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Autore: SFLind    04/01/2012    3 recensioni
Tanto, tanto tempo fa, in un luogo molto lontano ha inizio questa favola. Una favola che narra di un mondo un po' diverso, la distorisione di una storia che non puoi leggere sui libri, ma che ha un non so chè di familiare...
Genere: Guerra, Slice of life, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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2 – Se il mondo è pieno di prepotenti la colpa è di chi non lo è;



- …Signore.. – aprì con cautela il grande portone.

Il padrone squadrò il giovane con tenerezza e compiacimento allo stesso tempo.

- Si, dimmi pure – disse, facendo segno al ragazzino di avvicinarsi.

Il ragazzino entrò e fece qualche passo avanti, tremante come un coniglietto spaventato.

- S-Signore.. Mi hanno mandato per convocarla ad una.. riunione.. – mormorava il tenero giovincello.

Aveva occhi color cremisi che facevano raggelare il sangue, mentre il visetto dolce scaldava il cuore. Era di statura piccola e gracilina.
Tutti gli ripetevano che un giorno poi sarebbe cresciuto, ma c’era anche chi lo prendeva in giro per quel suo aspetto fanciullesco.

- Raivis, Raivis, Raivis.. – ripeteva il Signore, sorridendo e scuotendo la testa.
- Se continui a comportarti come un bambino, è ovvio che non crescerai mai – gli disse, spettinandoli con la mano i capelli biondo cenere – spiegati meglio, sù.. Chi è che mi ha convocato?

Il ragazzino alzò la testa e rivolse lo sguardo vergognoso al padrone.

- ..due dei tre membri del Cons-

- Ancora loro? – lo interruppe, rivolgendo un’occhiata esasperata verso l’alto – Non ne posso più, perché continuano a disturbarmi? –

- ..vorrebbero discutere dei nuovi ordini che ha dato all’Arm-

- Ancora quel discorso? Non riescono a comprendere che sono irremovibile in proposito? Quella zona mi serve, e non ho intenzione di ritirare l’ordine d’invaderla! Perché devono sempre essere così fastidiosi quei tre? Sembra quasi che lo facciano apposta ad andare sempre contro tutto ciò che dico.. – si lamentava il Sovrano,gesticolando esageratamente, interrompendolo ancora.

- ..devo rifiutare quindi..? – chiese ancora il giovane, intimorito.

Il padrone guardò dall’alto quel paio di occhi color rubino che gli piacevano tanto.
Si piegò sulle ginocchia e fece scivolare una dolce carezza sulla guancia del ragazzino.

- Non ti preoccupare, Raivis.. Oggi ci penserò io a quei tre – gli rispose, sorridendoli quasi fraternamente.
- Tu va a chiamare Natalya e Katyusha -.

Il ragazzino batté un piede a terra, si congedò e scappò fulmineo fuori dalla porta.

Il Sovrano rimase per qualche secondo fermo lì, ancora piegato, fissando la porta con sguardo perso.
Poi tornò in sé, e con sguardo glaciale si rimise in piedi.
Non poteva sopporta quello stupido Consiglio, erano da sempre una spina nel fianco. Tre uomini che non facevano altro che contestare qualsiasi, ma proprio qualsiasi, sua decisione. O si ribellavano a turno, oppure si mettevano d’accordo, ma sempre e comunque protestavano.
Volevano che la sua reggenza cadesse, ne era certo. Ma non avrebbe assecondato le loro richieste.
Non avrebbe lasciato tutto quel potere in mano a quelle tre nullità.
Non avrebbe ceduto il suo superbo regno a tre banali consiglieri.

Mai.

Lui era Ivan Braginski, solo e unico Sovrano dei Domini dell’Est, e lo sarebbe rimasto fino alla morte.



Bussarono ancora alla porta.
Entrò una ragazza, una figura elfica dai lunghi capelli, candidi come la neve. Al suo fianco un’altra giovane ed avvenente donna, alta e imponente, i capelli dorati pettinati in una treccia raccolta sulla nuca.
Alle loro spalle, il ragazzino dagli occhi cremisi.

- Signore – disse la più anziana delle due – lei ci ha chiamate e noi siamo qui, ma-

- Abbiamo saputo del Consiglio, vuole che interveniamo.. – arrivò subito al punto la più giovane. Un’espressione illeggibile in quegli occhi indaco incastonati in un viso da bambola - ..Ivan? -.

L’uomo le guardò entrambe come se stesse studiando due fragili statue. Poi sorrise. Quel sorriso, quasi malefico, che sul suo viso buono faceva accapponare la pelle.

- Mie care.. Voi siete la mia famiglia, le uniche persone di cui mi fido, le uniche due guardie che ho accettato di avere al fianco, i miei angeli custodi.. Non vi chiamerei mai per un affare tanto immorale e patetico.. – ghignò.
- Vi ho chiamato perché voglio darvi un anticipo.. Preparate una spedizione, ma fate in modo che questa richiesta non esca da questa stanza – l’occhio corse al ragazzino che lo guardava con occhi imploranti – In qualche modo le Foreste Innevate diverranno un Dominio dell’Est, con o senza il consenso del Consiglio -.

Le due donne fecero un cenno d’assenso con il capo e una riverenza, pronte a congedarsi per eseguire il nuovo ordine dato loro dal fratello.

