su quei documenti, senza però porgere molta attenzione a quello che faceva. Infatti, aveva ben altri pensieri per la testa: Se prima avevo qualche dubbio, ora ne sono sicuro...- pensò, determinato e serio -Michiyo, ormai, ha preso il posto di Shinichi Kudo...»
Genere: Triste, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Epilogo

Piccolo avvertimento: la parte con il normale carattere è la narrazione degli eventi presenti. La parte in corsivo è il flashback più consistente e più lungo; la parte in corsivo e grassetto è il flashback dentro il flashback. Perdonate questa struttura complicata, ho voluto provare a realizzare un epilogo originale. Buona lettura!

Disclaimer: Il caso principale che vede come assassino un serial-killer, in particolar modo la procedura dei delitti narrati, sono tratti o ispirati dal manga di Detective Conan, files 5-8 del volume 19 e dei corrispondenti episodi (124-125). Tutti i diritti d'autore sono perciò di Gosho Aoyama e i fatti sono ripresi dall'autrice Il Cavaliere Nero non a scopo di lucro ma solo a fini amatoriali.

Il sole iniziava a spuntare tra le nuvole chiare, tingendo di luce le cupole degli edifici più alti e maestosi.
I suoi raggi, ancora troppo deboli per accecare gli occhi del giovane disteso sul letto, penetravano attraverso i vetri della finestra chiusa, infrangendosi al suolo: era l’alba. Eppure il ragazzo aveva aperto gli occhi quando ancora il buio avvolgeva le case, rischiarate soltanto dalla flebile luce delle stelle e della luna, quella notte quasi invisibile: non era stata una nottata serena, tutt’altro, una lieve ma incessante pioggia aveva ticchettato un’ora dopo l’altra sino al mattino presto, quando finalmente aveva cessato.
Shinichi sospirò; le lenzuola candide gli coprivano il bacino e le gambe, lasciando però scoperto il petto nudo. Con le mani incrociate dietro la testa, a mò di cuscino, aveva riflettuto per molto tempo, incapace di prendere sonno.
Teneva ancora lo sguardo fisso davanti a sé, lanciando di tanto in tanto un’occhiata all’orologio: in quel momento, erano le sei e un quarto.
D’un tratto, le labbra si curvarono in un sorriso felice: i ricordi del giorno precedente presero nitidamente forma nella sua mente, cullandolo, dopo tanto penare, in una dimensione di piena soddisfazione:

Nel preciso istante in cui solo una porta lo divideva dall’incontro (scontro?) con Ran, che probabilmente aveva già ascoltato l’intera cassetta, il cuore prese a battergli violentemente nel petto, come neanche di fronte ad un terribile assassino aveva mai fatto. Quella ragazza era capace di sottrargli la razionalità: quando c’era di mezzo lei non capiva più niente, diventava vittima dei suoi sentimenti e perdeva la testa.
Ricordava ancora perfettamente quando, in preda al panico, aveva temuto che la sua amica, pur di salvare la vita di un uomo, avesse messo a rischio la propria: e mentre lei, correndo, si recava nel luogo di prigionia della vittima che proprio Shinichi le aveva indicato, lui chiamava la polizia vaneggiando, dando agli agenti indicazioni poco lucide, gridando come un pazzo di affrettarsi perché la situazione non degenerasse in un omicidio; tanto poco razionalmente aveva condotto quella telefonata, da non ricordare precisamente neppure le sue stesse parole! In quel momento sapeva solo di volerla salvare, di temere per la sua vita e di non poter permettere a nessuno di farle del male.*
Credeva di averci fatto l’abitudine, conoscendola da tempo immemore, invece in ogni occasione la storia si ripeteva: i battiti cardiaci sembravano scandirsi senza sosta, susseguendosi rapidamente; il viso s’imperlava di sudore freddo, immaginando la sua reazione, ben conscio della sua abilità nel karate; e lo stomaco era avvolto in una morsa. Nonostante potesse, sulle prime, apparire una condizione sgradevole, in realtà il liceale-detective ne aveva sentito la mancanza nei panni di Conan Edogawa.
Rare erano state le occasioni in cui aveva provato quella sensazione nel suo soggiorno all’agenzia Mori, o meglio: capitava spessissimo. Ogni volta che Ran citava il suo nome di fronte al bambino, lui sussultava!
Ma ben diverso era parlare a nome di Shinichi dall’essere Shinichi.
Ben diverso era permetterle di specchiarsi negli occhi di un bambino ingenuo, dal riflesso di sé che poteva scorgere negli occhi di un ragazzo avviatosi a divenire un uomo.
Ben diverso era stringerle la mano, non riuscendo neppure a cingerla completamente, dallo stringerla al suo corpo, circondandole la vita con le braccia quasi per nasconderla e così proteggerla.
E forse questo l’aveva scoperto anche lei.

Shinichi continuò a scrutarla per un po’ , come se volesse verificare che non cambiasse idea e si rimpossessasse della cassetta. Quindi, spostò gli occhi sull’oggetto in questione, deglutendo.
Un pensiero gli attraversò la mente, e sorrise serrando le palpebre.
Quando le riaprì, allungò la mano libera in direzione della ragazza: comprendendo che voleva ringraziarla, grato, per quell’atto di fiducia Ran avvampò: eppure non esitò un solo istante e gli prese la mano, pur arrossendo.
Shinichi continuò a sorridere.
Inaspettatamente, adagiò sul suo palmo aperto l’audio-cassetta.
“Cosa?” Ran cadde dalle nuvole, incredula.
“Ascoltala.” Affermò soltanto.

Nonostante non si fosse pentito neppure per un istante della sua decisione, non riusciva a tranquillizzarsi; prese un respiro profondo, poi poggiò la mano sulla maniglia della porta, entrando nell’aula della scuola Teitan.
Deglutì un paio di volte, prima di realizzare che Ran non era presente. L’assenza della ragazza, però, non lo rese più calmo, anzi: l’attesa del suo arrivo l’avrebbe ucciso!
Con passo deciso, capace di nascondere i suoi moti interiori con un aspetto sicuro di sé, prese posto.
“Ti senti solo oggi, eh?” lo salutò la voce dell’ereditiera Suzuki.
“Prego?” le rispose, meravigliandosi di come fosse riuscito a mantenere un tono di voce fermo.
“Ran non c’è!” gli spiegò, poggiando un gomito sulla sua spalla. I suoi occhi vispi brillavano di malizia, mentre le labbra fremevano per replicare prontamente a qualsiasi cosa Shinichi avesse detto.
“E…?” si finse noncurante lui, gli occhi ridotti a due fessure nel tentativo di sembrare annoiato.
“E avete rotto!” sbottò lei “Prima c’è la mogliettina che aspettava il marito; poi c’è il maritino che aspetta la moglie! Vi rendete conto che siete assurdi?”
Paonazzo, il detective alzò le spalle per scrollarsi di dosso il braccio di Sonoko: “Sei tu, qui, l’unica a seccare!” replicò quindi “E comunque Ran non è malata, a momenti arriverà…” aggiunse, domandandole così indirettamente il motivo di quel ritardo.
“No, Cavaliere Nero*, non arriverà! La tua Principessa di Cuori* oggi ha gli allenamenti speciali per il torneo di karate di domani, non ricordi?”
Il ragazzo spalancò gli occhi, sorpreso: “Non lo sapevo! Domani c’è la finale?”
“Certo!” lo rimbeccò lei, avvicinandosi minacciosamente al suo viso “E sia chiaro, detective da quattro soldi!” prese a muovere freneticamente l’indice a pochi centimetri di distanza dal suo naso “…se non vai a vederla ci penserò io a te! Dopo tutto il tempo che avete sprecato, non esiste che ora vi prendiate la libertà di tergiversare! Datevi una mossa e mettetevi insieme!”
Per l’ennesima volta, Kudo avvampò; ma non ebbe il tempo di negare, che Sonoko, repentina, aggiunse: “Inoltre, mio caro Cavaliere…tu a Ran devi ancora un bacio!” insinuò, riferendosi naturalmente a quanto era stato interrotto durante la recita scolastica del Teitan.

