strands
of happiness
C’era
lei, c’era Sora e c’era sempre anche l’altro.
Kairi
sbuffò un “aah”
poco energico mentre si sdraiava ai piedi
dell’albero di Paopu e fletteva verso l’alto le
gambe sottili, lasciate
scoperte dalla gonnellina viola di sempre.
Torse
il collo candido all’indietro, cercando di osservare Sora che confabulava
ancora con quell’altro – sempre
in mezzo a loro due, poi!– su qualche
gara da fare
e su qualche premio in palio. Le
solite cose, insomma.
Storse
il naso e aggrottò le sopracciglia, pensando che anche lei
avrebbe potuto
gareggiare, se solo avesse voluto.
Ma era più divertente stare seduta sulla spiaggia e guardare
la faccia
esasperata di Sora dopo l’ennesima sconfitta per poi andargli
vicino e
sollevargli il morale con un sorriso.
Al contrario non le piaceva vedere l’espressione trionfante e
altezzosa che
assumeva Riku dopo averlo battuto.
Tanto il suo tifo
andava sempre e solo al moro, anche se non lo voleva dare a vedere.
Si
girò, appiattendo il piccolo seno contro la
corteccia ruvida dell’albero e giocherellando con una ciocca
di capelli
rossiccia. Le labbra rosee vibrarono, emettendo una specie di sbuffo
annoiato.
Quei due continuavano a parlare come se lei non ci fosse, e la cosa
iniziava
parecchio ad infastidirla.
«Ne avete ancora
per molto?» domandò flebilmente, appoggiando le
guance sui palmi aperti delle
mani e sbadigliando.
«Solo un attimo,
Kairi! Poi giuro che io e Riku giocheremo anche con te» gli
rispose Sora con un
sorriso, tornando subito dopo a concentrarsi su Riku.
Come sempre,
infondo.
La ragazza inarcò
le sopracciglia e piegò in avanti le braccia,
stiracchiandosi.
«Però io mi sto
annoiando adesso, e voi non mi calcolate nemmeno»
Il moretto al suo
fianco si limitò a ridacchiare per un attimo e annuire, per
poi ritornare a
fare quello che stava facendo prima: parlare con quell’altro.
Kairi socchiuse
lievemente gli occhi, un po’ afflitta dalla mancanza di
risposta.
Ma lei non era quel tipo di ragazza che si buttava giù per
così poco, quindi
arricciò il piccolo naso alla francese e guardò
indignata il mare cristallino
che circondava la piccola isoletta, sperando che gli altri due
notassero la sua
espressione e si scusassero.
Rimase ferma così per qualche secondo, sperando di riuscire
a mantenere quella
posizione, ma
subito i suoi occhi
girarono verso destra per vedere se l’attenzione di Sora era
rivolta verso di
lei.
Ma non era il
moretto a fissarla, quella volta. Al contrario vedeva lo sguardo
incuriosito di
Riku verso di lei e, quindi, si voltò subito di scatto dalla
parte opposta.
Eppure riusciva ad avvertire lo sguardo del ragazzo ancora fisso sulla
sua
zazzera rossa e si sentì a disagio, tremendamente.
Perché deve
essere lui a guardarla? Perché non Sora?
Non capiva il
motivo, ma lo sguardo di Riku la infastidiva. Gli sembrava
così diverso da
quello di Sora, sempre allegro e così azzurro.
Quello di Riku
sembrava quasi oscuro, nonostante il colore acqua marina.
E poi la guardava in un modo diverso da come lo faceva Sora, e non
riusciva a
capire che cosa poteva voler dire.
In ogni caso, qualunque significato ci fosse dietro al suo sguardo, non
le
piaceva.
Voleva gli occhi azzurri di Sora, non quelli verdastri di Riku.
Perciò rimase schiacciata contro la corteccia
dell’albero, passando le piccole
mani sopra ogni sporgenza per far passare il tempo finché
gli occhi di Sora non
sarebbero tornati a guardarla.
Tanto non c’era molto altro da fare, su quell’isola.
«Adesso basta,
Sora. Decideremo dopo quale sfida fare» la voce bassa del
più grande mise fine
al confronto e stupì Kairi.
Non si aspettava certo una frase del genere da
Riku, che solitamente non aspettava altro che gareggiare contro Sora.
Gli occhi di Kairi si scontrarono nuovamente in quelli
dell’albino, che
sembravano non voler smettere di fissarla.
La rossa gonfiò leggermente le guance, spostando lo sguardo
verso Sora e
lasciandosi sfuggire una piccola risata alla sua faccia.
Al contrario del maggiore, Sora, non sembrava affatto felice di dover
sospendere la loro discussione, in quanto voleva decidere
qual’era il premio in
palio.
Una nuova spada
di legno? Oppure un nuovo disegno nel loro posto segreto?
