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Autore: Quintessence    05/01/2012    14 recensioni
Usagi non si era mai azzardata a chiedere niente di personale al Ginzuishou, e le poche volte che ci aveva provato era andata proprio male. Altrimenti a scuola sarebbe stata una cima, no? Ma le mani le prudevano così tanto, quel Natale, che alla fine aveva praticamente sputato fuori quel desiderio, sicura che tanto non sarebbe cambiato proprio nulla. Ma si sa come si dice: attento a ciò che desideri... Potresti ottenerlo!
Una peste dai capelli fuxia, due genitori troppo giovani o troppo vecchi, neve a non finire e un Natale decisamente... esplosivo! ...Sì, so cosa state pensando, e avete ragione. Siamo nei guai.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chibiusa, Inner Senshi, Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Intro; questa storia è strana XDD Cioè non mi piace molto, l'ho scritta per maddystar come regalo di Natale ma credo che meritasse più capitoli, più trama, più tutto. Invece è rimasta una shot. Un vero peccato, però credo che alla fine faccia passare qualche mezz'ora piacevole. Lasciate pareri, e un ps; so che ci sono errori di grammatica e qualche cambio dal passato remoto al passato prossimo. Questo perché questa storia è "Orale". Un po' come se Usagi ve la stesse narrando a voce. Non segnalatemi questi errori, perciò... Perché sono disseminati più o meno apposta. Enjoy! E BUON NATALE. In ritardo, o in anticipo per il prossimo anno. LoveLove.
 

WISH
Il desiderio


...Vi posso spiegare. Okay, forse non proprio. Ma non è stata colpa mia, davvero. Le poche cose che mai ho desiderato nella vita non hanno mai trovato realizzazione, e chi lo capisce veramente, questo stupido cristallo che dorme beatamente nel mio cuore mentre io, ripeto, io mi sorbisco tutti i problemi di una famiglia che deve ancora diventare reale? Voglio dire, due volte funziona e tre no! Dov'era quando gli ho chiesto di diventare una studentessa diligente e apprezzata? E dov'era quando gli ho domandato, per favore, di farmi perdere quei pochi chili che ho sempre avuto di troppo? Dove quando ho implorato, le mani giunte e saltellando, di far comparire una barca grande come una petroliera colma di gelato al cioccolato?! Ho sempre pensato che fosse sordo a ragione, credetemi, perché altrimenti avrebbe esaudito tutti quei miei desideri, o no?

Sì, sì, so cosa state pensando. Ti ha salvato la vita più di una volta, e ha aiutato le tue amiche, e ha salvato il mondo al solo tuo comando... Insomma, non sono sciocchezze.

Ma è proprio questo il punto, se è tanto potente da fare tutte queste imprese alla superman, perché per una volta sola non poteva far apparire una piccola, piccolissima, minuscola coppa di gelato al cioccolato con panna gratis? Per quella storia del peso, dite? Va beh, avevo detto piccola piccolissima. Il fatto della petroliera era un po' esagerato, dai. Sono un po' contraddittoria?

...Mi sembra di parlare con Mamochan.

Comunque, di questo sproloquio avrete capito poco e niente. Non preoccupatevi, Usagi vi spiegherà tutto con la sua solita e irreprensibile chiarezza! Non fate quelle facce, vi ho raccontato della petroliera di gelato per rendervi partecipi del fatto che, in effetti, nemmeno io lo capisco come cavolo funziona questo stupido coso, la maggior parte delle volte. Perciò dovete credermi e sostenermi, se vi dico che quando ho espresso quel desiderio, non avevo la minima idea che mi stesse ascoltando e, meno che meno, che potesse esaudirlo. Lo giuro.

*

Prima di tutto, cominciate a immaginare di essere una diciassettenne, di quelle con un sacco di brufoli sulla faccia (Non che io ne abbia molti. Solo qualcuno. Pochi. Pochissimi. E non si notano), e poi immaginate che improvvisamente vi si spedisca in guerra. Magari una guerra poco usuale, ma sempre una guerra, e poi scoprite che da un millennio e più siete pazzamente, follemente innamorate di un ragazzo da mozzare il fiato, che di anni ne ha cinque in più di voi. Ed è un figo. Un figo pazzesco proprio, di quelli che quando passano per la strada le ragazze si girano a guardarlo, che irradia luce praticamente. Il mio Mamochan è così. È bello da morire, e non solo nel canonico senso di bellezza. È elegante, raffinato, e ogni suo gesto ispira un profondo senso di fiducia, di gentilezza, di bontà. All'inizio devo ammettere di averlo considerato anche io uno stronzo, ma con il tempo ho decisamente cambiato idea. Forse non è una di quelle persone che si ama a prima vista, è vero; però se riesci a far brezza nella corazza di freddezza e di ombra spigolosa di cui si veste sempre, è un raggio di luce chiara e calda.

Non nego che sia anche insopportabile spesso e volentieri, con quella sua aria saccente con cui diplomaticamente mi ricorda che sono una schiappa in qualsiasi cosa che riguardi anche solo lontanamente la scuola e che, lentamente, sto assumendo le proporzioni di una balena. A me piace definirmi in carne. Insomma, mi piace mangiare, non vorrei di certo mai essere una di quelle ragazzette pelle e ossa che usano girare adesso. E poi, chi mangia è più felice. È provato scientificamente. Proprio per quello stavo friggendo altre due porzioni di patatine.

« Dov'è l'altro pacco delle patatine congelate, Mamochan? La friggitrice è calda! »

« Usako, ne hai già fritte quasi quattro porzioni. Non pensi che sia abbastanza? » No che non lo penso, altrimenti non me ne starei a chiederti dove sia l'altro pacco. Gli uomini sono così ottusi.

« Ne voglio ancora un pochino. Allora, dov'è? » Il furbetto, qui, nasconde i pacchi di qualsiasi cosa friggibile o che contenga più di due calorie, sperando di sfuggire alla sottoscritta.

« Vieni a mangiare queste e basta. » E questo, carissimi, è il suo modo di lanciarmi una sfida.

Immaginate, insomma, di essere perdutamente innamorate di questo meraviglioso, simpatico, gentile e disponibile uomo che nasconde -per pura cattiveria!- le cose che più vi piacciono, che rifiuta -militarmente!- di comprarvi il pacco confezione famiglia di marsh-mellow quando lo chiedete e che non banchetta mai con voi, nemmeno quando preparate amorevolmente anche per lui. Si limita a fare un commento sul genere “non ho fame”, quando è tutto il giorno che non mangia. Come sopravviva, non riesco a immaginarlo. Non l'ho mai visto mangiare nemmeno una barretta di cioccolato. È grave. Molto.

Continuate a immaginare noi due, da soli, le patatine finite tutte dalla sottoscritta -perché naturalmente lui sgranocchia foglie di insalata -insalata!- L'insalata si nasconde sotto il tovagliolo, non si sgranocchia- sul divano, abbracciati, il film che abbiamo noleggiato che volge al termine e insomma... Il pomeriggio è ancora lungo.

Viene naturale pensare che, con un tipo così, diciamo... prestante, il prosieguo sia assolutamente scontato. Ebbene, Mamoru e Scontato sono due parole che non andranno mai nella stessa frase.

Immaginate di essere sotto Natale, adesso. Atmosfera romantica che si avvicina, ventitré dicembre, il giorno prima della vigilia. Qui in Giappone, il giorno degli innamorati. Il giorno dell'amore, delle richieste più pazze. Immaginate il freddo, la neve, il bisogno di scaldarsi. Ecco.

