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Autore: Hi Fis    06/01/2012    4 recensioni
One- shot speculare e complementare alla mia precedente "Seconds", anche se con ben diversi protagonisti, dato che descrive la relazione fra il comandante Shepard e Garrus, ambientata dopo l'esito del DLC "L'avvento".
Non è connessa ad alcun altra storia/ raccolta sul comandante Shepard.
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa one-shot vuole essere la versione speculare alla mia precedente "Seconds", ovvero presenta un triangolo amoroso, con Shepard come centro, in cui il vecchio e il nuovo partner si incontrano.
Non è necessario aver letto "Seconds" per comprendere questo pezzo, dato che entrambi sono stand- alone. Date però le evidenti differenze fra il personaggio di Ashley Williams e quello di Kaidan Alenko (anche se ME2 le assottiglia molto in questo senso) non aspettatevi uno svolgimento simile a quello di "Seconds".
Nel testo sono presenti una manciata di termini il cui significato può risultare oscuro, ma che ho trovato necessari per la stesura: mi sono permesso di bollarli con un asterisco e spiegarli nelle note in fondo, che spero leggerete.
Buona Lettura!



Xanatos Gambit

Kaidan Alenko è un maniaco del controllo.

Il tenente non appartiene però alla tipologia consueta degli uomini che soffrono di questa mania: Alenko non ha il compulsivo bisogno di controllare tutto ciò che lo circonda; anzi, è esattamente l'opposto. Kaidan Alenko è infatti, un maniaco ossessivo dell'autocontrollo: una parte di lui è da sempre terrorizzata al solo pensiero di cosa accadrebbe se perdesse il dominio delle proprie azioni anche solo per un attimo. Per questo, il tenente è una di quelle persone che non si sistema la giacca solamente prima di uscire: Alenko controlla il suo aspetto anche mentre si trova nella cabina dell'ascensore, nella vana ricerca del dettaglio, che magari gli è sfuggito durante il precedente, e scrupoloso, scrutinio. Il tenente è anche una di quelle persone che, quando sfoggia abiti civili, controlla il proprio aspetto in ogni superficie riflettente: non per vanità, ma perché la certezza di avere un aspetto pulito e in ordine gli dà la confidenza necessaria per affrontare quella quieta illusione che gli altri possono permettersi di chiamare normalità.
Alenko, per quanto spesso possa volere il contrario, non è mai stato una persona normale: Il vestire abiti puliti e stirati, l'essere sempre pettinato, con la piega di capelli sistemati col righello, non è semplicemente la conseguenza di una vita spesa nei ranghi dell'Alleanza, e la ragione di questa sua ossessione va da ricercarsi nel motivo per cui Kaidan, anche nel momento in cui cammina per le vie di Vancouver intabarrato nel suo miglior completo da civile, difficilmente si sente umano.

Kaidan Alenko è infatti un biotico, un biotico umano. Questo significa che, disseminati nel suo tronco encefalico, vi sono dei noduli di cellule nervose aggrovigliate attorno alle particelle infinitesimali di quell'elemento capace di influenzare la gravità: l'elemento zero. Nel suo stato naturale, l'elemento zero è contemporaneamente la chiave per i viaggi a velocità superluminari e una potente tossina, in grado di erodere l'apparato nervoso di ogni essere vivente con cui entri in contatto, Asari esclusi.
E l'unico modo in cui qualcuno possa sviluppare capacità biotiche è proprio l'esposizione all'eezo.
Nella specie umana, le statistiche compilate a seguito del 2153 riportano come nel novanta per cento dei casi, l'esposizione prenatale all'elemento zero conduca alla morte prematura del feto. Nel restante dieci per cento dei sopravvissuti, nove volte su dieci il soggetto muore a causa dell'insorgenza di tumori al cervello prima di raggiungere la pubertà: solo nell'un per cento dei casi si ottiene un biotico umano formato, che deve poi essere addestrato a controllare i propri poteri, sia per salvaguardare l'incolumità delle altre persone, che la propria.

