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Autore: LightningFarron    03/01/2012    3 recensioni
Sakura che non sopporta Sasuke e Sasuke che nemmeno la considera; il problema è che, per quanto possano disprezzarsi a vicenda, l'interesse reciproco che li lega può essere soffocato solo fino a un certo punto, perchè prima o poi uscirà fuori, volente o nolente.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Non doveva pensare a lui, non doveva…eppure era lì, seduta in mezzo al parco di Konoha con la sua immagine fissa in testa. Non lo sopportava nemmeno poi, per quale di motivo allora le tornava in mente quella faccia da schiaffi, quel sorriso da stronzo?
Perché sì era solamente uno stronzo, egocentrico che si credeva meglio di tutto e di tutti e lei questo lo sapeva, ma non riusciva a smettere di chiedersi cosa c’era dietro a quel bel faccino e a quell’aria boriosa che lo circondava sempre.
Si era trasferita in quella città da sei mesi ormai e non si era trovata così male, aveva conosciuto parecchie persone simpatiche e disponibili e, alla fine, si era abituata a vivere in quel posto; a volte le mancava la sua vecchia casa, la vecchia facoltà e gli amici d’infanzia, ma ormai a ventun’ anni forse era ora di crescere e fare nuove esperienze.
Si era trasferita lì per necessità, non per voglia dato che non le piaceva il master che c’era nella sua vecchia università e i con i genitori, avevano deciso di farla continuare lì a Konoha, dove c’era un corso che le interessava; dopo anni passati con le stesse facce, si era trovata in un altro ambiente dove non conosceva nessuno, stressata anche dalla vita di casalinga.
Aveva sempre pensato che vivere da soli e studiare lontano fosse un’esperienza divertente e sicuramente migliore di stare in casa con sua madre che le urlava in continuazione di fare qualcosa, di mettere apposto questo o quello…solo a ripensarci si sentiva male; certo aveva dovuto imparare a cavarsela da sola, a cucinare, pulire e fare la spesa, tutte attività che aveva sempre odiato, ma che faceva anche volentieri adesso che viveva da sola.
In realtà non era del tutto sola ma aveva ben due coinquiline, Hinata e Ino;
la prima era una ragazza mora, con la carnagione molto pallida e con cui era andata subito d’accordo, anche perché non ricordava di aver mai conosciuto  una persona così gentile e disponibile col prossimo.
Nonostante fosse la figlia di un uomo particolarmente ricco, sapeva fare tutto in casa e le era sempre sembrata come una seconda madre più che come un’amica. Vogliamo parlare di Ino? La tipica ragazza carina, che sa di esserlo e che per questo non chiede mai niente ma vuole sempre ottenere tutto e che tutti facciano quello che dice lei…per non parlare dei ragazzi poi! Quando si vantava di essere una mangiauomini, l’avrebbe buttata volentieri dalla finestra, soprattutto quando se ne usciva con quelle sue perle di alta filosofia come “ Carpe diem” o “ Si vive una volta sola, Sakura-chan!”.
Sicuramente lo sapeva da sola, ma non per questo sentiva questo grande bisogno di passare le giornate ad andare a letto con ogni anima che le passava a tiro o di fare l’alcolizzata…non che lei non si sapesse divertire, ma semplicemente era più contenuta dell’amica bionda.
D’altronde doveva ammettere che da quando aveva conosciuto Ino, la sua vita si era movimentata parecchio, con lei non c’era mai stato pericolo di annoiarsi e alla fine, vederla fare scemenze su scemenze, la divertiva da morire.
E’ stato proprio in una delle tante discoteche in cui trascinava lei e Hinata, che aveva avuto il piacere, o forse la disgrazia, di conoscere Naruto Uzumaki e Sasuke Uchiha; i tipici migliori amici, il moro e il biondo, l’estroverso e l’introverso, il casinaro e il musone…se non avesse saputo che erano etero, avrebbe pensato che fossero fatti l’uno per l’altro.
