1° Capitolo
L'Inizio
Solo che ti amo...
Io lo posso dire... tu no...
(Anonima )
Francia , Ducato di Borgogna 1769
Nella quiete mattutina del bosco riecheggiò d’ un tratto, sempre più incalzante, il suono degli zoccoli di due cavalli spinti al galoppo.
Lungo la strada ombreggiata dalle fronde ero giunta con il mio cavallo in prossimità di una svolta che immetteva in un sentiero vicino. Nell’ imboccarla scartai di lato, spronai l’animale e deviai tra gli alberi. Oltrepassai un ponticello di pietra ma , a causa di un ostacolo improvviso, dovetti sterzare bruscamente e mi trovai di fronte ad un campo di mais.
Per primo sbucò dal bosco Fred Weasley, i ricci rossi dei capelli scompigliati dal vento ed il suo volto teso testimoniavano lo sforzo che stava facendo. Lanciò un’ occhiata ai contadini che erano intenti a sistemare il fieno su un carro e subito riprese la corsa interrotta, sfiorando il carro. Poi vidi sbucare dal fogliame il secondo cavaliere lanciato all’ inseguimento del primo, il viso nascosto dalla tesa di un cappello. Anch’esso frenò la corsa sul limitare del campo, diede, come l’altro, una rapida occhiata e riprese il galoppo.
Raggiunsi il castello dei Malfoy in netto vantaggio, ansiosa di conoscere l’ esito della gara.
<< Mia Cara Hermione, ho vinto. Mio cugino Ricky Murphy ha dovuto ammettere la sconfitta. >> esclamò Fred che trovai ad accudire il suo cavallo, ancora ansimante a causa dello sforzo compiuto. Scesi e mi tolsi il cappello. A quel punto i miei capelli castano chiaro mi ricaddero sulle spalle, a incrociare il mio viso femminile che, da come reagivano le persone che avvicinavo, doveva apparire dolce ed attraente. Anche le mie guance erano arrossate a causa della corsa.
<< Sei stato sleale. Hai tagliato dritto attraversando il campo di grano invece di percorrere il sentiero che si snoda sul perimetro del campo di fieno. >> Protestai.
<< No, bella mia, ho vinto e basta. Nettamente e senza trucchi. Nel galoppo sono imbattibile >> ribatté Fred. I suoi lineamenti marcati erano ingentiliti da un’ espressione infantile e nei suoi occhi si leggeva che non era la vittoria sul cugino a renderlo felice ma la compagnia di Hermione. Strinse nelle mani le redini del suo cavallo e, fianco a fianco, ci incamminammo verso le stalle.
Castello dei Malfoy
Dopo aver ricompensato con del fieno fragrante il mio Fedro per la lunga corsa, mi ritirai nella mia camera. Non era lussuosa come le altre stanze del Castello, ma era accogliente e la luce del sole riverberava sulle pareti chiare. Davanti alla ampia finestra aperta sulla parete nord c’era un scrittoio dove mi sedevo spesso per affidare le mie emozioni alle pagine di un diario segreto o alla lettura.
Ero sul punto di cambiarmi quando la contessa Molly Malfoy entrò senza bussare , come era suo solito. Mi si parò davanti, con fare arrogante, stringendo nervosamente un ventaglio nel palmo della mano. Il volto teso della donna, messa in risalto dai capelli rossi scuri ben acconciati sotto il capellino color crema era contratto in una smorfia di disappunto. Mi affrettai a posare il vestito che avevo prima in mano.
<< Che non succeda mai più, chiaro?? >> mi disse la contessa, quasi urlando, severa e gelida come sempre.
<< Hermione tu sei la dama di compagnia di mia madre e non una sgualdrina che va a cavalcare con gli stallieri per i boschi. >> Mi squadrò da capo a piedi e un’ ombra di disapprovazione le attraversò i suoi occhi scuri.
Indossavo ancora i pantaloni usati per la cavalcata.
<< Per giunta cavalcavi vestita da uomo. Dio che vergogna !!! >> disse la contessa. Avanzai di qualche piccolo passo.
<< Contessa, io ….. Ricky e Fred ….. sono miei ….. >> Cercai di spiegare quale era la natura del legame che esisteva tra noi.
<< Silenzio ! >> mi interruppe Molly Malfoy.
<< Non ti ho chiesto spiegazioni. Il fatto che mia madre si sia intenerita e ti abbia preso al castello fa di te una nobildonna, e come tale ti devi comportare, Hermione. >> Proseguì perentoria.
<< Se non sai come si comporta una dama di compagnia, forse è meglio che torni da dove sei venuta. Non mi resta molto difficile rispedirti in quella locanda. >> disse la nobildonna, mentre mi guardò con un sguardo che non ammette repliche.