-Quanto dovrò aspettare prima di sapere cosa diavolo aveva inciso Vermouth su quell’audio cassetta?!- imprecò il ragazzo, percorrendo con passo lento il cortile dell’istituto. La mattina era passata con enorme sforzo, poiché il suo pensiero era continuamente rivolto alla ragazza: -Uffa!- concluse, calciando un sassolino che andò a infrangersi contro la ruota di una macchina.
Alzando gli occhi, Shinichi scoprì che quella vettura era una volante della polizia. Assottigliò gli occhi; l’ultimo incontro che aveva avuto con le forze dell’ordine non era stato troppo piacevole…

“Collaborare con la polizia.” Ripetè, con tono tagliente.
“Prima…prima di andar via l’ho fatto, nonostante tutto credo che l’ispettore Megure si ricordi dei tempi in cui mi telefonava perché lo aiutassi nelle indagini. Qualsiasi caso mi sia stato proposto, io l’ho risolto.”
“Qui non è in gioco la tua comunque dubbia bravura, noi vogliamo…” lo interruppe Michiyo ma Kudo alzò il tono della voce, riprendendo la parola:
“…e quando, sebbene io non vi avessi chiesto nulla, mi avete proposto di aiutarvi nell’inchiesta sul serial-killer io ho accettato. Sebbene tu non tolleri le stronzate” ripetè con ironia i termini utilizzati da quello che, in quel frangente, era il suo primo avversario “che io vi ho rifilato dopo la morte di Sakata e non voglia accettare che io stia lavorando ad un caso riservato, è questa la verità: ed io vi avevo avvisati. Vi avevo detto chiaramente la mia occupazione, vi avevo detto chiaramente che non vi avrei rivelato nulla e ve l’ho ripetuto quando, ignorando ogni procedura, avete convocato per la seconda volta Miyano in centrale. E sapevo, ero certo…” si affrettò ad aggiungere prima che qualcuno lo interrompesse: ma, prima di proseguire con il suo discorso, abbassò il capo cosicchè la frangetta potesse celargli parte del volto “…che vi sareste insospettiti. Era chiaro che avreste avuto dei dubbi, che vi sareste chiesti di quale indagine potesse trattarsi. Ma mai…mai avrei potuto immaginare che mi avreste trattato come un sospettato: voi mi avete pedinato…” sputò, con risentimento “…mi avete messo dietro un’autovettura…, mi avete tenuto nascosto le ultime scoperte sul serial killer, mi avete accolto con gelo quando avevo appena salvato Ran e Kogoro da quel pazzo, tu addirittura mi volevi sparare addosso, Michiyo…” mai quel nome fu pronunciato con più stizza “Avete costretto Miyano a venire a testimoniare, per la seconda volta, senza avvisarmi e quando sono arrivato in centrale quasi non mi avete lasciato andare…Ed ora, piombate qui. ‘Non appena si fosse svegliato’ ” furono ripetute, per la terza volta, le parole dell’ispettore Megure “…è giusto, avete ragione: è questo che recita il regolamento. Perché qui voi non venite come collaboratori, come colleghi. Voi venite qui come poliziotti, a elencarmi le accuse in cui posso incorrere… ”
S’infiammò, perdendo il controllo: infatti il suo tono di voce divenne più alto e le mani quasi tremavano:
“E mi sottoponete ad un interrogatorio in piena regola!!” sbottò, infine, con un eccessivo sforzo: non solo la fronte, infatti, ma anche le tempie furono percorse da un dolore lancinante, che lo costrinse ad afferrarsi la testa con le mani e poi ripiegarsi su se stesso.
“Shinichi…” si preoccupò Agasa, correndo al suo fianco per poggiare una mano sul capo.
Senza pensarci due volte Ran, dal canto suo, afferrò il piccolo telecomando posto sul comodino, schiacciando ripetutamente il tasto che avrebbe allertato il dottore.
“Mi trattate come un criminale.” Scandì Shinichi con amarezza, mentre ancora si reggeva la testa.

Era ridicolo trovarsi in una condizione di tale avversione con la polizia! Lui, che per amor di giustizia aveva corso infiniti rischi, svolto innumerevoli indagini, messo in gioco la sua stesa vita, era allora totalmente contrapposto agli agenti e all’ispettore. Sorrise, lasciando trasparire un’espressione amara sul viso:
-Era prevedibile…tenere nascosta l’Organizzazione e l’inchiesta che la riguarda…come ho fatto a non capire che sarebbe potuto accadere?- Un lampo gli folgorò la mente: -Spero davvero che Ran reagisca meglio, se davvero in quella cassetta c’è…- ma non riuscì a terminare la sua riflessione, troppa era l’ansia che gli impediva di ragionare lucidamente.
Lanciò un’occhiata alle sue spalle: a Ran avrebbe pensato dopo! In quel momento la sua preoccupazione principale era evitare la polizia: non aveva la minima voglia di scontrarsi di nuovo con loro. Se il cancello posteriore della scuola fosse stato aperto, sarebbe potuto passare da lì…
Ma un uomo si schiarì la voce; allertato da Takagi, che aveva notato l’investigatore a causa del rumore provocato dal sassolino da lui calciato, l’ispettore Megure scese dall’automobile, posizionandosi in piedi al fianco della portiera bianca.
Shinichi si ritrovò costretto a ricambiare il suo sguardo: per un istante arrestò il passo, preoccupato.
-Ma bene…- pensò ironicamente, riprendendo a camminare mentre una folata di vento gli scompigliava i capelli mori.
Avvicinandosi, notò che era presente anche Michiyo.
-Questa non ci voleva…- affermò mentalmente, immaginando il motivo della loro presenza: -Ed ora cosa racconto? Se mi portano in centrale per un interrogatorio ufficiale, cosa mi potrò inventare?-
L’ispettore teneva gli occhi fissi sulla sua figura in movimento; e lui, d’altro canto, sorreggeva il suo sguardo senza neppure batter ciglio: nonostante si trovasse in grande difficoltà, non l’avrebbe dimostrato. Mai! La sua espressione era sicura, come poche ore prima in classe; l’andatura decisa e il passo fermo. Nulla provava che la sua mente era colma di pensieri:
-Maledizione! Avrei dovuto aspettarmelo! Perché? Perché non mi sono preparato?-
Quando fu abbastanza vicino da arrestare la marcia, improvvisamente, Megure sorrise.
“Buongiorno, Kudo. Possiamo rubarti un po’ di tempo?” fu la risposta che offrì l’uomo all’espressione interrogativa dell’investigatore.
Il ragazzo, sorpreso, corrugò la fronte; ma riprese subito coscienza della situazione:
-Bene, almeno non è irritato…forse riuscirò a cavarmela, in questo modo…-
“Sì.” Rispose laconico, la cartella sotto il braccio ed entrambe le mani nelle tasche della divisa.
“Ci troviamo qui per…”
Per l’ennesima volta quel giorno, il cuore di Shinichi mancò un battito.
“…porgerti le nostre scuse circa quanto accaduto in ospedale pochi giorni fa. Non era né il momento né il luogo adatto per presentarci in veste ufficiale.”
“Co-cosa?” non riuscì a trattenersi il giovane Holmes, sbalordito.
L’ispettore si voltò a squadrare Ishimaru, come per invitarlo a prendere la parola; il castano sospirò, volgendo lo sguardo al cielo: il messaggio che poco prima aveva ricevuto da Akane* fu l’unica ragione che lo spinse ad annuire, in segno d’assenso.
Quel cenno era il massimo che si sarebbe potuto ottenere da Ishimaru.
“Spero vorrai accettare le nostre scuse.” Concluse Megure, porgendogli la mano.
Il detective fu titubante per qualche secondo: non credeva ai suoi occhi! Tuttavia, non appena i due anni di collaborazione con la polizia riaffiorarono alla mente, non esitò a ricambiare la stretta di mano.

“Ispettore, sono Kudo!” la voce contratta, che a fatica usciva dalla gola.
“K-Kudo?!” ripetè sorpreso l’uomo, stringendo più forte tra le mani il telefonino nel timore di aver capito male.
“Mi ascolti: deve assolutamente bloccare i due uomini vestiti di nero che sono appena entrati nell’hotel!” il tono era cupo, come se l’investigatore fosse stato colto da una grande preoccupazione.
“Cos...? E tu come fai a sapere che mi trovo nell’hotel Haido City? E che questi due uomin…” Si trattava pur sempre di un poliziotto, dopotutto. Ma il ragazzo non gli diede modo di terminare la frase:
“Ispettore, è importante!” lo interruppe, incalzando frettolosamente “Per favore, blocchi quei due uomini!”
Megure non capì la ragione di quell’atteggiamento tanto strano, né comprese il perché, non appena aver accettato quell’assurda richiesta, il ragazzo avesse immediatamente riagganciato. Ma, sicuramente, doveva essere sul serio qualcosa d’importante, altrimenti Kudo non avrebbe osato arrivare a tanto. Pochi istanti dopo, a tutti gli agenti di polizia presenti all’interno dell’albergo, fu diramato l’ordine di bloccare i due individui vestiti di scuro.*

