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Autore: bittersweet Mel    05/01/2012    1 recensioni
A Riku andava bene così, perché Sora rappresentava tutto ciò che lui non era.
Per lui quel moretto iperattivo era tutto quello che lo tratteneva sull’isola. Ne era tremendamente geloso, soprattutto quando nell’isola arrivò una nuova bambina.
Il suo nome era Kairi, e aveva i colori dell’autunno.
Era calda,cocente e lo rendeva intorpidito, proprio per questo all’inizio non la poteva sopportare. Solo Sora poteva farlo sentire così, perché nel suo sentimento egoistico di bambino voleva avere solo una persona speciale.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kairi, Riku, Sora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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strands of happiness

 

 

C’era lei, c’era Sora e c’era sempre anche l’altro.
Kairi sbuffò un “aah” poco energico mentre si sdraiava ai piedi dell’albero di Paopu e fletteva verso l’alto le gambe sottili, lasciate scoperte dalla gonnellina viola di sempre.
Torse il collo candido all’indietro, cercando di osservare Sora che confabulava ancora con quell’altro  sempre in mezzo a loro due, poi!– su qualche gara da fare e su qualche premio in palio. Le solite cose, insomma.
Storse il naso e aggrottò le sopracciglia, pensando che anche lei avrebbe potuto gareggiare, se solo avesse voluto.
Ma era più divertente stare seduta sulla spiaggia e guardare la faccia esasperata di Sora dopo l’ennesima sconfitta per poi andargli vicino e sollevargli il morale con un sorriso.
Al contrario non le piaceva vedere l’espressione trionfante e altezzosa che assumeva Riku dopo averlo battuto.

Tanto il suo tifo andava sempre e solo al moro, anche se non lo voleva dare a vedere.
Si girò, appiattendo il piccolo seno contro la corteccia ruvida dell’albero e giocherellando con una ciocca di capelli rossiccia. Le labbra rosee vibrarono, emettendo una specie di sbuffo annoiato.
Quei due continuavano a parlare come se lei non ci fosse, e la cosa iniziava parecchio ad infastidirla.

«Ne avete ancora per molto?» domandò flebilmente, appoggiando le guance sui palmi aperti delle mani e sbadigliando.
«Solo un attimo, Kairi! Poi giuro che io e Riku giocheremo anche con te» gli rispose Sora con un sorriso, tornando subito dopo a concentrarsi su Riku.
Come sempre, infondo.
La ragazza inarcò le sopracciglia e piegò in avanti le braccia, stiracchiandosi.
«Però io mi sto annoiando adesso, e voi non mi calcolate nemmeno»
Il moretto al suo fianco si limitò a ridacchiare per un attimo e annuire, per poi ritornare a fare quello che stava facendo prima: parlare con quell’altro.
Kairi socchiuse lievemente gli occhi, un po’ afflitta dalla mancanza di risposta.
Ma lei non era quel tipo di ragazza che si buttava giù per così poco, quindi arricciò il piccolo naso alla francese e guardò indignata il mare cristallino che circondava la piccola isoletta, sperando che gli altri due notassero la sua espressione e si scusassero.
Rimase ferma così per qualche secondo, sperando di riuscire a mantenere quella posizione,  ma subito i suoi occhi girarono verso destra per vedere se l’attenzione di Sora era rivolta verso di lei.
Ma non era il moretto a fissarla, quella volta. Al contrario vedeva lo sguardo incuriosito di Riku verso di lei e, quindi, si voltò subito di scatto dalla parte opposta.
Eppure riusciva ad avvertire lo sguardo del ragazzo ancora fisso sulla sua zazzera rossa e si sentì a disagio, tremendamente.
Perché deve essere lui a guardarla? Perché non Sora?
Non capiva il motivo, ma lo sguardo di Riku la infastidiva. Gli sembrava così diverso da quello di Sora, sempre allegro e così azzurro.
Quello di Riku sembrava quasi oscuro, nonostante il colore acqua marina.
E poi la guardava in un modo diverso da come lo faceva Sora, e non riusciva a capire che cosa poteva voler dire.
In ogni caso, qualunque significato ci fosse dietro al suo sguardo, non le piaceva.
Voleva gli occhi azzurri di Sora, non quelli verdastri di Riku.
Perciò rimase schiacciata contro la corteccia dell’albero, passando le piccole mani sopra ogni sporgenza per far passare il tempo finché gli occhi di Sora non sarebbero tornati a guardarla.
Tanto non c’era molto altro da fare, su quell’isola.
«Adesso basta, Sora. Decideremo dopo quale sfida fare» la voce bassa del più grande mise fine al confronto e stupì Kairi. 
Non si aspettava certo una frase del genere da Riku, che solitamente non aspettava altro che gareggiare contro Sora.
Gli occhi di Kairi si scontrarono nuovamente in quelli dell’albino, che sembravano non voler smettere di fissarla.
La rossa gonfiò leggermente le guance, spostando lo sguardo verso Sora e lasciandosi sfuggire una piccola risata alla sua faccia.
Al contrario del maggiore, Sora, non sembrava affatto felice di dover sospendere la loro discussione, in quanto voleva decidere qual’era il premio in palio.
Una nuova spada di legno? Oppure un nuovo disegno nel loro posto segreto?
Kairi si sporse verso il moretto, appoggiandogli una mano sopra la testa e scompigliandogli i capelli.
«Andiamo, Sora! Potete decidere dopo il premio, adesso andiamo a fare merenda, ok?» domandò con un sorriso dolce, seguito subito da quello di Sora.
«Vieni anche tu, Riku?» domandò poi la ragazza, più per cortesia che per voglia.
Insomma, era scortese invitare solamente il moro a casa sua e lasciare l’altro fuori.
E lei non era maleducata; le avevano sempre insegnato la buona educazione e il rispetto per gli altri.
Quindi dopo un cenno affermativo da parte di Riku e un suo piccolo sorriso si alzò da terra, spolverandosi con una mano la gonna.
Tese la mano a Sora, cosa che lui accettò di buon grado, e lo aiutò ad alzarsi.
E sorridendo si diressero verso il villaggio, con l’idea di mangiare qualche pasticcino insieme.
Peccato che ci fosse anche Riku li con loro, però.

