Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Irine    04/01/2012    3 recensioni
Non ho nient'altro nella mia mente che riporti a quel pomeriggio.
Ho cercato di rimuovere tutto.
L'unica altra cosa che ricordo era che quello era il giorno del mio ottavo compleanno.
La fine della mia infanzia.
"Ero diventata un mostro. Loro mi avevano insegnato, e io avevo appreso."
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mi avvicino quatta quatta al computer, vado ad “aggiungi un nuovo capitolo”, aggiorno ed esco silenziosamente, per non farmi scoprire…
Hei! Chi ha acceso la luce?!?!?!?!?
D’accordo mi avete scoperto…
Ok, alzino la mano coloro che sono arrabbiati con me…allora 1, 2, 3, 4, 5, 6…..hei! Non vi sembra di essere un po’ in troppi??!?
Solitamente comincerei col chiedervi scusa, ma con tutte queste scuse mi sembra quasi di insultare la vostra intelligenza, cosa che non mi azzarderei mai a fare… davvero non so proprio come farmi perdonare, sono in ritardo e non ci sono scusanti…
Beh…spero solo che questo capitolo vi piaccia, non è stato per niente semplice scriverlo, ogni volta ricancellavo e riscrivevo la frase tre o quattro volte…
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate, ma un grazie speciale alle ragazze che recensiscono!!
Spero di ricevere qualche recensione, per sapere cosa ne pensate di quello che la mia mente bacata ha prodotto xD
Ok, ho parlato anche troppo, vi lascio al capitolo. Buona lettura!!! :D :D :D

 
 
- Non mi hai ancora spiegato cosa ti è venuto in mente di ubriacarti.
- Quante volte devo ripetertelo? Non l’ho mica fatto apposta!
Nebry mi fissò.
- E poi è colpa tua! Sono ancora incazzata con te, cosa credi? – la accusai.
- Ok, ammetto di avere un po’ esagerato, ma te la sei presa troppo, ecco!
- Stai dicendo che è colpa mia?
- Sto dicendo che non volevo ferirti!
La guardai. Sapevo che diceva la verità.
- Beh……l’hai fatto. – le risposi. Vidi lo sguardo di Nebry incupirsi sotto il peso delle mie parole. Parole dure. Ma vere. Nonostante tutto, non potevo non sentirmi in colpa.
- Mi accompagni in paese? Mi serve qualcosa per il mal di testa… – una domanda. La mia proposta di pace.
Nebry sorrise.
- Andiamo!
 
 
- Sei sicura che serva tutta questa roba? – le chiesi un po’ incerta, osservando il sacchetto pieno di medicine di ogni tipo.
- Assolutamente sì! Meglio prevenire che curare no?
- Mmm……sì certo. – risposi.
- Senti Nebry……adesso hai intenzione di dirmi la verità?
Si irrigidì.
- Chi era quel ragazzo? Quella carota?
- Non è una carota Lorein! Non è carino chiamare così un tuo coetaneo!
- E allora come dovrei chiamarlo?
Qualcosa mi diceva che lei sapeva come si chiamava.
- Beh di sicuro non si chiama carota… - rispose evasiva.
- Nebry…lo sai che se hai bisogno di qualcosa…può parlarne con me, vero?
Nebry mi fissò con i suoi grandi occhi azzurri.
- Sì. - rispose semplicemente. – Lo so.
Ma in quel momento non mi disse altro.
Non riuscì a dirmi altro.
- Beh…una cosa in effetti devo dirtela. – mormorò.
Mi feci attenta, sperando che finalmente mi confidasse il motivo della sua inquietudine.
- Cosa devi dirmi?
- È una cosa che ho scoperto l’altra sera…
- E cioè? – cominciavo a sentirmi in ansia.
- Beh, ho scoperto che decisamente non reggi l’alcool. Per niente!
 
