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Autore: watereyes    03/01/2012    8 recensioni
Questa one shot è collegata all'altra mia fan fiction tutt'ora in corso Next door neighbour, ma potete leggere tranquillamente questa senza aver letto l'altra.
In questa storia Amu trascorre il Capodanno in montagna con la sua famiglia: tra la neve, le note di un violino ben noto e un ballo in maschera, chissà che cosa succederà?
Divertitevi!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi, Nuovo personaggio, Tadase Hotori
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Happy new year!

BUONI PROPOSITI PER L’ANNO NUOVO:

1 - Smettere di evitare le telefonate della zia Ruka

2 - Tenere la camera in ordine per almeno quattro giorni di fila

3 - Prendere almeno nove in matematica. Anzi no, facciamo otto*

4 - Arrivare puntuale agli appuntamenti

5 - Smetterla di mangiarmi le unghie

6 - Cercare di non lamentarsi quando Tadase mi fa vedere la sua collezione di smalti, mi trascina a fare shopping e mi usa come cavia per i suoi esperimenti**

7 - Cercare di risparmiare qualcosa di tutte quelle mance di Natale he ho ricevuto, senza buttarmi a pesce sulla prima cosa carina e/o interessante che vedo

8 - Smetterla di chiamare il prof d’italiano L’Anestesista. Non è colpa sua se è così noioso

9 - Imparare a mangiare con le bacchette***

10 - Smetterla di pensare a Lui

*Meglio sette. Lo sanno tutti che il troppo stroppia, no?

**Nei limiti del possibile, ovviamente. Mi rifiuto di indossare di nuovo quel costume con le corna da renna e le ali d’angelo. Dove cavolo l’ha trovato, poi?

***Non so se ci avete mai provato… è impossibile! Quando finalmente riesci a prendere il boccone, non fai in tempo a portarlo in bocca che quello cade, si rompe, scivola.. insomma, un vero incubo.

Rileggo il mio elenco, abbastanza soddisfatta. Bene. Sono piuttosto sicura di riuscire a fare abbastanza facilmente tutte le cose che mi sono proposta. Tranne, forse, la numero due. E la numero quattro. Ce n’è solo una che farò veramente fatica a fare. L’ho messa per ultima. Lo so, è strano, perché di solito le cose più importanti vanno messe per prime, ma questa… questa è veramente difficile. Sospiro e guardo il panorama mozzafiato che posso ammirare dalla mia finestra.

La mia famiglia ed io siamo venuti a passare le vacanze di Natale in montagna. Grazie al lavoro di mia mamma, alloggiamo in un albergo super lussuoso; è praticamente un Grand Hotel!! La mamma è un’organizzatrice di eventi, quindi è impegnata tutto il giorno a preparare la festa di Capodanno. Per lei non si può parlare di vacanza, poveretta. Anche se sono sicura che si diverte un mondo a comandare tutti a bacchetta. Sorriso tra me e me, guardando tutti quegli uomini che si affannano per rendere la festa indimenticabile: chi sistema le luci, chi spala la neve, chi appende le decorazioni: questo è tutto quello che posso vedere da fuori, perché la mamma mi ha proibito categoricamente di andare a curiosare nella sala grande. “Imbranata come sei, faresti di sicuro qualche disastro!” Grazie per la fiducia, mamma. Imbrociata, comincio a vestirmi.

Chissà cosa starà facendo adesso Lui.. No. Amu, frena. Stavi andando così bene! Non ci stavi nemmeno pensando!! Su, veloce, pensa a qualcos’altro.

Cosa mi metto? Mmm… dove sono i jeans blu? Quelli scuri? Mi metto a frugare per l’armadio e nella valigia, ma non trovo niente. Il che mi porta ad unica soluzione. Ami. Giuro che l’ammazzo. Ma non ce li ha i suoi vestiti?!? Grr… aspetta che ti trovi e vedi. Per vendicarmi, prendo i suoi jeans neri. Mi metto un camicia bianca e mi guardo allo specchio. Niente male, ma mi serve qualcosa di pesante, siamo in dicembre! Mi guardo intorno e prendo un pullover rosso. Lo indosso soddisfatta. Così sono pure natalizia!! Prendo il cellulare e il portafogli, ma ad un tratto vedo qualcosa che mi blocca il respiro. La mia sciarpa. La mia preziosa sciarpa verde pallido, quella che mi ha regalato Lui, il pomeriggio di quella stessa sera. Ricordo ancora il momento in cui me l’ha regalata. La mia mano vola autonoma a toccarsi il collo e nella mia testa risuona nitida la sua voce, morbida e calda come la sciarpa che tengo in mano “Ogni volta che la indosserai, ti terrà caldo e penserai a me. Sono felice di essere io a scaldarti”

Come se ci fosse stato bisogno di una sciarpa!! Non appena aveva detto quelle parole, mi ero sciolta come un gelato al sole. Come facevo a resistergli? Semplice. Non lo facevo. E, infatti, si è visto come è andata a finire. Anche se è successo più di due settimane fa, lo ricordo ancora come se fosse ieri.

Tadase mi aveva letteralmente obbligata ad uscire con lui quella sera, anche se non ne avevo per niente voglia.

- Dai Amu, andiamo!!! È da una vita che non usciamo insieme noi due!

- No grazie, Tadase, non ne ho molta voglia – dico io, intenta a fare le acrobazie per indossare i jeans e a tenere incastrato il telefono tra la testa e la spalla. Dall’altra parte del telefono sento un sospiro imbrociato. Sorrido pensando alla faccia di Tadase.

- Uffa! Da quando stai con lui non usciamo praticamente più insieme!! – sbotta.

- Ma che dici?!? – esclamo io, punta sul vivo.

- Dico dico – dice lui – quand’è stata l’ultima volta che ci siamo usciti insieme? Io e te da soli?

- È stato.. – comincio io, sicura – è stato.. ehm.. scusa, ho un piccolo vuoto..

- È stato il 31 ottobre!! – esclama lui, esasperato – quando siamo andati a prendere le cose per la festa di Halloween!

- Oh! Ehm.. forse hai ragione – dico io, presa in contropiede – però oggi non ne ho proprio voglia, scusami.

