Guardando
avanti
“Separarsi
è una pena così dolce
che
vorrei dire addio
fino
a domani”
(W.
Shakespeare )
Una
busta pesante e spessa vuol dire che c’è
l’hai fatta. Di contro, una leggera e
sottile significa mi spiace ma non è il candidato che stiamo
cercando. E anche
se, seduta al tavolo della mia cucina, in quella giornata di
metà settembre, la
busta che tenevo fra le mani era spessa, a stento riuscivo a trattenere
il
nervosismo.
Come
ipnotizzati i miei occhi continuavano a scorrere le lettere dorate del
mittente: UNIVERSITA’ DI WASHINGTON 1410, NE CAMPUS
PARKWAY,SEATTLE WA 98195-5852
UNITED STATES.
La
risposta che stavo aspettando era fra le mie mani. L’ultima
università a cui
avevo fatto domanda quasi allo scadere dei termini. A poche settimane
dal
diploma aveva passato pomeriggi interi con Edward
a compilare domande di iscrizioni ai più
svariati college sparsi per il paese, senza credere realmente che ne
avrei
frequentato uno. Mi immaginavo infatti, nei primi anni a venire, troppo
presa
dalla sete di sangue per potermi permettere di frequentare un qualsiasi
campus; Alle mia
compagne di corso avrei dovuto
confidare segreti, non di certo volerle mangiare a colazione.
Ma poi, tutto era cambiato e
decidere del mio
futuro scolastico era tornato importante. Mi resi conto così
che l’università
che avrei voluto frequentare era l’unica a cui non avevo
fatto domanda: l’università
di Washington a Seattle. Non troppo lontana da Charlie e soprattutto da
lui.
Quel lui che, seduto di fronte a me, sbuffava irritato della mia
esitazione nel
aprire quella dannata busta.
“E’
un ora che la stai osservando, Bells e almeno che tu non possieda
qualche dote
magica a me sconosciuta non si aprirà da sola. Te lo
garantisco io, parola di
lupetto – mosse in avanti le dita incrociando medio e indice
e strappandomi
così un sorriso mentre, ancora una volta, mi rendevo conto
di quanto lo amassi.
Il mio Jacob che,
con quel suo modo di
essere spontaneo e solare, era in grado di rendere tutto più
leggero e facile,
facendomi sentire felice - dai a me. Faccio io.”
Con decisione prese la busta
dalle mie mani
tremanti facendo saltare la ceralacca che la sigillava e scorrendo
rapido il
primo foglio al suo interno. Ripresi a mangiucchiarmi nervosamente le
unghie
oramai ridotti ai minimi storici finché non vidi un sorriso
allargarsi sul viso
di Jake. Con due rapide falcate mi fu vicino avvolgendomi in uno dei
suoi
abbracci da orso.
“La
mia ragazza è un genio… Beh lo sempre saputo, in
fondo solo un vero genio
poteva farmi capire gli algoritmi.”
“Vuoi
dire che…”
“Ma
certo, amore sei stata ammessa.”
Sospirai
di sollievo stringendomi forte a Jake mentre una risatina nervosa
usciva dalla
mia bocca. Nascosi il viso contro il suo petto, lasciandomi cullare dal
suono
del suo cuore mentre il mio decelerava i battiti.
“Andrò
al college.”
“Andrai
al college.” Confermò Jacob posando un bacio su i
miei capelli.
Mentre sistemavo una felpa
nell’ennesimo scatolone
che ormai riempivano tutto il pavimento della mia stanza, sentii un
leggero
tonfo dietro di me. Sorrisi prima di voltarmi, sicura di quello che
avrei
visto.
“
Jake – misi su una finta aria indignata puntando contro di
lui l’indice – sai,
potresti anche usare la porta, ogni tanto. Non è decoroso
piombare cosi nella
stanza di una signora.”
Udii
la sua risata roca e poi le sue calde braccia mi avvolsero mentre le
sue labbra
cercarono le mie per posarvi un dolce bacio.
“Certo,
certo. Il problema è che io non vedo nessuna signora
qua.” Un ghigno beffardo
si dipinse sul suo viso ed io lo spinsi via da me offesa. Rise di nuovo
prima
di tornare ad abbracciarmi portandomi seduta sopra le sue ginocchia sul
bordo
del letto.
“Quanto
adoro farti arrabbiare.” sussurro al mio orecchio iniziando a
baciarmi il
collo. Sorrisi e voltandomi, mi sistemai meglio a cavalcioni su di lui.
Catturai fra i miei denti il suo labbro inferiore, mordendolo forte
finché non
lo sentii gemere.
“Così
impari a essere screanzato, sciocco lupo. E non dire che
l’hai trovato
eccitante.”
“Cavolo
mi conosci bene ormai.” Mi
passò una
mano dietro la nuca sfiorando il mio naso con il suo.
“Puoi
dirlo forte, amore” confermai mentre le sue mani, scese ad
accarezzare i miei
fianchi, stringevano di più la presa sollevandomi da lui e
rimettendoci così
entrambi in piedi.