La locanda a cui la nobildonna si riferiva era il Gatto Nero, frequentato più per le grazie delle sue fanciulle che per la qualità acidula del vino che veniva servito. Alla morte di mio padre mi ero guadagnata la mia vita facendo le pulizie in quella topaia ,al servizio di Juliette la vecchia megera proprietaria della stamberga , una mezzana senza scrupoli che negli ultimi tempi aveva aumentato la pressione per convincermi a prestare i miei favori agli avventori più danarosi.
Accettai subito di buon grado la richiesta della contessa Malfoy di seguirla al castello. La contessa, fermatasi alla locanda per far riposare i cavalli, mi notò subito. Capì immediatamente la precarietà del mio stato e giudicò il luogo poco adatto ad una giovane ragazza dalla faccia pulita e dai lineamenti delicati. Tacitò la locandiera facendo scivolare sul palmo della mano sinistra due talloni d’oro e mi invitò a salire sulla carrozza ed a sedermi, vestita com’ero, al suo fianco . Il veicolo ripartì in direzione del castello.
<< Si contessa, lo so. >> mormorai, con un tono di voce dimesso.
<< E ricordati che tu sei qui solo per la benevolenza di mia madre. Se fosse per me, staresti ancora in quel postribolo a soddisfare le voglie degli uomini viziosi che la frequentano , o da tua madre e tua sorella a condividere con loro fame e miseria. Ci siamo intese Madame Hermione Jean Granger ? >> mi apostrofò la contessa guardandomi sprezzante negli occhi. Non condivideva , né tantomeno capiva, la benevolenza che aveva per me sua madre e, forse, ne era addirittura gelosa. Nei suoi confronti la contessa si era sempre posta in modo freddo e distaccato, dandole spesso l’impressione di non provare alcun sentimento materno nei suoi confronti .
<< Si ! >> risposi questa volta con voce ferma cercando di nascondere la ferita che quelle parole avevano prodotto. Non volevo rivelarle per nessuna ragione al mondo che scambiasse un atteggiamento acquiescente e rispettoso per debolezza.
<< Ed ora rimettiti dei vestiti decenti. E vai dalla contessa Narcissa Malfoy, mia madre, subito. >> disse di nuovo la contessa Molly.
Mi cambiai in fretta e raggiunsi la contessa Narcissa Malfoy nella biblioteca del castello. Le pareti erano rivestite da librerie a tutta altezza che custodiscono migliaia di tomi rilegati. Erano la prova della importanza della famiglia Malfoy, più ancora dell’ araldo di famiglia. Entrambi attestavano la sua appartenenza alla antica nobiltà del sangue.
Era una delle stanze che preferivo e non solo perché vi trascorrevo ore piacevoli in compagnia della Contessa Malfoy. Stare fra quei volumi mi aiutava a ricordare mio padre che era stato un rilegatore di libri. I libri, da bambina, erano i compagni muti delle mie giornate.
In piedi accanto alla finestra le due donne guardarono la carrozza di Molly e del marito allontanarsi lungo il viale lasciandosi alle spalle la fontana. centrale che ornava la zona antistante l’accesso del castello. Narcissa sospirò. Il viso segnato dall’ età conservava una sua bellezza. Era il segno indelebile della sua nobiltà d’animo Nel suo caso vi era una coerenza tra lo status sociale, la qualità morale della persona e l’aspetto fisico.
L’ espressione dei suoi bellissimi occhi fu velata da un’ ombra appena percettibile di dispiacere.
<< Molly è troppo debole. >> mi disse la contessa, mentre si scostava alla finestra.
<< Alza la voce solo con i servi o con te, per rabbia, credo, ma quel disgraziato di suo marito non riesce proprio a tenerlo a bada ed a impedirgli di fare cose dissennate >>
L’ aiutai a prendere posto sulla poltrona rivestita di broccato rosso. La luce che proveniva dalla finestra conferiva ai suoi capelli neri un bagliore quasi niveo che amplificava quello prodotto dal loro imbiancamento naturale dovuto all’avanzare dell’età.
Narcissa Malfoy era il cuore del castello e della famiglia Malfoy, un cuore per la verità assai affaticato dalle preoccupazioni e minato da una salute sempre più precaria. Suo figlio Draco era lontano. L’ amministrazione era nelle le mani avide del marito di Molly Arthur Weasley. Il marchese aveva una concezione angusta e ottusa della proprietà e non aveva nessuna capacità amministrativa e finanziaria. La contessa, l’unica da cui accettava consigli e suggerimenti, faceva del suo meglio per arginarlo ed indirizzarlo , ma era ormai stanca e le forze la abbandonavano sempre più. Le finanze della famiglia e la salute della contessa ne stavano risentendo fortemente.
<< Contessa siete troppo severa con vostra figlia Molly. >> le dissi, mentre mi allontanavo da lei per andare a prendere alcuni libri.