- Dici sempre così – mormora lui.

- Dai, sarà per un’altra volta – cerco di ammansirlo.

- Okay – replica lui, con lo stesso tono che ha un bambino a cui hanno appena rifiutato un grosso regalo – ci vediamo.

- Sì, ci vediamo – dico io.

Ma ha già riappeso.

Ovviamente, due minuti dopo mi sento malissimo. Avete presente quei vermi schifosi che usano i pescatori? Beh, io mi sentivo come qualsiasi cosa faccia schifo a quei  vermi.

Ci penso un po’ su e poi decido. Ma sì dai, tanto non ho niente da fare.. e Lui mi ha detto che stasera deve studiare, quindi non potremmo uscire comunque. Prendo il cellulare e compongo velocemente il numero di Tadase. Non fa in tempo a suonare una volta che ha già risposto:

- Sììì??? Chi parla??? – esclama, con una voce che è tutto un programma.

- Ho come l’impressione che mi abbia fregata.

 

L’impressione si trasforma in certezza quando si presenta davanti a casa mia dopo appena cinque minuti.

- Tadase? Come mai sei qui così presto? – esclama Ami, stupita almeno quanto me, aprendogli la porta.

- Ehm… sai, non volevo che Amu cambiasse idea! – esclama lui, un po’ troppo in fretta per apparire credibile.

- Sì, certo – dico io, le mani sui fianchi – avevi programmato tutto!

- Sì, lo ammetto – confessa lui, senza la minima traccia di rimorso – avevo troppa voglia di uscire stasera per farmi scrupoli.

- Sbuffo. In effetti però, ha ragione. Chissà perché, ma da quando sto con Lui, non sono più uscita con i miei amici. Non da sola,  almeno – Allora, andiamo o no? – chiedo, passandogli il casco.

- Sì, certo – fa Tadase, un po’ sulle spine – di ad Hermès di andare piano, okay?

- Quante volte devo dirtelo che si chiama Ermes e non Hermès?! – sbotto io, esasperata – Oh! Aspetta un attimo! Ho dimenticato una cosa.

Velocissima, torno in casa e salgo le scale. Sulla scrivania, insieme al suo incarto (sì, ho conservato anche quello. Ma non sono pazza. Credo. I pazzi sanno di essere pazzi?) c’è la sciarpa che Lui mi ha regalato. La indosso mentre torno alla moto e Tadase la nota immediatamente:

- Sciarpa nuova? Che traditrice, sei andata a fare shopping senza di me? Fammela vedere! – esclama. Praticamente mi strozza nel cercare di sfilarmela dal collo.

- Ehi ehi ehi!! Piano che è nuova! Tieni – dico, passandogliela.

- Niente male! Davvero, niente male – borbotta, esaminandola con la stessa minuzia che userebbe un archeologo nell’osservare un reperto antico.

- Solo niente male? – faccio io, un po’ delusa. Per Tadase, niente male significa: Che schifezza, come ti è venuto in mente di comprare una roba del genere? È per questo che dovresti sempre venire a fare shopping con me.

- Sì, insomma… non mi sembra proprio il tuo stile e poi non è che questo colore ti stia molto bene. Non mi piace molto, ecco. Però si vede che è di ottima qualità- esclama in tutta fretta, quasi temesse di avermi insultato – non ti arrabbiare, per favore – aggiunge, guardandomi timoroso.

- Ahahah! Ma dai Tadase! A volte ho l’impressione che tu non mi conosca affatto! Sono il tipo da prendersela per una cosa del genere? – lo rassicuro. Anche se un po’ di ragione ce l’ha. Non è proprio il mio stile e non è che mi stia poi tanto bene. Comunque. Me l’ha regalata Lui ed è questo che la rende stupenda – e comunque, non ti ho tradito – aggiungo – me l’ha regalata..

- No, non dirmelo – mi interrompe Tadase – te l’ha regalata Come-si-chiama?

- Tadase!! – esclamo, scocciata – ti ho detto di smetterla di chiamarlo così. Ho come l’impressione che Lui non gli piaccia. Diventa sempre scuro in volto quando parlo di lui e non partecipa molto alla conversazione.

- Ma.. ti piace proprio così tanto? – fa lui, dopo un po’ che siamo in viaggio – non mi sembra che ti piaccia granché.

- Scherzi?! – dico –  Mi piace un sacco!

- Ma non è che state insieme da molto, no?

- Va beh, ma che c’entra? È stato un colpo di fulmine, per tutti e due! – dico io, sognante. Dio mio, ma che cavolo dico? Sono ridicola!!

- Sì certo, per tutti e due – quasi ringhia Tadase, rafforzando la presa.

- Cosa intendi? – chiedo io, confusa.

- Niente niente.. andiamo alla pizzeria sul lago, stasera? – propone lui, di sicuro per cambiare argomento.

- Cosa? Ma tu odi quel posto! – esclamo io, stupita.

- Si cambia – replica Tadase, in un tono definitorio non da lui.

- Vabbè – dico io, facendo praticamente un’inversione a U. Tadase fa un gemito strozzato e io scoppio a ridere, mentre sfrecciamo veloci nell’oscurità.

Arriviamo al ristorante verso le otto. Ascolto pazientemente la solita predica di Tadase sulla mia guida spericolata mentre ci accomodiamo ad un tavolo. Dopo aver ordinato chiacchieriamo per un po’, quando Tadase esclama all’improvviso:

- Ooooh! Guarda che la gonna di quella ragazza! Divina!  Ti starebbe benissimo!!

- Dov’è?  Chiedo, spaesata, guardandomi intorno.

- Quella ragazza bionda che sta tornando dal bagno – Tadase mi indica con un cenno discreto la direzione, e io mi volto con nonchalance.

In effetti, la gonna non è per niente male e anche la ragazza è molto carina. La osservo sedersi ad un tavolo, di fronte ad un ragazzo. Probabilmente sono una coppia. Mi rigiro per tornare alla conversazione, ma c’è qualcosa che non mi torna.. ho una strana sensazione, come se non mi fossi accorta di qualcosa di essenziale.

- Amu? Ci sei? – mi chiede Tadase, incuriosito dal mio silenzio – cosa c’è?

