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Autore: malikbubs    03/01/2012    4 recensioni
"Sono un hater perchè non vuoi capirlo, Zayn?"
Era immobile, davanti a me. Forse paralizzata dalle sue stesse parole.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina a lezione, dormivo. La notte precedente non avevo chiuso occhio. I miei avevano litigato di nuovo e avevano urlato fino alle 3 di notte.
Di solito quando urlavano, iniziavo a contare.
1, 2, 3, 10, 100, 1000, 1.000.000... i numeri si susseguivano uno dietro l'altro; a volte anche senza seguire un filo logico. Ma pensandoci bene nemmeno le parole dei miei genitori, avevano un senso. "Ti odio." "Me ne vado." "Tu non vai da nessuna parte." "Perchè ti ho sposato?".
Ed io rimanevo seduta sul mio letto, a fissare il vuoto e a contare.
72, 86, 48, 90.
Che poi, la scelta di andare al college era stato un modo come un altro per rimanere fuori di casa il più possibile. Lì dentro impazzivo. Mi ero stancata di ogni cosa. Anche di Londra, la città dov'ero nata. Più volte nel corso dei miei 18 anni avevo avuto voglia di andarmene e lasciare tutto. Andarmene dove nessuno sapeva chi fossi, dove potevo finalmente dare sfogo alla mia fantasia e alla mia perversa voglia del rischio.
"Fuck all." avrebbe detto la mia ribelle sorella.
Lei se n'era andata da circa un anno, quando quella mattina invece di prendere appunti avevo iniziato a disegnare il mio prossimo tatuaggio sulla schiena.
Una frase, poco al di sotto della nuca:"Can you feel the love tonight?"
Adoravo quella canzone di Elton John. Mi aveva accompagnata per tutta l'infanzia, ogni volta che vedevo "Il Re Leone". E piangevo. Lacrime di una bambina di 5 anni, che sognava l'amore e lo immaginava come quello che può esistere tra due leoni.
Wow.
Crescendo avevo imparato che il principe azzuro o è gay, o è troppo impegnato con ragazze più belle e più sfacciate di te.
Io, avevo una discreta capacità nell'innamorarmi sempre della seconda categoria.
"Kant nella 'Critica della ragion pura' spiega che..."
Il professore parlava. Stava usando troppe parole, per dire ciò che già sapevo. Che la ragione dell'uomo è una completa schifezza e che dobbiamo rassegnarci perchè non sapremo mai tutto. Non conosceremo mai un bel niente. Abbiamo dei limiti. Come tutto, d'altronde.
Non avevo preso nemmeno un appunto.
Merda.
Qualcuno bussò alla porta. Succedeva raramente, durante una lezione di filosofia.
Il professore si bloccò. Probabilmente, dopo che l'intruso fosse uscito avrebbe speso mezz'ora a lamentarsi e a dire che aveva perso il filo del discorso.
"Mi scusi professore, buongiorno. Sono un nuovo studente"
Tutte le ragazze della mia classe, iniziarono a ridere. Odiavo quelle risatine da oche in calore. Evidentemente, il nuovo arrivato doveva essere un gran figo.
Alzai lo sguardo.
La prima cosa che pensai fu:"Oh no. Non lui."
A parlare con il professore c'era il nuovo studente. Ma non di certo uno sconosciuto.
Zayn Malik. Uno degli 'stra-fighissimi' One Direction.
Osservai le mie compagne.
Chi si truccava, chi arrossiva, chi si sistemava i capelli, chi parlava con la sua vicina e progettava un modo per parlargli o uscire con lui.
Bah, stronzate.
Avevo la nausea di quel gruppo di 5 ragazzi con tanta fortuna, forse troppa, che avevano avuto la possibilità di diventare famosi.
Ero contenta per loro. Ma ad essere sincera ingoravo tutto ciò che li riguardasse.
"Può sedersi affianco alla signorina Lewis."
BOOM.
Chi altro si chiamava Lewis oltre a me lì dentro?
Nessuno, mi sembrava di ricordare.
C'ero solo io, Andrea Lewis. La bionda anoressica del corso di filosofia.
Che poi non ero anoressica, ero solo troppo magra.
Zayn si sedette vicino a me ed io mi mantenni a distanza. Mi sorrise e pensai che una ragazza normale, al posto mio, sarebbe morta in preda alla pazzia. Io mi limitai a sedermi sul bordo della sedia per stare il più lontana possibile da lui, rischiando di cadere più e più volte fino al termine della lezione.
Una cosa, dovevano spiegarmi: cosa diavolo ci faceva un cantante famoso come lui, al college? E per di più, al corso di filosofia?
Domande esistenziali.
Se mai avessi avuto un dialogo con quel tipo, gli avrei chiesto:"Ma non avevi proprio nient'altro di meglio da fare?" oppure "Porterai anche gli altri 4, o sei solo tu l'intelligente di turno?"
La seconda domanda, era quella che mi piaceva di più.
La lezione proseguì con la sua solita lentezza ed io continuai a disegnare il mio tatuaggio. Sarei andata quello stesso pomeriggio a farlo, così almeno sarei tornata di nuovo tardi a casa. La mamma avrebbe iniziato a urlare che con l'ennesimo tatuaggio sembravo una drogata e che si rifutava di riconoscermi come sua figlia. Negli ultimi due mesi, lo aveva detto all'incirca una trentina di volte. Papà avrebbe sicuramente sospirato per poi dire:"Sei libera di fare ciò che vuoi, Andrea."
Dopo essermi tatuata il simbolo dell'infinito dietro l'orecchio, mia madre era impazzita. Diceva che avrei fatto la fine di mia sorella, che nella vita non sarei mai stata nessuno, che non potevo continuare a vivere di filosofia, di musica e di libri.
Mia madre era la classica donna che pensa di poter organizzare la vita di tutte le persone che la circondano. Forse, c'era riuscita solo con mio padre. Con me e mia sorella, aveva perso in partenza.
"E' il tuo tatuaggio questo?"
Il tizio 'sono un cantante che studia filosofia sperando di poter scrivere delle canzoni migliori' mi aveva rivolto la parola.
"Non è un po' troppo grande?"
Lo guardai storto. Era il mio tatuaggio, sulla mia schiena ed era ciò che volevo.
"Ehm, comunque piacere. Zayn." mi porse la mano.
La ignorai e tornai a disegnare.
"Andrea. Ma tutti mi chiamano Andy. Tu non chiamarmi per niente, che è meglio."
Sospirò e tornò a far finta di ascoltare.
Ormai mancavano pochi minuti alla fine dell'ennesima lezione alla quale non avevo prestato ascolto. Mancava una settimana agli esami. In tutta la ma carriera scolastica, anche senza sentire ero sempre riuscita a prendere il massimo. Ce l'avrei fatta anche quella volta. E poi quella mattina, il tatuaggio era più importante di Kant e i suoi deliri sulla ragione dell'uomo.
La lezione era finita e le mie compagne si erano affollate intorno a quel povero ragazzo, destinato ad essere il mio odiato compagno di banco.
Mi alzai e misi apposto le mie cose.
"Ci si vede, Andy." mi disse facendomi l'occhiolino.
"Speravo in un 'a mai più Andy'. Ma mi accontento. Addio." risposi.
Evidentemente, doveva averla presa come un frase scherzosa.
E non lo era.
   
 
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