Abbiamo cominciato con i baci leggeri, quel pomeriggio; ci siamo sfiorati le labbra e abbiamo intrecciato le mani nei capelli, finché dei miei odango non è rimasto nulla, se non un mare di tagete che ci ha avvolti completamente. Fuori c'era la neve davvero, comunque. Eravamo tornati da una mattinata di shopping natalizio in cui avevamo tubato come non succedeva da tempo, dicendoci tante di quelle cose grondanti melassa, che non potevo quasi credere che quello fosse l'uomo che sostiene di odiare i dolci. E dopo il pranzo “insieme” (è fra virgolette perché ho mangiato solo io), finalmente era arrivato il momento di utilizzare la melassa più seriamente.

« Ti amo » Ci siamo sussurrati a vicenda, confondendo le voci, intrecciando le dita, pressando i corpi gli uni contro gli altri in una ricerca di sollievo. Le sue mani sono sempre calde, in qualunque stagione, e in quel momento bollenti toccavano punti che se mio padre avesse saputo... Non voglio dire che gli avrebbe sparato. Forse l'avrebbe rincorso con una mazza da cricket. Aspettate, a ben pensarci dopo è arrivato a toccare punti per cui sicuramente papà avrebbe sprecato una pallottola. Forse non un colpo mortale, ma...

Torniamo a noi, state ancora immaginando vero? Bene, eravamo completamente concentrati l'uno sull'altra, a due giorni da Natale, a dedicarci dopo diverso tempo in cui non eravamo riusciti a racimolare nemmeno un minuto per noi, quando un colpo alla porta ci ha informati che era arrivato il principale motivo per cui sono qui a raccontare questa storia.

Chibiusa.

La bambina adorabile quanto un avvoltoio sulla spalliera del letto o, in questo caso, del divano. La massa di capelli fuxia che ho partorito nel futuro e per la quale ancora oggi non smetto di chiedermi... Perché? Il Ginzuishou, ecco perché; la colpa è ancora sua... Non fosse per questo maledetto cuore, per quest'anima scellerata, sarei una comune diciassettenne che si sta per accoppiare sul divano dell'appartamento del suo ragazzo per festeggiare il Natale con qualche giorno di anticipo. Ma! Io sono Usagi Tsukino, e anche se sono sbadata e pasticciona sono in incognito di amore e giustizia, la bella guerriera con la marinaretta... Sailormoon! Questa tiritera l'avete già sentita, giusto? passiamo oltre.

« Mamochan? Mamochan.... a casa faceva freddo... » La voce stridula come quella di una cornacchia ha interrotto il nostro idillio squarciandolo come un foglio di velina. Quando Chibiusa parla, sembra che un milione di unghie stridano su una lavagna appena pulita. E non è stato da meno, quel giorno. Senza contare che era ancora peggio, ancora peggio perché noi-stavamo-facendo... Se vi state chiedendo perché facevamo quelle cose con una bambina in casa, vi rispondo subito: NON ERA IN CASA, prima. Ha lo straordinario potere di comparire ovunque sia più sgradita, e la cosa peggiore, immaginate un po', il vostro fidanzato prestante, meraviglioso, gentilissimo e freddo con chiunque altro la adora. Credo che sia una delle poche persone sul pianeta in grado di scioglierlo con un tocco. E infatti, ecco fatto.

Uno spintone e sono finita per terra, ingarbugliata nei capelli di Raperonzolo, mentre il padre dell'anno va ad abbracciare la sua non ancora nata figlia.

« Ciao, tesoro...! » Dico ma lo sentite?

« Mamochan, posso restare qui oggi pomeriggio? » Mamochan, dì di no. Ferreo.

« Ma certo. » Ho deciso, non lo sposo più. Credo che chiunque di voi si innervosirebbe, quando il proprio ragazzo fa una mutazione di quel genere nemmeno avesse un gene-X impiantato. Ne ho ragioni, non è vero? Oh, beh, questo nervosismo deve essersi visto sulla mia faccia, dato che Mamoru mi ha guardato come se l'avessi io, il gene-X.

« Togliti la giacca, torno subito »

Mi sono ricomposta lentamente, mentre mi portava in cucina, al sicuro dalle orecchie indiscrete dell'arpia. E lì, è successo il peggio. Proprio il peggio. Peggio del peggio. Non peggio del tipo mi ha detto dai tranquilla, sarà per un'altra volta...Cosa che un maschio non dovrebbe nemmeno pensare, figurarsi dirla. Ma proprio peggio peggio e... D'accordo, d'accordo, vi racconto.

« Usagi, tutto ok? » Quando mi chiama Usagi, non è mai un buon segno. Vuol dire generalmente che sta per dire qualcosa di stupido che mi farà alternativamente piangere o esplodere come una bomba a idrogeno. Ho annuito lentamente, mica potevo dire “no, non va tutto bene, tua figlia ha appena fatto irruzione e io volevo fare del sesso con te”

« Però... Mamochan, siamo sotto Natale » Mi ha guardata come se stessi parlando di uova di struzzo. Ho sospirato « Insomma, non abbiamo nemmeno un secondo per noi due, soli. »

« Sai com'è Chibiusa » Oh, lo so. Fin troppo bene.

« Questo non toglie che dovresti essere un po' più severo con lei. Mamochan, passi più tempo con lei che con me! »

« Usagi, non vorrai ricominciare con questa storia. È una bambina. Pensavo l'avessimo superato » E da quando, Mamoru, tu pensi?

« Mamoru! Non possiamo lasciare le cose sempre a metà. Sono giorni che va avanti così. Lo shopping, la neve, il freddo, il Natale si avvicina e non solo non abbiamo pronta una festa... Ma tu continui ad ignorare il fatto che, per la vigilia di Natale, vorrei averti qualche ora solo per me. » Che dite, sono stata chiara? Che dite, ha capito? Risposta esatta. No.

« Usagi, senti » Arriva la bomba « non è così che funziona. Non siamo solo noi due. » Dimenticavo, qui siamo in tre « Finché Chibiusa non sarà tornata nel suo tempo, dovremmo smetterla. » Avete capito? Smetterla. Pausa. Cominciate ad entrare nella logica del desiderio?

« Smettere di fare cosa? Di vederci o di baciarci o di... cosa, di preciso? » Adesso, scommettiamo che non era quello che intendeva?

« Non era quello che intendevo. » BINGO!

Pausa di qualche secondo.

« Quello che intendevo è che non possiamo ignorarla. »

Rassegnata all'idea, una mezz'ora dopo me ne sono tornata a casa. Tanto, cos'altro c'era da fare? L'uomo si è rapidamente trasformato in un bambino, ha cominciato ad addobbare l'albero con la sua adorata figlia e io come sempre sono rimasta indietro. Se prendevo una palla rossa la doveva mettere lei perché era la sua preferita, se ne prendevo una blu non dovevo toccare. Quando ho preso il puntale mi è stato strappato dalle mani e alla mia replica stizzita sono stata zittita dal coretto dei due bimbi di cinque anni. Lei è una bambina. Il che le da' l'evidente diritto di fare tutto quello che le pare, inclusa una barricata per evitare strenuamente che io metta anche solo una palla su quello che dovrebbe essere l'albero di Natale mio e del mio Mamochan.

Soffiando nella sciarpa, ho visto tutto quello che il Natale dovrebbe essere sulla strada verso casa. Luci colorate, neve, un pupazzo sorridente e una coppia di innamorati vicino al camino, con la cioccolata calda e i biscotti in mano. Mi è quasi venuto da piangere, ma perché Mamoru non può essere almeno un po', un pochino, pochissimo più concentrato su di me?