Come si può immaginare, Kaidan non ha avuto una vita facile: passare la propria adolescenza a cinque miliardi di chilometri dalla Terra a farsi trattare come una cavia da laboratorio tende ad influire molto sulla formazione di una persona: specie se, come Alenko, si è costretti ad uccidere il proprio istruttore per autodifesa, usando gli stessi poteri che ti sono stati impietosamente inculcati durante il programma.
Alenko ha però superato tutto questo: nonostante l'autocontrollo ferreo che si è dovuto imporre, è riuscito ad andare oltre ed a entrare nell'Alleanza che lo ha accolto a braccia aperte, ben conscia del suo potenziale come soldato di prima linea. Dopo quasi quindici anni, Alenko rappresenta per l'Alleanza uno dei suoi soldati meglio riusciti: anche dopo averlo equipaggiato con un amplificatore biotico L2, il più potente e contemporaneamente instabile modello disponibile allora, Kaidan è rimasto un soldato di carriera affidabile e di alte qualità morali. Una persona che non importa dove o come, sarebbe sempre riuscita a mantenere il controllo. Anche Kaidan aveva creduto in questo, almeno fino a quando non si era imbarcato sulla Normandy SR-1, dove molte delle sue certezze erano finite in pezzi. Prima di incontrare il comandante T. K. Shepard, Alenko poteva contare sulle dita di una mano il numero di volte in cui aveva perso il suo ferreo autocontrollo; mentre dopo... bé, dopo le cose non erano più state le stesse.
 
La prima impressione che il tenente aveva avuto del suo nuovo comandante era stata simile ad un impatto.
Kaidan conosceva, per averle sperimentante sulla propria pelle, le trappole del supporre: supporre di conoscere una persona solo per averla vista in un notiziario o per averne letto un incompleto stato di servizio, era miope arroganza. E T.K. Shepard era tutto fuorché il tipico, quadrato ufficiale dell'Alleanza: non che non fosse un comandante eccellente, ma fuori servizio o durante i pasti, T.K. Shepard, per esempio, sapeva ridere.
Per Kaidan era stata una rivelazione: scoprire che il comandante Shepard sapeva ridere anche con i suoi subordinati, insultando a gran voce l'ingiustizia universale che sembrava favorire Saren, e conservando allo stesso tempo la sua magnifica predisposizione  mentre prendeva di petto le difficoltà che la galassia sembrava gettare loro addosso senza riserva; aveva ricordato a Kaidan cose a cui da molto non rivolgeva attenzione, come la semplice felicità che risiede nello stare in compagnia di amici, o il sorriso seducente di una donna.
T. K. Shepard, prima di diventare l'icona dell'Alleanza che tutti conoscevano e ammiravano, era cresciuta sulla Terra, letteralmente in mezzo alle strade di Houston, facendo una vita ben diversa da quella di qualunque sua altra coetanea, una vita... molto meno che edificante. Eppure non lo dimostrava: T.K. non era una donna cinica o disillusa:
"Bisogna avere una sana predisposizione alla felicità Kaidan, altrimenti ci si perde le cose belle della vita." gli aveva detto una volta.

E l'adorazione che Kaidan nutriva per l'eroina di Elysium si era lentamente trasformata in rispetto e poi in amore incondizionato, rivolto all'unica donna che lo facesse sentire umano: Texas Khukuri Shepard, dixie* come il suo cappello da cowboy e il bacon fritto che mangiava a colazione.
L'unica donna che fosse riuscita a rompere il suo freddo autocontrollo e a ricordare a Kaidan cosa volesse dire essere un uomo come gli altri, né più né meno.


E poi... poi era arrivata quella missione maledetta, che aveva spazzato via tutto ciò che il tenente aveva  riscoperto, assieme alla donna che amava.
La donna che non era riuscito a proteggere: quante notti insonni aveva passato, in compagnia di una bottiglia e di una vecchia foto, sperando di risvegliarsi e ritrovare ciò che il destino gli aveva tolto. Non era mai successo ovviamente e, col tempo, Kaidan aveva smesso di sorridere: il tenente si era imposto nuovamente il freddo autocontrollo con cui filtrava il mondo esterno, trovando nelle regole e nelle norme, e nello stilare i rapporti, non la pace, ma almeno un senso di appartenenza.
Kaidan se l'era fatto bastare: dove altro sarebbe potuto andare d'altro canto? Le regole e l'Alleanza erano l'unica cosa che conosceva; in verità, l'unica cosa che volesse conoscere: tanto meglio se la stessa Alleanza distorceva tutto ciò che Shepard aveva fatto. In questo modo, Kaidan non aveva più qualcosa che rischiasse di fargli perdere nuovamente il controllo così faticosamente riconquistato.
Ma dopo Horizon... Kaidan aveva cominciato a passare le giornate chiedendosi: e se... ?
L'eterna domanda che Shepard aveva imparato a non farsi mai.

