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Autore: V a l y    21/08/2006    1 recensioni
Il giocatore errante parla della sua filosofia di vita...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Setzer Gabbiani
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio nome è Setzer Gabbiani, giocatore per fama, aviatore per titolo, rubacuori per ingordigia. Sono l'unico uomo a possedere una nave volante e per questo sono conosciuto da ogni essere umano di tutta la terra, maschio o femmina che sia, e soprattutto, ripeto, soprattutto da queste ultime. Non esiste persona al mondo che non invidi la mia fama, il mio potere, il mio ego. E la mia modestia?, vi chiederete. La mia modestia è andata a farsi fottere quando una bella rossa sconosciuta mi concesse il suo bel fiore dicendomi di essere capitata tra le carezze del lord più perito di tutto il continente. La mia era una bella vita, ma un giorno venne uccisa per mano di viandanti alla perenne lotta per la salvaguardia del pianeta. Ma io non mi lamento, perché è stato il fato a decidere, con un lancio di moneta buttato da un'avvenente ragazza.
E' innamorata di un uomo, come ogni donna. Bella com'è potrebbe permettersi di amarne altri cento. Per non parlare dell'altro fior fiore di sensualità della comitiva: ella è alla ricerca dell'amore, dice. Se è l'amore che cerca, l'amore lo troverà qui, subito, tra le mie braccia, e garantisco che ne rimarrà più che soddisfatta! La mia è un'ingegnosa filosofia, ma nessuno dei presenti sulla mia nave me afferra il senso.

Accade un giorno in cui una bambina curiosa mi chiede il motivo per cui ho dato alla mia aeronave il nome "Blackjack". Io le rispondo che è il nome di un gioco d'azzardo che mi piace praticare nel mio casinò volante. E' stata una blasfemia per gli eroi che viaggiano con me, tale da farli girare a osservarmi sprezzanti per aver scoperto di avere come pilota un fuorilegge che opera passatempi di dubbia moralità sulla sua nave. Ma badate bene: non sono un delinquente, né un ignorante senza speranza; sono un uomo di mondo, amatore della letteratura e dell'arte di tutti i paesi, perché arte non è altro che ispirazione per ogni cosa. Mi sono sentito ispirato nel costruire il mio velivolo, che è stato l'unica ancora di salvezza di molte persone. "Perché?" mi chiede il cacciatore di tesori, ergo il ladro. Io mi sono seduto in mezzo a loro, sullo sgabello del banco del Blackjack, capo di tutti i giochi d'azzardo; il mio preferito. Ho raccontato a loro ciò che c'era stato in questa nave volante prima del loro arrivo.

Se si può paragonare il mondo ad un quadro, dico a loro, la mia Blackjack è un dipinto impressionista: è colorato, è surreale ma semplice; è un disegno con immediatezza di sentimento. Quella è l’atmosfera di ogni notte e le persone, come i soggetti di quei fantasmagorici quadri, vagavano come fantasmi in cerca di una vita multicolore. Erano un via vai di sagome che per cinque ore piacevoli si compravano la propria felicità.
Ricordo il vecchio Alfred, che ogni santo giorno era seduto sul tavolo del bar a stratracannare litri di alcool. Una volta era un frate, poi aveva mandato all’inferno Nostro Signore per questioni personali. Qualcuno dice che a ridurlo così sia stata una punizione divina. Io, invece, non credo a niente.
Vicino si sedeva sempre il suo amico Leroy. Alzava il gomito per annegare vecchi ricordi ancora vividi. Questi erano una consorte e un amico molto stretto. I due decisero d'improvviso d'invertirsi i ruoli e fu così che la moglie divenne solo un'amica e l'amico un amante segreto. Leroy beveva per dimenticare di essere stato preso per il sedere dagli unici a cui teneva davvero.
Mi ricordo di Mary, che mezza vita addietro era stata contesa da tutti e poi era invecchiata sola, pentendosi per aver aspettato troppo l'uomo della sua vita. Avrebbe pagato soltanto per un complimento di uno sconosciuto.
Kate aveva perso marito e figli durante la guerra dell'Impero. La mia Blackjack era diventata la sua nuova casa ed io la sua nuova famiglia. Lei era stata mia sorella, mia madre, mia amica e mia amante.
Seduto al banco delle carte stava sempre Paul, che vinceva sempre. Fortunato in gioco, sfortunato in amore era un proverbio decisamente veritiero quando aveva a che fare con Paul. Si era innamorato perdutamente di una delle mie conigliette, Madalene. Lei preferiva il materiale all'amore, così gli concesse tutta se stessa per soldi e lui accettò. Paul sedeva al banco delle carte e veniva tutti i giorni per lei. Ancora oggi cerca di riprendersi dalla miseria che lo ha prosciugato d'amore.
Loro erano alcuni dei tanti sconfinati nella mia nave volante, che scappavano dall'agonia e arrivavano da me, il Salvatore, il negoziante del mercato delle illusioni, che vendeva finta gioia a tutti.
La carovana dei fantasmi con la marsina continuava fino alla luce del giorno, quando il mio spazzino ramazzava le cartacce cadute a terra e il sole portava via le loro speranza. E lì, alla prima alba, finiva la loro bella vita.

“Conducevano una vita decisamente squallida,” mi dice il cavaliere di Doma. “Assolutamente sì!” rispondo io, sorridendo. Mi fissano spaesati, di nuovo. Osservo divertito quei loro occhi stralunati per un po’, che non comprendono la ragione di tutta questa mia filosofia di vita. Allora pesco dal mio mazzo di carte un asso di cuori, lo agguanto con la mano destra, lo faccio sparire. Guardo nuovamente verso di loro ed infine rispondo.
“E’ proprio una vita squallida, venduta e anche finta, ma è pur sempre più dolce dell’amara realtà di questo nostro triste mondo.”



  
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