 

Riku aveva uno strano modo di mostrare quello che provava.
Se odiava una persona lo dimostrava senza problemi, te lo sbatteva in faccia senza alcun riguardo e nessun risentimento. 
Poteva dirti  «sparisci » con voce piatta e priva di emozioni, mentre gli occhi si assottigliavano tanto da sembrare due lame.
Eppure la maggior parte delle persone gli erano indifferenti, perché nessuno in quell’isola era degno della sua attenzione.
Tutto era piatto, scolorito. Tanto valeva vivere in un mondo in bianco e nero.
Poi c’era Sora. Sora e il suo sorriso, Sora e la sua risata, Sora e le sue sfide.
Quando il moro gli si avvicinava –  per quanto cercasse di evitarlo succedeva fin troppo spesso- il mondo intorno iniziava a colorarsi, a tingersi di colori vivaci e scintillanti.
A Riku andava bene così, perché Sora rappresentava tutto ciò che lui non era.
Per lui quel moretto iperattivo era tutto quello che lo tratteneva sull’isola. Ne era tremendamente geloso, soprattutto quando nell’isola arrivò una nuova bambina.
Il suo nome era Kairi, e aveva i colori dell’autunno.
Era calda,cocente e lo rendeva intorpidito, proprio per questo all’inizio non la poteva sopportare. Solo Sora poteva farlo sentire così, perché nel suo sentimento egoistico di bambino voleva avere solo una persona speciale.
Però con il tempo Kairi si era avvicinata a Sora e sempre più lentamente Riku si era allontanato da entrambi.
Gli vedeva assieme, alle volte, e ne era geloso. Perché Sora era felice, con lei, e lei era felice con lui.
Di Riku non c’era bisogno.
Anche quel giorno a casa di Kairi era così: Sora e Kairi parlottavano tra di loro, sfiorandosi le mani ogni volta che gesticolavano. Al contrario Riku se ne stava in disparte, le braccia incrociate e il volto rivolto verso la finestra di casa.
«Hey Riku, vuoi mangiare te questo biscotto?»
La voce di Sora lo distolse dall’osservare le onde del mare che si muovevano lentamente, facendogli spostare l’attenzione nuovamente dentro quel piccolo cucinino.
Sollevò un sopracciglio chiaro e osservò il biscotto in questione, mezzo masticato e senza più i pezzettini di zucchero.
«Non ci tengo a mischiare la tua saliva con la mia, Sora» sospirò, scuotendo la testa e ritornando a lanciare sguardi fuori dalla finestra.
«L’ho solo assaggiato, non l’ho mica leccato» gli sbuffò di rimando il moretto, gonfiando le guance e imbronciandosi.
Riku gli scoccò un’occhiata eloquente, facendogli capire che non gli importava nulla e che lui quel coso non l’avrebbe mai mangiato.
Kairi alla sua espressione ridacchiò lievemente, posandosi subito dopo una mano sulla bocca per nascondere il “misfatto”.
E il ragazzo dai capelli argentei la guardò lievemente stupito, perdendo la sua espressione statica.
«Vedi? Anche Kairi è d’accordo come me: mangiarlo, avanti»
«Non lo mangerò solamente perché tu non hai voglia di finirlo» sbottò ancora, passandosi una mano tra i capelli e scostando la frangia da davanti agli occhi.
Eppure, nascosti  dietro una mano e qualche ciuffo,  gli occhi acquamarina di Riku continuavano a guardare di sottecchi la figura di Kairi.
Avrebbe fatto di tutto per lei, ancora più che per Sora. Per lei avrebbe combattuto, avrebbe anche perso il suo stesso cuore se glielo avesse chiesto.
Però lui sapeva bene che per Kairi c’era solo Sora. Vedeva l’immagine del moro nei suoi occhi e sapeva che lei sentiva sempre e solo la voce allegra e squillante di Sora rimbombargli nelle orecchie.
Sospirò nuovamente, appoggiando entrambi i palmi delle mani sopra al tavolo e si alzò.
«Esco un attimo fuori, dopo arrivo» lapidario come sempre.
Uscì da casa di Kairi e appoggiò la schiena contro al muro di legno, chiudendo gli occhi e sollevando il volto verso l’alto.
Inspirò a pieni polmoni l’aria salmastra, lasciandosi cullare dal rumore delle onde e dal verso dei gabbiani.
Gli piaceva, il mare. Eppure non gli piaceva quell’isola, troppo piccola per uno come lui.
Se se ne fosse andato via avrebbe mostrato a Kairi che esistevano mille e mille mondi dove lui l’avrebbe potuta portare, dove l’avrebbe trattata come una principessa.
Scosse la testa all’immagine mentale di lui vestito da principe azzurro e Kairi tutta vestita in rosa che lo salutava con un fazzolettino bianco.
Stare con Sora stava minando alle sue capacità cerebrali probabilmente.
Rimase fermo con gli occhi chiusi, immaginandosi che cosa avrebbe trovato al di là della linea del mare, con quali creature si sarebbe scontrato e con chi avrebbe parlato.
Fantasticare alle volte faceva bene anche ad un tipo come lui.
«Non entri?»
La voce accomodante e calda di Kairi gli fece subito aprire gli occhi, lasciandolo sorpreso.
Però la sua espressione risultava sempre uguale: tranquilla e composta.
Riku sorrise lievemente, come se fosse una presa in giro.
«State bene anche senza di me»
La ragazza si trattenne dall’annuire, mentre con passi lenti si avvicinava al muro e ci appoggiava sopra la piccola schiena.
«Non è affatto vero»
«Non ti hanno insegnato a non dire le bugie?» domandò retoricamente il maggiore, osservando di sottecchi Kairi per poi spostare nuovamente lo sguardo sul mare.
Ma infondo non c’era altro da guardare in quell’isola, no?
La rossa sobbalzò lievemente a quell’accusa ben poco velata, sentendosi per un attimo in colpa.
Sollevò una mano e titubante la posò sopra la spalla di Riku, lasciandola scivolare verso l’avambraccio.
«Vieni dentro» la sua voce non ammetteva repliche, così come la sua mano stretta sul polso del ragazzo. «Non importa quello che dici, tu sei il migliore amico di Sora quindi rimani con noi»
L’albino sospirò lievemente, cercando di trattenere uno sbuffo ma non il sorriso. Perché l’unica cosa che voleva fare in quel momento era chiedere a Kairi di lasciar perdere Sora e di restare li con lei?
Ma soprattutto: perché non aveva il coraggio di farlo?
Guardò la mano della ragazza che quasi sfiorava la sua e gli occhi si addolcirono un attimo, mentre il cuore si alleggeriva.
Forse aveva ancora una speranza, altrimenti perché lo stava stringendo così forte, come per non lasciarlo andare?