Rivederla due anni dopo era stato come... Kaidan ancora non riusciva ancora a razionalizzare cosa era stato per lui: quando stava cominciando a tornare tutto al proprio posto, all'interno di confini misurabili e facilmente prevedibili, Shepard era tornata e aveva portato nuovamente l'incertezza nella sua vita. Era stato come tornare nell'abisso e nel rimorso, e questa volta c'erano i dubbi: chi, cos'era diventata, ciò che una volta era stata la sua Shepard?

Kaidan osservò il suo riflesso nella vetrina di un ristorante: vide un uomo stanco e incerto e non gli piacque per nulla. Le cose che non riusciva a controllare non gli piacevano mai molto.
Inspirò ed esalò, raddrizzando le spalle e osservando l'alone che si formava sulla vetrina: lasciarsi andare non era una cosa che potesse più permettersi di fare.
Kaidan riprese a camminare, massaggiandosi distrattamente la tempia sinistra: sembrava che stesse arrivando una nuova emicrania, lo scotto che pagava per essere un biotico L2, oltre alle occasionali cariche statiche che doveva rilasciare ogni tanto.
Dopo quasi sei mesi, ancora non riusciva a togliersi dalla mente il loro incontro su Horizon: non era una sorpresa che dopo quel loro scontro e le parole piene di rabbia che le aveva rivolto, alla fine le avesse mandato una lettera alimentata dal rimorso, complice anche il coraggio liquido che aveva trovato sul fondo di una bottiglia di bourbon.
Anche allora non aveva avuto il coraggio di affrontarla di persona.
Quella lettera... non era ubriaco quando l'aveva scritta, ma un po' alticcio di sicuro, altrimenti avrebbe meglio confezionato il suo pensiero. Mandarla a Shepard era stata forse una vigliaccata, ma col rischio che le loro strade non si incrociassero mai più, Kaidan doveva scriverle, se non per altro, almeno per fare un po' di chiarezza fra di loro.
La risposta l'aveva lasciato ammutolito: se ancora aveva  dei dubbi dopo Horizon, la risposta alla sua lettera gli aveva tolto qualunque incertezza potesse ancora avere sull'identità di quella donna. Camminando, Kaidan accese il suo omnitool, rileggendo ancora una volta quelle righe: il file era composto da due parti. La prima era quella scritta da Kaidan, riprodotta fedelmente parola per parola.
Il tenente credeva che Shepard l'avesse trascritta a memoria, piuttosto che copiarla. Non sapeva come facesse a saperlo, ma ne era convinto:

Shepard,
Mi dispiace per quello che ho detto su Horizon. Ho speso gli ultimi due anni a cercare di rimettere insieme i pezzi, dopo che tu sei scomparsa con la Normandy.
Mi ci è voluto un sacco di tempo per andare oltre il mio senso di colpa per essere sopravvissuto e andare avanti.
Alcuni miei colleghi mi avevano perfino convinto ad uscire con una dottoressa sulla Cittadella. Niente di serio, ma sto cercando di rifarmi una vita.

Poi ti ho visto, e tutto mi è precipitato addosso. Tu eri di fronte a me, ma stavi con Cerberus. Credo di non sapere più chi siamo veramente.
Ricordi ancora la notte prima di Ilos? Quella notte ha significato tutto per me... forse per te non è stato lo stesso.
Sono cambiate un sacco di cose in questi ultimi due anni, ma io non riesco a dimenticare.

Ti prego, stai attenta. Ho visto morire troppe persone a me care- Eden Prime, Virmire, Horizon... la Normandy. Non potrei sopportare di perderti un'altra volta.
Se tu se ancora la donna che ricordo, so che troverai un modo per fermare gli attacchi dei Collettori. Ma Cerberus è troppo pericoloso per potersene fidare.
Stai in guardia.