E così, arrivata a casa, la grande idea. Grande così così. Ho pensato che se Chibiusa fosse scomparsa, se tutti fossero scomparsi, forse finalmente avrei ottenuto anche io il mio pacchetto di attenzioni. Ci ho rimuginato su lungo tutta la cena, un brodo caldo di carne di tacchino dall'odore squisito, mentre mio padre cantava stonate melodie natalizie in coro con Shingo.

La pura e semplice verità era che li avrei piegati, tutti e due. Scivolando nel sonno, una borsa calda vicino ai piedi e il cristallo sul comodino, perciò, inconsciamente e lentamente ho pensato, fissando la luna ammiccante nel cielo...

« Vorrei che, almeno per Natale, Mamochan vedesse solo me »

Il Cristallo mi ha sentito. E, nemmeno a dirlo, mi ha esaudita.

*

Prendete nota; formulare correttamente un desiderio ogni volta che provate a chiedere qualcosa. Perché, davvero, non si sa mai chi potrebbe ascoltare. Avrei dovuto desiderare una cosa diversa, del tipo “Vorrei che Mamochan stesse un po' solo con me a Natale” e invece ho dovuto esagerare le cose. Come al solito. È vero, avrei voluto fare l'amore con lui, e allora?! Sapevo che altrimenti la cosa sarebbe stata del tutto impossibile e poi... E poi lui è sempre così, anche quando siamo da soli, immaginarsi con gli altri – o le altre – fra i piedi. È un disastro.

Avrò il diritto di desiderare il mio ragazzo, oppure resterà per sempre un delitto?! Voglio dire, tutte mi guardavano come un'aliena ma il 24 è la festa degli innamorati... Innamorati! Non era affatto giusto, e poi se ci penso, senza il desiderio non sarebbe mai... Andiamo per ordine, vi va? Ok.

Quando mi sono svegliata la mattina successiva mi sentivo già decisamente meglio e meno innervosita dalla questione abete di Natale; Mamoru mi aveva mandato un messaggio alle 8 (mentre ero fra le dolci braccia del suo unico rivale, Morfeo), aveva chiamato alle 8 e mezza e poi alle 8 e quarantacinque. Ma perché deve sempre chiamare all'alba? Aveva chiamato di nuovo alle 9 e poi ancora un'altra decina di volte. Alle undici, quando finalmente il mio cervello aveva ripreso parvenza di funzione umana, mi sono resa conto che qualcosa doveva essere successo. Appena la mia bocca è stata in grado di pronunciare parole diverse da mghhgmghggmh l'ho richiamato.

« Mamochan, che succede? »

« Stamattina l'università è chiusa » La cosa doveva insospettirmi all'istante. Immediatamente. « Ti va di fare una passeggiata, solo io e te? » In fondo non era poi tanto grave, no? Può succedere che un'università chiuda, sotto Natale. Forse era colpa della neve.

« Ma certo! Come mai è chiusa di mattina? » La sua voce mi è arrivata qualche secondo più tardi, e più preoccupata del dovuto.

« Non è proprio chiusa... » Non è che esiste il chiuso a metà. O è aperta, o è chiusa.

« Che vuol dire non è proprio chiusa? »

« Che è aperta » Da' ufficialmente i numeri, troppo studio fa male. Io l'ho sempre, sempre, sempre detto. Non esagerate.

« Mamochan, mi stai confondendo le idee. »

« Insomma, le porte sono aperte, ci sono le auto e qualche bici. Ma non c'è nessuno. » Decisamente è chiusa.

« Magari hanno lasciato aperto per la segreteria » La sua voce s'è illuminata subito dopo. Le spiegazioni razionali lo fanno impazzire quasi più degli esami imminenti.

« Hai ragione! È di sicuro così. Ci vediamo al Crown fra mezz'ora? »

« Al Crown fra mezz'ora »

« Non tardare » Adesso cominci a chiedere davvero troppo, Mamoru Chiba.

*

Anche il Crown sembrava aver assorbito la natalizia atmosfera che aveva deciso di permeare qualsiasi elemento, vivo o non vivo, nel raggio di chilometri da Tokyo. Motoki aveva appeso le luci con una maestria impeccabile, circondando completamente la scritta di lampeggianti rossi. Un paio erano anche fulminati, ma penso che nessuno ci abbia fatto caso. L'effetto era scintillantemente perfetto, e il grande Hotei-Osho gonfiabile piazzato all'ingresso rideva tutte le volte che una persona ci passava davanti. Un Ho-Ho-Ho! limpido e meravigliosamente gagliardo, a cui seguiva il classico Omedetou Kurisumasu! pronunciato a voce gonfia e divertita.

Prima di entrare al Crown, ci sono passata davanti almeno venti volte, ascoltando e riascoltando la registrazione e toccandolo un po' dappertutto per farlo ridere in tonalità leggermente differenti, finché...

« Ti piace, Usagi? » Ve lo dico, arrivarmi alle spalle mi fa saltare di mezzo metro. E mi fa emettere suoni di dubbia umanità. E poi Motoki ha un talento per questo, come Chibiusa. È estremamente silenzioso. « Non volevo spaventarti. » Ed è per questo che sei piombato alle mie spalle, mi hai poggiato una mano sulla testa e hai gridato “Ti piace, Usagi?”

« Non mi sono spaventata. » Sono solo terrorizzata.

« Senti, posso chiederti un favore? Uhm, se non ti disturba, insomma, se non ti disturba troppo » Motoki è carino, fidatevi. Però quando parte con questa sua insicurezza sui favori è insopportabile. Voglio dire, chiedi e basta, no? Al massimo, posso dirti di no. Ci conosciamo da una vita, e ancora fa fatica a pronunciare il mio nome. Che moscio. Non so come mai mi piacesse tanto.

« Ma certo che puoi! È Natale! »

« Potresti dirmi cosa ho fatto a Mamoru? Non capisco come mai, ma è da stamattina che non mi parla. » Doveva essere il secondo campanello d'allarme. Non è proprio da lui.

« Non è proprio da lui »

« Già... Insomma, all'università ho cercato di fermarlo per salutarlo ma non mi ha contraccambiato... E oggi, al Crown, nemmeno una parola. Capisco che ti stesse aspettando, ma almeno rispondere alle mie domande... Alla fine sono andato via. » Non è decisamente da lui. Mamoru è insopportabile, è vero. Spesso è insensibile, freddo, rompiscatole e piuttosto esagerato in alcune reazioni, eternamente indeciso, un po' pomposo, un po'... Ok, la smetto. Volevo dire che sicuramente, non è una persona che non ti risponde, se le chiedi che cosa è successo.

« Ti ha... Ignorato?! »

« Come se non mi vedesse. » Ginzuishou, questa volta hai davvero esagerato. Comunque, non avevo ancora realizzato la gravità della situazione. Al contrario, arrabbiata per l'atteggiamento quantomeno poco consono di Mamoru, sono entrata al Crown borbottando « Ci penso io » in direzione di Motoki, che chissà perché non è sembrato molto rassicurato.

Al passo di marcia del generale Tsukino quando è seccata, mi sono diretta al suo tavolo.

« Chiba-Mamoru. » Ha sollevato lo sguardo dal menu solo per incontrare il mio sguardo severo e di acciaio. Ha sollevato le sopracciglia. Come se fossi io, la colpevole!