Non rispondo. I capelli di quel ragazzo. Quei capelli, così simili ai Suoi. Mi volto di nuovo, con il respiro affannoso e l’assurda speranza che non sia vero, che sia solo un brutto sogno.. ma la verità mi colpisce, brutale. È proprio Lui, che ride e scherza con naturalezza sconcertante con un’altra ragazza. Anche se è troppo lontano e non potrei sentire la sua risata, mi sembra che questa mi arrivi forte e chiara alle orecchie, ferendomi quasi fisicamente. Sembra così felice e rilassato.. come può esserlo con un’altra, se solo questo pomeriggio è stato così dolce con me?

Lentamente, mi rigiro di nuovo verso Tadase. Senza volerlo, mi esce un gemito strozzato dalle labbra.

- Amu, che hai? Stai male? – mi chiede Tadase, sempre più preoccupato.

Non riesco a parlare, non riesco a dire ad alta voce quella realtà così dolorosa. Non so perché, ma il fatto di non dirlo mi fa sembrare tutto quasi irreale, etereo.

- Guarda là – sussuro.

Tadase si sporge per vedere e di colpo realizza anche lui:

- No!!! Ma quello è… Omioddio, Amu, mi dispiace così tanto!! – Tadase mi guarda preoccupato, sinceramente dispiaciuto – Che bastardo. Doveva studiare, eh? – aggiunge, rabbioso.

Un singhiozzo mi sfugge dalle labbra e una lacrima mi rotola lungo la guancia. Dondola un po’ sul mio mento, quasi fosse indecisa, prima di lasciarsi cadere sulla tovaglia immacolata.

- Oh Amu.. – Tadase mi stringe le mani tra le sue – Non piangere. Non ne vale la pena, per uno così. È solo un cretino. Quando gli ricapita più, una come te, eh? Tesoro, dammi retta. Voglio dire, anche la ragazza si è andato a pescare! Hai visto che gonna orrenda? Non ha proprio idea di che cosa sia il buongusto. È molto meglio così. Visto che la sciarpa che ti ha comprato, direi che nemmeno lui sia molto ferrato nella moda. È molto meglio così, no? Quelli che sanno vestire con quelli che sanno vestire, e quelli che non sanno vestire – fa un’espressione sprezzante verso il tavolo dietro di me – con quelli che non sanno vestire. Credimi Amuccia, ci sarà la fila per te fuori dalla porta. LA FI-LA! E quel verme schifoso potrà pure rodersi il fegato per essersi lasciato sfuggire un bocconcino come te!!

Scoppio a ridere, una risata mista a un singhiozzo. Tadase è il migliore amico che si possa trovare. Solo due secondi fa aveva definito divina la gonna di quella ragazza e adesso che la situazione è degenerata in questo modo la gonna da “divina” è stata degradata ad “orrenda”.

- Grazie - gli dico, riconoscente, stringendogli con più forza la mano.

- Per cosa? – chiede Tadase, confuso.

- Per esserci sempre. Per non aver detto “Te l’avevo detto”. Per essere il migliore amico che si possa volere.

- Oh tesoro! – singhiozza Tadase – così fai piangere anche a me!

- Preciso: per essere il migliore amico GAY che si possa volere – puntualizzo, sorridendo.

Tadase scoppia a ridere e mi fa alzare dal tavolo:

- Dai, andiamo. È giunta l’ora della vendetta.

- Vendetta? Non vorrai mica rigargli la moto? – chiedo. A dire il vero, non mi dispiacerebbe… fa così male. Mi chiedo per quanto tempo starò ancora così, se cambierà mai. Al momento mi sembra impossibile.

- Ma assolutamente no, tesoro, che dici! Il mio piano è molto, moolto meglio. Vieni, andiamo in bagno!

- Come? – chiedo, certa di non aver sentito bene.

- Andiamo in bagno! Devo rimetterti in sesto!

 

Venti minuti dopo mi guardo allo specchio, strabiliata. Tadase mi ha completamente trasformata. Ha chiamato una sua cugina, che a quanto pare abita li vicino (e di cui non conoscevo l’esistenza, stranamente), e si è fatto portare un vestito e dei trucchi. Il risultato ottenuto è stupefacente, io per prima non mi riconosco. Voglio dire, le mie gambe sono sempre state così lunghe? E i miei occhi così grandi? Eppure, il trucco non si vede nemmeno. Sembro quasi al naturale! Come diamine avrà fatto?

- Wow, tesoro, sei uno schianto assoluto!! – esclama Tadase, soddisfattissimo della sua opera – se non fossi gay, cadrei letteralmente ai tuoi piedi (non vi preoccupate, non vi preoccupate, resta gay! ndw)

Scoppio a ridere divertita. Il mio livello di autostima è decisamente molto più alto rispetto a quello di mezz’ora fa – Scusa Tadase, ma perché mi hai fatta mettere tutta in tiro?

- Semplice! Adesso noi rientriamo nel ristorante come se niente fosse. Passi accanto a quello schifoso e fai in modo che si accorga di te – questo sarà facile, credimi – ma tu devi fingere di NON accorgerti di lui. Poi andiamo a sederci e mangiamo – Tadase si ferma e mi guarda.

- E dopo? – chiedo, spronandolo a continuare.

- Come e dopo? Basta! È finita così! Lui si accorgerà di quello che si è perso e si maledirà per sempre! – spiega Tadase, trionfante.

Silenzio.

- Beh? Che c’è? Non ti va questo piano? – chiede Tadase, un po’ deluso.

- Ma è ovvio che non mi va! Che razza di vendetta è, scusa? E poi, se fingo di non vederlo, lui non penserà che non mi sia accorta di lui e di averla scampata? – esplodo. Mi viene quasi da ridere. Solo a Tadase possono venire in mente simili “vendette”.

- Oh. È vero. Non ci avevo pensato. Ma allora, che facciamo? – chiede.

- Beh, io un’idea ce l’avrei…

 

Due minuti dopo, Tadase ed io camminiamo con apparente disinvoltura per il ristorante. Man mano che ci avviciniamo a quel tavolo, rafforzo sempre più di più la stretta al braccio di Tadase e guardo dritto davanti a me. Con la coda dell’occhio, vedo Lui irrigidirsi. Trattengo un sorriso di soddisfazione e passo oltre.