Avrei dovuto immaginarlo…
 
- Sì….certo.
- Lorein…va bene se torno a casa? Sono un po’ stanca… - mi chiese all’improvviso.
- Sì, sì vai pure, io torno tra un po’… - risposi distrattamente.
Rimasta sola fui avvolta da una forte inquietudine.
Qualcosa non quadrava.
Un dettaglio. Una tessera del puzzle non era al suo posto. C’era qualcosa in quel breve scambio di battute con Nebry che mi aveva turbata, ma non sapevo cosa.
Decisi di non darci troppa importanza e continuai a rovistare nel pacchetto. Mentre osservavo tutte le medicine con mio grosso rammarico mi accorsi che ce ne erano proprio di tutti i tipi, tranne quella per il mal di testa.
 
E ti pareva……
 
Ritornai alla farmacia.
Forse se non avessi dimenticato quelle stupide medicine non sarei dovuta tornare indietro. E se fossi tornata subito a casa, senza quella breve interruzione, forse la mia vita sarebbe stata diversa.
Sarebbe stato molto più semplice.
Ma quel giorno tornai indietro.
Mentre riaprivo la porta del negozio, nel quale ero stata cinque minuti prima, mi diedi della stupida. Come avevo fatto a dimenticare le uniche medicine che mi servivano veramente? Ultimamente ero sempre più distratta. E un quel momento ero più confusa che mai. Ero sicura che mi sfuggisse qualcosa, che ci fosse qualcosa che non avrei dovuto ignorare, ma che, per qualche ignaro motivo, non riuscissi ad afferrare quel dubbio che mi occupava la mente.
Ancora una volta cercai di ignorare i miei pensieri.
- C-ciao. – un balbettio accanto a me mi costrinse a voltarmi.
Non lo riconobbi subito. Forse perché non lo avevo guardato bene la sera precedente. Fatto sta, che mi ci vollero alcuni secondi prima di capire chi avevo davanti.
- Carota! – esclamai di punto in bianco.
 
Questa forse, potevo risparmiarmela…
 
- Ca-carota? – chiese il ragazzo visibilmente confuso.
- Sì, a me piacciono le carote, lo sapevi?
 
Ma cosa mi tocca dire…
 
- Ah…No…non lo sapevo. – rispose guardandomi in modo strano. Probabilmente era convinto che fossi pazza. Beh…problemi suoi, non mi importava di ciò che pensava, avevo bisogno di lui per un’altra questione: Nebry.
lo osservai meglio, cercando di capire perché la sera prima Nebry ne era rimasta così turbata nel vederlo.
Eppure sembrava un ragazzo come tanti altri, un po’ timido, e con una chioma rosso fuoco che non lo faceva certo passare inosservato, ma per il resto non aveva nulla di speciale.
- Comunque io sono Justin.
- Lorein. – Il ragazzo sorrise.
 
Un sorriso così sincero da far impallidire il mio.
 
Dove avevo già visto quel sorriso?
Quel sorriso puro… che non chiedeva nulla in cambio… dove l’avevo già visto?
Su chi l’avevo già visto?
Per un minuto non dissi niente. Continuai semplicemente ad osservarlo in silenzio. Il ragazzo sembrava leggermente intimorito: sbatteva le ciglia e si passava continuamente le mani tra i capelli.
 
Dei tic nervosi…
 
E in quel momento il dubbio che avevo nella mia mente suonò, quasi come un campanello d’allarme. E capii cosa non quadrava nella conversazione con Nebry.
 
- Chi era quel ragazzo? Quella carota?
- Non è una carota Lorein! Non è carino chiamare così un tuo coetaneo!
 
Nebry aveva detto coetaneo.
Ma come poteva saperlo?
E nonostante ci fosse un'unica spiegazione, mi rifiutavo comunque di crederci.
 
Non poteva essere.
 
Nebry me lo avrebbe detto. Non mi avrebbe mai nascosto una cosa simile. Scossi la testa, quasi rifiutando il fatto che lei mi avesse mentito.
- Hei, stai bene? – Justin mi strinse la spalla, con timore. Forse aveva paura che lo mandassi via.
Ma fu solo quando lo guardai negli occhi, che capii.
Quei grandi e bellissimi occhi azzurri.
 