« Dovrei essere io, quello seccato. Sei in ritardo di quaranta minuti » Okay, un pochissimo ero colpevole anche io.

« Che è successo con Motoki? » Ho chiesto ignorando del tutto quella sua battuta che rimarcava poco altro che un diritto insindacabile di qualsiasi donna: il diritto al ritardo.

« Me lo domando anche io... Non è da lui assentarsi » Assentarsi?

« Assentarsi? »

« Sì, dal lavoro. Di solito mi saluta sempre, è gentile e si siede con me mentre aspetto. Oggi nulla, non l'ho nemmeno visto al banco. Spero che non ci sia niente di grave. » Ho fatto ruotare molto lentamente la testa di centoottanta gradi fino a poggiare gli occhi sul bancone. Ed eccolo lì, Motoki, in tutto il suo splendore, che fa un cenno di saluto nella nostra direzione. Sono tornata con identica rotazione a guardare Mamoru, in cerca di segni di squilibrio sul suo viso. Possibile che lo studio faccia così male? Amichan non era mai impazzita in quel modo.

« Mmm sì, speriamo. Vado a prendere da bere. Caffé nero come sempre? »

« Sì, grazie. » Ha chinato di nuovo lo sguardo sul menu, e io mi sono diretta al banco.

« Non capisco davvero cos'abbia, Motoki, ma è chiaro che non è colpa tua... Non si sente molto bene » Ho detto sollevando le spalle e ordinando le nostre due bevande. Ma il seme del sospetto cresce in fretta. E dentro di me, l'idea aveva già preso la piega del tutto sbagliata. Avrei dovuto dirgli subito tutto, che Motoki era lì, che era un problema che lui non vedesse la gente. E invece, ho evitato con cura di dirglielo. Perché è stressato, povero Mamochan, poverino, studia tanto... Sapete come sono fatta, no? Compatire le persone è il mio mestiere.

« Ecco qua, Mamochan! E ora, lista dei regali alla mano! » Con sollievo, mi ha sorriso. Ho estratto la lista dei regali e abbiamo cominciato a spuntarli man mano. Lentamente, le cose sono sembrate sempre più normali. Reichan, una sciarpa. Comprata! Amichan, un librone di medicina. Che orrore, alla gente che studia bisognerebbe regalare cose per svagarsi. Comunque... Comprato! Makochan, un set per fare cupcakes. Che poi io mangerò. Comprato con graaande piacere! Minakochan, una parure di bijoux di rara fattura. Comprato! Chibiusa... vicino al suo nome ci sono teschi e diverse frasi poco gentili. Fra i regali proposti da me in lista un bavaglio, una museruola, una sega elettrica, una corda con nodo scorsoio per impiccarsi, una...

« Dovresti smetterla. » Grattatina sulla testa.

« Di fare cosa? » La finta tontaggine funziona sempre. E infatti Mamoru ha sorriso.

« Non importa, andiamo avanti. » I poteri psichici di Rei mi fanno un baffo.

*

Ci siamo separati qualche ora e molte stranezze dopo. Io avevo l'ordine perentorio di correre al tempio per spalare la neve dalle scale e dal viale -perché aiutare le amiche è un dovere, specialmente se quelle amiche si chiamano Rei Hino e non vuoi vederle arrabbiate- perché la festa di Natale si sarebbe svolta lì, e nessuno voleva feriti per colpa delle scale ghiacciate. Sono arrivata in ritardo. Rei con i suoi poteri dovrebbe prevederlo, oramai, anche se non c'è bisogno di una palla di cristallo per sapere che sono sempre in ritardo. Hey, nessuno è perfetto.

Le ho trovate a canticchiare Omedetou Kurisumasu sotto la vigilanza precisa di Minako, Makoto ed Ami in controcoro (o come cavolo si dice) e Rei in prima voce. Una cosa estremamente seria. La fantastica melodia s'è interrotta ovviamente in modo perentoriamente minaccioso non appena la sottoscritta è apparsa all'orizzonte, con un grido che avrebbe raggiunto TucaTuca e ritorno, se mi intendete.

« U-SA-GI! » Reichan è veramente priva di qualsiasi spirito natalizio.

« Reichan! Minna! Merii Kurisumasu! »

« Prendi una pala se non vuoi che dica ad Hotei-Osho di dimenticarsi di casa tua, quest'anno. » Quando ho detto che non volete vedere arrabbiata Rei, intendevo molto peggio di questo trattamento.

« Reichan, sei davvero maligna. »

« Rei ha ragione, abbiamo fatto metà del lavoro senza di te. La Kurisumasu Cake è ancora da guarnire e senza di te siamo tutte in ritardo per la festa di stasera » Chi ha detto Kurisumasu Cake?

« MAKOCHAN! Hai fatto la Cake!? » Makoto ha sospirato, ed Ami l'ha guardata in modo esasperato mentre Minako continuava a canticchiare a mezza bocca.

« Lo sai che se dici parole correlate al cibo non sente altro. » Tutti vaneggiamenti. Ho sentito tutto, solo che ho fatto finta di non sentire... A volte Ami è molto meno intelligente di quello che sembra, dico sul serio. « O fa finta di non sentire, ne, Usagi? » Ritiro ciò che ho detto.

« Datele una pala... Si sa che Hotei-Osho ha gli occhi anche sulla nuca, meglio non provocarlo. »

Spalare la neve è un lavoro faticoso, davvero. E poi non riesco a capire come mai Rei non usasse i suoi poteri per far fuori tutta quella roba bianca al posto di farlo fare a noi mentre lei dirige i lavori, che in parole povere vuol dire che non fa niente. Dà solo ordini. All'alba delle due, quando finalmente avevo cominciato ad abituarmi, a ridere e a canticchiare con Minako Omedetou Kurisumasu nella parte del controcoro (o come si chiama), all'orizzonte si è stagliata la figura più riconoscibile, particolare e soprattutto insopportabile di tutta la terra. Impossibile prenderla per chiunque altro, quella era sicuramente Chibiusa.

« Minnaaaaa!!! Reichaaaaaaaan!!! Amichaaaaaaaan!!! Makochaaaaaaaan!!! Minachaaaaaaaan!!! » E per ciascuna di queste “a” immaginate il lancinante dolore che vi perfora i timpani con la delicatezza di un elefante nei riguardi di un filo d'erba. Improvvisamente, tutte le ragazze hanno smesso di fare qualsiasi cosa, le loro facce una maschera di gentilezza irriconoscibile, la voce diventata un cinguettio stretto e falsettato da un identicamente insopportabile stridio.

« Oh, Chibiusa » Detto così, il suo nome sembra quasi di velluto. « Che succede? » Com'è che quando io arrivo così, trafelata, gridando, a me dicono di non urlare, e a lei chiedono che succede? Ho delle amiche veramente, veramente, veramente ingiuste. Tanto tanto. Una riflessione veloce mi ha spinta a soppesare due possibilità. La prima, ignorare qualsiasi infantile e ridicolo problema che la peste bubbonica abbia (A parte il problema di essere se stessa, non so se mi spiego). La seconda, gettare la pala e comportarmi da persona molto gentile, ovviamente tutto questo ottenendo il non trascurabile bonus di smettere di spalare neve per almeno quindici o venti minuti. Singhiozzava quasi l'aria fuori, probabilmente aveva corso. Le sue successive parole mi hanno spinta ad adottare la seconda soluzione lanciando la pala con veemenza verso il terreno e gridando terrorizzata.