Quando tutto questo sarà finito... forse... Non so. Sta attenta.

-- Kaidan.



Questa era stato il meglio che era riuscito a fare, nel cercare di convertire il miscuglio confuso che provava in quel momento, ebbro del vile liquore.
Shepard invece aveva dovuto essere molto lucida quando aveva scritto la sua risposta, che seguiva dopo appena una linea di spaziatura:

Kaidan,

FUCK YOU.

--T. K. Shepard.

P.S. Grazie per i ricordi.

Dopo aver letto quella risposta, Kaidan aveva coscientemente deciso, per la prima volta in vita sua, di ubriacarsi e al diavolo le conseguenze.

***

Vancouver è la città che ospita sulla Terra la sede principale dell'Alleanza: è un grande onore, che la città porta con orgoglio. All'alba del 2186, Vancouver è una metropoli nel senso più moderno del termine, ricostruita con canoni umani e alieni assieme. Una città che permette ad ogni senziente di trovarsi a proprio agio: tutti gli stranieri, non importa la specie e la provenienza, trovano un'accoglienza tutta umana pronta a prendersi cura di loro.
Detto questo, un Turian in un Wac'Donald è comunque una vista poco consueta anche per gli standard straordinari di Vancouver: e, tuttavia, nessuno osa avvicinarsi all'alieno. Sarà perché è più alto di ogni uomo presente nel locale, sarà per la cicatrice che ha in faccia, che rende il suo volto ancora più spaventoso, o magari sarà per l'impugnatura della pistola che sporge da una fondina dall'aspetto vissuto. O magari, è per quell'aria da ammazzasette che emana col semplice sguardo, simile ad un cartello esposto sopra la testa, con la scritta lampeggiante: "Non createmi grane o altrimenti... ".
Tuttavia, nonostante l'aspetto da killer, il Turian si comporta come ogni persona normale farebbe, facendo con calma la fila al bancone, mentre tutto il locale rimane in silenzio, gettando ogni tanto timide occhiate allo straniero. Il Turian non si accorge, oppure è ben felice di ignorare, la tensione che gli altri clienti emanano, accontentandosi per il momento di rimanere civilmente in fila.
Quando finalmente giunge il suo turno, mai troppo presto per quelli che gli sono davanti, il ragazzino dietro il bancone sta sudando, è non è certo per le friggitrici con cui lavora.
"...De... Desidera?". Il Turian non risponde subito, limitandosi a scrutare l'elenco dei cibi disponibili esposto sopra il bancone: dopo alcuni istanti di teso silenzio, Garrus Vakarian pronuncia le fatidiche parole che tutti stanno aspettando.
"Un doppio cheeseburger con doppio ketchup, per favore. Da portar via."
Il capitalismo non conosce pudore, così, per quanto strano possa sembrare, Garrus viene servito puntualmente: l'insalubre cibo viene inscatolato, imbustato e posto sul bancone in rapidi gesti collaudati.
"Prende anche qualcosa da bere?" chiede il ragazzo del bancone, mentre ormai la tensione trasuda da ogni suo poro.
"Una coca grande con ghiaccio. Diet?" Pronuncia l'alieno con una strana inflessione della voce, incerto su come sillabare le strane parole che non appartengono alla sua bocca senza guance.
Il ragazzino dietro il bancone annuisce così rapidamente che per un momento Garrus teme gli si sviti la testa.
Quando anche il bicchierone enorme è al sicuro dentro la busta in carta biodegradabile, Garrus è forse il più felice di tutti di pagare i tre crediti di spesa e uscire, tenendo negli artigli la busta fumante e odorosa di grasso e pane caldo.
Essendo i Turian i carnivori per eccellenza di Palavan, l'odore di carne, per quanto aliena, gli fa venire fame: così, sulla strada del ritorno, Garrus si ferma a compare uno spiedo a base destro DNA, di un animale che i terrestri hanno soprannominato "brontopollo", essendo incapaci di pronunciare le strane sillabe aliene.

Ed è con il sacchetto sottobraccio e lo spiedo nell'altra mano che Garrus incontra la persona che meno vorrebbe vedere in tutta la galassia: Kaidan Alenko, che ha appena finito di osservare il suo riflesso in una vetrina.

