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Autore: V a l y    21/08/2006    11 recensioni
La notte che ho sognato diventasse eterna trascorre come minuti contati sulle dita di una sola mano. L'aurora supera i tetti delle nostre case, inevitabile. I passerotti cinguettano ed il gallo del paese canta l'inizio di un nuovo giorno. Noi sette osserviamo quel cielo rosso sul colle dove dorme mia madre.
[11.06.08, riveduta e corretta]
SECONDA CLASSIFICATA AL CONCORSO ZOROxNAMI
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction è arrivata seconda... anche adesso, a dirlo, mi pare impossibile, bwahahaha! xD scritta in un giorno di vacanza a Napoli, una sola one shot per un concorso Zoro x Nami, proposto da Shainareth e Miriam le mie sventole de consuertesse :* Se volete dare un'occhiata al loro sito.. ONE PIECE ALTERNATIVE UNIVERSE Oltre al concorso leggetevi le loro ff a quattro mani!!! ok, fine spam! xD ho corretto qualche errorruccio grammaticale di cui non mi ero accorta per la troppa fretta xD ... e volevo scusarmi anche per non aver avuto tempo di aggiornare le altre mie due fanfiction. Dopo questa pubblicazione rimedierò immediatamente!!! >.< bah... basta cianciare... :P a voi il resto!!!








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Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.
*

Cado più di una volta sul terriccio della strada che porta sulla piazza. Stavolta non è stata colpa della mia goffaggine o dell'oscurità della notte; e neppure colpa dei tacchi nuovi. Rialzo il mio corpo dalla posizione semi sdraiata, poi mi ritrovo nuovamente a terra.
Il motivo di tutto? Un capogiro, avvenuto nei momenti di pura agitazione come questa.
Ma il mio non è un mancamento per cause febbrili, neanche di pressione bassa; solo e semplice stato di ebbrezza.
Certo in situazioni simili mica ti accorgi di questi attimi di completa ubriachezza! Dal momento in cui alzi il gomito, spensierato come sei, non fai caso a certe cose, ma posso dedurre che sia stato così dal mio strano comportamento che ha seguito la caduta: feroci sghignazzi e frasi insensate da parte mia.
"Guarda Rufy, sembro uno zombie!"
Normalmente avrei mandato al diavolo Nostro Signore per essermi sporcata la maglia di fango.
"Sì, sì, Nami, zozza così sembri proprio uno zombie!"
Davanti a me se ne stanno sei pirati, tutti alticci come la sottoscritta. Usop e Rufy mi aiutano ad alzarmi, per l'ennesima volta, e mi accompagnano a braccetto verso la piazza del paese. Lì si trova una festa. La quinta festa che avremmo trascorso tutti insieme per cinque notti consecutive.
"Quindici uomini, quindici uomini sulla cassa del morto, yo-ho! E una bottiglia di rum!"
Il nostro trio schiamazza contemplando la canzone dei pirati per eccellenza. Ormai son passati cinque giorni dal nostro arrivo e questa notte sarebbe stata l'ultima prima che la nave fosse sbarcata nuovamente su un'altra isola.
E stavolta senza di me.
"Nojikooo, unisciti al nostro coro!"
Che strano effetto vedere mia sorella ingrossata così tanto in vita. Cinque giorni che la guardo e il mio occhio ancora non si è abituato. Badate: ingrossata, non ingrassata. E' arrivata anche per lei la stagione di essere madre. Mi ha raccontato di essersi innamorata di un Marines che aiutò il paese dopo la dittatura di Arlong. Proprio lei, di cui ogni uomo aveva timore. Un po' come con me. E con Bellmer.
Non serve neppure spiegare il motivo per cui io non viaggerò più con loro, ma lo dirò comunque, semmai ci fossero delle teste dure come Rufy tra voi.
