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Autore: yori    05/01/2012    8 recensioni
Quinta classificata al contest: "Gohan and the others" di Lady Nazzumi
Cosa sarà successo nel futuro di Mirai Trunks il 12 maggio, il giorno dell'attacco dei Cyborg, sulla Terra?
Un momento in cui Gohan assaporerà il dolore e muterà inevitabilmente.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Gohan, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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speed of sound

La storia partecipa al Contest DBZ: "Gohan and the others" di Lady Nazzumi

Sfera evocata: Sfera Blu



Speed of sound

Quel momento così infimo e sterile, quell'attimo che, in un altro contesto, avrebbe avuto la valenza di un nulla, di un vuoto insignificante, che sarebbe scomparso per sempre nella memoria di un bambino che non era mai stato realmente tale. I ricordi le immagini, si susseguivano nella sua mente, mentre qualcosa di fresco passava sulla sulla fronte del ragazzo. Non aveva mai perso la speranza, non quando era arrivato Freezer, non quando erano arrivati i Saiyan ... Ora invece aveva perso tutto. Suo padre, Goku, l'eroe della Terra, era morto per mano di una violenta malattia. Era morto nel letto, non su di un campo di battaglia e da allora era tutto cambiato.

12 Maggio, ore 10.00, Città del Sud. Attacco dei Cyborg.

Un colpo secco aveva disintegrato il corpo di Yamcha, non aveva neppure avuto il tempo di capire di riflettere, di fuggire, che ormai il suo corpo era divenuto cenere per sempre. Gohan aveva guardato quell'attimo con intensità, con stupore, sotto gli occhi attenti del maestro, di Junior, che era rimasto per tutto il tempo al suo fianco, per proteggerlo perché … Aveva paura. E quella sensazione li stava corrodendo, entrambi, lentamente dall'interno, come un tarlo snervante che aveva preso a ledere le loro membra, una ad una, spolpandole per bene.

Junior osservava il bambino al suo fianco, le ginocchia tremavano, lo sguardo fisso ed incredulo verso quella scena così forte, per quegli occhi di bambino, che sì, avevano visto già molta sofferenza, ma che non avevano più la forza, né la speranza per affrontare un tale terribile spettacolo. E mentre le lacrime rigavano il suo volto, mentre il sangue colava su quella città distrutta, mentre Tienshinan perdeva per l'ennesima volta, per l'ultima volta, la vita, non aveva saputo far altro che rimaner immobile a guardare. La testa del triclope era caduta a terra senza un gemito, senza un lamento. Junior avrebbe voluto tappare gli occhi di Gohan, mentre tutto quello accadeva, mentre lui rimaneva lì, immobile, con le gambe tremanti e lo sguardo offuscato dalle lacrime.

Crilin urlò dal dolore, un braccio gli era stato spezzato, dalla bella Cyborg. Quegli occhi di ghiaccio avevano posto la parola fine su quel terrestre tanto gioviale, quando buono. Fu allora che si destò, fu all'arrivo di Vegeta che osò aprire gli occhi, mentre il Principe dei Saiyan, come una cometa, si scagliava velocemente sui nemici, mentre Junior al suo fianco poneva la parola fine sulle sfere del Drago, buttandosi nella mischia insanguinata. Gohan si era spinto, come ogni volta, oltre le sue possibilità, senza scatenare quello che aveva dentro, la sua vera potenza e così Junior, come era già capitato tempo addietro, era intervenuto per salvargli la vita. Perché quel bambino buono e altruista non era altro che il figlio che non aveva mai avuto e che mai avrebbe potuto avere. Con il suo corpo aveva fatto da scudo a quell'ultimo brandello di speranza che era rimasto, al figlio di colui che un tempo era stato un nemico. Era morto sopra di lui, sopra Gohan, che senza parole voleva tapparsi occhi e orecchie per non vedere, per non sentire.
"Fingi di esser morto Gohan. Salvati almeno tu."
Era spirato tra le sue braccia di bambino, l'unico potesse ancora sperare di salvare la Terra ancora una volta. Si era accasciato al suolo anche lui, come tutti gli altri, mentre uno solo rimaneva ancora sul campo di battaglia, Vegeta, che ormai stava esaurendo le forze anch'egli.