I Turian sono una specie predatrice, e questo si può facilmente comprendere osservando le loro caratteristiche anatomiche: occhi frontali, con una capacità visiva molto superiore a quella umana, postura digitigrada, conseguenza di meccanismi predatori basati sullo scatto e la velocità, e artigli affilati sia alle mani che ai piedi. I Turian sono senza dubbio più simile ad un agile lupo, che al gorilla: gli umani hanno invece udito e olfatto più acuti di quelli di un nativo di Palaven e meccanismi di lotta basati sulla resistenza e sulla forza, data anche la massa muscolare maggiore che in media un essere umano possiede. I Turian, invece, hanno una pelle spessa che li difende dalle radiazioni, mentre gli esseri umani hanno ossa più dense: e per fortuna, o Kaidan Alenko avrebbe dovuto farsi costruire un cranio nuovo.


Turian e Umano esitano un momento, osservandosi a vicenda, Kaidan con le mani infilate nelle profonde tasche del suo cappotto e Garrus occupato a masticare il suo spiedino. Di tutte le persone che il tenente conosce, e non sono molte, Garrus è l'ultima che si aspetti di incontrare a Vancouver: Alenko sta quasi per salutarlo, con un misto di curiosità e stupore, ma il Turian è più rapido. Prima che l'uomo possa parlare, Garrus osserva di sbieco il sacchetto con la grande "W" rossa sotto il suo braccio, lo spiedino che tiene in mano e infine di nuovo Alenko: in quattro passi gli è sopra, e la sua fronte scagliosa si abbatte su quella dell'umano più basso.
"MPHOPA!" è tutto quello che Kaidan riesce a dire, tenendosi il naso con una mano, mentre l'altra rifulge dell'aura azzurra dei suoi poteri biotici.
Garrus non lo attacca di nuovo, però: si limita a d osservarlo dai suoi quasi due metri di altezza.
Quando le stelle smettono di giragli attorno alla testa, Kaidan si alza in piedi ancora un poco malfermo sulle gambe, fissando il Turian dritto negli occhi e pretendendo una spiegazione per quel gesto:
"Avremmo potuto passare mezz'ora a discutere, Kaidan. O forse anche di più. Ma alla fine saremmo arrivati senza dubbio a questo, e non ho voglia di perdere tempo con te." dice l'alieno con una calma innaturale . Dopo di che, Garrus semplicemente supera Kaidan, il sacchetto stretto sottobraccio e lo spiedo di nuovo in bocca, mentre il capannello di persone loro attorno gli fa prontamente largo.
"Non farlo Kaidan." pensa il Turian: "Non farlo."
Ma Kaidan non ascolta quella preghiera silenziosa:
"Stai andando da lei, non è vero?"
Come se non sia ovvio, pensa Vakarian: i Turian non possono mangiare levo- burger.
Garrus non risponde, non subito almeno: poi si limita ad agitare il sacchetto di carta cha porta sottobraccio. Tutto lì: non si volta ne dice altro.
Quindi riprende a camminare, con Alenko che lo segue a dieci passi di distanza, tenendosi il naso in una mano: il mal di testa gli è passato, però.

***

Le guardie di ingresso non fanno resistenza vedendoli passare: Kaidan immagina che anche Garrus, così come lui stesso, debba essere un volto noto per l'Alleanza.
il silenzio tra di loro rimane inalterato anche mentre si infilano nella cabina dell'ascensore, che li conduce agli ultimi piani della sede centrale dell'Alleanza sulla Terra: per Umano e Turian il viaggio è decisamente troppo lungo, complice la compagnia e il desiderio di arrivare in fretta alla meta.
Il campanello registrato che annuncia l'arrivo al sessantottesimo piano è accolto da entrambi con un sospiro di sollievo.

