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Autore: Vespertilla    04/01/2012    1 recensioni
Si tratta di una storia inventata da me che ha come protagonisti principali Bruce Wayne/Batman e un personaggio nuovo, Katya. La mia idea sarebbe di articolarla in più capitoli, inserendo poi altri personaggi, sempre se sarà apprezzata :P Buona lettura :)
Genere: Avventura, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prologo
 
Bruce Wayne sedeva nel suo studio, sullo scranno dinnanzi all'imponente scrivania di legno che ospitava molte carte riguardanti la Wayne Enterprises, carte che non aveva ancora esaminato. Aveva i gomiti poggiati sul tavolo ed entrambe le mani fra i capelli: erano molte le faccende che avrebbe dovuto sbrigare, infinite questioni a cui avrebbe dovuto dare una risposta. Non era facile gestire la sua doppia vita, e una causa diretta del suo essere Batman era sicuramente il lavoro in arretrato. Sospirò profondamente, e in questi momenti gli tornava alla mente come era difficile per lui essersi ritrovato improvvisamente, quando era ancora un ragazzo, capo di un impero quale gli era stato lasciato (forzatamente, è vero) da suo padre. Avrebbe avuto disperatamente bisogno di lui in quel frangente, lui così diplomatico, così carismatico, così intraprendente..ma soprattutto il padre affettuoso che aveva potuto passare così poco tempo con il figlio. E la causa di tutti i mali aveva un nome: la Gotham corrotta e disperata che aveva sfornato i più disparati criminali. D'altra parte, era proprio questo che aveva motivato la sua scelta, quella che gli avrebbe cambiato la vita, e che l'avrebbe tramutato nel giustiziere della notte che ogni criminale temeva più di ogni altra cosa. Improvvisamente, un rumore scosse Bruce Wayne da questi pensieri, e sollevò la testa in direzione della porta, qualcuno stava bussando.
"Signore? E' arrivata la signorina Katya"
Era Alfred, come al solito ricordava a Bruce, con l'esattezza di un orologio svizzero, ogni sua incombenza, più efficiente di qualasiasi agenda, non si sa come facesse a ricordare tutto.
"Sì Alfred grazie, arrivo subito."
Rispose, e si alzò per lasciare lo studio.
 
