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Autore: GiadiStewart    05/01/2012    5 recensioni
Dal primo capitolo:
Ho perso anche lui, lo definirei il mio primo amore, quella persona così simile a me che mi ha capita e mi ha aiutata, mi ha consigliata e mi ha protetta. Il mio Tate, che ormai non era più mio, ma che si era limitato ad essere l’ “inquilino” che si aggira in questa casa più cauto possibile per non incontrare me o la mia famiglia. Certe volte speravo di incontrarlo per sbaglio nel seminterrato, ma era talmente attento e scaltro che riusciva ad evitarmi, ma se tanta era la voglia di vederlo, tanta era anche la voglia di affrontarlo mai perché ormai non eravamo più niente, ci eravamo costruiti uno spesso muro impossibile da buttare giù, e che soprattutto non volevo buttare giù perché quello che aveva fatto a mia madre era imperdonabile e al solo pensiero di quel brutto ricordo mi venivano i brividi e la bile risaliva fino alla gola per il disgusto e disprezzo che si era creato in me.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Il sole splendeva alto nel cielo, come ogni giorno nella calda Los Angeles. Purtroppo io potevo osservare quell’immensa distesa azzurra e limpida solo dalla finestra della mia stanza, perché ormai da sei mesi ero diventata il nulla, l’anima era separata dal mio corpo inerme e senza respiro; da mesi ero ormai bloccata in questa stupida casa che una volta credevo avesse uno spirito. Quanto ero ingenua e cieca. Ero attratta da questa casa perché era misteriosa, cupa e piena di segreti nascosti che volevo scoprire, ma ancora non sapevo cosa potesse nascondere: morte, terrore, sofferenza; adesso ero diventata anche io parte di quell’oscurità.
Il fatto era che non mi ero abituata a questa vita, non ancora almeno e non so se riuscirò mai a farlo perché mi sento prigioniera, non posso uscire –tranne durante la notte di Halloween- e non sono libera quanto vorrei, ormai tutto sta diventando troppo piccolo per me anche se questa casa è enorme e potrei avere tutti i confort possibili, ma questa casa non saprà mai darmi l’aria che respirano tutti, il vento che soffia tra i miei capelli, il sole che tocca con i suoi raggi caldi la mia pelle pallida o l’erba fresca di primavera. Non potrò chiedere tutto queste e né potrò averlo perché ho perso tutto ormai.
Ho perso anche lui, lo definirei il mio primo amore, quella persona così simile a me che mi ha capita e mi ha aiutata, mi ha consigliata e mi ha protetta. Il mio Tate, che ormai non era più mio, ma che si era limitato ad essere l’ “inquilino” che si aggira in questa casa più cauto possibile per non incontrare me o la mia famiglia. Certe volte speravo di incontrarlo per sbaglio nel seminterrato, ma era talmente attento e scaltro che riusciva ad evitarmi, ma se tanta era la voglia di vederlo, tanta era anche la voglia di affrontarlo mai perché ormai non eravamo più niente, ci eravamo costruiti uno spesso muro impossibile da buttare giù, e che soprattutto non volevo buttare giù perché quello che aveva fatto a mia madre era imperdonabile e al solo pensiero di quel brutto ricordo mi venivano i brividi e la bile risaliva fino alla gola per il disgusto e disprezzo che si era creato in me.
Ricordo ancora la seconda volta che l’ho visto, mi disse: “ Non si dovrebbe ferire le persone che ami”, un sorriso amaro apparve sul mio volto perché proprio lui fu il primo a farmi del male; tante volte mi disse ‘ti amo’, ma ora non sono sicura che lo facesse davvero.
Intanto in questi sei mesi la casa era stata abitata da tre famiglie e mamma, papà ed io continuavamo a tenerli lontani per evitare che anche loro facessero questa fine, e ci eravamo riusciti senza troppi problemi anche se tante volte gli ‘spiriti cattivi’ che abitavano qui ci rendevano l’impresa difficile; la cosa che però mi sorprese di più era che Tate non apparse mai perché mi aspettavo avesse tentato di uccidere qualcuno che stesse con me per l’eternità come avesse fatto l’ultima volta; invece non era successo niente di tutto questo. Speravo che almeno in quei momenti potessi vedere ancora i suoi riccioli biondi e i suoi occhi scuri che nascondevano la sua vita difficile e tutte le sue sofferenze; speravo sempre di sentire la sua voce che mi diceva sempre che voleva stare con me, che ci saremmo appoggiati a vicenda che mi amava, ma il suo spirito non si faceva vedere da mesi e ormai le speranze si facevano sempre più vane.