Uscito dall'ascensore, Garrus imbocca con decisione il corridoio nord dell'edificio, seguito come un'ombra da Kaidan. A mano a mano che procedono, le persone che incontrano, già poche, diventano sempre più rare: il tenente ci mette poco a capire il perché.
"Quanto è grande la zona cuscinetto?"
"Quattro livelli." sibila Vakarian.
Kaidan annnuisce: per contenere in sicurezza T.K. Shepard non basta rinchiuderla in una stanza. Si deve come minimo sgomberare qualche piano, riempiendoli poi di guardie armate e personale addestrato e fidato, sperando, pregando, che il comandante Shepard mantenga l'umore collaborativo con il quale, dopo Bahak, si è messa nelle mani dell'Alleanza.
In caso contrario... non si sarebbe potuto fare altro che togliersi di mezzo: dopotutto non si ferma una maremoto con un fiammifero.
La meta di Garrus è una porta in fondo al corridoio, presieduta da una singola guardia armata il cui compito non è quello di impedire a Shepard di uscire, ma a qualcuno di indesiderato di entrare.
"Vega." 
"Vakarian."
Alenko osserva bene la sentinella: Vega è un nome che non gli è nuovo, ma le sue proporzioni da linebackers*1 professionista non gli fanno scattare alcun campanello nella mente, complice anche forse la testata ricevuta meno di venti minuti prima.
"Di che umore è?" chiede Garrus.
Vega sorride appena, massaggiandosi il collo taurino:
"Mi ha appena spillato seicento crediti ai dadi. Quindi spero buono."
Garrus si esibisce anche lui nell'equivalente di un sorriso, aprendo appena le sue mandibole:
"Te l'aveva detto di non giocarci mai assieme."
"Solo sfortuna." risponde Vega.
Garrus scosse la testa: se quell'umano si illudeva che Shepard fosse fortunata, si sbagliava di grosso. Poiché il comandante era cresciuta sulle strade infatti, il gioco d'azzardo era uno dei mezzi con cui aveva imparato a sopravvivere: Vega doveva ritenersi fortunato che gli avesse spillato solo seicento crediti e non l'avesse lasciato in brache di tela.
Poi il Turian volta appena la testa verso Kaidan, come se si accorgesse solo in quel momento della sua presenza:

"Cerca solo di rimanere in silenzio fino a quando non avrà finito di mangiare."
Alenko fissa attentamente Garrus, ma poi si limita ad annuire.
"Lei sarebbe, signore?" chiede Vega ad Alenko, con una voce piena di preoccupazione.
"Tenente Kaidan Alenko, Specialista Tattica e Ricognizione della Cittadella."
"Ma certo signore, mi scusi, non l'avevo riconosciuta."
"Lascia perdere il signore." afferma con voce stanca il tenente, indicando con un gesto le medagliette di Vega, che sporgono sul suo petto muscoloso: "siamo quasi parigrado, e non sono in servizio in questo momento."
Vega guarda Garrus, che si stringe nelle spalle, e poi attiva il suo comunicatore:
"C'è Vakarian e Alenko che desiderano vederla ma'am*2."
Vega annuisce rapido un paio di volte, prima di chiudere il ricevitore:
"Entrate." dice, premendo il pulsante di apertura.
E Kaidan segue Garrus nell'antro della bestia.

***

La prima cosa che Kaidan notò fu il caos sistematico che riempiva la stanza: Shepard era l'unico ufficiale che il tenente avesse mai incontrato a essere così... disordinata. Era un vero miracolo che trovasse qualcosa nel casino che riempiva la stanza. Al centro della stessa, Shepard, di spalle all'entrata, sedeva stravaccata su una poltroncina, una gamba spenzolata da sopra uno dei braccioli e un cappello da cowboy calcato in testa, che ne nascondeva completamente i capelli che Kaidan sapeva essere di una sfumatura del rosso ruggine.
Prima che Kaidan o Garrus possano dire qualcosa, una nota di chitarra si diffonde nell'aria, mentre il comandante Shepard esegue, non senza una certa grazia, una melodia ormai dimenticata, che risale all'epoca della guerra tra Nordisti e Confederati.
Il suono delle corde, solo d'accompagnamento, segue le parole che il comandante Shepard canta, e che fanno così:

Oh, I'm a good ol' rebel,
Now that's just what I am.
And for this Reaper nation,
I do not give a damn.
I'm glad I fought a gan' 'um,
I only wish we'd won.
I ain't ask any pardon for anything I've done.

I hate the Reaper nation, and everything they do...