“Fantastico come sempre!” si rivolse a lui Megure, mentre Takagi scortava la donna nell’auto della polizia.
“La ringrazio, ispettore, ma non è stato niente!” ridacchiò il giovane, scompigliandosi i capelli con una mano: vestiva ancora i panni del Cavaliere Nero.
“Che ne diresti di venire con noi a seguire gli interrogatori come i vecchi tempi?” gli propose cordiale, ignorando l’affermazione di Kogoro “E’ bravo, ma non può certo pretendere che raggiunga il mio livello…” e avviandosi a lunghi passi nella sua direzione.
“La ringrazio, ma temo di dover declinare l’invito” rispose senza un attimo d’esitazione, lanciando poi un fugace sguardo alle sue spalle: Ran, splendida nell’abito da principessa, lo fissava incuriosita. “Ho qualcosa di importante da fare qui, adesso…” rivelò poi, allusivo.
“Come preferisci…” Megure non nascose la sua delusione: sperava di caricare in auto anche quell’investigatore che tante volte l’aveva aiutato nelle inchieste!
“Oh, a proposito: vorrei che non rivelasse che sono stato coinvolto in questo caso, ispettore!” aggiunse repentino, una mano accanto alla bocca perché solo l’uomo lo udisse.
“Non capisco davvero perché tu ultimamente ti comporti in modo così strano!” lo guardò interrogativo, come a chiedergli una spiegazione, che però non arrivò.
“Sei stranamente modesto!” tentò ancora di ottenere una risposta, ma Shinichi lo scrutava in silenzio.
“Sia come vuoi!” accordò infine. Gli lanciò un ultimo sguardo, prima di lasciare la palestra e raggiungere i suoi sottoposti nella vettura.

“Conan…ma sei sicuro che così potremo capire chi è l’assassino?” domandò stupito Takagi, gli occhi assottigliati. L’agente si chinò, poggiandosi sulle ginocchia per trovarsi alla medesima altezza del bambino.
“Certo! Basterà pronunciare questa frase e tutto sarà più chiaro!” assicurò il piccolo detective, annuendo convinto.
“Intendi dire che se la recito riuscirò ad individuarlo?” gli fece eco Megure, poco propenso a dare adito a quella che, nella sua opinione, era semplicemente una buffonata.
“E’ una formula magica che mi ha rivelato Shinichi!” tentò allora il bambino occhialuto, sperando che quella fosse la giusta strategia perché i due poliziotti gli dessero ascolto. E infatti:
“Beh, se davvero è un’idea di Kudo…” acconsentì l’uomo, facendo un cenno del capo a Takagi affinché radunasse i sospettati. Poco tempo dopo, l’ispettore era in piedi, di fronte a quattro sedie, intento a pronunciare il motto giapponese: “Shiranpuri!”*

L'ispettore Megure aveva sempre riposto in lui la massima fiducia; un eccesso di formalità -per lo più, causato probabilmente dall'interferenza di Michiyo- non poteva cancellare quel legame di reciproco rispetto e stima.
“Naturalmente!” sorrise Shinichi di rimando, cordiale.
Il ragazzo spostò la sua attenzione su Takagi che, alle spalle dell’ispettore Megure, ricambiò con vero affetto e riconoscenza il suo sorriso: lo riteneva davvero in gamba, inoltre non poteva dimenticare l’aiuto nell’indagine che gli aveva permesso di interrompere il miai di Sato.*
-Oh, pericolo scampato!- pensò Shinichi, tirando un sospiro di sollievo mentre un enorme gocciolone gli scivolava sulla nuca –Mi ero preoccupato inutilmente…-
Ebbe immediatamente modo di ricredersi:
“Inoltre, Kudo…” esordì Megure, lasciandogli la mano per riportare le sue congiunte dietro la schiena.
-Ahi ahi ahi!- imprecò mentalmente, sudando freddo.
“C’è un'altra cosa.”
Michiyo incrociò le braccia, pronto a trasformare un rumoroso sospiro in uno sbuffo; Takagi, allora, gli assestò una gomitata su un fianco, causando un gemito sommesso. L’espressione dell’agente innamorato della bella Miwako non riusciva a nascondere il suo entusiasmo: ammiccò a Shinichi, annuendo poi ripetutamente come per suggerirgli la risposta alla probabile domanda che Megure stava per rivolgergli.
“Anche volendo, non è possibile ignorare la tua abilità. Eri molto bravo sin da ragazzino: ricordo ancora con piacere…”
“Ricordiamo!” lo interruppe Takagi assumendo un tono di voce acuto nella foga di sottolineare il suo compiacimento.
“Sì, vabbeh, ricordiamo…” mugugnò Megure, assottigliando gli occhi seccato:
“Dicevo,
ricordiamo con piacere il primo caso che risolvesti per noi, su quell’aereo diretto a New York…* Già allora eri davvero bravo. Ma ora, Kudo, hai davvero superato te stesso. Non posso…”
“Possiamo!” di nuovo interferì Takagi, gli occhi brillanti per la gioia.
“Non
possiamo…” si corresse Megure, al limite della sopportazione.
Shinichi, nonostante i complimenti appena ricevuti, trattenne una risata per quel siparietto che stava prendendo vita davanti ai suoi occhi.
“…non possiamo esimerci dal porgerti le nostre più grandi congratulazioni. Hai sviluppato uno spirito d’osservazione senza eguali, il tuo intuito è forse maggiore di quello di tuo padre e il tuo coraggio supera di molto quello del più dei poliziotti, devo ammetterlo. Inoltre possiedi una professionalità e un contegno degno di un vero professionista del mestiere.”
Kudo era arrossito, palesemente: le gote, coloratesi di un rosso acceso, scottavano.
“Ma no, non esageri!” ridacchiò, scompigliandosi convulsamente i capelli con la mano: il lato più fiero di lui tornò, dopo mesi, a fare violentemente capolino nella sua personalità, trasparendo dai suoi occhi e dal suo sorriso.
“Infine, se mi permetti di rivolgermi a te…come amico della tua famiglia da tanti anni…sei diventato un uomo, Shinichi. Un uomo valoroso. Ne sono rimasto colpito!” terminò il discorso, battendo un paio di pacche sulla spalla del giovane paonazzo ma estremamente rasserenato:
“La ringrazio davvero.” Disse, grato. Quel giudizio espresso da una personalità tanto importante quanto l’ispettore e la faccia accondiscendente di Takagi, valente poliziotto, non poteva che renderlo estasiato: Shinichi era al settimo cielo.
Quindi, un po’ in imbarazzo, ma comunque lieto e soddisfatto, afferrò il casco legato alla sua moto, parcheggiata quella mattina affianco al cancello della scuola.
“Ogni volta che avrà bisogno di me, ispettore, io…” fece per manifestarsi disponibile, ma Megure lo interruppe:
“Perdonami, Kudo, ma c’è ancora un’altra cosa che vorrei dirti.” Affermò, serio, grattandosi la guancia con l’indice. Quel movimento di soggezione lo intimorì:
-Oh, no, no, no, no! Non ditemi che era solo un discorso per introdurre la questione dell’interrogatorio! No!- temette, preoccupato per la possibile domanda circa l’organizzazione e deluso per tutti quei complimenti che, in quel caso, sarebbero divenuti assolutamente inconsistenti.
Un sonoro sbuffo di Michiyo, ancora una volta interrotto dal tempestivo intervento dell’agente Takagi, contribuì a tranquillizzarlo: doveva trattarsi di qualcosa che al poliziotto non risultava gradito! Forse una nuova inchiesta?
-S-sì, ma certo…- ridacchiò nella testa –E’ molto probabile che sia così…- Sospirò, più sereno, avvalorando l’ipotesi di una nuova indagine per la quale si richiedeva il suo intervento.
“Per i motivi che ti ho appena citato…per la tua bravura e la tua validità in quanto uomo di legge…”
Takagi, evidentemente, fremeva.
“…siamo venuti sin qui anche per chiederti…”
Michiyo stava per esplodere, il volto rosso per la collera.
“…di entrare nella polizia.”
Cadde il silenzio.
I poliziotti fremevano per ottenere la risposta del ragazzo che, con la mandibola quasi a toccare terra e gli occhi strabuzzati, balbettava:
“Cos…cosa…cosa volete chiedermi??”
Riuscì infine ad articolare la frase, le spalle che si alzano e riabbassavano convulsamente per la sorpresa.
“Kudo, sei talmente bravo che non possiamo lasciarti sfuggire!” tentò di spiegarsi meglio Megure, un sorriso sincero dipinto sul volto.
Takagi gli diede man forte: “Entra nella polizia! Faremo…l’ispettore…” si corresse immediatamente, dominando un brivido lungo la schiena alla gelida occhiata di dell’omone “…farà in modo che, non appena terminata l’accademia, tu possa essere assegnato alla nostra divisione! Ti tratteremo benissimo, puoi scommetterci!”
Ishimaru sbuffò per l’ennesima volta, manifestando senza remore il suo dissenso.
Il liceale, ancora basito, si riprese gradualmente, ma continuava a tacere.
“Sarai uno tra i migliori poliziotti in circolazione, Kudo!” lo incoraggiò l’ispettore, notando il suo viso iniziare tirarsi a causa di un sorriso d’orgoglio e di soddisfazione che il ragazzo cercava di trattenere: il liceale stava lottando contro quel lato tanto spavaldo e sbruffone di sé che da tempo era riuscito a mantenere sopito.
“Entra nella polizia, Kudo!” ripetè, convinto di quale sarebbe stata la reazione dell’investigatore.
Come tutta risposta Shinichi finalmente lasciò esplodere la risata che a stento era riuscito a trattenere, sorprendendo i tre uomini.
“Io un poliziotto?” domandò retoricamente, calzando il casco che poco prima aveva afferrato e che sino ad allora aveva tenuto in mano.
“Ma fossi matto!” rispose, saltando in sella alla sua moto ed accendendo il motore.
“Eh? Come? Cosa?” furono le repliche dei tre agenti: strabuzzarono gli occhi e spalancarono la bocca proprio come aveva fatto il ragazzo pochi istanti prima.
“Non ci penso proprio!” si voltò verso di loro, asserendo: “Mai e poi mai!”
Poi diede gas e partì, lasciandosi alle spalle una scia di fumo e tre uomini assolutamente esterrefatti. Era ignaro però, che dietro al muretto della scuola, una ragazza si era nascosta per ascoltare la conversazione: dapprima intenzionata ad intervenire in caso di accuse contro il suo amico d’infanzia, Ran aveva preferito tacere ed assistere in disparte alla gloria del ragazzo che amava.
“Meno male che almeno Kogoro si è risparmiato questa buffonata!” aveva sentito commentare Michiyo, contento di non dover chiamare il suo rivale con l’appellativo di ‘collega’ “Beato lui che è andato per tre giorni alle terme con i suoi ex compagni di judo!”
Osservando con insistenza la moto di Shinichi allontanarsi, anche lei si era avviata verso casa.