Puri……sinceri……senza pretese…
 
E fu quando vidi quegli occhi colmi di sincera preoccupazione che ogni cosa tornò al suo posto. Non conoscevo quel ragazzo e lui non conosceva me; ma nonostante tutto non aveva esitato un attimo a preoccuparsi per me e a sorridermi in quel modo sincero…
Chi era l’unica altra persona che aveva fatto una cosa del genere? Me ne veniva in mente solo una.
Una persona che mi era stata accanto per nove anni.
 
Non è possibile.
 
Eppure lo era.
Era possibile.
E il ragazzo davanti a me ne era la prova.
Adesso capivo.
Tutto. Tutto quanto.
Ricordai l’espressione di Nebry la sera prima, quando lo aveva visto…
 
Curiosità, sorpresa, sospetto, incredulità, e infine timore……
 
E ricordai come fosse restia a parlarmene ogni volta che le facevo domande sull’argomento.
Ma in quel momento capii.
E osservando Justin non potei che confermare i miei sospetti.
I capelli rossi. Quella chioma color del fuoco che era impossibile da far passare inosservata. Capelli rossi come quelli di lei.
Le lentiggini. Sparse sul viso, soprattutto sulla guancia destra. Anche lei le aveva. Ricordavo quel particolare. La prendevo sempre in giro per questo…
Gli occhi.
Quegli occhi di purezza e sincerità……di lealtà.
 
Quegli occhi che avevano rubato il colore al cielo.
 
Quegli occhi che erano stati gli unici ad accogliermi per nove anni. Quegli occhi a cui mi ero aggrappata, e che erano stati la mi unica fonte di fiducia, di lealtà…
Perché Nebry? Perché non mi hai detto niente?
- Va tutto bene? – ripeté Justin.
 
Bene? Va male, va tutto male…
 
- Sì. – sussurrai. – Devo farti una domanda.
- Una domanda? – chiese un po’ spiazzato.
- Sì. – risposi con fermezza. – Lo so che non mi conosci e che forse non dovrei farti una domanda simile, ma è importante. So di chiederti molto, ma per favore, sii sincero. – lo supplicai.
- O-ok. Dimmi pure.
- Tu hai una…… - feci quasi fatica pronunciare la parola. – hai una sorella?
Per un attimo rimase spiazzato, senza riuscire a fiatare.
Poi recuperò l’uso della parola.
- No. Sono figlio unico. – il sollievo che ne derivò durò pochissimo, perché sapevo che non aveva capito bene la domanda.
- Io intendo dire……in passato hai avuto una sorella?
Justin tolse la mano dalla mia spalla, allontanandosi.
Sembrava spaventato.
- Non sono affari tuoi. E comunque no. – Ma il tremito della sua voce lo tradì. Sapevo che mentiva. Lo sapevo io. Lo sapeva lui.
E quella bugia era solo un’ulteriore conferma.
- Ti manca vero? – chiesi. – Dev’essere stata dura quando l’hanno portata via nove anni fa. – Justin mi guardò sconcertato. Sembrava anche……arrabbiato.  Lo notai anche dal fremito delle mani. Non potei fare a meno di sorridere, anche se in quella situazione non c’era proprio nulla da ridere. Anche a Nebry tremavano le mani quando era arrabbiata.
- Tu chi sei?
- Io sono come lei. – sussurrai.
Non sembrò capire le mie parole, ma in quel momento vedere i suoi occhi lucidi e quelle lacrime non versate nel suo sguardo, furono peggio di uno schiaffo.
- Sta bene. Più o meno. E ti vuole bene. – dissi più a me stessa che a lui.
- Non so di cosa stai parlando. Per favore……non dire altro. – lo vedevo, lo sentivo che soffriva.
- Gli somigli tanto. Tu e Nebry siete proprio uguali.
E bastò quel nome per fargli alzare di scatto gli occhi.
Bastò quella semplice parola per vedere quegli occhi così belli oscurarsi.
Pieni di dolore, di tormento……
Non potevo affrontarli. Sapevo che Justin voleva delle risposte, ma io non potevo dargliele. Non dovevo dargliele. Non era il mio di fratello. Nebry aveva il diritto di spiegarglielo, non io.
Corsi fuori, prima ch potesse fermarmi.
Perché?
Perché Nebry non mi aveva detto niente?
Forse non era sicura, forse aveva solo dei sospetti……
Ma perché non me li ha confessati?
Perché non si è fidata di me?
Lei sapeva di mio padre. Di mia madre. Non le avevo mai nascosto nulla.
Nulla.
Perché Nebry?
Cosa ho fatto per non meritarmi la tua fiducia?
Senza neanche saperlo mi resi conto che stavo tremando. Sentivo qualcosa che mi risucchiava nel suo vortice……
Era il dolore, quella consapevolezza che lei mi avesse tradito.
L’unica persona di cui credevo di potermi fidare ciecamente, l’unica persona con cui non avevo segreti e che credevo di conoscere meglio di chiunque altro…
Perché Nebry?
- Stai attenta! – era andata a sbattere contro qualcuno. Stavo per scusarmi, ma prima che potessi farlo la ragazza di fronte a me continuò a parlare.
- Ma io dico! Ti sembra il modo? Venire addosso alla gente? E potresti pure scusarti, no?
 