« Mamochan non sta bene...! »

« CHE COSA GLI HAI FATTO TU, PICCOLA... »

« Hem, hem... » Mi sono voltata verso Makoto, che ha sillabato in silenzio Kurisumasu Cake. Ora ditemi se non vi sembra un ricatto. Ho dovuto mordermi l'interno della guancia mentre lacrime di coccodrillo si formavano negli occhi della piaga.

« Ok, scusa... » Ha tirato su con il naso, la falsità nel suo sguardo palese quasi quanto quella del suo tono.

« Non mi parla » In quel momento, credo di aver davvero capito la portata di ciò che era successo. Ci avevo pensato prima, ovviamente, ma non gli avevo dato il giusto peso. Messa sulla bilancia in questo modo, invece, la cosa acquistava un senso nuovo. Mamoru non avrebbe mai ignorato Chibiusa di proposito.

Penso che dovrei dire qualcosa del tipo che è stata tutta colpa mia. E potrei addirittura dire di essermelo meritato. E potrei dire che Mamochan è stato solo una vittima innocente. Potrei. Questo è il massimo che otterrete da me. Se volete la mia opinione, comunque... E anche se non la volete ve la dico... vi dirò che quello che è successo non è stata tutta colpa mia. Ci vogliono due persone, per ballare un tango. E poi, sto cercando di dimostrare la mia innocenza fin dall'inizio, o no? Quindi, non date per scontato di essere il banco dell'accusa. Solo, ricordate. Per ballare un tango, ci vogliono due persone. È così il detto, non è vero?

Comunque non avevo intenzione di confessare, sia chiaro. Volevo aspettare almeno che la situazione fosse più chiara possibile.

« Ti ha ignorato? » Ha chiesto Minako, e Chibiusa ha annuito visibilmente confusa e dispiaciuta. Per un attimo ho pensato di capirla. Essere ignorati è brutto; e anche se per un attimo ho pensato che le stesse decisamente bene per tutte le volte che IO ero stata ignorata, subito dopo ho trovato il comportamento di Mamoru inconcepibile e maligno.

« Come se non mi vedesse » Non sono riuscita a trattenermi. Sono scoppiata. Insomma, voi che avreste fatto?

« Anche stamattina si è comportato così... » Ho raccontato poi tutto il fatto di Motoki gesticolando e ripetendolo almeno per tre volte, perché le mie amiche non capiscono niente. E poi... « Beh? Che si fa ora? » Sorriso di circostanza. Di solito funziona. Non questa volta.

« Tutte nel tempio. Riunione speciale » E le riunioni speciali non annunciano mai niente di buono.

La prima a cercare di capire è stata Ami. Mi ha guardata lentamente, dall'alto in basso, mentre io consumavo qualsiasi cosa che fosse commestibile per lenire il mio senso di colpa. Ma Ami non ha detto una parola, perché mi guardava con lo sguardo del predatore che fissa la preda. La scienziata ha trovato la sua materia di studio anche durante le vacanze di Natale.

Ha tirato fuori il suo computerino, senza dire una parola, e ha cominciato a picchiettare i tasti a caso (perché ho sempre pensato che lo facesse a caso o non potrebbe essere così veloce, anche se poi mi ricordo che è Ami. Ami può fare tutto.) e mi ha chiesto il Ginzuishou. Lo ha analizzato e rianalizzato e finalmente, nel silenzio generale, un sorrisetto cattivo le è spuntato fra le labbra. Non nego di esserne stata terrorizzata letteralmente. Tre facce si sono sporte verso il computer e io, troppo lontana per vedere, ho praticamente scavalcato il tavolo.

« E allora?! » Ma Ami ancora non mi mostrava, mentre le facce curiose delle altre sbirciavano il laptop.

« Sembra vero. »

« Sì, sembrerebbe così »

« Mamoru non ne sarà molto felice... »

« HELLO?! Sono ancora qui! » Ho mugugnato.

Makoto mi ha guardata ridacchiando e con uno sguardo ancora peggiore di quello di Ami. Ed Ami aveva in viso tutta una mimica che mi ha fatto pensare che, in effetti, ha anche un gusto macabro per il drammatico e per la suspence.

Silenzio, ancora.

« @%$*ULO! SOLO LEI? COME £$%&ZO È STATO POSSIBILE CHE UNA $%*#§ATA DEL GENERE ACCADESSE?! » Pare che Rei abbia invece un vocabolario molto più vario e interessante del mio e di quello di Ami. Siamo rimaste in effetti tutte scioccate dalla stringa di anatemi usciti da labbra tali, che avrebbero reso la Regina della Luna estremamente fiera della sua regale guardia, immagino. Sì, Rei. Sono fiera di te.

« E smettetela di guardarmi, ditemi che succede! » Ami ha sospirato, cercando di mettere insieme una frase sufficientemente facile da comprendere per spiegare l'inesplicabile.

« Beh, ragazze, in qualche modo è avvenuta la nostra scomparsa agli occhi di Mamoru. » Rei ha digrignato i denti.

« Vuol dire che non ci vede? Hey Usagi, potrai avere il tuo Natale da coppietta. E noi potremo starti fra i piedi. E tu non potrai parlarci per non sembrare pazza. » A Rei non sono mai piaciuta molto.

« Vede solo Usagi. »

« No, aspetta. Come fai a saperlo? Potrebbe essere di malumore, insomma, ho sentito che capita, può capitare... » Ho blaterato istericamente.

« Ho paura di no, Usagi. Ho un diagramma di campo preciso della cosa, di come funzionano le stelle e della loro influenza sul cristallo. Le linee vanno come una cubica, ma leggermente più stretta e traslata sull'asse delle ordinate di tre. Non è una vera e propria funzione, ma se l'asse delle ascisse fosse il tempo, e fosse circolare, quindi ricominciasse da zero ogni volta che è capodanno, allora ci troveremmo nell'esatto punto in cui la cubica tende allo zero e all'infinito al tempo stesso... Il ventitré, ventiquattro e venticinque di dicembre. Natale. »

Silenzio. E sguardi vuoti.

« È tipo una specie di linea e tu la incroci dove vuoi, un grafico. Una funzione! »

Silenzio. Ancora. Ami ha alzato le mani al cielo e ci ha inchiodate con uno sguardo di ghiaccio.

« Mi arrendo! Ho solo scoperto che nei giorni di Natale, se la padrona del Ginzuishou esprime un desiderio, sicuramente le sarà garantito. Perché le linee sono congiunte. Buon dio! È così elementare » Oh, sì, elementare. Una cubicosa, un asse ordinato, il giorno dell'infinito... Come mai non ci ho pensato prima? D'altra parte, povera Ami. Stare con noi abbassa di molto il suo livello di conversazione, immagino. E poi, lentamente, nella mia testa si è fatta spazio l'idea. Finalmente. Finalmente. Sì. Vedeva solo me. Solo me. Sì, sì, sì. Perfetto, perfetto. Avrei davvero potuto avere il mio Natale a due, il mio Natale... solo noi... E... Oh-oh. Le ragazze sicuramente avrebbero voluto ammazzarmi.

« USAGI. » Sapevo che sarebbe arrivato.

« Sì? » Sorriso di circostanza. Funziona, funziona. Regola numero uno; se dici una cosa ridendo o sorridendo gentilmente, la cosa acquista senso e puoi dire qualsiasi cosa. Mi hanno fissata truci. « Penso... Uhm... Di aver... Potuto... accidentalmente, è chiaro... desiderare... diciamo... Che Mamoru vedesse solo me. » Mascelle slogate e respiri troppo affannosi.