Lei non moriva dalla voglia di conoscere questi super bellissimi di cui le parlava sempre la bionda, la quale invece, quando li intravide tra la gente del locale, cominciò a tirare urletti di eccitazione e la trascinò di peso a salutarli avendo, ovviamente, anche un piano per la serata: avrebbe lasciato lei alle amorevoli cure di Naruto e si sarebbe messa a fare la gatta morta con Sasuke.
Era in quei momenti che si chiedeva come poteva assecondare le follie di quella donna.
Quando arrivarono davanti a loro, Naruto salutò la bionda allegramente e si presentò alla rosa, facendole subito dei complimenti, mentre il moro la guardò appena, distratto anche da Ino che era partita subito all’attacco, anche se a Sakura era sembrata più una preda che un cacciatore; quel ruolo non era affatto suo quando si trattava del moro, anzi forse non esisteva nessuno che riuscisse a farlo diventare una preda, era troppo serio e distaccato per esporsi in qualsiasi modo.
Da quella sera, lei non riuscì più a scollarsi di dosso la presenza di Naruto Uzumaki: la chiamava di continuo, ci provava in tutti i modi, andava a casa loro con la scusa di venire a trovare Ino o Hinata, la quale lo aveva conosciuto la prima volta che si era autoinvitato nel loro appartamento.
Sakura lo trovava divertente, aveva imparato a conoscerlo e non era il montato che si era immaginata che fosse, d’altronde era la prima cosa da aspettarsi da un ragazzo bello e per di più amico da sempre dell’Uchiha; aveva però notato gli sguardi che gli lanciava spesso Hinata, la quale però le assicurava sempre che non gli piaceva e che lui era chiaramente perso dietro a Sakura.
Per quanto riguardava il moro, lui non si era fatto mai vedere a casa loro, ma purtroppo ebbe la sfortuna di incontrarlo di nuovo, una sera che Naruto aveva invitato le tre ragazze a cena a casa sua.
Il fatto che appena arrivarono non le degnò di mezzo sguardo e, al “ciao” scocciato di Sakura, rispose solo con un mezzo borbottio, la urtò ancora di più.
Ma chi pensava di essere quello lì? Era carino e allora? Perché Naruto non lo era? Anzi probabilmente col carattere solare che aveva, si portava a letto molte più ragazze di lui…Sakura pensò persino che fosse uno psicotico asociale, cosa che però dovette rimangiarsi quando lo vide chiacchierare con una tipa dai capelli rossi e un altro suo amico dagli strani capelli color argento, arrivando alla conclusione che forse era semplicemente lei a stargli sulle palle. Il problema neanche le si poneva, visto che lei i montati non li aveva mai potuti vedere.
A tavola, si mise seduta vicino a Naruto e, dall’altro lato c’era Hinata, che era stata obbligata a stare lì da Sakura stessa; davanti purtroppo gli era capitato l’orrendo quadretto della faccia smorta del moro e della isteria di quella che le si era presentata come Karin “ la ragazza di Sasuke-kun”.
Rimase shockata della cosa, non pensava che quell’essere amorfo potesse addirittura avere una relazione, e infatti ebbe la certezza di non sbagliarsi quando lui le rispose con un secco “ Smettila di dire queste stronzate”.
Certo che quando stava zitto sembrava un asociale, ma quando parlava era ancora peggio, e fu felice che, vicino a lei, la risata del biondo rallegrava quel quadretto nero come la pece.
Dopo un po’ di tempo, Sakura decise di alzarsi, sia per lasciare da soli Hinata e Naruto che stavano tranquillamente chiacchierando, sia perché era stanca di guardare fisso nel piatto per non incrociare lo sguardo di quel tipo, che sembrava volerti incenerire o non so cosa, e ancora meno quello della rossa che controllava se per caso osasse guardare il suo “sasukino amoroso” o come cavolo lo aveva definito.