Una settimana prima
 
Era calata la notte fra le strade e i vicoli di Gotham City.
L'alato e oscuro cavaliere si aggirava fra i grattacieli della metropoli, silenzioso e agile come un puma che aveva già in mente la sua preda: un pericoloso trafficante d'armi che doveva ricevere la sua merce proprio quella sera.
Qualche mese prima Gordon gli aveva presentato un suo fidato collega, Peter Wilkinson. Presentato? Si fa per dire. Wilkinson era già un personale e carissimo amico di Bruce Wayne, ma certamente non conosceva la sua doppia identità. Proprio Wilkinson avrebbe effettuato un'incursione allo scopo di arrestare il trafficante e tutti i suoi complici, ma ovviamente il cavaliere oscuro non sarebbe rimasto in disparte in quella situazione, e Peter confidava proprio nella sua preziosa collaborazione.
Batman si affacciò dalla cima di un palazzo e guardò in basso: un tir, che aveva seguito per tutto il  tragitto, muovendosi da un edificio all'altro, si parcheggiò in un vicolo cieco. Non appena il rombo del motore si assopì, una porticina si aprì sul lato della facciata del palazzo, l'entrata sul retro di un bar di copertura, e ne uscì un uomo, un uomo che Batman conosceva bene, e che aveva spiato per mesi e mesi per aiutare le indagini, proprio il trafficante. Dal tir, invece, uscì un uomo nerboruto e massiccio, dall'aspetto rozzo e poco curato, fece un cenno al trafficante, cenno che somigliava più ad un grugnito, e andò ad aprire la portiera posteriore. Montò all'interno del tir e cominciò a scaricare alcune casse, aiutato da altri due scagnozzi che, evidentemente, si nascondevano tra la merce. Sulle casse erano impressi alcuni marchi di generi alimentari, mentre sulle due facciate del tir c'era l'indicazione di una ditta di forniture per ristorazione: un'abile copertura, ma ultimamente erano stati troppo disattenti, fiduciosi nell'irredimibile criminalità di Gotham. Nel frattempo, Wilkinson e la sua squadra composta da una decina di uomini tutti armati si nascondevano in una via antistante, pronti all'azione. Non appena l'uomo nerboruto chiuse la portiera del tir, dopo che lui e i suoi scagnozzi ebbero scaricato tutta la merce, e dopo che il trafficante e tre dei suoi complici uscirono per esaminare il tutto, l'agente e tutti i suoi compagni uscirono allo scoperto e con una scaricata di colpi, tutti rivolti verso l'alto, scatenarono il panico tra i delinquenti. Immediatamente questi ultimi estrassero le proprie armi e cominciò uno scontro a fuoco con le forze di polizia: mentre infuriava il putiferio, Batman planò silenzioso nei pressi del tir e cominciò a raccogliere una ad una le casse, che sarebbero state portate come prova nel processo che avrebbe avuto luogo dopo l'arresto.
"E' il pipistrello, è il pipstrello!"
Urlarono alcuni fra i malviventi, terrorizzati, e un paio di loro cercarono di scappare, ma furono sorpresi dalla morsa di un laccio che il cavaliere oscuro fece scaturire da uno dei suoi marchingegni per la lotta al crimine.
"Due ospiti in più per Gordon, ne sarà felice"
Commento fra sè e sè, e li scagliò verso due poliziotti, pronti ad afferrarli e a metterli in arresto.
Improvvisamente si udì uno sparo, seguito da alcune urla.
"Wilkinson, Wilkinson!"
Subito dopo due poliziotti si precipitarono sul corpo della loro guida, precipitato sull'asfalto: qualcuno gli aveva sparato.
Il proiettile aveva colpito la testa, il sangue fluiva copioso dalla ferita: l'unica cosa da fare per sperare in un miracoloso intervento, Batman lo sapeva bene, era prenderlo in custodia egli stesso, l'ambulanza non sarebbe mai arrivata in tempo.
Il trafficante capo era l'uomo dal quale era partita la pallottola: con un ghigno, e approfittando della situazione, si dileguò insieme agli altri suoi complici.
Batman planò fra i tetti e cerco di fare il più velocemente possibile.
"Tieni duro Peter, ti prego!"
Esclamò, per poi atterrare davanti al Gotham Hospital, e lasciare il corpo ferito del malaugurato dinnanzi ad alcuni medici nell'atrio.
"E' una ferita grave, fate presto!"
Dopo questo avvertimento, sparì dalla vista degli astanti esattamente come era apparso.
Dal tetto dell'ospedale scendendo giù, attraverso alcune finestre, Batman riuscì a seguire i movimenti del corpo di Wilkinson: era stato portato immediatamente in terapia intensiva e i medici stavano giocando il tutto per tutto per salvargli la vita.
Dopo tre, quattro ore forse, neanche lui sapeva quante, arrivò il verdetto: Wilkinson non ce l'aveva fatta. Il proiettile aveva causato un danno irreversibile, non c'era più niente che si potesse fare per salvarlo.
Data l'entità della ferita, il giustiziere mascherato non aveva sperato davvero nella sopravvivenza dell'amico: ma vedere la sua morte davanti agli occhi era tutt'altra questione.
Un misto di dolore e di rabbia stava avvelenando pian piano il suo cuore, un sentimento che lo possedeva completamente e che quasi gli impediva di respirare: un'altra vita innocente era stata falciata dalla malavita di Gotham, ma non una vita qualunque, ma quella dell'amico che per tanti anni gli era stato a fianco. C'era un legame speciale con Wilkinson, sia Bruce Wayne che Batman partecipavano di questo legame.
Le lacrime gli solcarono la maschera, non era riuscito ad impedirlo: fece dietrofont e sparì nella notte, la sua alleata di sempre.
 
Erano le ore 15.00 del pomeriggio seguente. 
Bruce Wayne era ancora a letto, profondamente addormentato e reduce dalla nottata precedente, che aveva visto la morte di un suo caro amico.
La porta della sua stanza si aprì ed entrò Alfred con una lettera fra le mani, la posò sul comodino ed uscì.
Al risveglio, avvenuto circa mezz'ora dopo, Bruce Wayne fece mente locale, e ricadde nel più totale sconforto. Solo dopo un po' di tempo si accorse della busta: la prese e se la rigirò fra le mani, ed ebbe un sussulto quando lesse il mittente: era Wilkinson. Aprì immediatamente la lettera, e cominciò a leggerla.
 
