The Outsider
Voglio essere il vuoto infinito tra due stelle lontane, voglio essere la terra di vita tra il Tigri e L'Eufrate, voglio essere il mare in tempesta tra continenti lontani, voglio essere la linea di confine tra paradiso e inferno, tra uomo e Dio, tra fuoco e terra, tra nascita e morte.
***
Era Domenica.
Una Calda, Assolata, Domenica.
La mia prima Domenica passata in famiglia, dalla fine della scuola.
Mio padre era uscito in mattinata. Voleva comprare dei dolci. Per festeggiare.
Faccio in un minuto, tesoro. Prendo una bella sfogliata, che ti piace tanto.
Una Pausa. Uno Sguardo. Un Sorriso.
Ben Tornata.
Altra Pausa. Altro Sguardo. Altro Sorriso.
Ci vediamo più tardi.
***
Era Domenica.
Una Calda, Assolata, Domenica.
Mio padre era in strada, la pasticceria appena di fronte emanava un buon profumo
di dolce appena sfornato.
Poi un rumore assordante. E fu il buio. E fu il panico. E fu la morte. E fu
l'inferno.
***
Era Domenica.
E nel cielo della calda e assolata Domenica la morte ti guardava in faccia, e
sorrideva, e strisciava nelle tue vene, nel tuo sangue, sibilando.
Mio padre era disteso sul rovente asfalto, ancora di fronte alla pasticceria,
sbalzato via dall'onda d'urto.
Era vivo.
***
Era Domenica.
La folla riempiva la strada.
Gli Auror accorrevano, I Mangiamorte fuggivano.
Mio Padre era disteso sul rovente asfalto.
Era vivo.
Era purosangue.
Era solo.
Non gli chiesero spiegazioni. Non controllarono il marchio sul suo avambraccio.
Non gli lessero diritti.
Una luce verde. I suoi occhi vuoti. Il suo viso spento.
Era Purosangue.
Era solo.
Era morto.
***
Era Domenica.
Ma il sole era calato. La strada era deserta. La pasticceria era chiusa. Il
cielo era limpido e
costellato di stelle.
In casa aspettavamo il suo ritorno. Mio fratello suonava il piano.
Lui non tornò. Il piano smise di suonare. Il campanello bussò.
Era Domenica.
Era Notte.
Era il pianto.
***
E fu quella Domenica, quella notte, durante
quel pianto, che decisi che in una guerra non ci sono i buoni e i cattivi, i
giusti e gli ingiusti, gli eroi e i mostri.
Ci sono quelli che uccidono, e quelli che vengono uccisi.
Entrambe le fazioni imbracciano un fucile. Le mani di entrambi sono sporche di
sangue. L'inferno regna in entrambi i terreni. L'inferno regna in entrambi i
cuori.
Li odiai.
Odiai l'Ordine. Per mio padre. Per vendetta. Per il terrore.
Odiai Voldemort. Per la stupidità. Per l'arroganza. Per responsabilità.
Odiai il bene, perchè non ne vedevo.
Odiai il male, perchè ne vedevo troppo.
Odiai me stessa, perchè dovevo scegliere, acqua fuoco mare terra bianco nero
Potter Riddle.
Odiai me stessa, perchè non potevo scegliere. Non volevo scegliere.
Ma dovevo scegliere. E scelsi.
***
Voglio essere il vuoto infinito tra due stelle lontane, voglio essere la terra di vita tra il Tigri e L'Eufrate, voglio essere il mare in tempesta tra continenti lontani, voglio essere la linea di confine tra paradiso e inferno, tra uomo e Dio, tra fuoco e terra, tra nascita e morte.
Voglio essere un outsider.
Io Sono, un outsider.
***
FINE
***
Note dell'Autrice: Mi mancava il genere malinconico. Il senso del dramma. Scrivere fanfiction simil-comiche mi piace, ma il piacere che può darti scrivere una fanfiction drammatica, dark, è diverso. E' diverso perchè senti che mentre scrivi la fanfiction diventa parte di te. E' diverso perchè sai che non piacerà a nessuno, sai che non la leggerà nessuno, e forse, sapendo questo, sei anche sotto sotto più contento. Ti piace perchè ti dà un senso di liberazione, di serenità. Ti piace perchè, sì, lo sai che gli altri la odieranno, ma sai anche che è per questo che l'hai scritta. Ti piace, anche se fa schifo, anche se è scritta male, anche se non significa assolutamente nulla, anche se non parla assolutamente di nulla, anche se la fanfiction non ti piace, ma ti è piaciuta scriverla, ascoltando, e riascoltando, e riascoltando ancora e ancora e ancora Beethoven. Per la fanfiction, dunque, ringraziate o incolpate Moonlight Sonata. Ora posso ritornare a scrivere testi demenziali.
Grazie
Serena