Son passati tre anni dalla prima volta che misi piede nella nostra ciurma, ufficialmente. Partii dal mio paese nativo con schietto sorriso da volpe, me ne son tornata con amorevole commozione. La nostra avventura è finita ed io son divenuta ormai la regina dei Sette Mari da quanto mi sono arricchita.
Se Rufy è diventato Re dei Pirati?
Volete davvero scoprirlo domandandolo a me? O avete forse timore di una reazione negativa del mio capitano per aver osato chiedere un'incognita con una risposta così palese?
D'altronde, questa è un'altra storia.
"E' tornata la ciurma di cappello di paglia!"
Arrivati finalmente in piazza, Genzo accoglie i miei pirati con benigni abbracci. Capelli bianchi scolorano i suoi color corvino al di sopra delle orecchie. Tu guarda: il tempo è passato inesorabile, per tutti. Eppure questi tre anni appena trascorsi son stati così brevi per me. Sicuramente più rapidi rispetto a tre dei dieci vissuti con Arlong. La felicità diminuisce la concezione temporale; questa è la prima regola del tempo. Pagherei tutto l'oro trovato con i miei compagni perché questo criterio venisse ribaltato.
"Nami-san, vieni a ballare con me?"
Oggi Sanji è proprio libertino. Non che le altre volte non lo sia, ma stanotte più del consueto. Solitamente non agguanta nessuno dei miei arti prima di aver avuto il consenso di un ballo con lui. Anch'egli, come me, è consapevole del fatto che tra qualche ora saremo rimasti molto lontani l'uno dall'altro. Non avrebbe trascorso minuto senza di me, ed io neppure senza di loro. Avrei assaporato ognuno di questi ultimi momenti di massima gioia insieme a quei sei pirati. E mentre seguo danzante i movimenti del fuoco del falò con quelli di Sanji prego dentro me Dio perché faccia diventare questa notte eterna.
Eterna notte.
Ho infangato anche la seconda regola del tempo. Non esistono giornate interminabili e spero solo che Nostro Signore non mi mandi all'inferno per aver solo pensato a questa seconda stupidaggine. Come aver bestemmiato. La mia mente torna alla realtà quando sento un peso premere sulla mia schiena, schiacciandomi del tutto addosso al cuoco di bordo. Ancora addossata con il viso sul petto del biondo, non posso vedere la causa di tutto; solo capire, sentendo il soggetto della frase che è appena uscita dalle labbra di Sanji:
"Rufy, che diavolo fai?!"
"Balliamo tutti insieme! Chopper, vieni anche tu!"
Un'ulteriore massa sulla schiena; anche il piccolo uomo renna segue i gesti insensati del capitano. Infine, uno strillato "banzai!" continuato da una forsennata corsa portano anche Usop in mezzo alla mischia. L'ultima grossa coglionata che mi ha fatto completamente scivolare a terra.
"Nami... stai bene?"
Usop chiede titubante riguardo la mia salute ed io scoppio a ridere. L'ennesimo sghignazzo post caduta. Le mie braccia avvolgono quei quattro pirati senza ritegno e più goffi di pachiderma. Nomino più di una volta il nome del Creatore e tra una parola e l'altra blocco il respiro per trattenere quelle emozioni di passione e malinconia che sarebbero presto uscite dagli occhi in lacrime.
"Dio... Dio... Dio, quanto vi voglio bene..."
Chissà se a loro avevo già detto ciò prima d'ora...
Forse era mancata l'occasione. No, di occasioni ce ne sono state anche tante. Forse il mio atteggiamento da dura ha sempre impedito di far scappare dolci verità nei loro riguardi.
A tutti loro, indistintamente. Né più, né meno.
"Navigatore, sei di ritorno dalla lotta di fango?"
Nico Robin sorride alla sua stessa affermazione burlesca.
"Ho appena vinto!"
Arrido e mi siedo accanto a lei, riposando così quei miei arti continuamente in movimento e la mia testa che non ha la minima intenzione di smettere di orbitare intorno a ciò che vedo.