<< Anche se cosi rigida, vuole bene sua figlia Ginny. E anche il signor marchese……. >> tentando generosamente una difesa dell’ uomo. La contessa la interruppe bruscamente << Il marchese mio genero è davvero un’incapace che nessuno riesce a tenere a bada., nemmeno io alla fine >>
<< Tanto per cominciare odia il castello dei Malfoy. Si preoccupa di salvaguardare esclusivamente la quota della rendita annua che gli compete, disinteressandosi di tutto il resto… >> Rimarcò la contessa, vistosamente contrariata. Un attimo dopo le mancò il fiato. Sbianco e fu sul punto di svenire. Corsi da lei e mi inginocchiai al suo fianco.
<< Contessa vi prego. Lo sapete benissimo che non dovete affaticarvi. >> le dissi, sostenendola.
<< Mia cara Hermione. >> Rispose Narcissa sconfortata e con una voce ansimante, soffocata dall’ emozione.
<< Qui va tutto allo scatafascio, e il mio unico figlio maschio, inseguendo la sua passione per le armi , a intrapreso la carriera militare come cadetto nelle guardie del Principe del Piemonte, diventando maestro d’arme. Il solo che può risollevare le sorti economiche della famiglia è Draco, ma lui non c’è. E’ lontano ed impegna il suo tempo e le sue energie ad addestrare giovani uomini all’arte della guerra ed alla salvaguardia della incolumità del Principe >> disse la contessa.
<< Tornerà presto, vedrete …… ne sono certa! Ho come un presentimento >> le dissi, ma il mio ottimismo non bastò a rincuorare la contessa Malfoy.
Nel cortile della scherma dell’ Accademia Militare
Erano quattro uomini che duellavano , ciascuno cercando di assestare i colpi che sferrava con precisione . Il suono delle spade riecheggiava tra le pareti del cortile della sede della prestigiosa Accademia Militare dove si formavano i cadetti del corpo speciale delle guardie del Principe. Uno dei quattro, il più avanti in età, finì per imporsi su gli altri tre. Menando fendenti a destra e a manca con una velocità davvero impressionante ed avanzando impetuosamente schivando i colpi di risposta costringeva i suoi avversari ad arretrare sul fondo. Messi infine con le spalle a muro, i tre giovani spadaccini furono costretti alla resa . Il conte Draco Malfoy era davvero imbattibile.
<< Disciplina. >> Tuonò con la sua voce calda. Gli occhi grigio argento erano socchiusi in uno sguardo fiero e il viso ombroso e attraente, parzialmente nascosto alla vista da un ciuffo impertinente di capelli biondo chiaro che gli cadeva sulla fronte ,era molto teso e concentrato. Quando duellava niente poteva fargli perdere la sua concentrazione. L’addestramento riprese ma questa volta incrociando la spada in singoli duelli con ognuno dei tre giovani cadetti.
<< Un ufficiale non ha bisogno di ricevere ordini, sa sempre quello che deve fare ! >> sentenziò il conte rivolto al primo duellante ,in un momento di pausa tra un affondo ed una parata per riprendere fiato.
<< E non dimenticare……. >> mentre le loro spade tornavano incrociarsi, la voce parzialmente coperta dal rumore di ferraglia delle spade, piegando la testa leggermente nella direzione degli altri due che assistevano in disparte per far loro intendere che quanto stava dicendo valeva anche per loro
<< Lealtà! >> concluse.
In quell’ istante il conte Lorenzo Conforti entrò nel cortile fermandosi a osservare i due cadetti che con la spalle a muro seguivano le circonvoluzioni del conte Draco che univa ad una velocità e ad una forza straordinarie un sincronismo ed una eleganza che trasformavano il suo tirar di scherma in una danza ritmata. Il vederlo in azione si trasformava in uno spettacolo davvero sublime.
Il conte Lorenzo Conforti non mancò di osservare come le loro camicie bianche risaltassero sulle pareti scure e scrostate dal tempo del vecchio cortile della scherma e provò qualcosa di simile ad una emozione estetica .
Disarmato il primo il Conte Malfoy , che non si era accorto della presenza del conte Conforti , incrociò le armi con il secondo dei due cadetti, quello verso la porta della stanza della vestizione da cui si aveva accesso nel cortile .
<< En garde! >> ordinò Draco rivolgendo il rituale gesto dell’invito ad incrociare le armi al terzo cadetto, dopo aver disarmato il secondo che gli aveva tenuto testa caparbiamente , mostrando una notevole tecnica e resistenza, tanto da guadagnarsi i complimenti finali da parte del conte Malfoy, circostanza di per se memorabile data la durezza , la severità e la scarsa inclinazione del nobile spadaccino a dispensare elogi .