- Una pizza con i funghi e un frappè alla banana, per favore – ordino al cameriere, non appena mi siedo.

- Per me una pizza Baffo e due coche, per cortesia – aggiunge Tadase.

- Certo, ragazzi. Arriva subito – replica cortesemente il cameriere, che non fa nemmeno una piega di fronte alle nostre strampalate richieste. Ho un improvviso moto di ammirazione verso di lui.

- Sai, per quanto non sia per niente una vendetta fine, mi piace molto – commenta Tadase – bella idea.

- Grazie – replico, con un sorriso nervoso – ecco che arriva il cameriere con il bere!

- Allora.. un frappè per la signorina e due coche per lei, signorino. Ecco a voi – si inserisce, discreto, posando le bevande sul tavolo.

- Grazie – dice Tadase.

- Le pizze arrivano subito – si congeda, allontanandosi.

- Bene. Vado – esclamo, risoluta.

- Vai Amu!! – mi incoraggia Tadase.

Prendo il mio frappè e mi dirigo velocemente verso il Suo tavolo, prima di avere dei ripensamenti.

- Ehi! Che coincidenza trovarsi qui, non è vero? – esclamo vivace – spostati un po’, per favore – aggiungo, rivolta alla ragazza – non ce l’ho con te e non voglio vittime innocenti.

- Ma che… - dice la ragazza, confusa.

- Amu, ascolt.. – comincia Lui.

- E questo è per te, spero che tu ci possa annegare! – esclamo, rovesciandogli in testa il bicchiere. Il frappè cola lungo la sua testa e il ristorante esplode in un applauso fragoroso. Mi allontano dal tavolo senza degnarLo di un solo sguardo e, seguita dai commenti divertiti dei presenti e l’aria sbalordita della ragazza, esco dal ristorante tenendo Tadase a braccetto.

 

- Sei stata fantastica, Amu – mi dice Tadase, una volta arrivati davanti e  casa sua  – Amu? – mi chiama, vedendo che non rispondo ma rimango voltata di spalle – Amu!

Tadase mi volta con forza senza che io riesca ad impedirlo. Fredde lacrime mi solcano il volto.

- Oh tesoro.. vieni qui – mi sussura Tadase, abbracciandomi.

- N-non è niente – singhiozzo – è solo che ho guidato troppo veloce e adesso i lacrimano gli occhi. Ci vediamo domani, okay?

Tadase annuisce e, per una volta, non insiste: sembra capire il io bisogno di star sola, così mi saluta ed entra in casa. Lentamente, molto lentamente, accendo la moto e mi dirigo verso casa mia. Piano piano il dolore sta arrivando: era come se prima, nel ristorante, fossi sotto anestesia mentre ora il dolore si sta manifestando pienamente. Non posso credere che mi abbia fatto una cosa simile. È sempre stato così dolce.. com’è possibile che abbia finto per tutto questo tempo? E come ho fatto a non accorgermi di niente? Avrei dovuto notare qualcosa, di sicuro. Come può un amore finire in questo modo? Come possono i bei momenti passati insieme, le parole che ci siamo detti, i sorrisi e gli sguardi che ci siamo scambiati essere stati spazzati via così? E perché lui non è stato sincero con me? Perché devo soffrire così tanto ora? Non ho alcuna colpa io, se non aver amato. Entro in casa silenziosamente, in modo che nessuno mi veda; salgo le scale, mi metto in pigiama e sto per infilarmi a letto quando mi qrriva un messaggio di Tadase. È un mms. Incuriosita, lo apro. Strabuzzo gli occhi e scoppio a ridere: non ci posso credere! Quel pazzo ha filmato tutto! Come commento ha scritto:

 

Sembra che qualcuno gli abbia rotto un uovo in testa, vero? Questa è la fine di Kyota Midori! Buonanotte paladina della giustizia! Chiamami se hai bisogno, a qualsiasi ora.

Ti voglio un mondo di bene <3 <3 <3

Tadase xoxo

Sorrido, mio malgrado. Tadase, che grande amico. Ha sempre avuto ragione, fin dall’inizio.  Se non fosse voluto andare in quella pizzeria, a quest’ora non saprei nulla: sarei ancora felice nel mio piccolo mondo di bugie ed illusioni. A volte il destino è davvero misterioso, mette fine ai sogni, ai progetti, alle convinzioni e a volte perfino le vite delle persone come il vento fa crollare un castello fatto con le carte da gioco. È proprio vero che quando si è tristi e malinconici ci mettiamo a filosofeggiare.

Oggi il destino ha messo fine alla mia prima storia d’amore.

Delle voci mi riscuotono dai miei pensieri. Degli uomini imprecano contro dei bambini che, ridendo, fuggono da tutte le parti. Probabilmente i bambini li hanno fatto uno scherzo ma loro non l’hanno presa molto bene. Sto ancora guardando fuori dalla finestra quando noto qualcosa che attira la mia attenzione. È arrivata l’orchestra! Evviva! Affascinata, osservo le persone scaricare cautamente tutti gli strumenti sotto la direzione di un uomo dai capelli blu, probabilmente il direttore d’orchestra. Certo che è ancora molto giovane.. la suoneria che avverte l’arrivo di un messaggio interrompe le mie riflessioni. È un altro messaggio di Tadase. Sospiro. Da quando sono partita me ne avrà mandati almeno un centinaio e sono quasi tutti messaggi inutili. Questo dice:

Il tuo oroscopo dice che questa sera, sarà una serata magica! E che incontrerai qualcuno di molto speciale! :D Vedi Amu? Stai  per dimenticare quello schifoso di Kyota! Ti auguro un anno fantastico tesoro (ma non può essere altrimenti, visto che saremo insieme!)

Xoxo

Tadase <3

Scoppio a ridere. I messaggi di Tadase saranno anche un po’ scemi, ma sono troppo divertenti. È ovvio che l’oroscopo non mi dirà “avrai una serata orribile, farai meglio a startene a letto.” La sera di Capodanno! Riguardo l’incontro magico, ho forti dubbi. Comunque, sarà meglio andare. Sto per uscire quando vengo praticamente risbattuta dentro la stanza da quel ciclone di mia madre e da quei centinaia di pacchetti che tiene in mano.