Disse di andare un attimo in bagno ma in realtà optò per uscire in terrazza a fumare; non lo faceva spesso, ma quando era nervosa per qualcosa, avrebbe fumato per un mese intero. Ingoiò il fumo amaro che la faceva sentire più leggera e cominciò a dirsi di farsi coraggio dato che, a una certa ora, sarebbero tornati a casa a dormire.
Non si accorse della presenza che si era appoggiata come lei sulla ringhiera e sobbalzò quando vide lui apparirle vicino, con lo sguardo perso nel vuoto, dritto davanti a sé; le chiese una sigaretta e lei automaticamente gliela diede, perché le incuteva una strana angoscia quel tipo e non le andava di starlo a contraddire.
La gente troppo silenziosa non le piaceva, sembrava che avesse qualcosa da nascondere o da pensare male e, invece di dar voce ai propri pensieri, faceva chissà quali considerazioni dalle quali lei era esclusa.
Sakura però si fece coraggio e decise di fare un tentativo di conversazione con quello strano soggetto.
 “ Allora quando ti serve qualcosa, ce l’hai la voce per parlare…”
Gli disse con un tono assurdamente piatto, celando il rancore che si portava dentro per il fatto di non averla mai degnata nemmeno di un “ciao”. Lui la guardò stranito, come non capendo quella considerazione e fece poi un mezzo sorriso.
 “ Non sono Uzumaki io…lui riempie i silenzi per altre trenta persone. Se sei in vena di chiacchiere, torna da lui”
Torna da lui? Cosa cavolo voleva dire torna da lui?  Va bene che pensava di non stargli simpatica ma addirittura congedarla così su due piedi, non lo accettava per niente.
“Sei davvero insopportabile sai? Guarda che io non sono la tua amichetta rossa, di là... porta un attimo di rispetto!”
“Come sei noiosa”
disse espirando una grande quantità di fumo e guardandola dall’alto in basso.
Sakura rimase per un attimo a bocca aperta per quello che le era suonato come un mezzo insulto.
“Come sei stronzo!” gli sbottò all’improvviso, togliendogli la sigaretta dalla bocca “ E questa era la mia” disse, schiacciandola con la scarpa di fronte allo sguardo divertito di lui.
Sakura non capiva perché avesse quel ghigno idiota stampato in faccia, che inoltre le dava un fastidio bestiale; si sentiva come se in qualche modo, oltre ad averla palesemente ignorata per tutto il tempo, ora fosse apparso dal nulla solo per prenderla in giro e divertirsi alle sue spalle.
Le prudevano le mani, e stava per dargli uno schiaffone sonoro, quando lui fece qualcosa che la bloccò; alzò uno mano e si girò una ciocca di capelli rosa tra le dita, guardandola con una specie di attenzione scientifica. Poi si fermò e le disse “ Non sei così male, Haruno…” calcando sul suo cognome, come per sottolineare il fatto che anche se non si erano quasi mai rivolti la parola, lui si ricordava benissimo il suo nome.
“E tu sei strano, Uchiha” se ne uscì lei, abbozzando un mezzo sorriso e smaltendo la rabbia di prima che ora lasciava spazio alla curiosità.
 “Vieni” disse lui improvvisamente, scavalcando la ringhiera e buttandosi giù dal balcone; va bene che erano al primo piano, ma la cosa fece prendere per un attimo un colpo alla ragazza, che però lo raggiunse con facilità, atterrando sul giardino che stava tutt’intorno la casa di Naruto.
Cominciò a chiedersi se fosse un bene assecondare quella persona, che non le sembrava poi il ritratto della responsabilità e forse nemmeno della sanità mentale; lui però, dovette ammettere a sé stessa, in pochi minuti aveva attirato la sua attenzione, con quei suoi strani modi di fare e quel dire e non dire. Di cosa si preoccupava? Al massimo l’avrebbe uccisa e gettato il cadavere tra le siepi…con quello sguardo ne sarebbe stato capacissimo.