Kairi si sporse
verso il moretto, appoggiandogli una mano sopra la testa e
scompigliandogli i
capelli.
«Andiamo, Sora!
Potete decidere dopo il premio, adesso andiamo a fare merenda,
ok?» domandò con
un sorriso dolce, seguito subito da quello di Sora.
«Vieni anche tu,
Riku?» domandò poi la ragazza, più per
cortesia che per voglia.
Insomma, era scortese invitare solamente il moro a casa sua e lasciare
l’altro
fuori.
E lei non era maleducata; le avevano sempre insegnato la buona
educazione e il
rispetto per gli altri.
Quindi dopo un
cenno affermativo da parte di Riku e un suo piccolo sorriso si
alzò da terra,
spolverandosi con una mano la gonna.
Tese la mano a Sora, cosa che lui accettò di buon grado, e
lo aiutò ad alzarsi.
E sorridendo si diressero verso il villaggio, con l’idea di
mangiare qualche
pasticcino insieme.
Peccato che ci fosse anche Riku li con loro, però.
Riku aveva uno strano
modo di mostrare quello che
provava.
Se odiava una persona lo dimostrava senza problemi, te lo sbatteva in
faccia
senza alcun riguardo e nessun risentimento.
Poteva dirti «sparisci » con
voce piatta e priva di emozioni, mentre gli occhi si assottigliavano
tanto da
sembrare due lame.
Eppure la maggior parte delle persone gli erano indifferenti,
perché nessuno in
quell’isola era degno della sua attenzione.
Tutto era piatto, scolorito. Tanto valeva vivere in un mondo in bianco
e nero.
Poi c’era Sora. Sora e il suo sorriso, Sora e la sua risata,
Sora e le sue
sfide.
Quando il moro gli si avvicinava – per
quanto cercasse di evitarlo succedeva fin troppo spesso- il mondo
intorno
iniziava a colorarsi, a tingersi di colori vivaci e scintillanti.
A Riku andava bene così, perché Sora
rappresentava tutto ciò che lui non era.
Per lui quel moretto iperattivo era tutto quello che lo tratteneva
sull’isola. Ne era tremendamente geloso, soprattutto quando
nell’isola arrivò
una nuova bambina.
Il suo nome era Kairi, e aveva i colori
dell’autunno.
Era calda,cocente e lo rendeva
intorpidito, proprio per questo all’inizio non la poteva
sopportare. Solo Sora
poteva farlo sentire così, perché nel suo
sentimento egoistico di bambino
voleva avere solo una persona speciale.
Però con il tempo Kairi si era avvicinata a Sora e sempre
più lentamente Riku
si era allontanato da entrambi.
Gli vedeva assieme, alle volte, e ne era geloso. Perché Sora
era felice, con
lei, e lei era felice con lui.
Di Riku non c’era bisogno.
Anche quel giorno a casa di Kairi era
così: Sora e Kairi parlottavano tra di loro, sfiorandosi le
mani ogni volta che
gesticolavano. Al contrario Riku se ne stava in disparte, le braccia
incrociate
e il volto rivolto verso la finestra di casa.
«Hey Riku, vuoi mangiare te questo
biscotto?»
La voce di Sora lo distolse
dall’osservare le onde del mare che si muovevano lentamente,
facendogli
spostare l’attenzione nuovamente dentro quel piccolo cucinino.
Sollevò un sopracciglio chiaro e osservò
il biscotto in questione, mezzo masticato e senza più i
pezzettini di zucchero.
«Non ci tengo a mischiare la tua saliva
con la mia, Sora» sospirò, scuotendo la testa e
ritornando a lanciare sguardi
fuori dalla finestra.
«L’ho solo assaggiato, non l’ho mica
leccato» gli sbuffò di rimando il moretto,
gonfiando le guance e
imbronciandosi.
Riku gli scoccò un’occhiata eloquente,
facendogli capire che non gli importava nulla e che lui quel coso non l’avrebbe mai
mangiato.
Kairi alla sua espressione ridacchiò
lievemente, posandosi subito dopo una mano sulla bocca per nascondere
il
“misfatto”.
E il ragazzo dai capelli argentei la
guardò lievemente stupito, perdendo la sua espressione
statica.
«Vedi? Anche Kairi è d’accordo come me:
mangiarlo, avanti»
«Non lo mangerò solamente perché tu non
hai voglia di finirlo» sbottò ancora, passandosi
una mano tra i capelli e
scostando la frangia da davanti agli occhi.
Eppure, nascosti dietro
una mano e
qualche ciuffo, gli
occhi acquamarina di
Riku continuavano a guardare di sottecchi la figura di Kairi.
Avrebbe fatto di tutto per lei, ancora
più che per Sora. Per lei avrebbe combattuto, avrebbe anche
perso il suo stesso
cuore se glielo avesse chiesto.