La porta bussò e subito dopo la figura di mia madre apparve, mi sorrise al quale io non risposi, ma abbassai lo sguardo passando a torturarmi le unghie; mia madre rimase immobile a guardarmi con tristezza e con passo lento si avvicinò a me circondandomi con un braccio le spalle e baciandomi la tempia, appoggiai la testa sulla sua spalla e rimanemmo così, in silenzio, per qualche minuto.
Mia madre non si era mai espressa su quello che successe tra me e Tate, nemmeno su quello che lui le aveva fatto e quando mi vedeva in questo stato –praticamente sempre- mi veniva accanto e senza parlare, mi abbracciava e mi baciava; anche io non volevo parlare di Tate, la ferita era ancora aperta e solo sentire il suo nome era come se il mio cuore –ormai senza vita- cominciasse ad accelerare i suoi battiti, inoltre non ero ancora pronta ad affrontare questo argomento, soprattutto se riguardava lo stupro a mia madre, al solo pensiero la rabbia ribolliva in me ed era in questi momenti che volevo vederlo davanti a me e sputargli in faccia tutto il veleno che stava aumentando in me, perché doveva pagare per quello che aveva fatto e lo stava facendo stando da solo in questa casa ed evitandomi, lui sapeva che io non lo volevo più e ci sarebbe stato nessun tipo di rapporto tra me e lui.
“Tesoro, si sta per trasferire un’altra famiglia” mi disse mia madre risvegliandomi da quei pensieri ed io seppi soltanto annuire e lei mi lasciò un altro bacio tra i capelli uscendo poi dalla stanza lasciandomi di nuovo sola. La casa sarebbe stata popolata di nuovo, le stanze che erano state vuote per un mese verranno arredate da altri mobili e quindi io la mia famiglia dovevamo di nuovo tenere al sicuro quelle persone inconsapevoli di quello che andranno incontro, ormai le mie giornate venivano occupate solo in questo modo perché rinchiusa qui dentro non sapevo cosa fare e di solito stavo chiusa dentro quella che una volta era la mia stanza per evitare di incontrare lui.
In realtà non sapevo neanche quello che volevo, perché se da una parte il mio essere voleva andare a cercarlo e sapere come stava, dall’altra parte volevo lasciarlo solo e fargli capire che quello che aveva fatto era imperdonabile e sbagliato.
Mi riscossi da miei pensieri perché non volevo che mia madre tornasse a chiamarmi per sapere se arrivavo o no, quindi mi prestai a uscire dalla mia stanza e a scendere al piano di sotto; quando arrivai ai piedi delle scale trovai anche mio padre e mia madre che stavano aspettando i prossimi abitanti della casa, rivolsi uno sguardo a mio padre che ricambiò con un sorriso. Lui non aveva perdonato Tate e credo che non lo farà mai, perché in fondo aveva fatto del male alla donna che amava e non gli poteva perdonare una cosa così; allo stesso modo Tate non si avvicinava più a lui, anzi a nessuno di noi anche se inizialmente Tate aveva cercato di riallacciare un rapporto con mio padre, ma senza troppi successi incassando solo sguardi di fuoco e completo mutismo.
Pochi minuti dopo la porta principale della casa si aprì e fece la sua comparsa la signora Marcy, la stessa agente immobiliare che aveva venduto la casa a noi, e a seguito un uomo, un donna e un ragazzo. Marcy ripeteva sempre le solite cose:
“E’ una classica casa vittoriana di Los Angeles costruita negli anni ’20 dal medico delle grandi star dell’epoca; queste sono delle lampade Tiffany originali” la nuova famiglia guardava la casa con stupore e con occhi affascinati, tranne il ragazzo che aveva lo sguardo alquanto annoiato. La mia attenzione si moltiplicò quando quest’ultimo disse una cosa che mi sorprese molto:
“Ho sentito che questa casa ha un brutta reputazione”
I suoi genitori lo guardarono con rimprovero, mentre Marcy strabuzzo gli occhi cercando però invano di non apparire nervosa, ma non poteva sfuggire a quella situazione quindi fece un sorriso tirato e rispose: “Diciamo che è una cosa un po’ sfortunata; dovete sapere che i precedenti proprietari di questa casa sono morti un paio di mesi fa ed erano in tre: la figlia morì per overdose, la madre ha partorito in casa, ma non sono riusciti a salvarla, mentre il marito si è suicidato perché non riusciva a sopportare la loro assenza”.