Lui si mise a camminare senza aspettarla e lei cominciò ad andargli dietro cercando di capire dove volesse andare a parare; oltrepassò il cancello della casa, tirò fuori dalla tasca delle chiavi e si avvicinò ad una macchina.
Voleva seriamente andare via in auto? Sakura gli chiese se era matto ad abbandonare così la cena del suo amico senza nemmeno avvisarlo o dire niente agli altri, che sicuramente avevano già notato la loro assenza.
Lui, per tutta risposta, la prese per un braccio e la spinse con poca grazia dentro la macchina, salì e partì; a nulla valsero le minacce e le grida di Sakura per fermarlo e farlo tornare indietro; semplicemente non le dava ascolto, anzi accese la radio al massimo proprio per non sentirla.
Alla fine la rosa si decise a stare in silenzio, sbuffando con le braccia incrociate, fino a quando non sentì la macchina frenare; guardò meglio fuori dal finestrino e vide  che si erano fermati in una specie di stradina della periferia, circondata da campi di olivi e di grano, dove era buio pesto e non c’era un’anima. E di nuovo le venne in mente l’assurda idea dell’omicidio.
Lui si slacciò la cintura e scese dalla macchina, dirigendosi in mezzo a uno spiazzo e mettendosi sdraiato a terra sotto uno dei tanti alberi; Sakura lo seguì con lo sguardo e decise di scendere e di raggiungerlo, chiedendosi se fosse il caso di avvisare un manicomio .
 “ No ma dico, e questo cosa sarebbe?” gli chiese scocciata piazzandosi con i piedi, vicino alla sua testa.
“Perché non la finiamo con questa buffonata e torniamo indietro…gli altri saranno preoccupati”
” Sei davvero noiosa, Haruno. Mettiti seduta e sta zitta”
Cercò di trovare qualcosa da ribattere ma, a meno che non gli rubasse le chiavi dell’auto, doveva acconsentire sennò sarebbe stato capace di lasciarla lì in mezzo al nulla, in piena notte.
Si sdraiò incerta vicino a lui e cominciò ad osservare il  suo profilo e il suo sguardo mentre era impegnato a guardare le stelle; le sembrava tutto così surreale, trovarsi lì, con questa persona più enigmatica di un rebus, che l’aveva portata  con sé per non si sa quale preciso motivo. Un motivo in realtà c’era e venne fuori dopo poco: Sasuke sentì il suo sguardò che l’osservava, si voltò e vide i suoi occhi verdi confusi e le sembrò così indifesa, lì stesa a terra ad assecondare le sue stupide idee, senza sapere perché se l’era portata dietro o perché avesse provato interesse per lei.
Probabilmente erano solo i suoi capelli ad avergli fatto un effetto strano, o la noia di stare a cena con quella piattola di Karin.
 Sakura lo guardò di rimando, e si tirò sui gomiti quando lo vide muoversi; pensava si fosse deciso ad andarsene e a finire lì quella scappatella senza senso; invece si mise seduto, allungò di nuovo la mano verso i suoi capelli, scivolando questa volta sulle sue guance, fino a prenderle il mento, avvicinarlo al suo viso e baciarla così, facendosi guidare semplicemente dall’istinto.
Fu un bacio semplice, niente di passionale o di romantico, ma che lasciò Sakura senza una parola. Sasuke poi si alzò e le disse che era ora di tornare indietro , ma Sakura lo seguì e lo trattenne per un braccio.
“E quello cos’era?” le chiese cercando di darsi un tono autoritario, che uscì però velato di incertezza; lui non le ripose ma si limitò a scrollare le spalle e la rosa lo liquidò con un “ Sei impossibile” sbuffato mentre aggirava l’auto per risalire al suo posto; il moro fu però più veloce e le chiuse lo sportello prima che entrasse dentro. Lei rimase ferma, con la schiena appoggiata all’auto, fissandolo con una faccia parecchio scocciata.
