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Autore: DarkshielD    03/01/2012    2 recensioni
Noi… siamo mostri.
Non potevamo immaginarlo prima d’ora, ne eravamo incoscienti.
E’ una trasformazione lenta, costante ed inesorabile.
Irreversibile come l’età, come il tempo e come il destino.
Quando abbiamo scelto le nostre strade, non prevedevamo nulla.
Davanti a noi c’era solo il futuro prossimo.
Solo quello.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Noi… siamo mostri.

Non potevamo immaginarlo prima d’ora, ne eravamo incoscienti.

E’ una trasformazione lenta, costante ed inesorabile.

Irreversibile come l’età, come il tempo e come il destino.

Quando abbiamo scelto le nostre strade, non prevedevamo nulla.

Davanti a noi c’era solo il futuro prossimo.

Solo quello.

**+++**

La mia era una famiglia di ex borghesi. Amavano definirsi nobili, ma per me non erano mai stati altro che sporchi borghesi.

Fu mio nonno a comprarsi il titolo, e suo figlio ci si affezionò abbastanza in fretta.

Lo ammetto, non ho mai amato la mia famiglia. Fu per questo che un giorno, all’alba dei miei sedici anni, me ne andai a far la guerra. Non ci furono né lacrime né addii, nemmeno un biglietto scritto da parte mia, ne una lettera che mi cercasse. Sapevo bene che mio padre mi odiava, e che desiderava la mia dipartita con tutte le sue forze, non importa se per questo o per l’altro universo.

Realizzai il suo desiderio.

Fu per questo che scelsi di andare a fare il soldato, lontano da Fastoon, lontano da casa, lontano da tutto ciò che avevo conosciuto finora. Abbandonai tutto.

All’epoca le leggi che impedivano ai minorenni e agli inabilitati di arruolarsi erano fresche di emissione, ma la situazione diplomatica e militare in cui Fastoon si trovava era talmente spinosa che non di rado si facevano strappi alla regola. Fu proprio così che entrai, limitandomi a dire che provenivo dalle strade di Undertown e che da poco avevo compiuto la maggiore età.

Andai, combattei, sopravvissi. Lo feci per la mia patria? No. Lo feci per fuggire. Fuggire da mio padre e fuggire dalla morte. Era quello l’unico motivo, ma all’epoca l’avevo dimenticato. A volte, quando scegli una strada, non ricordi cosa ti ha spinto ad intraprenderla.

Sentivo solo che andava bene, e che poteva continuare ad essere così.

Fu questo il confuso sentimento con cui tornai a Fastoon, diversi anni dopo: pur essendo il mio pianeta natale, e pur essendo cambiato tanto nel corso degli anni, non mi suscitò alcuna nostalgia, nessun interesse, nemmeno l’ombra della curiosità.

L’unico sentimento che ricordo era un oscuro, pesante disgusto, misto a un senso di vuoto. È difficile da spiegare, ma fu quello che provai. Semplicemente non volevo restare lì. Non volevo passare coì vicino alla mia vecchia casa, e pensare a cosa succede dietro quelle mura. Non volevo vedere mio padre.

All’epoca avevo 27 anni, e sembrava che la mia avventura da soldato servitore della patria, forte e impavido, finisse lì, e che Fastoon, mio punto di partenza, fosse anche la mia destinazione finale.

Solo pochi anni più tardi  realizzai quanto fatali fossero stati questi miei pensieri,  quanto viscerale sarebbe diventato questo mio disgusto, e soprattutto in cosa esso si sarebbe trasformato.

Restai nell’esercito, sotto il comando di un lombax che già all’epoca stava guadagnando una fama alquanto ambigua: Alister Azimuth.

Era un individuo tanto capace quanto assetato di potere, e a provarlo vi era il fatto che, nonostante la giovane età, aveva già raggiunto un alto grado nella gerarchia militare. Il suo destino pareva segnato.

Era un fiore raro nel suo genere: aveva il carattere del leader, era forte, autoritario, a volte quasi paterno, capace di spingere i suoi uomini alle imprese più folli con successo, capace di farli tornare vivi dalle battaglie più cruente, capace di infondergli una fede ed una speranza incrollabili.

Non lo amavo.

Non ero abituato ai suoi modi, avendo iniziato la mia leva sotto il comando di idioti capaci solo di ubriacarsi e andare a puttane, privi di ogni capacità di organizzazione e di comando. Avevo imparato ad adattarmi e ad apprendere in fretta, ad agire di testa mia, a sopravvivere quando tutto diceva che stavo per morire.

Sotto il comando di Azimuth c’era troppa pace.

Dopo tutti i fronti che avevo visto, tutte la battaglie a cui avevo partecipato, Fastoon sembrava un paradiso felice.

L’economia era forte, l’esercito imbattibile, il popolo fiducioso.

E il nemico storico, l’Impero cragmita, solo una minaccia lontana, un’ombra vaga.

Era una chimera priva di artigli, o almeno così tutti credevano.

Ma io li ho visti troppe volte per illudermi di essere al sicuro.

Dal fronte intanto arrivavano notizie sempre più preoccupanti. Il 13 dicembre del 1781 l’Esercito lombax, compresa la tanto osannata Guardia Pretoriana, venne costretto ad una precipitosa ritirata dal pianeta Xirgon. Il protettorato di Fastoon non cadde in mano all’Impero, ma i combattimenti continuarono incessanti per terra, aria e spazio, e gli aggressori continuarono a guadagnare terreno. In seguito all’ultima, disastrosa sconfitta tutto sembrava perduto.