« Che cosa? »

Vi racconto un segreto. Se vi attorcigliate una ciocca di capelli su un dito e sbattete le ciglia in modo tenero, e vi riempite gli occhi di lucide lacrime raggiungete un livello di kawaii talmente alto che perfino uno Youma ci pensa due volte, prima di attaccare. Ho usato questa abilità al pieno delle mie capacità in quel momento.

« Beh, me ne stavo lì a pensare... Nono, non desiderare! Pensare... Che sarebbe stato bello se Mamoru avesse visto solo me, almeno per Natale. E la luna piena era bellissima, e il Ginzuishou sotto il mio cuscino e... » Rei m'ha interrotta. Regola numero due: trovare una nuova regola numero uno.

« MA PERCHÉ HAI DOVUTO FARLO SOTTO NATALE? » poi però si è calmata e si è rivolta ad Ami, per chiedere quello che tutte ci stavamo chiedendo. E che io ero troppo spaventata per chiedere in quel momento. « Ma è permanente? » Abbiamo trattenuto quattro respiri. E io ero sicura che il quinto stesse origliando fuori dalla porta fin dall'inizio. Ami sembra avere gusto per il drammatico, ve l'ho detto, quasi sadico, quindi ha lasciato il silenzio riempire la stanza per qualche minuto. E nessuno osava respirare.

« La risposta è... No. » Ahhhhhh! Aria! « Il desiderio è inconscio e quindi non molto potente. Ci vuole qualcosa per spezzarlo; come il computer dice, un bacio. »

« Siamo a cavallo, allora, lo chiamo subito »

« Non uno qualunque » Figurati se non c'era la fregatura.

« Per rimettere le cose a posto, serve il bacio di un parente. Stretto. Di sesso opposto. »

« COSA? » Ami ci ha guardate con timore. Lo sguardo della portatrice di cattive nuove. Lo sguardo di chi sa di esserlo.

« Il computer non dice altro » Perché capitano tutte a me?! Che cosa ti ho fatto, cosa?!

« Dovremo informare subito Mamoru »

Mamoru! Mamoru dagli occhi blu e dai capelli corvini! Mamoru dal corpo perfetto, e dallo sguardo amabile. Mamoru che “Sai com'è Chibiusa, dovremo aspettare”. Non credo che nessuna abbia visto in effetti il piccolo diavolo che s'è arrampicato sulla mia spalla in quel momento, in modo gentile spostando completamente l'angioletto che di solito vi risiede. Non credo che ci abbiano sentiti fare un piano.

Perché improvvisamente avevo ricordato, in effetti, perché avevo voluto che Mamoru vedesse solo me.

« Perché dobbiamo informarlo subito? » Si potrebbe aspettare. « Potremmo aspettare. In fondo adesso sta studiando, e non vedrà nessuno fino a stasera. Potrò avere il mio Natale in due! » Mi sfregai le mani soddisfatta. Sì, Natale da coppietta, non c'era altro a cui avevo voglia di pensare; Natale in due, baci in due, cosette in due, niente capelli rosa in mezz...

« Obiezione » Tutte si sono girate verso Chibiusa. Come ho detto, spesso riesce ad entrare nelle stanze senza che nessuno la senta. È un insetto. « Voglio passare il Natale con la mia famiglia. Che significa tutte voi. E Mamoru. » OBIEZIONE ALLA TUA ESISTENZA, MOSTRICIATTOLO. Il NATALE è una festa da coppie!

« Il Natale è una festa d'amore » Posso sentire la battaglia fra angelo e diavolo, posso sentirli azzuffarsi. Posso sentirli infiammarsi. So che Chibiusa ha diritto di pensarla così, ma insomma... Renderebbe il mio desiderio vano... Negativo. « Obiezione respinta. »

« Usagi » È intervenuta Ami « Chibiusa non ha tutti i torti. Anche noi vorremmo passare il Natale insieme... Potrai stare con Mamoru nei prossimi giorni. » Non è vero, ecco cosa diceva la voce piagnucolante nella mia testa. Perché sono anni che cerco di restare da sola con il mio Mamo-chan e non ho successo. Forse anni è esagerato. Facciamo mesi. Settimane? È comunque un'infinità, se sei innamorato come me. Tempo infinito. Come quella quicosa di Ami, che va all'infinito a Natale. Non c'era da parlarne.

« Non se ne parla. Il desiderio è mio. »

« Credevo fosse involontario » Obietta Rei. Mi odia, mi odia. Lo so.

« Non lo era, d'accordo? » Chibiusa ha preso a singhiozzare sommessamente; la goccia che ha fatto traboccare il vaso, comunque, è stato il suo commento.

« Io voglio Mamochan per me! » Piccola, insulsa creatura fuxia con il naso di maiale! Non l'avrebbe avuto, mi giurai, e se prima le avevo dato un briciolo di ragione il diavolo avvampò dentro di me. Sì, fuoco.

« Ascoltami bene, maialino: avrò il mio Natale d'amore, e né tu, né nessuna di voi potrà impedirmelo! » Il colpo della porta che ho lasciato dietro di me mi è parso definitivo. Non avevo idea, davvero nessuna, che la mia vigilia stava per essere definitivamente rovinata. D'altra parte, i sospetti che quella bambina sia mia figlia sono certezze. Chi altri se non lei avrebbe potuto progettare un contrattacco tanto diabolico ai danni della propria madre?

*

« Moshi-Moshi? Mamochan? »

« Ciao, Usako. Dimmi pure » Sembra che io sia calma. Sembra. In realtà stavo bruciando dalla voglia di gridare “VENGO A CASA TUA A FARE L'AMORE” o qualcosa di quantomeno simile. Per fortuna ho ancora un briciolo di educazione, per fortuna. Grazie, mamma.

« Volevo sapere se avevi voglia di fare una pausa dallo studio. Posso venire da te con un dolce della mamma... O con la Kurisumasu Cake... » Irrinunciabile.

« Vieni pure, ma non c'è bisogno che porti il dolce » Non ha fame, il signorino. « Non ho fame. »

« D'accordo, ci vediamo fra una mezz'ora. »

Domanda: come ci si veste per sedurre il proprio uomo? Insomma, devi metterti anche qualche accessorio o cose simili come se fosse un evento formale? Per essere oneste, comunque, tutta questa roba non l'ho mai capita per cui mi sono detta che una camicia bianca e una gonna invernale avrebbero fatto il lavoro insieme a qualche charm. Insomma, ho sempre sedici anni. Non sono così esperta.

In ogni caso, mi sono sbrigata per evitare che Mamoru cambiasse idea. Avevo paura che potesse riprendere a studiare o quelle cose che i secchioni amano fare. Male. Molto male. Avrei dovuto impedire che scappasse alla trappola da me così diabolicamente tesa. Niente male.

Ovviamente avevo la faccia pulita e senza trucco. Ero stata un po' indecisa sulla terra o altro, ma alla fine penso che sarebbe stato troppo estremo. Mi sono lavata i denti, comunque, furiosamente.

Crema sulla faccia, sulle mani... E pronte.

Mamochan, preparati. Perché sto arrivando!

*

L'ho trovato seduto sul pavimento che studiava in modo amabilmente secchione. Gli occhiali da lettura sul naso e la tuta da casa, con la camicia logora e le maniche arrotolate quasi fino al gomito per essere più comodo.

