Salve a tutti. Questa volta vi propongo questo brevissimo racconto, sono quelle cose che mi vengono in mente così dal nulla.
Ho immaginato questa storia guardando fuori dalla finestra di casa mia in una giornata di neve intensa.
Spero vi piaccia.
Buona lettura.
Ti
presento Pietro.
I suoi occhioni verdi
emozionati si riflettevano al vetro della finestra.
Fuori nevicava e Asia si
era appiccicata alla finestra della sala.
Le manine aperte e sudate
lasciavano aloni al vetro.
Il suo respiro caldo creava
nuvolette umide contro la superficie fredda della finestra.
Grossi fiocchi candidi
scendevano lenti e morbidi.
Si posavano sugli alberi e
sul terreno ricoprendoli completamente.
Asia si voltò
eccitata, mi
corse incontro.
“Mamma, mamma....
Usciamo,
ti prego. Voglio andare a fare un bel pupazzo di neve!” Mi
chiese tirando la
mia maglia con la sua manina e guardandomi implorante.
Nei suoi occhi vedevo la
felicità per un fatto puro e semplice, quella
felicità che solo un bambino può
trasmetterti.
La guardai, carezzandole i
suoi
capelli lisci e profumati.
“Ok, però
ci copriamo bene.
Guanti, cuffia, sciarpa e un bel giubbotto pesante.” Dissi
posando un dito sul
suo nasino ancora freddo per il contatto con il vetro.
Il suo sorriso, se
possibile, si aprì ancora di più.
Corse nella cameretta a
prendere tutto l'occorrente.
Prima di uscire prendemmo
una carota, qualche bottone, una cuffia e una sciarpa malandate e
infine due
perle dalla collana della sua bambola.
Mentre scendevamo le scale,
le sue idee erano un fiume in piena.
La sua voce acuta e dolce
riecheggiava in tutto l'androne.
La signora Costa si
avvicinava sorridendo.
“Piccola Asia, dove
vai?”
Chiese la signora con la sua voce gracchiante.
“Vado a fare il
pupazzo,
vieni anche tu?” Chiese Asia.
“No piccola, sono
troppo
vecchia per queste cose, ma divertiti e fallo enorme, così
tutti potranno
vederlo!” Disse la signora Costa accarezzando le guanciotte
paffute della mia
piccola.
Appena uscimmo in cortile
Asia si buttò sulla neve urlando felice.
Appoggiai la borsa con i
nostri ornamenti per il pupazzo, sulla panchina.
“Mamma sei
pronta?” Disse
Asia balzando in piedi, sfregandosi le manine ansiosa.
Io le feci l'occhiolino.
Ci accucciamo e iniziammo a
modellare la neve nelle nostre mani.
Fredda e appena posata, si
appiccicava ai nostri guanti di lana...
Nascondendo le mani, feci
una pallina di neve e senza farmi vedere la tirai in testa alla mia
bambina.
Lei si girò, il suo
sguardo
furbetto recepì immediatamente la sfida.
“Mamma, ora vedrai.
Ti
riempirò di neve!” Disse ridendo.
Iniziò a creare
piccole
palle di neve, con molta accuratezza le metteva tutte in fila.
Io aspettavo a distanza,
osservandola.
Ad un certo punto
iniziò a
tirare le palline, una dietro l'altra.
Un vero bombardamento in
grande stile.
Io scappavo e lei mi
rincorreva per tutto il cortile.
La neve ovattava tutto il
mondo intorno a noi, ma le nostre risate si sentivano forti, chiare e
libere da
qualsiasi problema o turbamento.
“Basta, basta, hai
vinto tu
Asia!” Dissi alzando una mano in segno di resa e tenendo
l'altra sul petto,
senza fiato.
Lei si pulì le
mani,
scrollò il giubbotto, orgogliosa di se stessa.
“Visto come sono
brava
mamma? Domani vedrai all'asilo, farò scappare tutti i miei
amichetti!” Disse
passandosi un ditino sotto al naso, la sua mente stava già
progettando il
giorno dopo con gli amici.
Ci rimettemmo a fare il
nostro pupazzo con le guance colorate di quel tipico rosso che ti
lascia il
freddo.
Io mi occupai del corpo,
mentre Asia, stando in braccio, plasmò la testa del nostro
pupazzone.
“Bene, lui si chiama
Pietro!” Disse osservando la nostra opera soddisfatta.
Infilò con cura i
bottoni
arancioni sulla pancia di Pietro.
Poi salendo sulle mie
spalle, intrufolò la carota in quell'ammasso di neve, di
seguito avvolse la
sciarpa rossa intorno al “collo” di Pietro.
Poi venne il turno degli
occhi.
Le pietre verde smeraldo
risplendevano, grazie al candore che ci circondava.
Infine posò con
dolcezza la
cuffia sul pupazzo.
Lo guardò,
scrutando ogni
dettaglio...
“Mamma, ci manca il
bastone! Senza cadrà e si farà del
male.” Disse scoprendo il pezzo mancante.
Ne trovammo tanti, col peso
della neve alcuni rami si spezzarono, così ne approfittammo.
Un bel bastone dritto fu
appoggiato a Pietro.
Guardavamo il pupazzo, che
grazie ad Asia aveva preso vita, dapprima nella sua mente e poi nel
mondo
reale.
Sentimmo una macchina
entrare nel viale di casa.
Era Stefano, mio marito.
Mi abbassai all'altezza
dell'orecchio di Asia.
“Piccola, devi
presentare
Pietro a qualcuno.” Dissi sorridendo.
Asia si girò
curiosa.
Appena vide il padre
scendere dall'auto si mise a saltellargli incontro con tutta la sua
grazia e
gioia.
“Papàààààààààààààà.”
Urlò.
“Sei arrivato finalmente, così ti faccio conoscere
Pietro!” Disse buttandosi al
collo di Stefano.
“Ciao piccola. Chi
è
Pietro, un tuo nuovo amichetto?” Chiese Stefano ignaro di
tutto.
“Sì
è un mio amico, però è
un po' freddo, ma è tanto bello. Vedrai!” Disse
Asia, scalpitando per scendere
dalle braccia del padre.
Prese una sua mano e lo
tirò verso di me, rimasta accanto al pupazzo.
Stefano mi sorrise
rilassato e curioso.
“Eccolo papy. Vedi
com'è
bello? Gli abbiamo messo la cuffia e la sciarpa di lana,
così almeno stanotte
non sentirà più freddo!” Disse
accompagnando le sue parole con i gesti
frenetici delle mani.
Stefano accarezzò
la cuffia
del pupazzo.
“Piacere Pietro, mi
raccomando, stanotte proteggici dalla bufera di neve!” Disse
Stefano,
sorridendo con gli occhi.
Io guardavo soddisfatta la
mia famiglia.
Asia volle venire in
braccio.
Appena la presi su, Stefano
si avvicinò.
Mentre ci baciavamo,
stringevamo
forte il nostro piccolo Tesoro che guardava fiera il suo bel pupazzo.
Ci incamminammo per
tornare
a casa con i cuori caldi d’amore.