- Oh scusa, tesoro – esclama, scaraventando tutti quei pacchetti sul MIO letto – ecco qua.

- Ecco qua cosa? – chiedo, massaggiandomi il naso.

- Come cosa! Le cose per stasera! Per la festa! – risponde lei, guardandomi con aria stupita.

- Ma ce le ho già le cose per stasera – replico, aprendo l’armadio – guarda – indico la mia gonna nera con maglietta abbinata.

Mia madre lancia uno sguardo di disprezzo ai miei abiti e dice:

- Non vanno assolutamente bene! Guarda qui – mia madre tira fuori un lungo abito da sera – ti ricordi quando ieri Ami ed io siamo andate a fare shopping e tu non sei voluta venire? Beh, ho provveduto io!

- Grazie ma.. a cosa serve, di preciso, una maschera? – chiedo, sollevando titubante una maschera azzurra decorata.

- A volte mi chiedo se ci sei o ci fai! Non te l’avevo detto che per voi giovani c’è un ballo in maschera? – esclama mia madre.

- No che non me l’hai detto! Sarebbe questa la tua idea strepitosa? – sbotto.

- Fantastica, non trovi? – cinguetta allegramente lei.

Non provo nemmeno a discutere. Tanto, cosa potrei dire? Mi obbligherà ad andarci, lo so.

- Sì, favolosa – commento, celando a malapena il sarcasmo nella mia voce.

-Ottimo! Tesoro, adesso devo andare.. ci vediamo dopo! – esclama, correndo fuori dalla porta con la stessa velocità con cui vi è entrata. Mentre si allontana la sento elencare tra sé e sé tutte le cose che deve fare:

- Finire le decorazioni nei corridoi.. il tecnico delle luci.. disporre l’orchestra.. – borbotta, allontanandosi.

Beh, sarà meglio andare. Scendo le scale e mi dirigo nella hall, dove c’è un gran fermento. Un sacco di gente corre di qua e di là, tutti quanti concentrati per rendere la festa di stasera indimenticabile. Vado nella sala da pranzo, dove mi aspetta Ami.

- Amu, omioddio, non sai cosa ti sei persa!! – esclama, non appena mi siedo.

- No, cosa? – chiedo.

- È arrivata l’orchestra e.. credo che fra loro ci fosse pure Utau Hoshina!! Stava tutta appiccicata ad un ragazzo che era davvero.. beh, mozzafiato, ti giuro, uno da sbavarci dietro per almeno un anno! Dev’essere il suo ragazzo.. però, sai la cosa strana, lui sembrava un po’.. boh, non saprei.. mi viene da dire esasperato. Aveva quest’espressione scocciata in faccia, ma, wow, quanto era bello!

- Ah sì? – commento distrattamente. In realtà, non è che me ne importi granchè. Utau Hoshina non è la mia cantante preferita, sebbene non mi dispiaccia e riguardo al ragazzo.. beh, sinceramente Ami trova un sacco di ragazzi a suo parere “da urlo” che in realtà non lo sono. Anzi, alcuno lo sono ma nel senso letterale della parola: cioè, ti fanno scappare a gambe levate. In più, questo ragazzo sembra già felicemente fidanzato quindi è meglio che Ami si metta l’animo in pace.

- Ti immagini che bello se vedessimo Utau Hoshina? – strilla Ami, eccitata.

- Eh già.. ehi, ma non è quella? – chiedo, indicando una bella ragazza bionda appena entrata che sembra stia cercando qualcuno.

Ami quasi si strozza:

- Gasp!! Omioddio, è proprio lei! Vado! – esclama, alzandosi.

- Buona fortuna! – le grido dietro – io vado a fare una passeggiata.

Dieci minuti dopo, infagottata fino ai capelli con sciarpa, guanti e berretto, cammino per il piccolo bosco adiacente l’hotel. Mi piace proprio tanto, questo boschetto. È così silenzioso. La neve ricopre ogni cosa e il freddo mette a tacere tutti i suoni del bosco, rendendo tutto incredibilmente silenzioso, quasi come se io fossi l’ultima abitante rimasta sulla Terra. Il ghiaccio ricopre gli alberi, immergendomi in un mondo scintillante completamente nuovo, quasi una terra sconosciuta che deve ancora essere scoperta. Ho sempre pensato che la neve abbia qualcosa di magico. È come se ripulisse il mondo da tutte le sue impurità, permettendogli di ricominciare da capo. Mi è sempre sembrato che portasse con sé qualcosa di speciale, di straordinario. Mi sembra quasi di sentire il suo profumo, fresco e frizzante che mi arriva ai polmoni. Anche adesso, se ascolto attentamente, mi sembra quasi di sentire della musica.

No, frena. Io sto sentendo della musica. È un violino, ne sono certa, la neve e il vento ne trasporta le note, lasciandole inalterate. È una melodia così bella, così calda; sembra quasi che mi stia avvolgendo per proteggermi dal freddo. Incantata da quel suono, bello e puro come la neve, seguo il suono delle note come il marinaio segue il canto ammaliatrice di una sirena. Giungo in una radura e vedo un ragazzo alto che, di spalle, suona il violino. Rimango immobile, trattenendo il fiato, per paura di rovinare quella melodia così magica, che per me è quasi come il tappeto di Aladin: mi fa viaggiare, scoprire mondi e posti nuovi. Chiudo gli occhi e ascolto, beandomi di quelle note che scivolano l’una accanto all’altra, come anelli di una catena perfetta. La melodia non sembra finire, ma piuttosto svanisce gradualmente, come se qualcuno mi stesse svegliando con delicatezza da un sogno. Apro gli occhi e vedo che il ragazzo ha riposto il violino nella sua custodia. Faccio un passo avanti, cercando di fare il più piano possibile, ma calpesto un rametto che si spezza con un sonoro “crack” che risuona nitido nella radura. Il ragazzo si volta di scatto e, prima che io riesca a dire una sola parola, è già scappato via. Avanzo fino al centro della radura e rimango ad osservare le orme di quello strano, ma intrigante ragazzo. Dopo un po’ mi riscuoto dal torpore in cui sono caduta e guardo l’orologio. Cavoli, sono già le quattro! Devo andare a prepararmi. Appena tornata in albergo, mi faccio un bagno caldo e mi rilasso, anche se continua a tornarmi in mente la melodia suonata da quel ragazzo. Farà parte dell’orchestra? Mi chiedo, pensierosa. No, non è possibile.. sembrava troppo giovane, gli avrei dato al massimo un paio d’anni in più di me.