E tu potresti darmene il tempo, no?
 
Quando la fissai negli occhi la ragazza tacque immediatamente.
All’inizio non la riconobbi. Quando poi mi fissò con quell’aria di superiorità e con quel ghigno stampato in faccia, la riconobbi all’istante.
Era la ragazza che avevo visto insieme a Cole qualche giorno fa. Con una punta di irritazione ricordai anche che era attaccata al suo braccio come una piovra.
 
Ci mancava solo questa gallina……
 
Non poteva andare peggio. Era l’ultima persona che desideravo incontrare. Per questo cercai di dileguarmi velocemente, non avevo la minima voglia di rivolgerle la parola; purtroppo per me, quella piovra non aveva le mie stesse intenzioni.
- Lorein giusto? – chiese con finta innocenza.
Grugnii, in segno di risposta. Non vedevo l’ora di togliermela di torno, bastava la sua presenza a farmi saltare i nervi.
- Non so se ti ricordi…Io sono Deborah…
- Sì, mi ricordo. – conclusi secca. Per me la conversazione poteva anche chiudere lì, ma ancora una volta il mio interlocutore non era d’accordo.
- E non so se ti ricordi... – disse, arricciolandosi una ciocca di capelli castani intorno al dito. - …Ma Cole è di mia proprietà. – accentuò il mia con un’occhiata intimidatoria.
La guardai a sopracciglia alzate.
Non sapevo se essere più incazzata per come si era rivolta a me, con quell’insolenza e quella sfacciataggine, oppure per quello che aveva detto.
 
Cole è di mia proprietà.
 
E che cos’era? Un oggetto?
- Sì certo. E ora spostati. - Le ordinai.
Lei mi bloccò afferrandomi per un braccio. Guardai la sua mano come se volessi staccargliela a morsi; probabilmente lo avrei fatto se non mi avesse lasciato immediatamente.
 
Calma, calma, calma!
 
- Stagli lontana. – mi intimò.
Per poco non le scoppiai a ridere in faccia. Davvero mi stava ordinando qualcosa?
 
Non la posso uccidere qui davanti a tutti. Troppi testimoni…
 
- E poi… - continuò imperterrita. - …Tu a Cole non interessi, quindi ti conviene lasciar perdere subito, anche perché… - prima che potesse parlare ancora, mi liberai della sua presa e le afferrai il polso.
- Io non prendo ordini da nessuno! – sibilai minacciosa. Rabbrividì. Sapevo che le stavo facendo male, ma soprattutto sapevo che era terrorizzata.
La lasciai subito dopo, sperando che avesse capito.
Dovevo avergli fatto un bell’effetto perché non disse più una parola e mi guardò terrorizzata mentre mi allontanavo.
Avevo i nervi a fior di pelle. Ero già arrabbiata prima di incontrarla, e ora il mio umore era peggiorato. Avevo bisogno di colpire qualcosa, mi formicolavano le mani.
Per la seconda volta in quel giorno mi scontrai contro qualcuno.
 