"Robin, riguardo alla partenza... son venuta a spiegarti alcune operazioni da fare per la navigazione."
Gli occhi di lei mi guardano mesti. E' triste anche per me parlare di partenze, eppure prima o poi avremo dovuto discuterne. Apro il manuale appena preso dalla mia tasca della gonna, lei, però, me lo chiude senza indugio.
"Non roviniamoci la serata..."
Sorride con l'amorevole sentimento di una sorella maggiore. Quando guardo lei mi viene in mente quel fiore chiamato gentiana ciliata: la stessa rarità delle volte che lei sorride in modo sincero la rende assolutamente affascinante. Il fiore raro è il più bello di tutti. Lei, quando sorride, è così. Impossibile dire dirle di no. Acconsento a questa sua decisione:
"E va bene... ne parleremo domani."
Lei mi pizzica la gota.
"Ho navigato un sacco di volte da sola, molto prima di te. Quindi non serve, piccola saputella."
Poi, mi porge un bel contenitore di birra.
"Quindi non ci pensare e bevi un po' di questo."
Acconsento anche a questa sua seconda decisione: me lo bevo tutto d'un fiato. Ci vuole poco perché io torni nuovamente in mezzo alla folla, più ubriaca di prima. Ed è li che colgo con gli occhi una figura immobile, il settimo pirata, colui che odia la compagnia. Credo di essergli sempre stata antipatica, non mostra nessuna gentilezza nei miei confronti, neppure quando sa che non sarei più rimasta con loro.
Scappo da lui e ritorno tra la folla, con un problema in meno e, presto, con un pentimento in più.
La notte che ho sognato diventasse eterna trascorre come minuti contati sulle dita di una sola mano. L'aurora supera i tetti delle nostre case, inevitabile. I passerotti cinguettano ed il gallo del paese canta l'inizio di un nuovo giorno.
Noi sette osserviamo quel cielo rosso sul colle dove dorme mia madre.
L'ora dell'abbandono è arrivata.
"Nami, senza di te credo di non farcela a curare gli altri..."
Il piccolo naso blu nasconde il volto con le sue mani minute. Il dottore più bravo del mondo, indubbiamente, e non lo dico solo perché è un mio compagno. A volte è impacciato, timido, è vero, ma mai in nessuna occasione ha errato una sua formula medica. Ognuno di noi è potuto fuggire dall'aldilà grazie a lui.
"Non dire sciocchezze, io sarei già morta se non ci fossi tu."
L'imbarazzo traspare dal suo viso, un sentimento che è sempre stato così evidente, così ingenuamente spontaneo. Abbraccio il piccolo alce e mi dirigo verso l'altro compagno che, come Chopper, mai una volta ha nascosto ciò che sentiva. Un adulto che si comporta da bambino... o forse un bambino che si comporta da adulto? Non ho mai trovato risposta al dilemma che si impersona in Rufy.
"Ho cercato in lungo e in largo il melone con il prosciutto che volevo mangiare da una vita, e non sono riuscito a trovarlo!"
Si avvicina a me e arride.
"Spero di poterlo mangiare la prossima volta che tornerò!"
Una promessa di un suo ritorno, ma prima di questo noi tutti ci saremo dovuti scontrare con il passato, ritornare dai nostri cari. In un futuro ci saremo rivisti certamente; un futuro remoto, ma comunque futuro. Abbraccio anche il mio capitano, prima che se ne vada a issare le vele della nave.
"Ti vedo in gran forma nonostante tutto," mi dice l'unica compagna donna, oltre me.
Nico Robin, il falco, l'osservatrice di ogni cosa. Si può dire che lei sia stata la figura passiva della nave: mai una volta ha interrotto le nostre festicciole. Lei è sempre stata lontana ma in mezzo a noi. Sorrideva sempre, anche se non parlava. Noi tutti le siamo sempre piaciuti.
