Quel giorno, i minuti sembravano non passare mai.
Quanti giorni, ore, minuti, che ne so, forse mesi, erano passanti, senza che io non smettessi di fissare, inanimata, l’ orologio??
Quanta tristezza, poteva sopportare un cuore??
Non lo sapevo, e nemmeno lo volevo sapere, volevo rimanere qui, sulla mia poltroncina di tessuto color rosa, senza una meta ben precisa per i miei pensieri.
Volevo corrodermi nella mia infinita tristezza, stare qui e no vivere più una vita di felicità apparente.
Chissà da quanto tempo la lancetta si muoveva senza spostarsi?? I secondi passavano, i minuti no.
Era come se i secondi girassero, ma i minuti non passavano, i secondi giravano a vuoto, così come i miei pensieri.
Ed io, intanto, vivevo nella paura, nell’ angoscia, nella disperazione. Nella paura che le cose che allietavano la vita non arrivassero più, paura dei ricordi, paura, paura, c’ era soltanto paura.
Mia madre mi aveva detto- Và a chiamare tuo nonno-
Tuo nonno, soltanto due parole, mio nonno che adesso si trova in ospedale, mio nonno che morirà tra poco, e io me ne sto qui, a guardare la vita che scorre senza prendere in mano la situazione, lasciando che la vita mi scivolasse addosso.
Paura, avevo paura di provare di nuovo dolore, un dolore immenso, per questo di qualche anno a questa parte ero gelida,vuota, non mi affezionavo più a nessuno.
Tutti i parenti andavano a trovare mio nonno in ospedale, io no.
AVEVO SOLO PAURA DI VEDER MORIRE UN’ ALTRA VITA. Avevo paura del dolore.
Sono giovane, a volte stupida, ora me ne sto qui con una musica spaccatimpani alle orecchie, che proviene dal cellulare, eppure ho provato più dolore di un adulto.
Lo so rimarrò sempre sola, sono tale e uguale a mio padre, testarda e chiusa i me stessa, l’ unica differenza tra noi è che lui a mia madre, mentre io, non ho nessuno.
Sono sola, sarò sempre sola, nella mia stanza, con la mia musica, ma sempre sola.
SOLA E CON PAURA