« Buona vigilia... Mamochan » Ho detto arrivandogli alle spalle -ho le chiavi, anche io so come comparire silenziosamente- e infilandogli le mani sotto la camicia, dedicando al suo collo tutte le mie più delicate e amorose attenzioni. Un uomo generalmente qui si scioglie, in una scala da uno a dieci siamo verso l'otto. È la parte in cui il padre della ragazza non è ancora ai livelli della magnum, ma una botta con mazza da baseball è assicurata. Naturalmente, reazione zero.

Qui non parliamo di uomini, ma di robot.

« Ciao, Usako. » Ciao, tutto qui. Niente di amoroso, niente sorprese di Natale... Zero, Zilch, Nisba. Nada. Che cosa aspettarsi, d'altronde, dall'uomo che quando mi vide nuda con un paio d'ali sulla schiena non fece nemmeno una mossa? Ci vuole molto altro, per sbloccarlo. Ma la vostra Usagi sa che tasti toccare, non preoccupatevi. La scena in cui ci rotoliamo sul tappeto ve la risparmio, siamo d'accordo?

Passiamo al campanello che suona. Non smetterà mai di sorprendermi quando il fato cospiri contro di me, quanto io non riesca a capirlo e quanto soprattutto non comprenda perché lo faccia, visto che è stato lui a mettere insieme me e Mamoru. Sì, è suonato il campanello. Lo abbiamo ignorato del tutto, la prima volta. Non credevo di averlo nemmeno sentito bene, forse era un telefono. Comunque, non avevamo intenzione di fermarci per una stupida... qualsiasi cosa fosse. La seconda volta, il suono è rimasto costante per quasi tre minuti. Sono stata costretta a gridare che dovevo andare io, ad aprire.

La sorpresa peggiore di Natale mi aspettava dietro la porta in forma di mini-stresser con i capelli rosa.

« Chi è, Usako? » La voce di Chibiusa irruppe nel salone mentre mi sgusciava attraverso le gambe.

« Mamochan, Mamochan! » Oh no, non lo farai.

Con i riflessi troppo lenti per il diavolo rosa, ovviamente non dovuti al fatto che mangio troppe patatine e troppo tenpura, ruotai lentamente la testa per vederla dirigersi a braccia spalancate verso il tappeto e verso Mamoru, comodamente seduto con la camicia aperta su di esso. Oh, no.

Mi lanciai in un disperato tentativo di fermarla. Mi lanciai. Davvero. Non ci credete, ma l'ho fatto. Un tuffo da maestra, e le avevo afferrato i piedi abbastanza a lungo per permetterle di inciampare e rovinare poco prima di arrivare a quello che, scommettiamo, era il suo obiettivo.

« Lasciami! » Ho serrato le mani su quelli che, mi sono resa conto successivamente, dovevano essere piedi invisibili per Mamoru, e ho stretto.

« Usako, chi era alla porta? » L'anguilla non da' segni di mollare, comandante. Come trattiamo la situazione? Mi sono dimenata convulsamente sul tappeto. Usagi: zero, Chibiusa: uno.

« N-Nessuno... Nes-OUCH! » L'anguilla è passata al contrattacco, comandante. Usa i pugni! Le ho dato una gomitata netta, e ho udito con piacere un gemito di dolore. Usagi: uno! « Pubblicità. »

Ho continuato a rotolare sul tappeto, il pugno serrato sul mio polso per cercare di tenerla ferma. La disperazione che muoveva le sue piccole membra la rendeva posseduta. Mi sono resa conto di essere totalmente ridicola. Senza gonna. La camicetta mezza aperta. Il polso serrato nel pugno.

« AHAAAA! » L'anguilla non da' ancora segni di cedimento, comandante. Siamo passati ai denti! « Mi sono fatta male al polso... » okay, Chibiusa: due, Usagi: uno. « Vado in cucina a metterlo sotto l'acqua fredda » Non ho guardato con precisione le espressioni di Mamoru, ma posso scommettere sulla miriade di emozioni che ci sono passate sopra. E poi, quelle che sono passate sulla mia.

Ho fissato con orrore la massa colorata che si è riversata nella porta. O-Kay. Ufficialmente fuori gioco. Cinque contro uno. Ovviamente sono state fortunate ad entrare a quel punto. Insomma, immaginate se lui fosse stato già tutto nudo. L'espressione sul viso di Ami, comunque, la raccontava lunga su qualsiasi suo pensiero. Ricordate la storia del figo che già con i vestiti fa venire voglia di.

« Miseria! Non ce la fai a fermarti nemmeno per un secondo?! » È esplosa la voce di Rei, ma dico, è solo il mio ragazzo. Scusatemi. Bah.

« Mamochan! » Ho sussurrato vedendo lo sguardo di apprezzamento di Rei buttandomi subito dopo, anziché nella fessura della cucina -Il polso ancora serrato per tenere ferma la peste- davanti a Mamoru. Oh, insomma, non se ne parla. È per i miei occhi. Punto. Il suo « Cosa c'è? » Mi ha spiazzata. Penso che tutti voi stiate immaginando il seguito. E io non volevo, lo giuro, non volevo, ma lui non vedeva nulla se non una me posseduta, ondeggiante nel tentativo di tenere Chibiusa ferma. Volevo solo mettermi davanti a lui. Ma insomma, io mi lancio sempre fra le sue braccia. Sono sempre sbadata. Sono sempre... Sono scivolata.

Bum.

Esattamente. Addosso a lui. Mamochan mi ha afferrata, ovviamente, ma non prima di aver regalato alle mie amiche una visione meravigliosa delle mie mutande e del mio... ehm. La camicetta, insomma... Lasciamo stare. La principessa della Luna e il principe della Terra, signori e signore! Ho mollato Chibiusa. Le ragazze cercavano ancora di non guardare, mentre la bambina molto più furba si era già gettata su di lui alla stessa velocità. Premetti le labbra su quelle di Mamoru prima che potesse farlo lei, gustando il punto. Usagi: due, Chibiusa: due.

Minako accennò una risata mentre i pugni di bambina si abbattevano a cascata sulla mia testa. Mamoru si è dimenato sotto di me,

« Usako! » Ha rantolato senza fiato.

« Usagichan! » Rise Rei. Le ho fulminate dalla mia precaria posizione, e ho afferrato Chibiusa per un piede rimettendola al tappeto. Ha! Mi sono liberata mano. Mamoru non sembrava avere una goccia di fiato. Provò a raggiungere una posizione più comoda, ma Chibiusa stava tornando all'attacco. Ho sentito la mano di Mamoru accarezzarmi e poi il suo pugno, e poi...

« OH NO NON LO FARAI, ne ho avuto abbastanza! La prossima volta che ci provi voli dalla finestra! » …Sì, è come immaginate. Minako ha preso a squittire una risata estrema. Ami faticava a trattenersi.

« Usako, io... » Mi sono liberata del mostro.

« No, è che... insomma... Un'ape... Lo sai, come sono con gli insetti » Ho inarcato la schiena mentre un nuovo attacco si faceva limpido sulla mia schiena. A quel punto avevo smesso di contare i punti.

« MMMI HAAAA PUUUUUUNTTTTTOOOOHHHHHHIA » Che belle amiche. Nemmeno un po' di supporto. Ripresi la posizione del polso. « Sul polso. Vado a metterci dell'acqua. » Ho trascinato tutte in cucina. Povero Mamochan.