Sono ancora immersa nell’acqua quando Ami spalanca la porta e, in modo del tutto simile a quello di mia madre, entra nella stanza.

- Amu! Ma si può sapere dov’eri finita? E cosa ci fai ancora nella vasca? Sbrigati, dobbiamo prepararci! – mi abbaia contro, inferocita.

Mmm. Qualcosa mi dice che non è riuscita ad incontrare Utau Hoshina. Sarà meglio obbedire o mi sa che mi sbrana viva. Esco in fretta dalla vasca e comincio ad asciugarmi, mentre Ami mi dice cosa fare:

- Allora Amu, asciugati i capelli e vestiti. Al tuo trucco e alla tua acconciatura penso io, visto che sei un disatro totale – esclama, roteando gli occhi e facendo un’espressione tipo guarda-che-razza-di-sorella-mi-doveva-capitare.

Un’ora e mezza dopo oso fare un respiro di sollievo. Finalmente! Credo che Ami abbia sfogato tutta la sua delusione e frustrazione nel non essere riuscita a vedere Utau Hoshina sui miei capelli. Anche se devo dire che ha fatto davvero un ottimo lavoro: sono raccolti in un elaborato chignon, a parte qualche ciocca lasciata ad incorniciarmi il viso, coperto dalla maschera azzurra che mi hanno comprato ieri e in tinta con il vestito, anch’esso azzurro. Quest’ultimo è davvero favoloso, devo ammetterlo: ha una scollatura a V (non troppo esagerata per fortuna, altrimenti non sarei riuscita ad uscire), mi stringe delicatamente in vita e poi si allarga verso le gambe, non come quei vestiti del Settecento che ti fanno sembrare un pasticcino, ma quel tanto che basta a sollevarsi se giro su me stessa.

- Wow, Amu, sei una favola! – esclama Ami, compiaciuta della sua opera. A volte ho l’impressione che sia la mamma, che Tadase, che Ami mi scambino per la loro bambola tridimensionale.

- Parla l’altra! – esclamo, ridendo.

Ami è di un incanto assoluto. Il suo vestito è rosa, come la maschera e i suoi capelli sembrano dei fili di seta dorati. Sembra la principessa delle fate, tanto è bella.

- Amu, sarà una serata fantastica, lo sento! – esclama Ami, eccitata.

Dopodichè mi trascina con lei giù dalle scale.

 

Non appena entro nella sala grande la mia bocca si spalanca. È.. straordinario. Il marmo sembra uno specchi da tanto è lucido, e il tavolo del buffet è ricoperto di ogni manicaretto possibile e immaginabile. Ovunque mazzi di rose bianche inebriano chi vi passa accanto e  drappi rossi sono appesi tutt’intorno alla stanza,  illuminata da un enorme candelabro di cristallo di Boemia appeso all’alto soffitto affrescato. Ogni volta che mi giro, noto un nuovo particolare. La mamma questa volta ha davvero superato se stessa. In un angolo, l’orchestra sta suonando musica d’atmosfera. Non riesco ad impedirmi di avvicinarmi, per vedere se  tra i musicisti c’è quel ragazzo di oggi. Non lo vedo. Provo un piccolo moto di delusione e mi dirigo verso il buffet per prendere qualcosa da bere.

- Sei impegnata stasera, Cenerentola? – chiede una voce. Mi giro e vedo un ragazzo in smoking. È alto e biondo e mi sorride sicuro. Troppo sicuro.

- Sì, mi dispiace – rispondo con un sorriso. Faccio per andarmene, ma lui mi trattiene:

- Oh, andiamo! Non hai tempo neanche per un ballo? – mi sorride, stringendomi la mano.  "Assolutamente no, tanto meno con un tipo che mi chiama Cenerentola senza avermi mai vista in vita sua e ha dei modi come i tuoi" penso, imbufalita. Ma mi impongo di trattenermi.

- No, mi dispiace – esclamo, sottraendo la mia mano alla sua presa. Tanto per essere educata aggiungo: - sarà per un’altra volta.

- Dai, vieni! Perché non adesso? Tanto, un ballo non è lungo – poi mi sorride allusivo – magari dopo facciamo una passeggiata, eh?

- Scusa, hai ragione, mi sono espressa male. Non voglio ballare con te – sibilo, guardandolo duramente.

. Okay okay! Tanto sei tu quella che ci perde! – esclama il ragazzo, alzando le mani in segno di resa – ci si vede – aggiunge, allontanandosi.

Stringo i pugni, tanto forte che le nocche diventano bianche. Che cafone. Sto cercando Ami, quando una ragazza sorridente mi si pare davanti e mi chiede:

- Hai preso il numero?

- Ehm, veramente non voglio partecipare a nessuna lotteria.. – dico – grazie lo stesso.

La ragazza scoppia a ridere:

- Ma non è una lotteria! Non lo sai? Devi pescare un numero da qui dentro – spiega,  scuotendo leggermente la boccia di vetro che tiene fra le mani – e trovare il partner che ha il tuo stesso numero. Verranno sorteggiati cinque numeri cui corrispondono cinque ragazze e cinque ragazzi che balleranno un lento insieme. È una bellissima occasione per conoscere nuove persone e magari, chissà, trovare l’anima gemella!

- Grazie, ma non..

- Tutti sono obbligati a partecipare – mi interrompe la ragazza, la voce improvvisamente tagliente.

- Oh.  Ehm, d’accordo, allora – pesco un foglietto dalla boccia.

- Grazie mille! – esclama la ragazza. Il sorriso è magicamente ricomparso sul suo volto – e buona fortuna!

