Anime & Manga > Uraboku
Ricorda la storia  |      
Autore: Rebychan    05/01/2012    5 recensioni
Una spietata illusione porterà a galla vecchi e nuovi problemi per Hotsuma.
Atemporale - Coppia: Hotsuma x Shusei
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cicatrici Questa è la mia prima escursione su questo fandom, ed il risultato finale non è stato dei migliori.
Maggiori ragguagli comunque li avrete sull'angolo di Rebychan in coda alla fic.
Forse avrei fatto meglio a non pubblicare niente, ma oggi se non mi sbaglio dovrebbe essere il compleanno di Shusei per cui ci tenevo a postare qualcosa.
Nel mio forum ho anche aperto un topic relativo alla sua festa di compleanno e chi volesse aderire è benvenuto. Nell'angolo di Rebychan troverete ulteriori informazioni.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori.
Ringrazio chiunque leggerà questa storia e mi farà sapere il suo parere.
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CICATRICI

La sua pelle era estremamente liscia. Nessuna imperfezione la deturpava né al tatto, né alla vista.
Lui gli accarezzava  le spalle, i pettorali, il torace come in trance, mentre il suo corpo reagiva in modo strano.
Nuove sensazioni stavano nascendo in lui a quel contatto. O meglio forse quelle emozioni c’erano sempre state visto il legame che li univa, ma non aveva mai permesso loro di emergere.
Le aveva tenute racchiuse nel suo cuore per paura di perdere quello che avevano, con qualche passo falso.

A causa del suo “dono” che a lungo aveva considerato una maledizione lui non aveva mai avuto nulla, poi era arrivato l’altro, gli aveva salvato la vita, sacrificando se stesso.
Si era letteralmente gettato tra le fiamme per lui e da quel momento…
All’improvviso, si rese conto che c’era qualcosa di sbagliato in quello che aveva davanti, in quello che stava toccando.
Era tutto troppo liscio!
Sì, la sua pelle, la sua vera pelle non avrebbe mai potuto esserlo.
Corrugò la fronte,  
Cosa stava succedendo?

Il scenario che aveva davanti cominciò ad andare a pezzi grazie ai dubbi espressi da quella domanda.
Delle crepe si crearono su quella che fino a quel momento aveva ritenuto la verità.
Fermò le sue carezze, continuando però a tenere la propria mano sul torace dell’altro, guardando quel candore con nostalgia.
Una parte di lui avrebbe voluto continuare a credere in quel sogno, ma ormai la realtà aveva bussato alla porta della sua coscienza e non poteva più fare finta di niente.
Scrollò il capo.

Si sforzò di rammentare quello che era accaduto poco prima di ritrovarsi in quella situazione  e richiamati dal luogo remoto della sua mente in cui li aveva relegati sopraggiunsero i ricordi.
Stava combattendo contro un duras di classe superiore, insieme al suo inseparabile compagno quando all’improvviso era stato colpito da un attacco del suo avversario.
Dopo di che, anche se si impegnava con tutto se stesso, non si ricordava più niente.
Forse era svenuto e quello che viveva era solo un sogno.
Oppure… era un’illusione.
 
Sorrise bieco, mentre i suoi occhi trasmettevano tanta rabbia e frustrazione.
Spostò di scatto la mano dal torace dell’altro come se quella pelle fosse diventata bollente, quando in verità da quando aveva scoperto l’inganno era più gelida del ghiaccio.
Sì, la luminosità del sogno che aveva davanti era sbiadita, ora che sapeva  la verità.
Si era fatto fregare come un allocco da quel duras. Ora lo poteva ammettere.
Quel maledetto gli aveva offerto ciò che aveva sempre desiderato e lui aveva capitolato, mostrando il fianco.

Non era però ancora stato sconfitto.
Aveva compreso la verità in tempo per riuscire a fuggire da quell’illusione creata ad arte per irretirlo.
Chiuse gli occhi e scosse il capo diverse volte, con il chiaro intento di svegliarsi.
Quando riaprì le palpebre, il sogno era scomparso, ma ancora non si poteva ritenere sveglio.
Intorno a lui c’era solo buio. Era immerso nelle tenebre.
Fu allora che gli arrivò quella voce alle orecchie.
Chiamava il suo nome e gli diceva si svegliarsi. Gli ordinava di reagire.