« Che diavolo ci fate qui? »

« Rompiamo il tuo desiderio! » Oh, maledetta. Oh, fortuna. Oh, dei del cielo la prima legge che metterò quando sarò regina sarà NON SI POSSONO FARE FIGLIE FEMMINE CON I CAPELLI ROSA E LA SPICCATA TENDENZA A ROMPERE I- « Usagi, voglio davvero passare il Natale con Mamoru »

Il suo tono mi parve più zuccherato. Quasi gentile. Le concessi la grazia di guardarla. Errore. Grosso, grossissimo errore. Aveva la tristezza negli occhi. L'identica tristezza che avevo avuto nei miei, quando mio padre tornava alla mezzanotte del ventiquattro solo per cadere addormentato, e il nuovo anno non era nemmeno considerabile passarlo con lui. Serrai i pugni. Non cedere.

« Anche io ho diritto, però... Voglio dire, hai idea di quanto io aspetti il momento per... insomma. »

« Insomma cosa? » Lo stupore genuino mi ha quasi fatta ridere.

« Insomma, quella cosa. »

« Quale cosa? » LASCIAMO STARE.

« Stare sola con lui, okay? » È intervenuta Ami, in grazia del signore. Adesso ho quasi la malsana idea di fare un patto con lei. E peggio che peggio, il mio punteggio resta sicuramente basso e il suo sta salendo alle stelle perché, insomma, non riesco a sopportare l'idea che possa essere triste. Usagi, sei una mammona pappamolla.

« Sentite, sentite, facciamo un patto. »

« USAKO, tutto a posto? » Questa era la voce del mio meraviglioso amore.

« Un patto rapido » Ha rimarcato Rei.

« Rapido. Fino a domani. E poi, puff. Rompiamo tutto. » Ho fatto un gesto definitivo con le mani. Definitivo. Si sono guardate tutte per un attimo. Ho temuto il peggio.

« Sembra legittimo » Ha detto alla fine proprio Chibiusa. L'aiuto arriva da chi meno te lo aspetti, eh? D'accordo, d'accordo. Non riesco a fare a meno di volerle bene, okay? Amen. Non vi racconto gli altri commenti ma ho sorriso, e sono tornata di là con le ragazze che trotterellavano al mio fianco, e finalmente, oh, finalmente sono tornata fra le braccia e i mugolii preoccupati del mio Mamoru, tappati dalla mia bocca mormorante.

« Se non ti va oggi, se... »

La luce, le luci di Natale, i suoni di una notte per persone meravigliosamente innamorate come noi ci circondarono. Tutto in una volta mi sentivo formicolare, disorientata, e non avevo più bisogno nemmeno degli charms. Ero felice. Oltre la felicità. Gioiosa! Benedetta! Deliziata! Giubilo! Sublime e... Sentii le sue mani sulla mia pelle. Il mio corpo pregò ancora, e poi... Un'ultima cosa...

« Mamochan? » Ho sussurrato.

« Hmmm? »

« Hai ragione... Non mi va stasera » E l'ho probabilmente scioccato più che se mi fossi dichiarata la Befana in persona. Sollevò la testa, e mi guardò da capo a piedi, con orrore, cominciando a ritrarre le mani centimetro per centimetro...

L'ho fermato. « Mamochan? »

Ha mormorato, come in un dolore mortale. La vendetta è dolce, se la servi fredda. « Sì, Usako? »

« Scherzavo! »

« Ma che! » Mi ha accusata senza riuscire a mettere un soggetto, con sollievo infinito nella voce, mentre mi attaccava di nuovo.

Avevo sempre desiderato una notte di Natale così. E questa più o meno è la storia... Perciò dai, biasimatemi! Dopotutto, sarebbe stato vergognoso rifiutare un patto offerto così, su un piatto d'argento. Un vero spreco.

E adesso, se volete scusarci...

*

Alle nove e quarantacinque del venticinque dicembre arrivo al tempio di Rei.

« Sei in ritardo! » Grida lei come al solito. Saluto Natalizio.

« Omedetou Kurisumasu anche a te, Reichan! » Le rispondo felicemente.

« Ancora un po', e avresti dovuto dire “Anno fortunato” » Aggiunge Ami con un breve sguardo.

« Allora, tutto normale... » Sibila Makoto al mio orecchio. Ridacchio vedendo Mamoru scambiare due parole con Minako.

« Abbiamo fatto contorsioni degne di nota per riuscirci senza farglielo capire » In pratica, per spiegarlo anche a voi, ero salita sul tavolo con la scusa di cacciare una mosca e gli avevo calato Chibiusa in faccia. E dopo aver, dolorosamente, assistito alla terribile scena, l'avevo fatta scendere immediatamente dal lato opposto. Tutto questo con lei avvolta nel cappotto. Insomma, insomma, lei aveva finto poi di essere appena arrivata. Sfida vinta.

« Comunque mi hanno detto che non sei tornata a casa, la notte scorsa » Mi chiede Ami con uno sguardo accusatorio. Io arrossisco, lancio uno sguardo a Chibiusa. È la sua vendetta personale, farlo sapere. Chibiusa: ventidue, Usagi: uno. Mi gratto la testa e sporgo la lingua. Non smentisco, non annuisco.

« Che roba! »

« Avresti dovuto dircelo! »

« Ma guarda! »

« E dicci, dove ha dormito Mamoru? » Faccio segno di chiudermi le labbra e strizzo l'occhio a Chibiusa.

« Sono una tomba. » Decisamente la cosa sbagliata da dire. Cerco di fuggire, ma ci riesco solo dopo molte ore di domande imbarazzanti. Per fortuna Mamoru non ha mai avuto idea dell'argomento della conversazione.

Quando finalmente, dopo che la mezzanotte è passata da un po', mi libero e riesco a rubare un abbraccio a Mamoru, lui lo ricambia con una stretta rassicurante.

« Ti amo, Usako » Mi dice all'orecchio, e so che è vero. Forse non avevo bisogno di un desiderio per capirlo. Lo prendo per mano e lo trascino fuori. Cade ancora la neve, ancora e ancora, un bianco benedetto che copre tutta la strada, e i tetti. Una macchina solitaria è l'unico rumore, perché la neve è silenziosa.

Sorrido, e lo abbraccio ancora, la luna che ci sorride.

« Ti sei divertita, questo Natale? » Chiede.

Io sorrido ancora, se chiamiamo la nostra vita sessuale divertente, allora diciamo...

« Certo! È stato meraviglioso! »

« Di che avete parlato tutto questo tempo, mentre io ero solo con Chibiusa? » Ringrazia solo il nostro patto, peste! Comunque, abbiamo parlato del tappeto e delle tue meraviglie.

« Oh, il solito. Ho detto a Rei che per Natale vorrei un nuovo tappeto per casa mia » Non è una bugia. « A proposito, Mamoru... I miei sono come sempre via per lavoro, in questi giorni, perciò... mi chiedevo... » Mi stringe.

« Sei la benvenuta finché lo desideri » La parola mi fa saltare. « Posso rilassarmi e godere dei tuoi... Poteri seduttivi, no? » Arrossisco, ma non trattengo una risatina. La vita è bella. Natale non è ancora finito e... Forse il Silver Crystal era ancora in tempo a... Aha... Idea...

« Oh, Mamochan, come desidero... » Non mi stava ascoltando, perché improvvisamente la sua bocca è sulla mia e il mio desiderio è tagliato a metà. Oh, beh, diciamo che mi è andata bene.

Che cosa me ne sarei fatta, in fondo, di una petroliera carica di gelato al cioccolato?


...Scommetto che volete anche la morale, eh? Pretenziosi. E va bene. 
Se proprio devi desiderare, fallo in grande!

   
 
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