Oggi è proprio il giorno degli incontri…
 
- Guarda dove vai! – esclamai rabbiosa. Avevo esaurito tutta la mia pazienza, che era veramente poca, e volevo solo andare a casa e affrontare Nebry.
- Scusa. – Cole mi guardò, cercando di capire cosa non andava.
 
Ecco, ci mancava solo lui…
 
- Va tutto bene? – mi chiese infatti un minuto dopo.
- Certo tutto bene. Ora lasciami in pace. – non volevo essere così aggressiva, ma stavo ripensando alla piovra di poco prima, e di come avesse detto che Cole era di sua proprietà. Ero così irritata che dovetti prendere un bel respiro e chiudere gli occhi per non scoppiare.
- La tua ragazza ti sta aspettando! – sibilai, mentre mi allontanavo da lui.
Cole parve confuso per un attimo, quando poi intravide la figura di Deborah in lontananza, sembrò comprendere.
Io, dal canto mio, me ne andai. Non avevo voglia di rivedere quella gallina.
- Lorein aspetta! – mi gridò Cole.
Continuai a camminare, senza fermarmi.
- Deborah non è la mia ragazza! – esclamò, quando mi ebbe raggiunto.
- Beh…vallo a spiegare a lei. – borbottai.
- Senti, non so cosa ti abbia detto, ma ti assicuro che non è vero. Io e lei non stiamo insieme.
- E lei lo sa?
- Certo! Almeno spero…E poi…avere una ragazza come lei… – rabbrividì. - …sinceramente non lo auguro a nessuno.
Improvvisamente mi sentii meglio. Più leggera.
- Comunque dovresti spiegarglielo. Non sembra abbia capito meglio. – dissi, cercando di nascondere il mio sollievo.
- Già. – Ma d’un tratto l’idea che Cole parlasse con Deborah, da soli, mi sembrò inconcepibile.
- Adesso devo andare. Devo fare una cosa. – borbottai. Mi sentivo stranamente imbarazzata. Mi ero intromessa in una cosa che non mi riguardava. Non era da me. Di solito non mi intromettevo mai nelle faccende degli altri. Quella volta però non avevo potuto farne a meno.
Poi ricordai che c’era una cosa che dovevo chiarire con lui, prima di andarmene.
- Ah senti… - che cavolo, non riuscivo a trovare le parole.
L’ultima volta che lo avevo visto, tralasciando la sera prima, quando non ero molto cosciente, ero scoppiata a piangere e……e mi aveva abbracciato!
Io non avevo mai abbracciato nessuno.
Non riuscivo a guardarlo negli occhi. Mi vergognavo, da morire.
Mi vergognavo di essermi mostrata così debole, di fronte a lui.
Lui non avrebbe dovuto vedermi piangere.
Nessuno avrebbe mai dovuto vedermi piangere. Neanche Nebry mi aveva mai visto.
- Io…Beh…insomma…l’altra sera… – cercai di dire. – Io…Non avrei dovuto……piangere. – dire quelle parole mi costò un certo sforzo.
- Non devi vergognarti, Lorein. – rispose, quasi leggendomi nel  pensiero. - I tuoi sentimenti sono una cosa per la quale non devi mai chiedere scusa.
Rimasi spiazzata.
 
I tuoi sentimenti sono una cosa per la quale non devi mai chiedere scusa.
 