Portò una mano lungo un fianco, poggiando la testa su un solo braccio. Neppure la mattina seguente, al pensiero della proposta ricevuta il giorno prima, quel sorriso si arrendeva, anzi: le labbra erano sempre distese in un’espressione di pura libidine; a questo riguardo, l’ispettore Megure non aveva sbagliato.
Sospirò ancora, muovendo leggermente le gambe sotto le lenzuola perché non si addormentassero.
L’orologio segnava le sette meno un quarto.
Chissà quando si sarebbe svegliata Ran! Voleva parlarle…

Era calata la sera: il giovane detective aveva trascorso tutto il giorno, una volta fatto rientro dalla scuola, a fare zapping tra i canali del televisore, senza potersi mai soffermare su un programma. Era inquieto, di certo non stava guardando la televisione: quello era un modo come un altro per non rimanere immobile, come chi finge di ascoltare della buona musica cambiando melodia quando sono trascorsi i primi tre secondi della canzone appena scelta. Il professor Agasa, consapevole della situazione sgradevole in cui il suo vicino di casa era coinvolto, aveva tentato di telefonargli, ma lui non aveva risposto: non aveva voglia di parlare con nessuno. “Shinichi! Sono giorni che mangi piatti pre-cotti! Passa non appena rientri, ho preparato del sushi in più! So che a te piace molto…A più tardi!” recitava il messaggio in segreteria lasciato dal dottore, ma lui l’aveva ignorato. Non aveva voglia neppure di mangiare.
Si limitava, talvolta, a lanciare uno sguardo oltre la finestra, contemplando il paesaggio farsi sempre più scuro: il cielo plumbeo non lasciava trasparire che pochi raggi dalla luna, contribuendo in questo modo a creare un’atmosfera quasi tetra.
“Uffa…” sbuffò Shinichi, gettando malamente il telecomando sul cuscino della poltrona accanto a sé; quindi sprofondò ancora di più nel divano, chiudendo gli occhi.
Mentre il televisore pubblicizzava un ottimo dopobarba, lui pensava:
-Chissà se Ran avrà già ascoltato quell’audio-cassetta…-
Quell’idea non lo abbandonava mai, neppure per un istante: persino il tentativo di riposare era stato vano, poiché il tanto desiderato sonno si tramutava in un’ansiosa veglia di riflessioni:
-Tutte le volte che l’ho ingannata quando lei mi chiedeva se davvero fossi io…come potrò spiegarle anche questo?*-
Un rumore lo dissolse dai suoi pensieri, costringendolo a sollevare di scatto le palpebre: sussultò prima di capacitarsi che si trattasse del campanello. Guardò ancora fuori dalla finestra, scoprendo che aveva anche cominciato a piovere.
“Accidenti, professore…” bofonchiò a mezza voce alzandosi faticosamente dal sofà “Ma perché insiste tanto?” continuò a lamentarsi, avviandosi però in direzione della porta d’ingresso.
Girò il pomello dell’imponente villa in stile occidentale, iniziando a mugugnare: “Ho sentito il messaggio, la ringrazio, ma non ho molto appetit…”
Le parole gli morirono in gola.
Davanti a lui, completamente zuppa a causa della pioggia, Ran era in piedi con le mani congiunte al grembo.

La sveglia del suo telefonino iniziò fastidiosamente a trillare: erano le sette.
Shinichi velocemente la staccò, rimanendo poi disteso su un fianco: non si sarebbe alzato.
Chiuse gli occhi, cercando inutilmente di prendere sonno e dormire almeno una mezz’ora: tuttavia in luogo di Morfeo, furono le immagini della sera precedente a rapirlo di nuovo:

“R-Ran!” si sorprese, conscio dell’ora tarda e del pessimo tempo.
“C-Cosa ci fai qui?” le domandò, squadrandola da capo a piedi: gli stivali di tessuto grigio erano divenuti neri per il fango, che le aveva sporcato anche le gambe nude; la gonna ed il giacchetto erano completamente bagnati e la frangetta si era appiccicata alla fronte accaldata.
La ragazza non rispose, fissandolo negli occhi: Shinichi deglutì.
-Ha…ha sentito l’audio-cassetta…- realizzò, preparandosi al peggio: già immaginava la karateka sferrargli un calcio sull’addome, oppure colpirlo in pieno viso con una raffica di schiaffi. E perché non usare una di quelle mosse letali che Kazumi* continuava ingenuamente ad insegnarle?

Eppure, fortunatamente, non era andata poi tanto male.
-Mph, no…- si corresse immediatamente ridendo di sé, gli occhi ancora chiusi nel vano tentativo di dormire –La fortuna non c’entra nulla…-
Tornò supino, portando di nuovo entrambe le braccia sotto il capo; aprì gli occhi, fissando poi lo sguardo sul soffitto. Sorridendo, permise con piacere che il ricordo della notte precedente avesse la meglio sulla sua mente: ignorando il colloquio che avevano avuto sulla soglia dell’abitazione, ripensò immediatamente a ciò che era avvenuto quando aveva trascinato Ran dentro la casa, chiudendo la porta alle loro spalle.