Avrebbe riconosciuto quel timbro vocale tra mille.
Era la voce fredda ed autoritaria della persona che più lo tormentava, ma senza la quale non sarebbe mai riuscito a vivere.
Era la voce della persona che aveva capito proprio in quel momento essere il suo sogno.
Quella però era la sua voce reale. Non apparteneva ad una nuova illusione.
Sì, non poteva sbagliarsi. Ne era sicuro.
Con le orecchie si concentrò per capire da dove provenisse e la seguì.
Iniziò a camminare, o almeno ci provò.

Il suo cervello diede ordine al suo corpo di muovere il piede destro, ma invece furono le sue palpebre ad aprirsi e sulla realtà.
Sì, subito si ritrovò a specchiarsi nelle iridi preoccupate del suo compagno.
Vide dalle sue labbra uscire un sospiro di sollievo.
“Ti sei svegliato.”, disse in un sussurro.
Lui annuì.
Si rese subito conto di essere disteso a terra.
Con un scatto si mise seduto, mentre l’altro gli lasciava le spalle smettendo di strattonarlo.
Si guardarono negli occhi per qualche istante.

Fu lui a rompere il silenzio, imbarazzato dalla nuova dolcezza apparsa negli occhi dell’altro.
Non era tipico del suo compagno infatti mostrare così  apertamente le sue emozioni.
“Il duras?”, chiese per riprendere i controllo della sua emotività.
Il sogno vissuto era ancora troppo forte in lui, e se ci pensava sentiva il suo corpo scaldarsi in certi punti nevralgici, che di solito dovrebbero starsene tranquilli.
Doveva impedire all’altro di capire il suo turbamento.
“E’ scappato.”, rispose l’altro.
“Dobbiamo seguirlo.”
Fece per mettersi in piedi.
“Dopo.”

Con le mani, il suo compagno lo spinse giù.
Lui lo guardò basito.
Di solito era molto ligio al dovere. Un duras in libertà significava avere a breve delle vittime tra gli umani comuni.
Era loro dovere fermarlo.
Con lo sguardo gli chiese spiegazioni.
“Prima voglio accertarmi che tu stia bene.”, fu la sua lapidaria risposta.
Con i suoi occhi che vedevano ogni cosa cominciò ad osservare attentamente il suo corpo.
“Ti sei accasciato dopo un attacco, e non ti riprendevi più. Non è normale.”

Era preoccupato per lui!, capì immediatamente.
E ciò era normale. Quante volte gli aveva disinfettato le escoriazioni? Tantissime!
Tuttavia c’era qualcosa di diverso nell’altro, ovvero quella dolcezza nello sguardo che non voleva lasciarlo da quando si era risvegliato.
La cosa normalmente gli avrebbe fatto piacere, ma ora dopo l’illusione di prima un dubbio gli rimaneva.
E se anche tutto quello fosse stata un’illusione?
Se quella scena fosse stata solo un altro stupido inganno?
Doveva capirlo!
E per farlo aveva un unico modo.
Sollevò le braccia.

Gli afferrò con decisione i lembi della camicia e facendogli saltare i bottoni l’aprì.
Subito i suoi occhi furono sulle cicatrici che gli deturpavano la pelle.
“Ci sono!”, si lasciò sfuggire. “Allora sei veramente tu.”
L’altro corrugò la fronte, intuendo la verità.
“Sei stato preda di un’illusione da svenuto?”
Lui arrossì come un bambino beccato a rubare la marmellata.
“C’ero anch’io in quell’illusione, e non avevo le cicatrici?”, continuò l’altro imperterrito a chiedere.
Ovviamente non ricevette una risposta chiara, ma non ne aveva assolutamente bisogno.

Il suo compagno scosse il capo.
“Pensavo che ormai avessi superato il trauma e che non fossero più un problema.”
“Ed è così.”, si affrettò a dire lui per rassicurarlo.
“Ed allora?”
“Non lo so.”, rispose sinceramente. “Forse il mio subconscio pensa che tu staresti meglio se non le avessi. Dopotutto tu stesso più volte hai ribadito che sono una seccatura, non permettendoti quando fa caldo di uscire scoperto.”
“Credevo fosse chiaro anche a te che quello era uno scherzo.”
Lui abbassò il capo, incerto.

Disse titubante: “E’ davvero solo uno scherzo?”
“Sì, ma se per te sono ancora un problema, tornerò a coprirle.”
“Non sono un problema. Per me sono un vanto, ma…”
“Ma cosa?”
“Non so come spiegarmi bene. Quelle cicatrici creano un legame tra noi. E a volte mi chiedo se sono solo il nostro legame Zweilt e quelle cicatrici ad  unirci. Mi chiedo e vorrei che ci fosse dell'altro.” Arrossì nuovamente.
Il suo compagno lo guardò attentamente e come sempre capì tutto.
Sorrise lievemente con dolcezza.