 “Senti adesso mi hai davvero stufato, smett- “ ma non le fece finire la frase e la baciò di nuovo, questa volta in modo diverso, più rude forse, visto che  aggiunse quasi subito la lingua; Sakura inizialmente cercò di toglierselo di dosso perché l’aveva fatta innervosire anche troppo quella sera ed era stufa dei suoi giochetti stupidi, però dovette ammettere che sapeva baciare bene e che l’aveva eccitata un po’ il fatto che l’avesse presa per i fianchi con poca gentilezza.
Si baciarono per un po’, fino a quando lei non sentì le sue mani scivolarle sotto la maglietta, lungo la schiena e sapeva che, se non lo avesse fermato, avrebbe perso  il controllo e non sarebbe tornata indietro probabilmente.
Certo che prima lo disprezzava e ora si faceva toccare…”sei la coerenza in persona, Sakura” pensò fra sé; ma prima di arrivare a quel punto fu proprio Sasuke che, quando la sentì cedere sotto di lui, interruppe di colpo ogni contatto e con un “ è ora di andare adesso” se ne tornò con un ghigno soddisfatto verso il suo posto, lasciando lì una Sakura completamente sbalordita e mezza eccitata. Salì in macchina senza dire niente, e non si parlarono per tutto il viaggio di ritorno; giunti da Naruto, non si scambiarono il numero di cellulare e nemmeno si salutarono a fine serata.
Erano passate due settimane da quello strano incontro e si erano rivisti più volte, in facoltà o in giro ma non si erano più detti niente, sembrava che tutto quello che c’era stato tra loro era rimasto su quella stradina sperduta in campagna.
Sakura seduta ancora sullo stesso punto, guardava i bambini del parco giocare e si diceva quanto erano fortunati loro che non avevano un pensiero; in realtà nemmeno lei avrebbe dovuto averne, lei che lo aveva ignorato e non lo aveva più cercato, anzi che lo aveva evitato come la peste.
Decise di smetterla con quel patetico rimpianto dei momenti andati e di tornarsene a casa; arrivata di fronte al portone, non credette ai suoi occhi. Il signorino se ne stava lì, appoggiato alla sua auto a fumare, con la sua solita aria imperturbabile da bello e dannato.
“Che diavolo ci fai qui?” gli chiese Sakura brutalmente.
“Ciao anche a te, Haruno”
“Che cosa ci fai qui? Non sono in vena dei tuoi giochetti infantili, Uchiha”  Sembravano un gatto e un cane pronti ad azzuffarsi.
“Mhm e io che ero venuto in pace…volevo solo fare due chiacchiere…”
“Ah e dove? Di nuovo in mezzo a un campo?” gli chiese ironicamente Sakura
“Sei sempre la solita noiosa Sakura. Comunque sappi che stasera passo alle otto. Vedi di farti trovare, odio i ritardatari”
“E chi ti dice che io non abbia già impegni?” ma lui neanche la ascoltò, salì in macchina e ripartì, godendosi la faccia arrabbiata di Sakura. Lei, per quanto potesse cercare di non ammetterlo, sapeva ormai di essere caduta nelle mani del cacciatore; poteva ancora contare però sul fatto che Sasuke non conosceva ancora bene la sua vittima e che lo avrebbe fatto penare come lui aveva fatto con lei. D’altronde lei non era una preda come le altre…
lei era Sakura Haruno.

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Siate clementi è la prima cosa che pubblico e devo dire mi vergogno tantissimo, però prima o poi dovevo trovare il coraggio di farlo. Il SasuSaku è una coppia che adoro e che mi fa fare mille filmini mentali in testa e questa cosa, è venuta fuori oggi mentre studiavo letteratura inglese xD spero vi piaccia ^^
  
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