“Ti prenderà un’influenza se non ti cambi!” la rimproverò, prendendola per le spalle e costringendola così ad entrare nella villa.
La giovane si lasciò trascinare senza opporre resistenza, trovandosi così appoggiata al torace dell’amico.
Entrambi tacquero per qualche secondo, prima che Shinichi balbettasse imbarazzato:
“Do-dovrebbero ancora esserci i vecchi vestiti di mia madre, da qualche parte…” Quindi, tenendola ancora per le spalle, richiuse la porta con un colpo del piede, causando un tonfo sordo.
Ran e Shinichi erano soli in una casa gigantesca, chiusa.
A quel pensiero, la ragazza fu percorsa da un brivido: nonostante avesse trascorso spesso del tempo con lui da sola, da bambini, le tornarono in mente i suoi atteggiamenti maliziosi negli ultimi giorni e sperò che volesse riproporli.
Constatando però che Shinichi, dopo quella frase, taceva nell’attesa di una replica non tardò a rispondere:
“E pensi davvero che io accetti di cambiarmi davanti a te?” l’imbarazzo si unì al freddo provato nella corsa, tramutando le sue gote in due pomodori maturi. Tuttavia, non abbassò lo sguardo, ma anzi sostenne quello del ragazzo:
“Non credo tu abbia altra scelta…” le sorrise furbo, soffermando gli occhi sugli abiti bagnati.
“E se preferissi ammalarmi all’idea di spogliarmi?” lo canzonò, il tono di voce divertito, mentre poggiava le mani sul petto dell’investigatore, come a distanziare i loro corpi.
“Allora temo che dovrei intervenire io…” le rispose. Quindi, animato da una forza la cui provenienza ignorava, fece scendere le mani sotto il giacchetto della giovane, buttandolo a terra per lasciarla in maglione.
Lei sussultò, ma non oppose resistenza: “La maglia è asciutta, sai?” sussurrò mentre seguiva con lo sguardo le dita dell’investigatore tirarle giù la zip.
“Meglio prevenire che curare…” bisbigliò di rimando, prima di sfilarle anche quell’abito: Ran era in canottiera.
Una canottiera molto attillata che lasciava intravedere perfettamente le sue curve.
Shinichi, imbarazzato ma improvvisamente audace, soffermò gli occhi sulla sua figura, rapito.
“Cosa stai guardando?” lo richiamò subito, ponendogli un dito sotto il mento perché alzasse la testa.
Non rispose, sorridendole ammiccante: “Hai sbagliato…Proprio tutta sola nella tana del lupo ti dovevi venire a cacciare?”
La attirò a lui per i fianchi, facendo aderire i loro corpi.
Quel lato di Shinichi le piaceva sempre di più: per questa ragione non si dimenò, né tanto meno si finse offesa come di solito avrebbe fatto. Semplicemente, assecondò lo scorrere degli eventi, sperando di trovare il coraggio, in quell’atmosfera, di essere sincera e rivelare i suoi veri sentimenti all’amico d’infanzia, ignara che anche lui desiderava fare altrettanto.
“Shinichi, io…” arrossì ancora di più, all’idea di ciò che stava per dire.
“Ecco…” abbassò gli occhi, deglutendo. Quando però, in un estremo atto temerario, li risollevò per fissarlo nel viso, non fece in tempo a terminare il discorso: il ragazzo le pose una mano dietro la nuca, attirandola a sé con la foga di chi non vuole esitare oltre per paura di perdere il coraggio di agire.
Dapprima, i due si sfiorarono le labbra: molto presto, però, esattamente com’era avvenuto nel vecchio magazzino di Sakata, il bacio divenne profondo. Shinichi approfittò della sorpresa di Ran per aprirle pian piano la bocca con le labbra, permettendo così per la seconda volta alle loro lingue d’incontrarsi. Dopo poco Ran, vinto l’iniziale stupore, ricambiò il bacio ed allora i loro respiri si fecero affannati: eppure continuarono a baciarsi con trasporto, con foga, con ardore. Troppo tempo avevano atteso, troppo tempo erano stati distanti e troppo tempo si erano
desiderati perchè potessero soddisfarsi con così poco. Non c’erano più limiti al loro amore: nessuna organizzazione, nessuna copertura, nessun pericolo, nessun rivale, nessun fraintendimento, nessuna accusa, nessuna colpa.
Niente.
C’erano soltanto Shinichi e Ran, nulla si frapponeva tra loro. E quella notte sarebbe appartenuta a loro.
Liberi, finalmente, da un peso pesante quanto un enorme macigno, entrambi si sentivano pronti ad esprimere le loro emozioni, ad affrontare quel discorso che tante volte, per l’imbarazzo o il disagio, avevano rimandato a tempi migliori. Ma forse, quella sera, non serviva più alcun discorso: erano i loro sentimenti ad agire e fare quello che le loro menti invece non avevano trovato il coraggio di portare a compimento.
Respirando sempre più affannosamente Ran non volle prendere le distanze da Shinichi: perciò, continuando a baciarlo, fece scorrere le mani sul petto del ragazzo. Con le dita tremanti afferrò il primo bottone della sua camicia bianca, riuscendo con difficoltà a separare i due lembi di stoffa. A quell’azione tanto intraprendente Shinichi rispose stringendo ancora più forte a sé il corpo della karateka, circondandole poi la vita con le braccia.
Ran, incoraggiata dalla sua reazione, proseguì nell’ opera: ogni bottone slacciato liberava parte del torace del giovane, muscoloso ed allenato esattamente come, per tutti quei giorni, l’aveva immaginato. Sbottonata definitivamente l’intera camicia, desiderosa di constatare quanto la sua fantasia avesse errato e quanto invece avesse avuto ragione circa Shinichi, fece scorrere le mani sul suo busto nudo: gli accarezzò la pancia risalendo velocemente al petto, dove invece si soffermò.
A quel contatto, lui sussultò: Ran lo percepì chiaramente tremare, come se fosse scottato, quando le sue mani sostarono sui muscoli. Fece allora per ritrarle, temendo di averlo infastidito: ma, con sua meraviglia, lui rese il loro bacio ancora più intenso, ricatturando velocemente le labbra che lei aveva iniziato ad allontanare dalla sua bocca per scusarsi. Le loro labbra continuarono a separarsi e poi unirsi con rapidità per numerose volte, ogni incontro tra le loro bocche diveniva rumoroso: con il cuore che le batteva a mille, tornò nuovamente a posare le mani sul suo addome, accarezzandolo. Sebbene non avesse mai aperto gli occhi e non fosse quindi stata in grado di osservare i muscoli del giovane, Ran fu certa che la sua immaginazione non fosse caduta in errore: Shinichi godeva davvero di un fisico splendido, decisamente ben allenato.
A quella constatazione sentì il sangue ribollirle nelle vene: si affrettò a far scivolare a terra la sua camicia per carezzargli anche le spalle –altrettanto muscolose- e poi passargli le braccia attorno al collo, per giungere alla schiena.
Allora percepì distintamente le labbra del ragazzo, che ancora premevano sulle sue, distendersi in un sorriso: non si chiese il motivo quando Shinichi la sollevò dal pavimento, prendendola in braccio. In un batter d’occhio si ritrovò seduta su una superficie morbida e calda: aprì leggermente un occhio per scoprire che il ragazzo l’aveva portata in camera da letto.
Non riuscì a trattenere una risatina:
“Questa non è la stanza dei tuoi genitori?” gli sussurrò all’orecchio, per evitare di guardarlo negli occhi. Approfittò del tempo impiegato dall’investigatore per rispondere, facendo scivolare rapidamente la vista sul suo corpo semi-nudo: deglutì, contemplandolo.
“Preferisci il divano sporco di caffè?” le soffiò all’orecchio, dimostrando di non aver perso il suo umorismo neppure in quella circostanza.
Lei rise di nuovo, portandosi al centro del letto con le gambe e trascinando con sé Shinichi, che ancora abbracciava per la vita. L’investigatore si lasciò tirare, prendendo a solleticarle il collo con le labbra. Lei fremette, trattenendo un gemito quando lo sentì baciarla. Gli cinse allora la nuca con una mano, scompigliandogli i capelli corvini.
“Hai un ottimo profumo…” si lasciò sfuggire Ran, tra un bacio e l’altro. Le guance di Shinichi s’imporporarono, eppure trasse da quel complimento il coraggio necessario per inginocchiarsi a cavalcioni su di lei, imprigionandole il bacino tra le gambe.
Quindi lei, lentamente, indecisa se fosse o meno la cosa giusta da fare, si distese: il capo sprofondò nel cuscino di piume, mentre lo sguardo si sollevava per incontrare quello di Shinichi.
Le gote arrossate e l’espressione imbarazzata, le sorrise dolcemente.
“Shinichi…” lo chiamò per nome, le labbra che s’incrinavano spontaneamente in un sorriso senza che la testa gliel’avesse ordinato.
“Mhm?” rispose, chinandosi verso di lei per poggiare le mani ai lati delle sue spalle. Non riuscì a fare nient’altro che sorridergli: le guance s’incendiavano sempre di più, eppure non poteva staccare gli occhi da quelli azzurri dell’amico d’infanzia.
Sorreggendo il suo sguardo lui le si avvicinò al volto, catturandole di nuovo le labbra.
Ma il bacio fu breve, presto infatti la sua bocca scivolò fino al decolleté, una scia di baci bollenti nel tragitto percorso.
Ran percepì le sue mani calde risalirle lungo i fianchi mentre le sfilava la canottiera: divenne paonazza quando lui, sollevandosi leggermente, la osservò nuda, con solo il reggiseno a coprirla, sotto di sé. Con il cuore che le martellava nel petto, attese che si sporgesse di nuovo verso di lei: ma questo non accadde. Shinichi stava contemplando il suo corpo, candido, snello, marmoreo. Appariva rapito da quella visione che lo deliziava.
Troppo imbarazzata per permettergli di mirarla oltre, Ran si sporse celermente verso di lui, baciandolo: Shinichi rimase immobile per qualche istante, sorpreso. Poi ricambiò il bacio, chiudendo gli occhi e cingendole le spalle con le braccia: presto, però, le mani scesero sino a raggiungere i gancetti del reggiseno.
Nel momento in cui sentì le dita di Shinichi posarsi sul suo indumento, Ran, impaziente, gli morse un labbro, tornando a giocare con i suoi muscoli.
Deglutì quando avvertì le bretelline rosate scenderle lungo le braccia: era per metà nuda, allora, al suo cospetto. Attese agitata l’attimo in cui l’investigatore avrebbe portato le mani anche lì: eppure questo non accadde. Shinichi continuò a baciarla, tenendo le mani sui suoi fianchi: temeva di risultare rude e non voleva rovinare un momento che non aveva neppure mai osato immaginare, sebbene ardesse di desiderio. Anche Ran fremeva e perciò, preso coraggio, si strinse a Shinichi congiungendo il seno scoperto al suo petto nudo: entrambi furono costretti a sciogliere il bacio per liberare un gemito.