Sentimenti?
- Cole?
Lui mi guardò, probabilmente sorpreso che avessi preso la parola per prima.
- Ecco…… - perché era così difficile pronunciare quelle maledette parole? – Io…… grazie. Nessuno mi aveva mai consolata, come hai fatto tu, quindi……grazie. – tirai un sospiro di sollievo.
Chiusi gli occhi, lasciandomi avvolgere da quella sensazione di serenità, dopo che ebbi detto ciò che mi era rimasto dentro da troppo tempo. Ad un tratto sentii qualcosa di freddo accarezzarmi una guancia.
Per un secondo credetti che fosse una goccia d’acqua, poi quando mi resi conto che mi sbagliavo, mi immobilizzai.
Il mio cuore prese a battermi all’impazzata ed uno strano calore cominciò a diffondersi sulle mie guancie.
Mi….Mi stava facendo una carezza!
Cominciai a tremare, ma per un motivo diverso da quello precedente.
- Non devi ringraziarmi. – disse, alzandomi il mento con due dita, costringendomi a guardarlo negli occhi.
 
No, gli occhi no!
 
Stavo impazzendo e non sapevo neanche io il motivo. Tutto ciò che vedevo, tutto ciò che sentivo era lui. Non c’erano più nessuno intorno a noi, il rumore era scomparso e niente poteva infrangere quella quiete che si era creata.
Eravamo solo noi due.
Non riuscivo a respirare. Annaspavo, ricercando aria, ma il suo sguardo mi bloccava il respiro.
Ma che diamine mi sta succedendo? – pensai agitata.
Poi dopo pochi secondi, che sembrarono interminabili, Cole si allontanò leggermente e mi liberò dal suo sguardo.
Sembrava volesse fare qualcosa, ma che all’ultimo momento si fosse tirato indietro.
E io…io ero troppo nervosa per poter capire cosa gli passasse per la testa.
- S-scusa, ora devo andare. – disse, scappando velocemente.
 
Fantastico! Ora mi metto anche a balbettare.
 
Non mi ero mai sentita così.
Avevo ancora il respiro irregolare e il calore delle guance non era ancora sparito.
 
Ma che cosa sta succedendo?
 
Corsi a casa il più velocemente possibile. Forse Nebry poteva spiegarmi qualcosa…Poi improvvisamente ricordai! Mi ero completamente dimenticata che ero arrabbiata con lei e che dovevamo risolvere una certa questione…
Non era da me dimenticare qualcosa.
Non potevo andare avanti così. Non dovevo.
Perché Cole mi faceva quell’effetto?
Mi passai una mano sulla fronte, sospirando pesantemente.
Sbuffai.
Arrivai davanti alla casa. Era parecchio tardi, tutti quegli incontri mi avevano fatto perdere un sacco di tempo.
Ma fu solo in quel momento che mi resi conto di qualcosa. Di qualcuno.
Quella sensazione di inquietudine…quella sensazione di irrequietezza…
Avevo setacciato tutto il bosco e non avevo trovato niente. Perché non avevo ricontrollato maledizione?
Era ovvio. Se non avevo trovato niente o nessuno, era perché si era nascosto bene. Ma solo qualcuno della setta poteva sfuggire al mio raggio d’azione…
Cercai di passare in rassegna tutti i membri dell’associazione, ma sapevo benissimo che nessuno riusciva a nascondersi da me. Neanche i due fratelli. Ovunque fossero nascosti, riuscivo sempre a trovarli.
Poi nella mia mente suonò un campanello d’allarme.
 
Lui…
 
Solo una persona era in grado di non farsi trovare…
Una persona con la quale mi ero allenata, ma che, nonostante tutti i miei sforzi, riusciva sempre a mimetizzarsi troppo bene con l’ambiente.
Lui era l’unico nella setta che poteva riuscirci.
Mi diedi della stupida.
Perché non ci avevo pensato prima?
Corsi in casa. Avevo una strana sensazione.
- Nebry! – chiamai. La cercai in tutte le stanze, ma di lei non vi era traccia. L’interno della casa sembrava normale, ma i mobili era spostati, come se…
 
Come si ci fossero stati dei segni di lotta.
 
- Nebry! – ripetei.
 
Ma non ricevetti risposta.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Irine