"Sai com'è, sono preoccupata per l'incolumità della nostra nave, e lascio perdere altri pensieri. Dopotutto è in cattive mani..."
E lei sorride, un'altra volta in modo mesto. Mi accompagna in mezzo alle sue braccia ed io la circondo con le mie.
"Mancherai a tutti noi."
"Anche voi mi mancherete..."
I miei sentimenti sarebbero traboccati da un momento all'altro ed io respiro forte per calmare quel mio animo turbolento. E così, anche il fiore della ciurma se ne va. Davanti a me si staglia il cannoniere.
"Tornerò presto a trovarti, con una nuova nave con ventimila uomini! Saremo di nuovo tutti insieme, tutti e sette! Ho una pozione che farà congiungere tutte le isole del mare dell'est!"
Candido bugiardo. Bugiardo per colpa di un infanzia crudele, bugiardo per rendere meno triste la vita. Come me lui ha sempre vissuto in mezzo a menzogne, come me ha perso prematuramente la sua famiglia. La nostra famiglia adesso siamo noi, poi ognuno sarebbe tornato in quella nativa, ma per adesso la nostra famiglia siamo noi. Mi avvinghio anche a lui, poi dico:
"Spero che questa invenzione tu la finisca presto, allora."
Che bugiardo. Un dolcissimo bugiardo.
"Nami-san..."
E' il turno dell'amatore del gentil sesso. Butta via l’ennesima sigaretta in mezzo a un mucchio di altre cicche. E' nervoso, si vede, e ha cercato si sovrastare questo suo sentimento con il tabacco.
"Mi vuoi davvero lasciare solo in mezzo a quelle scimmie?"
Ride. Una battuta per alleviare la tensione.
"C'è sempre Robin," dico io.
"Per fortuna, così sopporterò di più!" e arride. "Comunque, senza te sarà tutt'altra cosa..."
Mi agguanta e mi trasporta verso l'ennesimo abbraccio. Affondo così nell'odore di tutti loro. Riconoscerei ogni singolo palmo di mano di ognuno che mi accarezza, anche senza usare l'olfatto. Lo distinguerei e lo identificherei.
"Io sarò il primo a piangere Nami-san... e tu sarai la prima tra tutti che andrò a trovare."
Mi libera dalla presa e si avvia verso la nave. Prima di raggiungerla si gira verso di me, ma con gli occhi che guardano al di là delle mie spalle.
"Tu invece sarai l'ultimo che andrò a trovare!"
Questo, ovviamente, era riferito a Zoro, il silenzioso samurai di cui non mi ero neppure accorta della presenza dietro la mia schiena.
"Meglio così, allora," risponde all'affermazione del biondo. Quest'ultimo sbuffa soltanto, ritornando verso la sua destinazione mobile. E il samurai guarda me.
"To', pensavo fossi morto..." sbeffeggio. Lui per me è lo sconosciuto. Saprei identificare mani e odori di tutti i componenti della ciurma di cappello di paglia. Tutti tranne i suoii.
"Sei tu che non ti sei mai avvicinata a me le altre notti."
Sono colpevole per metà, è vero, ma ho sempre sentito un certo disagio a restare con lui. All'inizio non era così...
"Be', non mi abbracci?"
Rimango interdetta alla sola idea: abbracciare colui con la quale non ho mai avuto contatto fisico se non per dovere durante qualche salvataggio da parte sua. Eppure, che cosa strana, quando quelle poche volte mi ha toccata ho sentito come un fremito.
"Incredibile: Rolonoa Zoro cerca un abbraccio!"