- Grazie – mormoro, aprendo il biglietto. Tiro un sospiro di sollievo: è il numero quattro. Ottimo, di solito è raro che escano i primi nove numeri.

- Amu! Ehi Amu!! – grida Ami, raggiungendomi – che numero hai?

- Il numero quattro . dico, mostrandole il biglietto – tu?

- Io ho il ventuno! Wow, pensa che bello se ci chiamano!

- Mmm – borbotto.

La festa trascorre piacevolmente e ben presto arrivano le undici e mezza.

- Mezz’ora a all’anno nuovo, ragazzi! – esclama allegro il presentatore della serata- è giunto il momento tanto atteso! L’estrazione dei numeri!

Oh no. Speravo che ci fosse stato un problema, o qualcosa del genere.

- Allora.. – dice il presentatore, pescando il primo biglietto da un sacchetto che una valletta tiene in mano – il primo numero è… trentasette!

- Auuf – sospiro di sollievo. Il primo è andato.

- Il secondo numero è.. ventitrè! – esclama il presentatore, sorridente.

Accanto a me, un ragazzo si lascia sfuggire un gemito. Poveretto. Mi dispiace per lui. I primi numeri si sono già trasformati in persone reali,  che si fissano al centro della pista da ballo: lo sguardo delle ragazze è eccitato, quello dei ragazzi un tantino disperato. Sto cercando di non scoppiare a ridere guardando i tentativi di fuga di un ragazzo, bloccati prontamente dalla ragazza che mi ha fatto pescare il biglietto.

- Amu! Amu!! – mi urla Ami nell’orecchio.

- Cosa c’è? – sbotto irritata – e smettila di fracassarmi i timpani, grazie!

- Ti hanno chiamata! Hanno chiamato il tuo numero!

- C-cosa? – impallidisco di colpo. Oh no. Oh no, oh no, oh no, oh no!! Non è possibile! Non  è giusto! Si può sapere perchè l’unica volta che chiamano il mio numero dev’essere in occasioni come questa? Non poteva essere il biglietto della lotteria? No eh?

- Non ci vado – dico, incrociando le braccia.

- Cosa?!? Sei cretina? Sbrigati, ti stanno già chiamando! – grida Ami, strattonandomi per un braccio, ma io punto i piedi come una bambina capricciosa.

- No, io non ci voglio andare! Prendi tu il mio biglietto – protesto, allungandogli il foglietto.

- Amu, non essere idiota! Lo sai che non si può fare! Così si perde tutto il romanticismo! – esclama, scioccata dalla mia proposta, che le deve essere sembrata quasi oltraggiosa. Accidenti ad Ami e al suo romanticismo convinto! È Tadase che le ha messo in testa tutte queste stupidaggini!

- Dov’è la ragazza numero quattro? – chiama il presentatore, con un sorriso lievemente forzato – venga avanti, per favore.

Oddio. Non ho proprio nessuna via d’uscita. Rassegnata, raggiungo la pista da ballo e do il mio biglietto alla stessa ragazza di prima:

- Ah, ma sei tu! – esclama, riconoscendomi – vedi allora che sei stata fortunata?

Non provo nemmeno a sorridere, ma la ragazza non sembra accorgersi delle mie vibrazioni negative perché mi bisbiglia all’orecchio, in tono confidenziale:

- Ti sei pure beccata il più bello di tutti! Sei proprio fortunata!

Mi giro, pregando intensamente che il mio partner non sia il tizio biondo, ma, grazie al cielo, è un ragazzo con i capelli scuri, imbronciato almeno quanto me. Ottimo. Probabilmente non mi dovrò nemmeno sforzare di fare conversazione. Mi avvicino a lui, che mi fa un lieve in chino prima di porgermi la mano. Beh, almeno è educato. Rispondo all’inchino e afferro la sua mano. Immediatamente, sento il sangue ribollirmi nelle vene e ritraggo la mano, quasi come se avessi preso la scossa. Imbarazzata, chino il capo. Cavoli, ma che diavolo mi è preso?

- Scusa – mormoro, rivolta al mio cavaliere.

- Non ti preoccupare – mi rassicura, cingendomi la vita e causandomi un immediato batticuore.

Che bella voce. Calda e profonda. Alzo lo sguardo e due paia di occhi viola mi fissano di rimando. Sono gli occhi più belli che abbia mai visto in vita mia. Il resto del viso del ragazzo è coperto dalla maschera, ma intuisco che anche il resto dei suoi lineamenti deve essere bellissimo.

- Che bella questa musica, vero? – dico, chiudendo gli occhi e lasciandomi guidare da lui.

- Già –concorda il ragazzo – è Danubio Blu, di Strauss. La suona mio padre – aggiunge, facendo un cenno del capo verso l’orchestra.

Spalanco gli occhi, sorpresa:

- Davvero? Caspita, ma è bravissimo!

Il ragazzo sorride in risposta – è vero. Spero di diventare anch’io come lui, un giorno.

- Anche tu suoni? – chiedo, sorridendo.

- Sì, suono il violino.

- Wow, che bello – commento, sincera.

Suona il violino. È possibile che sia.. no, dai, sarebbe impossibile.. voglio dire, le probabilità che sia lui sono una su cento miliardi.. ma chiederlo non costa niente, no?

- Scusa.. so che ti sembrerà strana come domanda ma.. per caso oggi hai suonato in una radura?

- Come? – il ragazzo mi guarda stupito.

- No, niente. Dimentica. Devo averti scambiato per qualcuno altro – esclamo in tutta fretta, mentre sento le mie guance imporporarsi.

- Veramente sì, ero io. Ma tu come fai a saperlo? – continua il ragazzo. Dal suo tono di voce direi che è a metà tra il sorpreso e il divertito.

- Ti ho sentito. C’ero anch’io in quella radura. Non l’ho fatto apposta, non ti volevo spiare o che. Stavo passeggiando e ti ho sentito. Mi dispiace che tu sia fuggito così, non volevo darti fastidio.

Con mia grande sorpresa, il ragazzo scoppia a ridere:

- Eri tu? E io che pensavo che fosse.. niente, lascia perdere.