E poco prima della resa, gli imperiali si ritirarono dal pianeta, distruggendo ciò che ancora era rimasto in piedi.

7 marzo 1782. Era il turno di Veldin, altro pianeta apertamente schierato dalla parte dei lombax, a subire le conseguenze delle alleanze strette, e le intenzioni dell’Impero mi parvero molto più chiare. Volevano indebolire l’intero sistema su cui si basava il loro nemico, agire sul fattore psicologico. Nulla di così difficile.

Le conseguenze furono ovvie: assediati da ogni parte, privi dei necessari aiuti, Veldin preferì rompere i patti e sottomettersi agli invasori piuttosto che rischiare la distruzione nella speranza di ricevere manforte da alleati così lontani.

L’opinione pubblica vacillò. Annaspava nell’incertezza, gridava vendetta, tremava impaurita, strillava ai quattro venti quanto codardi erano stati quelli di Veldin ad arrendersi così presto, cercava colpevoli, e ne trovò, a suo dire, parecchi. L’isteria collettiva creatasi sfociò in una serie di processi che, nel giro di soli quattro mesi, si risolse in ben diciassette condanne a morte: la rabbia di un popolo può molto. La sua stupidità ancora di più.

Tre anni passarono, e dopo due aggressioni così eclatanti nei confronti di Fastoon, l’Impero non ritentò più nessuna azione che emuli le precedenti. Non ce n’era bisogno.

L’urto con cui i lombax erano stati colpiti era stato più che sufficiente, la campana di vetro che li proteggeva si era rotta, e il paradiso felice in cui credevano di vivere  era ormai indifeso.

Gli sguardi che ora si alzavano non erano più fieri e sicuri, ma timorosi, impauriti.

Hanno visto, sopra di sé.

Hanno visto un gigante, silenzioso e indistruttibile, che alzava il suo martello.

Hanno visto, ma erano ancora ben lontani dalla comprensione.

Dovranno abbassare lo sguardo per capire.

Il loro paradiso felice era stato posato su un gigantesco incudine.

E loro attendevano, deboli ed inermi, attendevano senza comprendere.

Io, come parte di tutto mi limitavo a seguire gli eventi, ad osservare. Come me molti sapevano che quei due attacchi non erano altro che terrorismo, pure e semplici dimostrazioni di forza atte a destabilizzare la fiducia di un popolo nei confronti del loro governo. Come me, molti immaginavano cosa altro stava per succedere. Ma eravamo tutti terrorizzati al pensiero di quanto questo qualcosa era vicino.

Nel 1784 conobbi una donna. Neryssa Sheyfer, una delle poche menti femminili alle quali all’epoca è stato riconosciuto un minimo di credibilità, era una giovane promessa della filosofia naturale da poco entrata nel Centro di Ricerca Avanzata Lombax, e già all’epoca non era ben guardata dai suoi colleghi.

I puritani del suo stesso campo dicevano che era un mostro, e che i suoi progetti non erano altro che aberrazioni. 

Forse avevano ragione.

Mi invitò, sotto la promessa di mantenere il silenzio più assoluto riguardo a ciò che avrei potuto vedere, a partecipare ad una serie di esperimenti di cui ben pochi erano a conoscenza:

il  progetto Paradox.

 Non tardai a comprendere la portata di ciò di cui ero venuto a conoscenza, qualcosa che poteva valere milioni di vite, ed avevo giurato di sacrificare tutto il sacrificabile pur di mantenere segreta la sua esistenza: vita, libertà, qualunque cosa. Ma alla fine l’unica cosa che potei dare era solo il mio silenzio.

Il progetto stesso diventò parte integrante della mia vita. Era uno spettro strano e onnipresente, che si insinuava in ogni angolo, simile ad un veleno lento ad uccidere.

Solo diversi anni dopo capii a cosa si riferivano gli oppositori di miss Sheyfer quando parlavano di aberrazioni.

Fu una di quelle scelte che mi segnarono per sempre e che dettero una nuova direzione al mio cammino, dando inizio ad una nuova trasformazione.

Che cosa stavo diventando?

Un nuovo essere?

Un arma?

Un mostro?...

Forse era ancora troppo presto per scoprirlo, avevo ancora troppe strade davanti, troppe possibilità per poter solo provare ad immaginare cosa mi serbava il futuro. Per ora andavo dritto, e sceglievo con gli occhi bendati.

Ma sulla strada contorta che avevo scelto di percorrere doveva ancora presentarsi un altro mostro. Un ultimo ostacolo, e un'altra mutazione.

1786.

Il martello del gigante finalmente aveva colpito l’incudine, e il piccolo paradiso veniva schiacciato dalla sua spaventosa potenza.

La conquista di Fastoon non fu per l’Impero  altro che un colpo basso ben piazzato. Ma per i lombax quell’attacco, quel colpo di martello era l’ignominia più grande, il tradimento più completo.

Un trauma incancellabile.

Ma ora la voce del popolo lombax era il grido dello sconfitto. Il lamento del debole, dello stupido, di chi merita solo la schiavitù.

Questo piccolo paradiso era terra da sfruttare.

Il 2 luglio 1786 il grido dei perdenti divenne il silenzio degli schiavi.

E fu quella stessa data che io, mostro e schiavo, giurai di distruggere i miei padroni.

 

[Dalle memorie di Geoffrey William Darkwood, 12 ottobre 1808, Fastoon. ]

 

 

Note:

One shot scritta in assenza di computer, è una specie di ‘missing moment’ di Endless Empire. Credo che ne pubblicherò altre.

E una piccola fic senza pretese, spero che vi sia piaciuta almeno un po’ ^^

  
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