Però lui sapeva bene che per Kairi c’era solo
Sora. Vedeva l’immagine del moro
nei suoi occhi e sapeva che lei sentiva sempre e solo la voce allegra e
squillante
di Sora rimbombargli nelle orecchie.
Sospirò nuovamente, appoggiando entrambi
i palmi delle mani sopra al tavolo e si alzò.
«Esco un attimo fuori, dopo arrivo» lapidario come
sempre.
Uscì da casa di Kairi e appoggiò la
schiena contro al muro di legno, chiudendo gli occhi e sollevando il
volto
verso l’alto.
Inspirò a pieni polmoni l’aria salmastra,
lasciandosi cullare dal rumore delle onde e dal verso dei gabbiani.
Gli piaceva, il mare. Eppure non gli piaceva quell’isola,
troppo piccola per
uno come lui.
Se se ne fosse andato via avrebbe mostrato a Kairi che esistevano mille
e mille
mondi dove lui l’avrebbe potuta portare, dove
l’avrebbe trattata come una
principessa.
Scosse la testa all’immagine mentale di lui vestito da
principe azzurro e Kairi
tutta vestita in rosa che lo salutava con un fazzolettino bianco.
Stare con Sora stava minando alle sue capacità cerebrali
probabilmente.
Rimase fermo con gli occhi chiusi,
immaginandosi che cosa avrebbe trovato al di là della linea
del mare, con quali
creature si sarebbe scontrato e con chi avrebbe parlato.
Fantasticare alle volte faceva bene anche
ad un tipo come lui.
«Non entri?»
La voce accomodante e calda di Kairi gli
fece subito aprire gli occhi, lasciandolo sorpreso.
Però la sua espressione risultava sempre uguale: tranquilla
e composta.
Riku sorrise lievemente, come se fosse
una presa in giro.
«State bene anche senza di me»
La ragazza si trattenne dall’annuire,
mentre con passi lenti si avvicinava al muro e ci appoggiava sopra la
piccola schiena.
«Non è affatto vero»
«Non ti hanno insegnato a non dire le
bugie?» domandò retoricamente il maggiore,
osservando di sottecchi Kairi per
poi spostare nuovamente lo sguardo sul mare.
Ma infondo non c’era altro da guardare in
quell’isola, no?
La rossa sobbalzò lievemente a quell’accusa
ben poco velata, sentendosi per un attimo in colpa.
Sollevò una mano e titubante la posò
sopra la spalla di Riku, lasciandola scivolare verso
l’avambraccio.
«Vieni dentro» la sua voce non ammetteva
repliche, così come la sua mano stretta sul polso del
ragazzo.
L’albino sospirò lievemente, cercando di
trattenere uno sbuffo ma non il sorriso. Perché
l’unica cosa che voleva fare in
quel momento era chiedere a Kairi di lasciar perdere Sora e di restare
li con
lei?
Ma soprattutto: perché non aveva il coraggio di farlo?
Guardò la mano della ragazza che quasi sfiorava
la sua e gli occhi si addolcirono un attimo, mentre il cuore si
alleggeriva.
Forse aveva ancora una speranza, altrimenti perché lo stava
stringendo così
forte, come per non lasciarlo andare?
Kairi
sospirò
forte, appoggiando la guancia sul palmo aperto della mano.
Davanti a lei Riku e Sora si stavano sfidando con le spade per vedere
chi
avrebbe mangiato quel famigerato biscotto tutto masticato, e tutto
sembrava
essere tornato come prima.
Però lo sguardo di Kairi si spostava dai due ragazzi alla
sua mano e allora
sorrideva.
Perché forse lo sguardo di Riku non era poi
così male,infondo sembrava
tanto voler dire “ io non ti lascerò mai e
combatterò sempre per te”.
Forse era proprio così, forse Riku si sarebbe battuto per
lei in un futuro, e
magari l’avrebbe tenuta al sicuro da tutti i mali. E Sora
avrebbe fatto lo
stesso, perché lui era Sora e per lei ci sarebbe sempre
stati.
Però adesso c’era anche un piccolo spazio per
l’altro, e chissà … Se mai
sarebbero riusciti ad andarsene tutti e tre da quell’isola,
avrebbero potuto
continuare a stare insieme
.
Mel
Ed ecco cosa succede
quando si vuole provare a scrivere
una storia etero senza nemmeno nominare Axel o Roxas: un disastro.
Insomma … Uccidetemi prima che si risolve tutto *sospir*
Però mi ero ripromessa di scrivere su una delle poche coppie
etero di KH che mi
piace, quindiiiii eccomi qui.
Spero vi piaccia almeno un po’, visto che con questi
personaggi non ci azzecco
niente ;A;
Sinceramente: mi piace tanto la parte iniziale, quella di
Kairi. La parte di Riku ho provata a riscriverla un sacco di volte ma
nulla, mi
usciva ogni volta peggio.