- Comunque, anche se non mi intendo molto di musica, mi sembra che tu abbia già raggiunto tuo padre, se non addirittura superato. Non ho mai sentito niente di simile prima d’ora. La tua musica è la più bella che abbia mai sentito in tutta la mia vita.

Il ragazzo mi fissa e sembra cogliere la sincerità delle mie parole. Continua a fissarmi e io non posso fare a meno di fare lo stesso: i suoi occhi sono magnetici, quasi come una calamita.

- Grazie – dice infine, e sorride. Di colpo, tutto il suo viso sembra illuminato da quel sorriso – credo che sia il più bel complimento che mi abbiano mai fatto.

- Oh – esclamo, rossissima – f-figurati.

Il ragazzo sorride di nuovo e mi stringe un po’ di più a sé. Il mio cuore aumenta pericolosamente i battiti.

- Dieci secondi a mezzanotte, ragazzi! – esclama il presentatore – via con il conto alla rovescia!

10..

9..

8..

7..

6..

5..

4..

Il ragazzo continua a sorridermi, e io rispondo al sorriso, felice. Non penso nemmeno per un secondo a Kyota, non penso a nulla se non a quanto siano belli gli occhi di quel ragazzo.

3..

Il ragazzo si china verso di me con chiare intenzioni e il mio cuore ricomincia a battere furiosamente.

2..

Penso che probabilmente sta per baciarmi e che probabilmente lo lascerò fare..

1..

La folla esplode in un boato nello stesso momento in cui le nostre labbra si incontrano per un breve, intenso istante e io ho appena il tempo di pensare che quest’attimo mi sembra il più bello e il più giusto di tutti.

Dopodichè una furia bionda si avventa su di lui e comincia a trascinarlo via.

- Ferma! Smettila! Utau, vuoi darci un taglio?!? – sbotta il ragazzo, cercando invano di scrollarsi di dosso una ragazza che lo porta in mezzo alla massa.

- Come ti chiami? – grido, per farmi sentire.

- I…uto! – mi grida lui in risposta, prima di essere inghiottito dalla folla festante.

Come ha detto che si chiama? Imbuto? Che razza di nome è?

- Amu! Tanti auguri!! – grida Ami, saltandomi addosso, ubriaca.

- Anche a te. Non mi dire che ti sei già ubriacata! – la rimprovero.

- No no! Bevi questo! – esclama.

- No, Ami, ferm.. – non faccio in tempo a bloccarla che già mi ha ficcato in gola mezzo contenuto del bicchiere. Per non soffocare sono costretta a mandarlo giù. Comincio a tossire. L’alcool mi bruci a la gola. Mi lacrimano gli occhi e non riesco a smettere di tossire.

- Ami.. – dico, tra un colpo di tosse e l’altro - .. sei un’idiota.

 

Oddio. Che mal di testa. Cercando di non fare movimenti bruschi, mi alzo dal letto. Ma che cos’è successo l’altra sera? Mi sforzo di ricordare. Buio. Zero totale. Oddio. Questa deve essere quella che è chiamata sbornia. Ma com’è possibile? Io non bevo, non mi è mai piaciuto.

- Ehi Amu? – esclama Ami, entrando nella mia stanza – senti.. mi dispiace per ieri sera.

- Ieri sera? – mormoro, massaggiandomi la testa – perché, cos’è successo?

- Ehm.. beh, in pratica ti ho fatto ubriacare! Oddio, non ti ricordavi nulla?

- No – ringhio – ma grazie per avermelo ricordato.

Inizio a rincorrerla per tutta la stanza, finchè un rumore di clacson non ci fa guardare fuoridalla finestra. È l’orchestra che se ne va.

- Omioddio Amu, guarda! È Utau Hoshina!- esclama Ami, il naso incollato al vetro – è quello il ragazzo di cui ti parlavo!

Guardo anch’io fuori dalla finestra e vedo un ragazzo dai capelli blu che ripone con attenzione un violino in macchina. Ha un’aria familiare.. dove l’ho già visto? Cerco di ricordare qualcosa, ma è come cercare di vedere attraverso una coltre di nebbia: certo che mi sono ubriacata per bene ieri sera.. il che mi riporta una cosa:

- Ami.. – sibilo, avanzando minacciosa verso di lei.

- Aaargh! Amu, ferma! Posso spiegartiii!! – squittisce lei, scappando via.

E io la inseguo, a metà tra l’arrabbiato e il divertito.

La tradizione dice che se fai una cosa il primo dell’anno poi la fai per tutto l’anno.

Beh, le tradizioni devono essere rispettate, giusto?

 

Allooora!!! Che ve ne pare? Vi dico subito che questa one-shot è collegata alla storia Next Door Neighbour (se non la conoscete, è sul mio profilo) per la caratterizzazione dei personaggi, ma come potete vedere si può leggere tranquillamente questa one-shot senza conoscere la storia. Tranne il fatto – che forse sarà sembrato un po’ strano per chi non ha letto l’altra fic – che Tadase è gay. Io personalmente lo adoro!

A chi invece ha letto l’altra fic, sarà sembrato strano che non si siano riconosciuti tra loro, ma adesso vi spiego tutto: Amu non si ricorda nulla perché era ubriaca, Utau non aveva fatto granchè caso ad Amu, si era concetrata (some al solito) sul fratello, Ami, anche se aveva notato Ikuto tende a considerare carini un sacco di ragazzi (come Amu stessa fa notare) e quindi non li ricorda tutti, mentre Ikuto.. beh, chi può dirlo? Sapete com’è fatto quel ragazzo, è così misterioso! Non si capisce mai che cosa pensa realmente, è troppo imprevedibile! Se ne sarà dimenticato oppure ricorda tutto perfettamente? O magari sta ricordando pian piano? Chissà!

Comunque, ho scritto questa one-shot sperando davvero che si via piaciuta e per augurarvi..

BUON ANNO!!! :D :D :D

Spero  che trascorriate un anno fantastico, pieno di avvenimenti belli, eccitanti e magici come accadono nei libri! Dopottutto, siamo giovani no? Sognare non costa niente ed è così bello farlo.. quindi, buona fortuna a tutti!

Baci

watereyes

 

   
 
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