‘Fate in modo che questa richiesta non esca da questa stanza’.

La sorella minore puntò al ragazzino. Fece per prendere qualcosa dalla tasca, in silenzio, come un cacciatore pronto ad avventarsi sulla preda.

- Natalya, il ragazzo lascialo a me – la riprese il fratello.

Una scossa elettrica percorse la schiena del fanciullo, che realizzò di essere finito in una situazione del tutto sbagliata, di aver assistito a qualcosa che non avrebbe dovuto riguardarlo, di trovarsi in una stanza in cui non sarebbe dovuto essere.




- Ha rifiutato anche questa volta? – chiese Toris Laurinaitis agli altri due uomini che attendevano in sala con lui.

- Il solito egoista – commentò acidamente Feliks Lukasiewicz – dobbiamo risolvere questo problema, non può passarci sopra come se non fossimo nessuno! -.

- Veramente, signori, questa volta ha dato la sua partecipazione – disse Edward Van Bock – la conferma è arrivata con il suo ambasciatore -.

- E allora? Perché non arriva? – continuò puntiglioso Feliks, gli occhi verdi ancora più insolenti di quanto di solito non fossero.

- So che questa è una questione delicata, Feliks, ma non possiamo far altro se non aspettare pazientemente – rispose di nuovo Toris con fare rassegnato, rigirandosi nervosamente tra le dita una ciocca di capelli color cioccolato, cresciuti un po’ troppo e legati in una coda.

- Ha ragione Toris – concluse Edward, manovrando con le sue scartoffie, gli occhi blu scuro coperti da una frangetta bionda – dobbiamo sempre e solo aspettarlo -.





- E adesso eliminiamo quest’altro problema – si disse tra sé e sé Ivan Braginski – una volta per tutte magari.. -.

Rivolse un sorriso affettuoso al ragazzino che camminava al suo fianco.
Gli posò un attimo la pesante mano sulla spalla. Riprese una delle sue espressioni più comuni e i suoi occhi passarono da un lilla amorevole ad un viola piatto e crudele.

Entrò nella sala e lasciò il ragazzino aspettare fuori, abbandonandolo a quella paura che gli stava ferocemente divorando le viscere.





- Natalya.. – chiamò con voce bassa la sorella.

La ragazza non batté ciglio e fece cenno alla sorella di continuare, senza nemmeno rivolgerle lo sguardo.

- So che Ivan ha dato l’ordine, ma.. Non credo che finirà bene questa storia.. ho la sensazione che stiamo inevitabilmente passando al lato del torto – disse, quasi in un sussurro.

La sorella minore rimase in silenzio, continuando a camminare svelta e grandi passi verso il Palazzo Militare.

- So che non disubbidiresti mai ad Ivan.. Ma non credi sia meglio parlarne con lui? Fargli capire che forse questo è un passo un po’ troppo grande per adesso..? – continuava la sorella maggiore.

Natalya continuava per la sua strada, senza rispondere ai giusti dubbi che assillavano la ragazza alle sue spalle.

La maggiore si fermò. La sorella minore rallentò e le puntò gli impenetrabili occhi indaco addosso.

- Credo che sia meglio tornare indietro, perché dopo sarà troppo tardi per farlo – disse ancora, questa volta con voce ferma. Facendo apparire il tutto quasi come un ordine.

- Katyusha – la squadrò con fare indignato – io non volterò mai la spalle ad Ivan – affermò quasi con odio.
- Mai! -.

Riprese a camminare, quasi correva su quei piccoli piedi da ballerina.

Una fredda folata di vento colpì la sorella maggiore, che con occhi dispiaciuti e bassi non poté far altro che seguire la piccola, bella e ingenua sorellina.





- Non possiamo accettare una proposta del genere – scosse serioso la testa Toris.

- Una cosa del genere è impensabile! – batté la mano sul tavolo Feliks – Le stiamo dicendo di ritirare l’ordine! -.

- Porta rispetto, Lukasiewicz – lo riprese il Sovrano.

- Le stiamo suggerendo di non persistere – prese la parola Edward con tono formale – Invadere le Foreste Innevate ad oriente significa attaccare il Regno del Nord! Scatenare una guerra impossibile! -.

- Impossibile? – rivolse gli occhi tetri al Consigliere – Mi pare che il Consiglio non abbia chiara la situazione -.
- Il Regno del Nord non ha un Re.. E’ vero, le loro milizie sono potenti, ma non c’è nessuno a guidarle -.
Ghignò.
- Il loro Stato andrà disgregandosi inevitabilmente, non dobbiamo far altro che cogliere questa succosa occasione.. Avremo un Dominio in più, ed un nemico in meno – concluse con un sorriso compiaciuto.

I tre Consiglieri si guardarono perplessi, sedettero e non proferirono più parola.

A quanto pareva, il Lupo si era ancora una volta guadagnato la fiducia delle pecorelle smarrite..
Questi erano i Domini dell'Est.
Erano il suo Sovrano sordo.
Erano le sue guardie cieche.
Erano i rappresentanti muti ed i Consiglieri che non potevano parlare



NOTE:
Grazie a chi ha letto e sopratutto a chi ha recensito! Davvero grazie :)
Se volete qualche altra informazione su 'A whole new World' o altre mie FF, cliccate sull'immagine!

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