Lo
osservai muoversi nervosamente per la stanza avvicinandosi ad uno
scatolone
aperto sopra la scrivania. Ne tirò fuori una foto
incorniciata osservandola
assorto. Una nostra foto, io e lui che sorridevamo attorno ad un
falò a Firsth
Beach. Mi avvicinai
prendendo la cornice
dalle sue mani e rimentendola apposto. Mi osservò a lungo
senza parlare. Le mie
guance presero a colorarsi di rosso, come ogni volta che le sue irridi
nere
scrutavano dentro di me. Portai una ciocca di capelli dietro
l’orecchio
cercando di porre fine al suo silenzio.
“Che
c’è Jake?” Accarezzò il mio
viso stringendo il suo corpo contro il mio.
“Mi
mancherai, Bells. Mi mancherai tremendamente. Avevo giurato che non te
lo avrei
detto ma… scusa. Sono felice per te davvero, solo che non
è facile.”
“Mi
mancherai anche tu e anche per me non sarà facile ,ma
è solo Seattle, sono…”
“
300 Km e 45 metri per essere precisi.” Lo guardai incerta
prima di continuare.
“Lo
ammetto non sono pochi ma dubito che tu mi verrai a trovare in macchina
no?- alzai
un sopracciglio fissando la sua reazione, un sorriso incerto si allargo
sul suo
viso poco prima imbronciato- insomma,
quanto mai potrà metterci un grosso e veloce lupo a coprire
quella distanza?”
“Poco
più di un ora, ho controllato ieri”
“Jake…”
“Che
c’è?” Plasmò il suo viso con
l’espressione più angelica possibile e
tornò ad
unire le sue labbra alle mie. Soffiai divertita contro la sua bocca.
“Sei
impossibile.”
“E
tu mi ami anche per questo.”
“Come
siamo sicuri, e se…”
“Stai
zitta ora, Bells” Mi disse con voce roca senza staccare le
nostra labbra e
iniziando a camminare verso il letto finché le mie ginocchia
ne trovarono il
bordo. Portò
una mano sulla mia schiena
aiutandomi nella discesa verso il materasso. Quando fui quasi del tutto
sdraiata feci leva sui comiti spingendomi fino a toccare il cuscino e
aprii
leggermente le gambe per permettere a Jake di posizionarsi meglio sopra
di me.
Le sue labbra ricoprivano il mio viso di baci per poi scendere ad
accarezzare
con la lingua il mio collo. Le sue mani calde si insinuavano sotto la
mia
maglietta accarezzando la mia pelle fino a sfiorare i bordi del
reggiseno.
Schiacciata sotto il suo possente corpo inarcai appena la schiena in un
chiaro
invito che Jack colse al volo. Afferro i bordi della mia maglietta
facendola scivolare
lungo il mio corpo fino a privarmene. Mi guardò qualche
secondo estasiato prima
di riprendere a giocare con le mie labbra mentre sbuffava leggeri
gemiti al passaggio
delle mie mani, sui suoi addominali scolpiti. Ben presto anche la sua
maglietta
scivolò via, seguita poco dopo dai nostri pantaloni. I
nostri corpi accaldati
erano stretti l’uno a l’altro. La sua lingua
seguiva la spallina del mio
reggiseno che scivolava sempre più giù lungo il
mio braccio. Sapevo che ben
presto, entrambi avremo perso il controllo. Rapidamente invertii le
nostre
posizioni mettendomi sopra di lui e risistemando le spalline. Jake
sospirò
baciando la mia fronte dolcemente e mettendosi seduto. La schiena
appoggiata
alla spalliera mentre io, in ginocchio sul materasso, mi stringevo a
lui.
“Ti
amo.” gli sussurrai a l’orecchio. Sapevo che Jake
era la persona giusta. Non
avevo alcun dubbio a riguardo dopo tutto quello che avevamo passato per
diventare un noi. Ma qualcosa continuava a frenarmi nel compiere
“il grande
passo”: una paura irrazionale e assurda che lui
però, riusciva sempre a
comprendere. Non mi sforzava, rispettava i miei tempi e insieme
scoprivamo
lentamente sempre qualcosa in più.
“Ti
amo anche io e prima o poi mi farai impazzire, lo sai vero?”
risi nascondendo
il mio viso contro il suo petto per celare il rossore sulle mie guance.
Lui mi
tenne stretta a se in quella posizione per alcuni minuti prima di
tornare a
sdraiarsi con me sopra e allungando la coperta ad avvolgere entrambi.
“Jake
a che mi serve la coperto se ho te?” Gli chiesi guardando i
suoi occhi. Lui
corruccio le sopracciglia pensandoci per qualche secondo.
“Ti
abitui per quando sarai a Seattle” affermò infine.
“Già,
solo più due notti.” sospirai posando un lieve
bacio sul suo petto.
“Ancora
due notti vorrai dire - mi corresse lui, riprendendo a divorare con
passione le
mie labbra- vuoi che ti faccia vedere quante cose si possono imparare
con ancora
due notte tutte per noi, Bells?”
Disse tornando ad esplorare
con la lingua ogni
centimetro del mio corpo. Lasciai che i miei gemiti mal gelati
rispondessero
per me. Sì, decisamente avevo voglia di scoprirlo.
Note
autrice
Ed eccomi di ritorno con un'altra Jake/Bella. Sempre facente parte
della serie
semplicemente amarsi.
Questa coppia è troppo irresistibile per me e
così la mia fantasia vola senza
controllo e questi sono i risultati. Spero che vi piaccia e che
vogliate farmi
sapere il vostro parere.
A presto care lettrici con una nuova storia.