La donna e suo marito avevano lo sguardo sconvolto e la donna aveva cercato il contatto dell’uomo perché voleva essere confortata e si leggeva nei loro occhi che avrebbero preferito non sapere questo macabro fatto; mentre il ragazzo non disse niente e quello che mi sorprese di più era che non celava alcuna emozione, alcun interesse. Marcy, vedendo che la notizia li aveva scossi un po’, decise di lasciarli da soli per discutere sul da farsi entrando in cucina; i tre membri della famiglia si guardarono negli occhi e fu proprio il ragazzo a parlare per primo:
“Non è male questa casa ed è anche molto grande, direi che c’è sicuramente molto spazio per fare delle feste quando comincerò il liceo” disse con fare spavaldo che suo padre ricambiò con uno sguardo di negazione.
“Kurt non dire queste cose per favore –lo rimproverò sua madre, almeno adesso sapevo il suo nome- John che facciamo? Quando la signora Marcy ci ha raccontato di questa famiglia la mia idea di acquistare questa casa è subito cambiata, non vorrei che succedesse lo stesso a noi” continuò preoccupata, John la guardò e la strinse a sé cercando di rassicurarla mentre Kurt alzava gli occhi al cielo e si dirigeva da qualche altra parte. Ok adesso entravo in gioco io; è giusto che il ragazzo sappia chi gli salverà la vita! Sperai che non si dirigesse in cucina dove c’era Marcy e per fortuna le mie preghiere furono esaudite perché si diresse in salotto e si stava guardando intorno, e proprio in questo momento decisi che era l’occasione giusta per apparire.
Come se niente fosse cominciai a girare intorno alla stanza e quando apparsi nella sua visuale si spaventò e fece due passi indietro, lo guardai come se lui fosse quello strano e non io.
“C-chi diavolo s-sei?” balbettò Kurt
Io gli sorrisi divertita e mi avvicinai a lui, o almeno cercavo di farlo visto che lui continuava ad allontanarsi impaurito
“Guarda che non ho intenzione di farti del male –dissi sarcastica- ho solo intenzione di presentarmi. Sai è educazione” lui non mi rispose e continuò a fissarmi, quasi mi sentii a disagio e non sopporto quando le persone mi fissano come se cercassero qualche difetto o chissà quale altra cosa. Cercai comunque di non darci troppo peso e passai a presentarmi: “Sono Violet comunque e vivo qui vicino. Ero curiosa di vedere chi erano i prossimi”
Appena pronunciai questa frasi Kurt si risvegliò dai suoi pensieri e mi guardò con più attenzione, prese coraggio e per la priva volta mi rivolse la parola: “I prossimi?”
Annuii “Già. Sai della storia delle varie morti?”
“C-certo” i suoi occhi azzurri si fecero due fessure per scrutarmi meglio, ma purtroppo non potei aggiungere altro perché un campanello d’allarme risuonò nella mia testa quando udii la voce di John e appena Kurt si girò verso la provenienza della voce di suo padre io scomparii.
“Kurt con chi stavi parlando?” chiese suo padre non vedendo nessuno
“Emh… papà ti presento…” ma si bloccò perché quando si girò dalla mia parte vide che non c’era nessuno e si tocco i capelli biondissimi “No lascia stare papà. Comunque novità?”
John gli sorrise facendo trasparire la sua felicità ed euforia disse “Dopo tante ricerche la prendiamo!”
Al contrario del padre, Kurt non lasciò libero l’entusiasmo e gli rispose con un sorriso. Bene direi che i giochi ricominciano.  




Note dell'autrice: 
Mi congratulo con voi se siete arrivati alla fine di questo capitolo perchè lo trovo un po' noioso xD 
Comunque ho voluto cominciare questa storia perchè innanzitutto adoro American Horror Story e poi la mia testolina non ha voluto porre freno a tutte le fantasie che mi si creavano in testa se Violet avesse perdonato Tate e così ne è venuta fuori questa cosa qui :D 
Non avrò un giorno fisso sugli aggiornamenti perchè io non riesco proprio a rispettarli *fischietta facendo finta di niente* e quindi se non mi vedrete per un mese non dovrete stupirvi! 
Emh... non so cos'altro dire quindi spero che il capitolo vi sia piaciuto e mi raccomando lasciate qualche recensione che non fa mai male u.u Almeno per sapere se vi piace o meno. 
Alla prossima, Giada. 
  
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