“Sei sveglio?” udì il bisbiglio di Ran: sebbene l’avesse visto muoversi nel letto, temeva di poterlo distogliere da un buon sonno ristoratore.
“Sì…” le rispose lui, continuando a fissare un punto indeterminato di fronte a sé: terminata quella nottata, si era esaurita anche tutta la sua audacia e Shinichi era tornato il ragazzo timido e, talvolta, un po’ impacciato che era sempre stato. Non aveva il coraggio di guardarla negli occhi, non dopo quello che…
“Buongiorno, allora.” La sentì dire, il tono di voce ovattato.
“Ti…ti ha svegliato il suono del cellulare?” le domandò, maledicendosi mentalmente per essersi dimenticato di staccare il telefonino.
Lei annuì: “Anche a te?”
“No, ero sveglio da un po’…” ammise, gli occhi grandi quanto due puntini all’idea di avere la ragazza nuda, avvolta solo dalle coperte, a pochi centimetri di distanza.
La risposta giunse dopo un lungo silenzio: “Non hai preso sonno per colpa mia? Ti ho infastidito in qualche modo?”
Shinichi lasciò sfuggire un sorriso rumoroso: nonostante cercasse di apparire disinvolta, anche lei era molto imbarazzata. La consapevolezza di condividere il letto con il ragazzo che amava sin da bambina e che da tempo l’attraeva non la metteva certamente a suo agio.
Divertito dal tono titubante della giovane e allo stesso tempo colpito dalla sua insicurezza, si girò su un fianco, guardandola; presa alla sprovvista, lei si strinse nelle spalle, scoperte, cercando di nascondere il proprio corpo tra le lenzuola: la stoffa descriveva morbidamente ogni sua forma, accompagnandola dolcemente.
“Tu non m’infastidisci mai.” Le rispose, facendola arrossire: quando la vide abbassare lo sguardo, sorridendo però felice, vinse la timidezza e le cinse le spalle con un braccio, per trarla a sé.
Lei poggiò allora il capo sulla scapola del compagno di classe, sistemandosi comoda; quindi lentamente, come se volesse testare la sua reazione, pose una mano sul petto muscoloso di lui.
“Mi sono pentito.” Disse d’un tratto lui, serio.
Ran si sentì sprofondare in un baratro: si tirò a sedere di scatto, reggendo con una mano la coperta all’altezza del seno.
“Di…di questa notte? O…o di quello che mi hai detto quando…” incalzò, fissandolo con gli occhi sgranati.
Lo vide ridere con le mani incrociate sotto la nuca.
“Ti bevi proprio tutto, eh?” la prese in giro. Si rizzò a sedere anche lui, ponendole per la seconda volta un braccio attorno alla schiena:
“Mi sono pentito del modo in cui ti ho salutato questa mattina…” precisò, sorridendo a un suo broncio.
“Buongiorno, Ran…” Finse si fosse svegliata in quel preciso momento, posandole un delicato bacio a fior di labbra che divenne molto presto passionale. Ran gli circondò il collo con le braccia; per tutta risposta, lui si distese di nuovo, trascinandola sopra di lui.
“Ben svegliata!” concluse, soffiandole sulle labbra non appena il bacio fu terminato.
“Buongiorno anche a te, Shinichi…” Replicò, tornando ad appoggiare il capo sul suo torace. Rimasero per un po’ così, immobili; poi lei iniziò a disegnare con l’indice delle eccentriche circonferenze sul suo petto, solleticandogli la pelle.
Shinichi le incatenò le gambe alle sue, sotto le lenzuola che avevano visto il loro amore raggiungere l’apice del piacere.
“Dovremmo alzarci…” constatò, stringendola più forte a sé “E tu, dovresti allenarti!” il tono di voce era ironicamente perentorio “Oggi pomeriggio hai la finale. Non voglio essere certo la causa della tua sconfitta.”
“Sarai la causa della mia vittoria!” gli confidò, di getto, avvampando subito dopo; tuttavia continuò ad accarezzargli l’addome con la mano.
“Verrai a vedermi?” azzardò, prendendo a tracciare con la punta del dito dei cuori sui suoi muscoli.
“Solo se mi prometti che vincerai.” Le ammiccò, bloccandole quella stessa mano che dipingeva figure immaginarie su di lui.
“E cosa vincerò da te? Un pomeriggio al Tropical Land…senza alcuna interruzione?” sottolineò le ultime parole con la voce, riferendosi naturalmente all’esito del loro primo appuntamento in quel luna-park: quando tutto era iniziato.
“No.” Incrociò le sue dita con quelle della ragazza, in un gesto dolce che le strappò l’ennesimo sorriso d’amore “Vincerai me.”
Si fissarono in volto, specchiandosi l’uno negli occhi innamorati dell’altra.
Shinichi amava Ran.
Ran amava Shinichi.
Come potrebbe essere descritto un finale migliore di questo?
“E se perdessi?”s’informò, guardinga, avvicinandosi al suo viso sinuosa. “Cosa vincerò, se perdo?” Il tono era scherzoso, ma lo sguardo serio.
Il detective le sussurrò all’orecchio, causandole un brivido caldo lungo la schiena:
“Vincerai me.”
Quindi, senza attendere alcuna risposta, la baciò. Ma stavolta non s’interruppero: il ragazzo afferrò con una mano il lenzuolo, sollevandolo sopra le loro teste così da coprire interamente i loro corpi nudi.
“Shinichi!” lo chiamò lei, ridendo felice.

Prese di nuovo a baciarle il collo, scansandole i capelli dietro la schiena con una mano. Le sue labbra però, con inesorabile lentezza, scesero ad arrivare al suo seno.
“Sh…Shinichi…”ansimò quando percepì la sua lingua prendere il posto della bocca in quel gioco di lussuria.
Il gemito della ragazza gli causò una scarica d’adrenalina nelle vene; e così in un gesto di impaziente foga Shinichi afferrò i lembi della gonna di Ran, sfilandogliela senza neppure sbottonarla: l’indumento fu immediatamente gettato a terra, dalla parte opposta del letto.
Con il corpo bollente e l’eccitazione che sempre di più la divorava, lei tentò di imitare i gesti dell’amante: sbottonati i jeans chiari, li abbassò finché l’investigatore non si ritrovò in boxer.
Quindi, passandogli le braccia intorno alle spalle, gli baciò l’addome esattamente come aveva fatto lui pochi istanti prima: baci dolci, schioccati con labbra tremanti per l’imbarazzo e contemporaneamente per l’eccitazione, descrissero figure astratte sul petto, sul torace, e poi sulla pancia dell’investigatore.
“R-Ran…” si lasciò sfuggire, afferrando poi l’ultimo indumento che aveva indosso a coprirla.
Molto presto anche la loro biancheria intima non fu più di nessun impaccio.
“Ti amo, Ran.”
Le confessò all’orecchio, afferrandola per i fianchi per poi avvicinarla al suo corpo nudo.
Il cuore della giovane perse un battito: non poteva credere alle proprie orecchie. Non riuscì più a trattenere un sorriso di sincera gioia, che le illuminò il viso e che sempre, da allora, gliel’avrebbe illuminato di quella stessa luce che per tutta la vita avrebbe brillato negli occhi di Shinichi Kudo; e mentre, sotto di lui, raggiungeva il punto più alto del piacere, Ran Mouri lo abbracciò stretto:
“Ti amo, Shinichi.”

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Precisazioni
*Volume 61, file 10.
* Cavaliere Nero: Volume 26. Perdonatemi, mi sono presa la libertà di questo vezzo d’omonimia XD
*Principessa di Cuori: E’ la parte che interpreta Ran nello spettacolo in cui Shinichi è il Cavaliere Nero.
*Akane: la ragazza comparsa nel capitolo 33.
*E’ il caso in cui Conan e Ai s’imbattono per coincidenze in Gin e Vodka: Ai viene in seguito catturata da un altro membro dell’organizzazione, Pisco, e rinchiusa nel magazzino dell’hotel Haido City. Mentre Gin e Vodka si stanno recando in quella stanza per ucciderla, Conan chiama Megure con la voce di Shinichi, pregandolo di fermarli: naturalmente la polizia non riuscirà a bloccarli e Gin quasi ucciderà Ai, tornata adulta grazie al Paikal. Episodi secondo la numerazione giapponese: 176-178.
*Shiranpuri: volume 58, file 11.
*Miai di Sato: Episodio 254 nella numerazione giapponese (273 in quella italiana).
*New York: Volume 35.
*Ran ha sospettato la vera identità di Conan varie volte, ma il piccolo detective è sempre riuscita a dissuaderla.
*Kazumi: è la Sempai di Ran.