 


Kairi sospirò forte, appoggiando la guancia sul palmo aperto della mano.
Davanti a lei Riku e Sora si stavano sfidando con le spade per vedere chi avrebbe mangiato quel famigerato biscotto tutto masticato, e tutto sembrava essere tornato come prima.
Però lo sguardo di Kairi si spostava dai due ragazzi alla sua mano e allora sorrideva.
Perché
forse lo sguardo di Riku non era poi così male,infondo sembrava tanto voler dire “ io non ti lascerò mai e combatterò sempre per te”.
Forse era proprio così, forse Riku si sarebbe battuto per lei in un futuro, e magari l’avrebbe tenuta al sicuro da tutti i mali. E Sora avrebbe fatto lo stesso, perché lui era Sora e per lei ci sarebbe sempre stati.
Però adesso c’era anche un piccolo spazio per l’altro, e chissà … Se mai sarebbero riusciti ad andarsene tutti e tre da quell’isola, avrebbero potuto continuare a stare  insieme .

 

 

 

 

 

 

 

Mel

Ed ecco cosa succede quando si vuole provare a scrivere una storia etero senza nemmeno nominare Axel o Roxas: un disastro.
Insomma … Uccidetemi prima che si risolve tutto *sospir*
Però mi ero ripromessa di scrivere su una delle poche coppie etero di KH che mi piace, quindiiiii eccomi qui.
Spero vi piaccia almeno un po’, visto che con questi personaggi non ci azzecco niente ;A;
Sinceramente: mi piace tanto la parte iniziale, quella di Kairi. La parte di Riku ho provata a riscriverla un sacco di volte ma nulla, mi usciva ogni volta peggio.

 

   
 
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