12 Maggio, ore 19.00, Città dell'Ovest, Capsule Corporation.

L'aveva trovato a terra, riverso in una pozza di sangue, davanti a casa. Era stato colpito duramente, ad un braccio e al volto. Sapeva che era successo qualcosa di terribile, il suo cuore l'aveva avvertito, una cruenta battaglia si era consumata ed ella era rimasta inerme, davanti a tanto dolore, a quella città distrutta, che aveva perso tutti i suoi abitanti.
Allora ... Perché ancora serbava la speranza di vederlo tornare.
Bulma guardava continuamente fuori dalla finestra. La paura di perder tutto, di saltare in aria da un momento all'altro era tanta, il terrore di averlo perso per sempre, senza avergli detto addio, era ancora più forte. Osservava quel bambino disteso nel letto. Gli occhi ben serrati, il volto tirato dalla sofferenza, la pelle chiara e il sudore che colava copioso dalla sua fronte non erano un buon segno. Passò un'altra volta il panno pregno d'acqua sulla sua fronte, per dargli un po' di ristoro. Aveva fatto del suo meglio con lui, ma non era affatto un medico e non sapeva se era riuscita a disinfettare al meglio le sue ferite. Confidava nel fatto che in quanto mezzo saiyan, Gohan, aveva come tutti una buona capacità di autorigenerarsi da solo, senza alcun aiuto medico. Del resto aveva perso i contatti con il mondo, con Chichi, che sicuramente stava attendendo con ansia il ritorno del figlio.
Povera Chichi. Ora che era divenuta mamma anche lei, Bulma, riusciva a capire il dolore, l'apprensione della donna. Gohan del resto era sempre stato un bambino responsabile, era sempre stato buono, generoso e si era sempre fidato di tutti. Anche di Vegeta, cosa che in molti non erano mai riusciti a fare. Lui invece aveva subito preso in simpatia il Principe dei Saiyan, del resto su Nameck gli aveva salvato la vita più volte.
“Forza Gohan, sei figlio di Goku. Sei forte! Reagisci, devi riprenderti!”
Aveva affrontato così tante avventure che non poteva di certo morire così, non per mano di un potente nemico ignoto, non in un misero letto come suo padre. Loro erano destinati alla gloria e Gohan, non era da meno dei purosangue. Si era sembra battuto con ardore, anche quando sapeva già in partenza non ce l'avrebbe mai fatta. Era forte, come suo padre, arguto come Junior, che era sempre rimasto al suo fianco in tutti quegli anni di assenza di Goku. Si accocolò sulla sedia, pensierosa e in attesa che, il figlio del suo più grande amico, riaprisse gli occhi.

Erano passate ore, era passato un tempo interminabile, da quando l'aveva trovato, da quando l'aveva curato e accudito. Trunks tra le sue braccia si era addormentato dopo l'ennesima poppata della giornata. In quei momenti, più di altri, si rendeva conto di quando il bambino fosse per metà alieno. Si chiedeva se anche Chichi avesse avuto i suoi stessi problemi con Gohan, lui sembrava davvero così infinitamente più bravo di Trunks. Lo mise nel lettino e il bambino, miracolosamente, non si svegliò dopo aver perso il contatto con la madre.
“Bulma … Dove … dove sono.”
La donna si precipitò subito al fianco di Gohan, che finalmente aveva aperto gli occhi. Era felice si fosse svegliato, era felice le sue cure avessero sortito l'effetto desiderato e poi … Beh, poi voleva sapere cos'era successo. Lei non sentiva le auree, lei non aveva quel potere, il rilevatore Saiyan, che aveva costruito tempo addietro, era andato distrutto, non aveva altri che il suo cuore per sentire certe
cose. E quella terribile sensazione, che qualcosa di orribile fosse accaduto, non aveva abbandonato il suo cuore per un solo istante.
“Sei alla Capsule, Gohan. Ti ho trovato qua fuori, non so cosa sia successo, non so come tu sia arrivato qui, ma eri ferito e … Diamine, Gohan, cos'è successo?”
Lo vide abbassare lo sguardo, in questo non assomigliava affatto a Goku, lui l'avrebbe guardata negli occhi le avrebbe detto la verità senza mostrare dispiacere alcuno. Non perché non lo provasse, ma perché lui, nella sua bontà più estrema, non riusciva a comprender a fondo i sentimenti delle persone, il dolore era estraneo al suo essere. Dopotutto avevano sempre avuto le sfere del Drago, per lenire certe carenze, per cancellare certi errori. Gohan, invece, era sempre stato più sensibile, più umano, aveva sempre capito meglio le situazioni e le persone. Per certi versi era sempre stato più maturo di suo padre.
“Ricordo i Cyborg ...”
Le lacrime scesero dal suo volto, ma Bulma lo vide ricacciarle indietro, pulirsi il viso e guardarla negli occhi. Sapeva la donna qualcosa di orribile era accaduto, sapeva che Gohan stava cercando le parole giuste per non farla star male. Era inevitabile, però, la sofferenza in quel momento.
“Junior mi ha salvato ed è morto. Crilin … Yamcha … Tienshinan e Rif sono morti. Credo ...Io credo che Vegeta mi abbia portato via, mi abbia portato qui … In salvo. Sapeva mi avresti curato.”
Non piangeva più, gli occhi scuri si erano fatti più tetri e carichi di dolore, era cambiato, sembrava più duro, più freddo, come se quell'esperienza terribile l'avesse cambiato irreparabilmente. Sapeva, Bulma, mentre lui apriva la bocca, prima di pronunciar quelle terribili parole, quello che avrebbe detto. Sapeva guardandolo ora neglio occhi che non era più lo stesso Gohan di un tempo.
“Non sento più neppure la sua aura Bulma … Non sento più l'aura di Vegeta. Bulma mi dispiace...”
E non pianse a quell'affermazione, sapeva che non poteva farlo non davanti a quel bambino che si sforzava di esser uomo, che stava crescendo inevitabilmente, che non poteva far altro che assumer quello sguardo serio e farle forza, come aveva già fatto con sua madre, quando Goku era morto.
“Non ti preoccupare Bulma, proteggerò te, Trunks e mia madre. Vi proteggerò io d'ora in poi.”
Solo allora Bulma permise ad una lacrima furtiva di fuggire sulle sue guance, per il suo uomo, per la sua Terra e per quel bambino che stava svanendo per sempre, che se ne andava per lasciare lo spazio a quell'uomo che Gohan sarebbe diventato.

Veloce come il suono, come il lampo, come la luce, il tempo della pace era giunto al suo termine e da allora, lui era definitivamente cambiato per sempre...

   
 
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