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Note dell’autrice: Eccomi giunta, dopo ben sei anni –udite udite!- alla fine di questa storia. Finirla quando appena è iniziato il nuovo anno, ammetto, sembra una contraddizione in terminis…ma è segno che non ho intenzione di posare la penna. Questa fic mi ha dato tante emozioni, scriverla mi ha permesso di mettere nero su bianco tutte le riflessioni che affollavano disordinatamente la mia mente, dando loro un preciso ordine, per di più…o, quanto meno, ho provato a fare questo :P Per prima cosa, come già ho annunciato in passato, terminerò l’altra fic E a Tokyo, quando? , che necessita ancora di uno o due capitoli. Poi, sarà il momento per una nuova creazione :D Non ho ancora ben in mente, esattamente, a quale delle tante (folli!) idee che risiedono nella mia testa darò vista, ma mi auguro di realizzare qualcosa di buono…
Non posso esimermi, naturalmente, dal ringraziare di cuore tutti coloro che hanno letto e ancora di più chi ha recensito la storia, o chi l’ha aggiunta nei preferiti o nelle seguite: GRAZIE DI CUORE!
Siete stati la ragione per cui ho continuato a scrivere anche nei momenti di defalliance, e mi avete donato tanto coraggio, enorme forza, ma anche un immenso piacere: sapere di aver interessato tante persone mi ha fatto provare davvero una gioia indescrivibile. Spero di essere riuscita a trasmettervi, con i capitoli di questa fanfiction, almeno un po’ del piacere che ho provato io.
Ora la smetto di cianciare inutilmente, sia per evitare di annoiarvi che per tentare di non commuovermi…un po’ difficile, onestamente, ma ci proverò sul serio ^^ Passo quindi a commentare io stessa :D Spero di non aver reso troppo disordinata o ambigua la struttura di questo capitolo: di fatto si tratta di un enorme flashback, all’interno del quale la narrazione procede concatenata ad alcuni momenti del presente e secondi flashbacks, di lunghezza minore; il punto di vista è quello di Shinichi. La prima parte, totalmente dedicata a lui, è un mio omaggio alla sua figura: un detective che mi piace sin da quando ero bambina, e che mi suscita sempre tante emozioni ogni volta che lo leggo…so bene che è un personaggio inventato XD, eppure, un po’ come fa lui con Sherlock Holmes, non riesco a non ammirarlo. Ho voluto sottolineare come lui sia nato investigatore e, secondo la mia modesta opinione, non cesserà mai di essere tale: bravissimo, eppure restio a divenire un poliziotto, o agente dell’FBI.
La seconda parte, invece, è un momento ShinRan: spero di non essermi spinta troppo oltre con la descrizione dell’accaduto ma…ho voluto davvero compiacere il mio ego da loro accanita fan e in più descrivere un momento, che, ammetto, desidero leggere nel manga da secoli xD Non ho ritenuto necessario alzare il rating poiché, l’effettivo…amore xD, consumato tra i due è stato, in un certo senso, censurato. Inoltre, spero di non aver reso i personaggi OOC, di non essere stata troppo melensa, né troppo volgare, d’altra parte, di aver descritto bene la scena…i dubbi, come al solito, sono molti: mi auguro davvero di aver realizzato un buon lavoro e che questa parte vi sia piaciuta! Anche Shinichi e Ran, dopotutto, meritavano un vero lieto fine.
Ultima ma non ultima, la questione dell’audiocassetta: voi mi direte “Hai dimenticato forse del momento in cui Shinichi e Ran ne discutono sulla soglia della porta di Villa Kudo?” Ed io vi risponderò: “No di certo, ma…non ve lo dico!” XD
Avevo sin dall’inizio intenzione di scrivere un finale aperto: dapprima avevo pensato, onestamente, di non lasciar capire se Shinichi tornasse nuovamente Conan o meno, addirittura, descrivendo soltanto l’effetto dell’aptx; poi però ho compreso che sarebbe stata una carognata XD Inoltre, da come si è svolta la storia, effettivamente la trama aveva preso una nuova forma rispetto alla ‘scaletta’ principale ed ho dunque ritenuto opportuno dare una fine precisa al tutto. Tuttavia, questo ‘sfizio’ di un argomento aperto, ho voluto togliermelo XD In realtà ad un lettore attento, un investigatore :D, anche la questione della cassetta sarà risolta: ho inserito qua e là piccoli dettagli, degli indizi oserei dire, che chiarificano la faccenda a mio piacimento e la orientano verso una direzione precisa. Non ho però intenzione di sottolinearli ;P Spero che non sia una scelta azzardata, e se così fosse…perdonate, vi prego, l’ego di una povera pazza scrittrice (?) XD Ora, con enorme piacere, passo ai miei adorati recensori!

@ Donychan:
Ciao! E’ un piacere ri-vederti…ho letto alcune tue storie e mi sono piaciute molto! E’ bello ricevere un commento positivo da te, cui apprezzo lo stile narrativo e le idee per le fic :D Ti ringrazio infinitamente, sono contenta che la mia storia ti sia piaciuta! Ho impiegato molto tempo per concluderla, ma…mi auguro davvero che ne sia valsa la pena! Avremo modo di risentirci nelle recensioni alle tue storie – non seguire il mio pessimo esempio, ti prego: aggiorna presto! Ahah, lo so, non sono nella posizione giusta per una richiesta simile ma…m’azzardo :P- Un grande bacio e auguri di buon 2012 :D

@Shinichi Kudo:
E tra uno spoiler e una benedetta pagina internet che non si carica, rieccoci qui! :D Che ne dici di quest’ultimo aggiornamento? Spero ti sia piaciuto!! Avevo promesso un regalino di Natale…ne ho fatto uno come augurio per un buon 2012, dai XD Michiyo, indubbiamente, non è più un problema per Shin e Ran: inoltre, oramai ha Akane! ;D Stavolta, poi, anche Kogoro si è tolto di mezzo XD Tre giorni con i vecchi compagni, così non interrompe i nostri due ‘amici’! Anche a me, devo ammettere, dispiace di aver concluso questa storia: mentre la rileggevo, prima di postarla, mi ha preso una malinconia terribile! Però d’altra parte sono contenta: come sappiamo, rischiavo di andare in una What if (sappiamo cos’è successo a Londra eheh). E poi, ora potrò concentrami su qualcos’altro (Okiya, Akai, Shin ehm ehm ehm XDDD). Non mi spiacerebbe scrivere una storia su di loro…Un bacio e a presto (ci si vede sul DCF :D). Ciauuu =)

@ _ire_:
Con che faccia mi ripresento dopo tutto questo tempo, eh? Lo so, da Halloween è passato un bel po’ ma…spero che l’attesa sia valsa la pena! Ho paura di essermi spinta un po’ troppo in là con l’ultima parte di Shin e Ran ma…la mano andava da sola a digitare sulla tastiera, mi è veramente uscito dal cuore. Mi auguro di non essere risultata volgare o sgradevole e di non essere scaduta in un racconto trash.
Mi rallegra molto sapere che i dialoghi ti coinvolgano tanto! E pensare che ogni volta che ‘tiro un discorso per le lunghe’ penso: “Non diventerà troppo pesante poi? Non annoierò con tutte queste frasi?” e altri mille dubbi che non mi lasciano mai in pace.
Ho tentato di dare una giusta caratterizzazione anche a Megure e Takagi, sottolineando il lato più ‘infantile’, in un certo senso, di quest’ultimo. Neanche io so se definirmi triste per la storia finita o felice per la possibilità di iniziarne una nuova XD Una cosa però la so: che le tue recensioni mi hanno reso sempre felicissima e ogni volta che le leggevo non poteva fare a meno di sentirmi veramente lieta! =D Ti ringrazio infinitamente, non puoi immaginare quanto mi abbiano fatto piacere!!
Un bacio grande grande grande e a presto, giuro! :**** Oh, aspetta, mi stavo quasi scordando: auguri, buon anno!!! :D

