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Autore: Alessia NightOwl    04/01/2012    8 recensioni
Una finestra appannata in una fredda giornata d'inverno.
Una bambina con tutta la sua gioia e innocenza.
Una famiglia tipica, ma che al giorno d'oggi poi tanto tipica non è.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti. Questa volta vi propongo questo brevissimo racconto, sono quelle cose che mi vengono in mente così dal nulla.

Ho immaginato questa storia guardando fuori dalla finestra di casa mia in una giornata di neve intensa.
Spero vi piaccia.

Buona lettura.




Ti presento Pietro. 

I suoi occhioni verdi emozionati si riflettevano al vetro della finestra.

Fuori nevicava e Asia si era appiccicata alla finestra della sala.

Le manine aperte e sudate lasciavano aloni al vetro.

Il suo respiro caldo creava nuvolette umide contro la superficie fredda della finestra.

Grossi fiocchi candidi scendevano lenti e morbidi.

Si posavano sugli alberi e sul terreno ricoprendoli completamente.

Asia si voltò eccitata, mi corse incontro.

“Mamma, mamma.... Usciamo, ti prego. Voglio andare a fare un bel pupazzo di neve!” Mi chiese tirando la mia maglia con la sua manina e guardandomi implorante.

Nei suoi occhi vedevo la felicità per un fatto puro e semplice, quella felicità che solo un bambino può trasmetterti.

La guardai, carezzandole i suoi capelli lisci e profumati.

“Ok, però ci copriamo bene. Guanti, cuffia, sciarpa e un bel giubbotto pesante.” Dissi posando un dito sul suo nasino ancora freddo per il contatto con il vetro.

Il suo sorriso, se possibile, si aprì ancora di più.

Corse nella cameretta a prendere tutto l'occorrente.

Prima di uscire prendemmo una carota, qualche bottone, una cuffia e una sciarpa malandate e infine due perle dalla collana della sua bambola.

Mentre scendevamo le scale, le sue idee erano un fiume in piena.

La sua voce acuta e dolce riecheggiava in tutto l'androne.

La signora Costa si avvicinava sorridendo.

“Piccola Asia, dove vai?” Chiese la signora con la sua voce gracchiante.

“Vado a fare il pupazzo, vieni anche tu?” Chiese Asia.

“No piccola, sono troppo vecchia per queste cose, ma divertiti e fallo enorme, così tutti potranno vederlo!” Disse la signora Costa accarezzando le guanciotte paffute della mia piccola.

Appena uscimmo in cortile Asia si buttò sulla neve urlando felice.

Appoggiai la borsa con i nostri ornamenti per il pupazzo, sulla panchina.

“Mamma sei pronta?” Disse Asia balzando in piedi, sfregandosi le manine ansiosa.

Io le feci l'occhiolino.

Ci accucciamo e iniziammo a modellare la neve nelle nostre mani.

Fredda e appena posata, si appiccicava ai nostri guanti di lana...

Nascondendo le mani, feci una pallina di neve e senza farmi vedere la tirai in testa alla mia bambina.

Lei si girò, il suo sguardo furbetto recepì immediatamente la sfida.

“Mamma, ora vedrai. Ti riempirò di neve!” Disse ridendo.

Iniziò a creare piccole palle di neve, con molta accuratezza le metteva tutte in fila.

Io aspettavo a distanza, osservandola.

Ad un certo punto iniziò a tirare le palline, una dietro l'altra.

Un vero bombardamento in grande stile.

Io scappavo e lei mi rincorreva per tutto il cortile.

La neve ovattava tutto il mondo intorno a noi, ma le nostre risate si sentivano forti, chiare e libere da qualsiasi problema o turbamento.

“Basta, basta, hai vinto tu Asia!” Dissi alzando una mano in segno di resa e tenendo l'altra sul petto, senza fiato.

Lei si pulì le mani, scrollò il giubbotto, orgogliosa di se stessa.

“Visto come sono brava mamma? Domani vedrai all'asilo, farò scappare tutti i miei amichetti!” Disse passandosi un ditino sotto al naso, la sua mente stava già progettando il giorno dopo con gli amici.

Ci rimettemmo a fare il nostro pupazzo con le guance colorate di quel tipico rosso che ti lascia il freddo.

Io mi occupai del corpo, mentre Asia, stando in braccio, plasmò la testa del nostro pupazzone.

“Bene, lui si chiama Pietro!” Disse osservando la nostra opera soddisfatta.

Infilò con cura i bottoni arancioni sulla pancia di Pietro.

Poi salendo sulle mie spalle, intrufolò la carota in quell'ammasso di neve, di seguito avvolse la sciarpa rossa intorno al “collo” di Pietro.

Poi venne il turno degli occhi.

Le pietre verde smeraldo risplendevano, grazie al candore che ci circondava.

Infine posò con dolcezza la cuffia sul pupazzo.

Lo guardò, scrutando ogni dettaglio...

“Mamma, ci manca il bastone! Senza cadrà e si farà del male.” Disse scoprendo il pezzo mancante.

Ne trovammo tanti, col peso della neve alcuni rami si spezzarono, così ne approfittammo.

Un bel bastone dritto fu appoggiato a Pietro.

Guardavamo il pupazzo, che grazie ad Asia aveva preso vita, dapprima nella sua mente e poi nel mondo reale.

Sentimmo una macchina entrare nel viale di casa.

Era Stefano, mio marito.

Mi abbassai all'altezza dell'orecchio di Asia.

“Piccola, devi presentare Pietro a qualcuno.” Dissi sorridendo.

Asia si girò curiosa.

Appena vide il padre scendere dall'auto si mise a saltellargli incontro con tutta la sua grazia e gioia.

“Papàààààààààààààà.” Urlò. “Sei arrivato finalmente, così ti faccio conoscere Pietro!” Disse buttandosi al collo di Stefano.

“Ciao piccola. Chi è Pietro, un tuo nuovo amichetto?” Chiese Stefano ignaro di tutto.

“Sì è un mio amico, però è un po' freddo, ma è tanto bello. Vedrai!” Disse Asia, scalpitando per scendere dalle braccia del padre.

Prese una sua mano e lo tirò verso di me, rimasta accanto al pupazzo.

Stefano mi sorrise rilassato e curioso.

“Eccolo papy. Vedi com'è bello? Gli abbiamo messo la cuffia e la sciarpa di lana, così almeno stanotte non sentirà più freddo!” Disse accompagnando le sue parole con i gesti frenetici delle mani.

Stefano accarezzò la cuffia del pupazzo.

“Piacere Pietro, mi raccomando, stanotte proteggici dalla bufera di neve!” Disse Stefano, sorridendo con gli occhi.

Io guardavo soddisfatta la mia famiglia.

Asia volle venire in braccio.

Appena la presi su, Stefano si avvicinò.

Mentre ci baciavamo, stringevamo forte il nostro piccolo Tesoro che guardava fiera il suo bel pupazzo.

Ci incamminammo per tornare a casa con i cuori caldi d’amore.

 

   
 
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