<< Un cadetto è fedele al proprio Principe sopra ogni altra cosa , una fedeltà che viene anche prima della propria vita >> fu l’ultima sentenza che pronunciò mentre faceva volare la spada del giovane allievo a qualche metro di distanza, ponendo fine all’ esercitazione.
<< A Sua Eccellenza il Principe >> disse dirigendo la punta della spada verso il conte Lorenzo Conforti e muovendola dal basso verso l’alto e viceversa in segno di saluto, secondo le usanze dell’antico codice cavalleresco.
Il conte Draco Malfoy aveva percepito la presenza del conte nell’intervallo intercorso per il cambio della sfidante all’inizio del terzo ed ultimo duello, ma lo aveva volutamente ignorato per non interrompere l’esercitazione che, ignaro di quanto si stava preparando, riteneva fosse l’ultima della sua attività di addestratore delle reclute.
Un piccolo sorriso, che aveva il significato misto di un apprezzamento e di una risposta al saluto, si dipinse sulle labbra del conte Conforti che, nel frattempo, aveva abbandonato l’osservatorio temporaneo in cui era restato fino a quel momento, ed aveva raggiunto il conte Malfoy. Quando fu alla distanza giusta lo salutò con la stretta dell’avambraccio alla maniera dei cadetti, ma con una energia che riservava solo agli amici.
<< Conte Draco Malfoy. >> disse, apostrofando il vecchio compagno d’arme
<< Ho letto la vostra supplica di congedo. Infine avete deciso di riporre la casacca dei cadetti e di tornare al vostro castello in Borgogna. Ci abbandonate dunque ! >>
<< Mi avevate detto della vostra intenzione di abbandonare la vita militare e di tornare da vostra madre al castello per occuparvi di questioni di famiglia e per porre rimedio alla imbarazzante situazione finanziaria determinatesi a causa della inettitudine di vostro zio. Conoscendovi so che solo uno stato di grave necessità può avervi spinto a maturare una tale decisione, così’ contraria alle vostre aspirazioni più profonde. >>
<< Si ! Manco ormai da troppo tempo. Quelli che in un primo momento sembravano limiti legati alla inesperienza si son rivelati manifestazioni della inettitudine e della incapacità del mio zio acquisto, tratti costitutivi della sua personalità debole ed insignificante. Ma soprattutto sono le brutte notizie che ho ricevuto da Hermione sulla salute di mia madre che mi hanno persuaso a presentarvi le mie dimissioni da questo corpo >> disse il conte Draco, visibilmente commosso.
<< Ma perché mi chiedete di nuovo i motivi di questa mia difficile decisione, avendoli ampiamente esposti nella supplica che voi certamente avete letto, mettendo , di fatto, il vostro dito sulla ferita interiore che ha prodotto in me, rischiando di acuirne il dolore ? >> chiese inquieto il conte Malfoy.
Conforti esitò qualche istante prima di rispondere.
<< La vostra richiesta di congedo per gli alti servigi e per lo spirito di abnegazione dimostrato in questi quattro anni di onorato servizio è stata accolta ma prima di darvi corso ho una ultima missione da affidarvi, Malfoy. >>
<< Non temete, niente che possa ritardare di molto il vostro ritorno a casa e vanificare gli effetti della vostra decisione. >> precisò il conte Lorenzo Conforti. Avendo notato l’espressione contrariata di Draco aggiunse
<< E’ mio dovere avvertirvi che, sebbene concentrata nel tempo , essa nasconde insidie e pericoli notevoli. Solo voi ci date le necessarie garanzie circa il suo esito positivo. >>
<< E’ una necessità di ordine superiore, a cui solo voi potete far fronte a indurmi a dilazionarela concessione del congedo al conclusione di questa missione >> continuò dopo un breve pausa inserita per dare più solennità alle sue parole.
<< E’ il prevalere della Ragione di Stato sull’interesse del singolo, ad averla motivata. Dei dettagli della missione ne parleremo tra due ore nel mio Ufficio >> concluse il conte Lorenzo Conforti, guardò fisso negli occhi il conte Malfoy. Conoscendolo bene sapeva di aver toccato le corde giuste.
Il conte Draco dopo qualche minuto di silenzio parlò
<< Se non lo fosse stato, avreste chiamato qualcun altro, no? >> disse al suo amico e superiore conte Lorenzo Conforti e, contravvenendo per una volta all’etichetta, lo abbracciò come faceva nei momenti privati, al di fuori del servizio, quando si ritrovavano insieme.
Una frequentazione stretta che era cominciata da bambini e che era stata cementata da scelte parallele e da comuni passioni. Un procedere insieme condividendo un percorso di vita ed un salire parallelo i gradini della gerarchia militare fino a quando il conte Lorenzo Conforti, per le sue qualità intellettuali, oltre che per la sua prestanza fisica ed abilità con le armi, erano stato chiamato ad assolvere una più alta e delicata funzione di comando.