Gli afferrò un braccio. Gli fece aprire il palmo per appoggiarlo sulle cicatrici.
La pelle era ruvida, e contrastava con quella liscia del sogno.
“Sì, queste cicatrici creano un legame. E’ qualcosa di nostro. E potrebbero crearmi dei problemi, non dico di no, ma appartenendo ormai ad entrambi mi rendono anche felice. Non sono loro che ci uniscono, ma i sentimenti che le hanno prodotte.”
Ancora una volta si guardarono negli occhi intensamente.  
Non servì spiegare quali emozioni le avessero causate. Entrambi  sapevano quali erano.

Erano emozioni nate in loro in quanto compagni Zweilt, ma i due ragazzi che ora si guardavano le avevano fatte maturare, facendole diventare qualcosa di più.
Anche se loro ancora ne erano inconsapevoli.  
Essere compagni Zweilt significava fidarsi ciecamente del proprio partner e farlo diventare la persona più importante. Gli si donava la propria vita, ma non implicava che fra di loro ci fosse un rapporto romantico.
Erano semplicemente tutto l’uno per l’altro, fino al raggiungimento della missione, proteggere “lei” e vincere la loro guerra.

All’improvviso, rincuorato dallo sguardo e dalle parole dell’altro si ritrovò ad accarezzargli la pelle come aveva fatto nel sogno.
E nel farlo affiorarono le stesse emozioni.
Quelle che lo turbavano e facevano reagire il suo corpo in modo strano.
Per nasconderle non riuscendo ad affrontarle ancora del tutto perché erano una novità, prima di fare qualcosa di troppo, temendo la reazione dell’altro, si protese verso il compagno e lo abbracciò.
L’altro lo lasciò fare, anzi con le braccia lo avvolse a sua volta, stringendolo forte.

Quello che lui non sapeva era che se anche avesse deciso di dare sfogo ai suoi nuovi sentimenti l’altro non si sarebbe tirato indietro.
Anche l'altro provava le stesse emozioni.
Ed era per quello che aveva accettato le cicatrici sul suo corpo.
Sì, l’importante erano i sentimenti che le avevano prodotte, ma se quel segno esteriore l'avesse aiutato a tenere legato a sé per sempre l’altro ragazzo allora gli andava bene  rimanere sfigurato per l’eternità.
Per lui, il compagno era tutto ciò di cui necessitava.

Era tutto per lui, anche ora che finalmente aveva permesso al suo cuore di aprirsi a nuove emozioni, legandosi in rapporti d’amicizia con altre persone.
Un tempo quando il suo animo era più arido di adesso, aveva pensato che lasciarlo andare purché fosse felice, sarebbe stato abbastanza per lui. Ora però si rendeva conto che ciò non era più così.
Era diventato avido.
Voleva trovare il modo di essere felice anche lui, insieme all’altro.
Non voleva più morire, voleva vivere e starci insieme. Per sempre!

FINE CICATRICI

L'ANGOLO DI REBYCHAN:
Questa è la mia prima escursione in questo fandom ed ho iniziato con questa one shot orribile, banale (la trama è trita e ritrita) e scontata.
Non so perché ma mi sono accanita a voler scrivere paragrafi da 85 parole, non citando mai il nome dei protagonisti con il risultato che mi sono rovinata la vita. Sono proprio un'idiota! Me lo dica da sola!
A dirla tutta, ho riflettuto molto anche sul fatto di postarla o meno, ma poi mi sono detta, oggi dovrebbe essere il compleanno di Shusei e un piccolo regalino seppure brutto glielo potevo anche fare, tanto è il pensiero che conta, no?
Prometto che in futuro proverò a scrivere qualcosa di meglio di questo tentativo maldestro su questo fandom. Avrei già in mente una long, ma ora come ora non posso iniziarla, ho già troppe storie in corso.
Chiedo scusa se vi ho tediato con questa orribile storia ed annoiato con le mie chiacchiere finali.
BUON COMPLEANNO SHUSEI.
Chi volesse aderire alla sua festa di compleanno sul mio forum, facendogli gli auguri questo è il link: http://otakurclub.forumfree.it/?t=59258180
Non serve essere registrati, basta solo scrivere. Capirete tutto leggendo la presentazione.
Ora vi lascio!
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Uraboku / Vai alla pagina dell'autore: Rebychan