@ SognoDiUnaNotteDiMezzaEstate:
Ciao! :P
Visto? In realtà io sapevo fosse il tuo compleanno, l’ho fatto di proposito! Ahah, naturalmente scherzo: approfitto però per farti gli auguri! Sono passati esattamente due mesi e due giorni da quella data! XDD Ovviamente, anche auguri per un bellissimo 2012!
Passando alla fic: mi fa molto piacere sapere che i momenti ShinRan dello scorso aggiornamento siano stati di tuo gradimento, spero possa essere lo stesso anche per questo epilogo! Non vorrei essere scaduta in una narrazione sgradevole e volgare…ho davvero scritto ciò che sentivo, più che la mente stavolta in me è entrato in azione il cuore. Adoro la loro coppia, mi dispiace vederli sempre soffrire, per un motivo o per un altro…ho voluto regalare loro il finale che, nella mia opinione, si meritano dopo tanto dolore. Michiyo ora non sarà più un problema per Shin, in assoluto: né in amore (scongiuro la possibilità che mai scriverò qualcosa in cui Ran sposa Shin e poi si prende Ishimaru come amante, per carità! Ahah XD) né nella carriera, il nostro investigatore ha intenzione di rimanere tale. E in questa scelta - per intenderci, la prima parte di quest’ultimo aggiornamento- credo di essere stata abbastanza fedele con il personaggio e il suo amore per la professione di detective. D’altronde, ci è stato presentato come il liceale che esclama: “Io voglio essere lo Sherlock Holmes del terzo millennio!” E Holmes era un investigatore, no? XP
Spero di non aver dimenticato nulla e aver risolto tutti i dubbi sparpagliati qua e là nei vari capitoli; nel caso non fosse così, chiedi pure tutto quello che vuoi: sarò a tua completa disposizione. Infine, la questione dell’audio-cassetta: mi auguro che neppure questa sia una scelta azzardata! Come ho già detto nelle note, in realtà il finale c’è: ho lasciato alcuni piccoli dettagli, degli indizi che possono illuminare sulla risoluzione della faccenda ma…unicuique suum, come si dice XD
Ho delle idee in cantiere che non vedo l’ora di realizzare…i miei tempi però sono quelli che sono, purtroppo! ^^” Ma prometto che questa non sarà l’ultima fic! Grazie di cuore per tutto il tempo impiegato a leggere e poi recensire la mia storia, mi ha fatto davvero un piacere immenso! Ogni volta che vedevo la recensione positiva (con tutti questi bei complimenti che mi fanno arrossire, poi ^///^) il cuore batteva davvero veloce :D Un bacio gigantesco e un abbraccio!
Ed ancora: grazie grazie grazie!

@ _Rob_:
Ehilà! Salve! =D
Innanzitutto: mi fa piacere che il gioco di parole di Vermouth ti sia piaciuto, temevo fosse una stupidaggine xD Se devo essere sincera, mi è venuto di getto, non era neppure calcolato XA Succede sempre così, a me: quando voglio inserire qualche collegamento intrigante ci penso e ripenso su per giorni senza cavare un ragno dal buco e alla fine mi devo arrendere e soggiacere alla mia scarsa abilità (per elaborare il caso del serial killer di questa fic…mamma mia, quanto tempo ci ho dovuto ragionare!! Per non parlare dell’anagramma del nome di Vermouth, Richard Sin Vey! E’ stata la parte più difficile di tutta la fic XDD) ! Quando invece non ho intenzione di inserire niente del genere…ecco là che mi viene l’ispirazione! Un dono e una maledizione (come dice Holmes del suo intuito nel film da poco uscito ;) ).
Michiyo, a questo punto, è del tutto out: ora può tranquillamente vivere la sua vita –professionale e amorosa- felice e contento senza intromettersi negli affari che non lo riguardano! Infondo, nonostante tutto, mi ero affezionata anche a lui xD E’ l’unico personaggio inventato di sana pianta dalla mia mente un po’ instabile XD e ho voluto donargli un lieto fine ^^
Ecco, ora…^///^ Riguardo alla questione della ‘pomiciata’ che accennavi nella recensione…XDDD Diciamo che ho seguito il tuo consiglio :D
Ripeto: ho davvero il timore di aver un po’ esagerato, non vorrei aver scritto qualcosa di erotico o porno XDD Però, davvero, mi dispiaceva terminare questa fic senza almeno descrivere un momento dolce tra loro! L’ho fatto anche come buon auspicio, nella speranza che per loro Gosho spenderà qualche pagina nel manga e ci mostrerà come la questione di Londra si evolverà! Fammi sapere cosa ne pensi di questa parte un po’ hot, ma sii sincera XD Se ho esagerato, dimmelo pure! ;)
Infine, l’audiocassetta: ahi ahi, anche qui sono stata un po’ una carognetta (come Gosho nel file 800! Ahah XD), ti permetto di dirlo! xD Quest’idea del finale aperto mi tormentava da un po’ eh…ma ripeto: ho lasciato qualche frasuccia che dovrebbe far capire cosa c’era registrato e cosa poi Ran, a questo proposito, ha deciso. Dedicare spazio a questa faccenda ne avrebbe sottratto alla…mh, questione di letto, diciamo xDD
Non so davvero come ringraziarti per tutti i complimenti che mi hai sempre fatto e per la tua amicizia, che è davvero un dono prezioso! :D Mi auguro davvero che l’epilogo (merito tuo, inoltre, se tutto questo è nato ;P) ti sia piaciuto.
Un abbraccio e un bacio grandissimo
Ps. Com’è andata poi l’interrogazione di storia?xDD

@ sarelf:
Ahah, figurati! Meglio tardi che mai, come recita il proverbio XD No, scherzo, naturalmente: un commento bello quanto il tuo è sempre ben accetto ;D Ti ringrazio molto, sei stata veramente gentile e mi hai fatto davvero arrossire ^///^ Sono contenta che la storia ti sia piaciuta e spero davvero che anche quest’ultimo capitolo sia stato di tuo gradimento. Come credo si sia capito, soprattutto da quest’ultimo capitolo, anche io sono una fan ShinRan ;D Ahah. Un bacio e grazie ancora! Oh, e ovviamente: AUGURI! =)

@izumi_curtis :
Ehy :D
Eheh, davvero? Beh, GRAZIE! ;D Hai avuto la stessa reazione anche oggi? Ahah, speriamo di sì, sarebbe buon segno =P Il fatto di essere riuscita ad essere tanto coinvolgente mi riempie di gioia, perché questa è, in assoluto, la mia più grande preoccupazione: non azzeccar il carattere dei personaggi, descrivere male una scena –troppo dettagliata da risultare noiosa o pesante, troppo imprecisa da rimanere vaga, indefinita e scadente!-, non essere chiara nei passaggi e rendere la scena ambigua. Sapere che questo non è capitato mi rende molto felice :D E i tuoi complimenti, come al solito, mi fanno arrossire ^/////^
Michiyo e Akane sono sistemati: belli, felici, e soprattutto…soli! Lontani da Shin e Ran, che sono ora liberi di…ehm…amarsi :D Ahah, spero davvero che anche l’epilogo sia stato piacevole come gli altri capitoli, non vorrei aver esagerato con l’ultima parte di Shin e Ran! Inoltre: il nostro caro Kudo è stato abbastanza provocante e provocatore in questo capitolo?? XDD Speriamo non lo sia stato troppo! Descrivere loro due in una situazione del genere è stato un po’ rischioso anche perché temo di andare fuori dalla caratterizzazione ma…ho voluto rischiare. Un lieto fine, un vero lieto fine, dopo tante peripezie, se lo meritano! E poi, se l’ho dato a Michiyo, perché loro no? XD
Tu ringrazi me? No no, aspetta: c’è stata un’inversione dei ruoli! Sono io che, con enorme piacere, ringrazio te: tutti i complimenti che mi hai sempre fatto, le recensioni, la volontà di seguire sempre la mia storia…mi hai resa davvero super, iper felice!! Grazie di cuore, sul serio :****
Eh già: merito di Rob se ho optato per l’epilogo! XP Se non mi avesse dato questo suggerimento, probabilmente ora la storia si sarebbe già conclusa ad Halloween, devo ammetterlo!
Grazie di nuovo, per tutto! E per tutto intendo: tutto! XD Non so come avrei fatto senza questo sostegno.
A presto con una nuova ficcy, promesso ;*** E, naturalmente, buon anno!!! Un bacio grande grande :XXX

@ :_ire_ 95
Ciao! Ed ora, la storia è finita! Spero ti sia piaciuto anche quest’epilogo e che questo lato più…deprevato? xD Di Shinichi sia stato di tuo gusto. Ti ringrazio molto per la recensione e i complimenti, sei stata veramente molto gentile. A presto!Auguroni! Bye bye :D

Siamo giunti al termine. Voglio ringraziare di nuovo CON TUTTO IL CUORE tutti coloro che mi hanno spinto a continuare questa fic, vi ho davvero adorato.
Non so davvero come avrei fatto senza di voi.
A presto (promesso! Anche se, oramai, temo conosciate i miei lunghi e dolorosi tempi ^^”).
Un enorme bacio e un abbraccio, augurandovi anche un sereno 2012!

XXX Cavy-chan XXX

   
 
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