Mi avrebbe finemente mandato a cagare, lo so, ma ha pensato bene che quest'ultima occasione di parlare con me sarebbe stata solo sciupata da un nostro stupido litigio. Allarga le braccia, come ad aspettare il mio consenso ad intrufolarmi in mezzo a loro. Lo faccio; dopotutto è un mio compagno. Vengo mantenuta da un corpo a me sconosciuto. Odora di liquore e di sale: è questo l'odore di Zoro, la sconosciuta novità. La sua mano piena di calli è consumata da estenuanti allenamenti di spada. Mani che son buone solo a combattere e che, però, in questo momento mantengono teneramente il corpo di qualcuno. Ci stacchiamo da quel nostro contatto, inizialmente forzato, poi spontaneo.
Ma c'è ancora una parte del nostro corpo che è rimasta agganciata: la mia mano con la sua, alla mondana posizione di come quando saluti qualcuno e gliela porgi e l'altro la afferra. Io la mantengo stretta alla mia e non la lascio.
"Io... ho ancora un sacco di cose da dirvi e di cui non vi ho ancora parlato..."
Confesso la mia colpa allo sconosciuto. Lui subito e in tono serio mi risponde:
"Se ti tieni sempre dentro le emozioni non usciranno mai neppure le parole."
Per tre lunghi anni sono stata consapevole di ciò e lui, la persona che non conosco, lo sapeva. Forse non sono stata poi tanto estranea a lui. Forse neppure lui a me. Mi lascio completamente andare con un assordante pianto di amarezza, per la prima volta da quando sono stata con loro.
"Di' a Rufy da parte mia che sapevo che mangiava la mia parte di cibo e a volte gliela lasciavo apposta quando Sanji non voleva dargli nulla."
Copro gli occhi con l'altro braccio e, non so come, faccio riecheggiare le mie parole anche in mezzo a quei miei carichi singhiozzi di pena.
"Di' ad Usop e Chopper che ho sempre sperato nei loro esperimenti anche quando sembravano impossibili e anche quando li sfottevo un po'."
Lui mi guarda senza fiatare alcuna parola.
"Di' ha Robin che anche se la chiamavo strega, quando ride è bellissima."
Stringo la sua mano con un pugno, forse gli faccio male.
"Di' a Sanji che avrei consentito tutte le volte che ha chiesto di ballare con me, ma non l'ho fatto perché facevo finta di essere scorbutica."
Ma lui non mi lascia...
"Riferisci a tutti loro che avrei ancora tante cose da dire, troppe, e le dirò quando torneranno, e che voglio indiscriminatamente bene a tutti loro..."
Lasciando la sua mano sarebbe terminato ogni contatto con la mia ciurma.
"Basta?" chiede lui.
"No."
Ho ancora altre cose da confessare.
"Di' allo spadaccino di ciurma che per quanto bacato e bifolco sia stato gli ho sempre voluto bene così com'era..."
I miei occhi sono accecati dalle lacrime; riesco a malapena a sentire la voce di lui che mi risponde:
"Anch'io, come te, son sempre stato un codardo a mostrarmi agli altri. Ci sono cose che non ho potuto dire e che forse non dirò neppure mai..."
Oltre a questo, sento il calore della sua mano.
"E codardo che sono agirò da codardo fino alla fine..."
Ed è lì che sento come la sensazione di umide labbra sulle mie. Mi appare tutto frastornato. Quando torna la lucidità nei miei occhi e nei miei sensi, lui non c'è più. Posso solo guardare la mia nave andare via senza me.
Quel giorno ho avuto la strana illusione di bacio, ma il fatto più strano era pensare che la cosa mi rendeva estremamente felice se fosse stato veramente lui a darmelo.
Mia sorella Nojiko mi ha detto che fu quando il padre di suo figlio partì dalla nostra terra che si accorse di amarlo. Lei ha aspettato che lui tornasse, guardando dal colle dove dorme nostra madre. Il resto lo conoscete già.
Anch'io come lei aspetto da questo colle. Attendo il ritorno della mia ciurma e il ritorno dell'uomo che amo.










FINE.



*La poesia è intitolata "Millenovecentoquarantadue", di Nazim Hikmet.

  
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