"Caro Bruce, quasi mi sento uno stupido a scriverti questa lettera, non sai quante volte l'ho accartocciata e buttata e poi riscritta ancora. Non vorrei sembrarti andato, ma la notte scorsa ho fatto un sogno strano riguardo all'azione che dovrò fare domani, sai, quella contro i trafficanti. Te la faccio breve: ho sognato di morire, di morire investito da uno di quei delinquenti. So che è una sciocchezza senza alcun fondamento, mi dirai <è solo un sogno in fondo>, no? Tuttavia ho come un malessere che non mi si scrolla di dosso da quando ho sognato la mia morte. Sai quanto sono superstizioso, inoltre sapendo che quest'operazione è estremamente pericolosa, non sarebbe neanche impossibile..ma che sto dicendo! Comunque, mio caro Bruce, vorrei farti una richiesta in nome della nostra amicizia, sono sicuro che la onorerai. Vorrei che ti occupassi momentaneamente di mia figlia Katya, se dovesse succedermi qualcosa. E' adulta, è vero, ma senza di me si ritroverebbe senza nessuno e senza un posto dove stare. Frequenta il college, lo sai, non ha un lavoro, gli unici soldi che ha sono quelli che ho già provveduto a lasciarle. Sarà una soluzione temporanea ovviamente, Katya è una donna forte e troverà sicuramente un modo per uscirne. Non voglio pesare su di te, ma sei l'unico di cui mi fidi davvero. Ho consegnato questa lettera chiusa a Gordon, il mio capo, dicendogli di fartela recapitare solo se la mia premonizione avesse trovato un effettivo riscontro. Quasi mi ha riso in faccia, quando gliel'ho detto! 
Magari questo fine settimana ci rideremo su, davanti a un bel boccale di birra.
Con infinito affetto,
Peter."
 
Le sensazioni di Peter erano giuste, era cambiata solo la modalità del suo omicidio.
Bruce Wayne si fece cadere la lettera dalle mani, e si accasciò sul letto. Qualche colpo risuonò dalla porta.
"Signore? E' permesso?"
Alfred smise di bussare e restò in silenzio.
"Si Alfred, vieni pure avanti"
Rispose Bruce, con una voce appena distinguibile. Alfred accolse l'invito ed entrò.
"Ho saputo, signore. Le mie condoglianze."
Il maggiordomo si avvicinò e posò un braccio intorno al collo del suo affezionato e lo scosse appena, per fargli sentire che in ogni situazione gli era sempre vicino, poi si scostò.
"Volevo informarla che i funerali si terranno questa sera."
"Grazie, Alfred."
fu la risposta, e poi di nuovo il silenzio.
 
Erano le ore 19.00 della sera stessa.
Bruce Wayne non si era sentito di andare al funerale nei propri panni, ed era venuto nei panni di Batman, sebbene fosse rimasto nascosto tutto il tempo. Magari alcuni conoscenti comuni si sarebbero chiesti perchè Bruce non c'era, ma non importava. Ora come ora, niente più importava.
Da lontano vide la figlia, Katya. Era in disparte rispetto agli altri, non piangeva ma i suoi occhi erano pieni di un dolore che le lacrime soltanto non avrebbero potuto esprimere.
C'era anche Gordon, ovviamente. E' lui che avrebbe tenuto il discorso per la morte di Peter.
Alla fine della cerimonia, un pipistrello di metallo colpì un albero, conficcandosi immediatamente nella corteccia: tutti, stupiti, si voltarono per trovarne la fonte, ma non c'era nessuno.
Quello era stato l'ultimo saluto di Batman al suo amico. 
 
Ripresa
 
Una volta uscito dallo studio, Bruce Wayne si diresse nell'atrio del suo palazzo, accompagnato da Alfred.
Da lontano vide Katya: era una ragazza di vent'anni, non molto alta, con i capelli castani che le arrivavano al collo. Aveva fra le mani un borsone, e un secondo era posato ai suoi piedi, aveva lo sguardo basso.
"Bentrovata, Katya. Le mie condoglianze."
Esordì Bruce Wayne una volta avvicinatosi alla ragazza, e le posò una mano sulla spalla.
"Grazie, signor Wayne."
rispose Katya con un filo di voce, distaccata, e posò dapprima lo sguardo sulla mano di lui, che ritrasse prontamente, e poi sul suo volto.
Bruce Wayne notò le occhiaie profonde che solcavano gli occhi della figlia di Peter, occhi grandi di un color verde acqua, che se non fossero stati spenti da dolore sarebbero stati senz’altro magnifici.
"Alfred, ti prego, conduci la signorina nella sua stanza."
proseguì, e il maggiordomo con un cenno invitò la ragazza a seguirlo.
"Venga pure, per di qua."
I due si allontanarono, Alfred si fece carico dei bagagli, mentre Bruce li osservò finchè non furono scomparsi alla sommità della scala a chiocciola. 
  
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