Kaidan è distratto momentaneamente da Garrus, che si sistema un visore tattico sul volto in tutta fretta.
Alenko non sa perché, ma è certo che Vakarian stia registrando il comandante mentre canta:

...I road with Jeff Moreu,
for two years thereabout.
Got wounded in four places,
And I starved at point lookout.
I caught the Romatism,
Dying in the snow.
But I killed a chance of Reapers,
And I'd like to kill some more.

3 hundred thousand 'tarians
Is stiff in cosmic dust.
We got 3 hundred thousand
Before they conquered us.
They died of Reaper Fever
And Reaper steel and shot
I wish there were 3 million
Instead of what we got...

Sembrava proprio che dopo la sua dipartita, Shepard avesse trovato del tempo per apprendere nuovi talenti.

I can't pick up my musket
And fight 'um down no more
But I ain't gonna love 'um
Now that is certain for sure.
And I don't want no pardon
For what I was and am.
I won't be reconstructed
And I do not give a damn


Oh, I'm a good old rebel,
Now that's just what I am,
And for this Reaper nation,
I do not give a damn.
I'm glad I fought a gan' 'um,
I only wish we won.
I ain't asked any pardon for anything I've done.
And I ain't asked any pardon... for anything I've done."
*3
(Hoyt Axton- I'm a good ol' rebel.
Canzone Confederata)

Finita la canzone, Garrus si avvicinò alla poltroncina, sporgendosi da sopra sul comandante Shepard, che allungò la mano per spegnere il visore tattico di Garrus:
"Se finisce su Extranet, Turian, ti accorcerò le frange."
Garrus finse di rabbrividire: nella sua specie, le frange cartilaginee che sporgono dal retro della testa sono l'unico segno che permetta di distinguere a prima vista i maschi dalla femmine. Fra i Turian sono simbolo di mascolinità e virilità: intimidire di accorciarle è come minacciare di castrare un essere umano.
"Credi che abbia desideri suicidi?" bisbigliò Garrus, senza preoccuparsi di star mostrando il culo a Kaidan.
"Credo proprio di sì: Omega, il portale di Omega 4, per non parlare del fatto che hai esplorato un Razziatore dall'interno..."
"Ero in buona compagnia." commentò il Turian, facendo dondolare da sopra la testa di Shepard il sacchetto con la grande "W" rossa.
"Cos'è?" chiese Shepard, prendendo la busta ancora calda dalle mani del Turian.
"Il tuo preferito."
Il rumore di carta stracciata e di mandibole al lavoro sostituisce rapidamente quello della chitarra, ora poggiata a lato della poltroncina. Mentre Shepard affonda i denti nell'insalubre panino stratificato (pane, ketchup, carne, formaggio, ketchup, carne, formaggio e cetriolini, pane), Garrus e Kaidan si mettono comodi sugli altri divanetti nella stanza, osservando il cappello di Shepard fare su e giù al ritmo delle sue mandibole. Né Kaidan né Garrus hanno fretta, per cui il comandante ha tutto il tempo di mangiare la sua porcheria in pace, passando ai tre quarti di litro di coca diet quando il panino è finito.
Solo allora il comandate si volta, facendo girare la poltrona e osservando i due uomini nella stanza.
"Grazie, Garrus."
Kaidan non sa perché, ma è convinto che Shepard non si riferisca al panino. Preferisce però rimanere in silenzio, mentre Garrus si limita ad annuire.

Poi Shepard si sporge in avanti, lasciando cadere a terra il suo cappello da cowboy e pescando dalla fondina dietro la schiena una specie di machete ricurvo, un coltello folkloristico che porta sempre con sé e da cui prende il suo secondo nome: un Khukuri*4.

Essendosi cresciuta da sola, Shepard aveva avuto il compito di scegliersi un nome con cui farsi conoscere sulle strade: non essendo mai stata una persona particolarmente fantasiosa, aveva scelto il nome dello stato in cui bene o male, stava crescendo: Texas. Con questo nome era divenuta nota tra le bande e rispettata, sopratutto per la sua eccezionale dimestichezza con le armi da taglio e quelle da fuoco, che la rendeva un elemento prezioso per la banda della decima strada, allora solo un'accozzaglia di orfani e poveri che usavano mezzi illegali per procurarsi di che vivere.
A circa quindici anni, Shepard aveva provato a rapinare un piccolo asiatico al mercato, minacciandolo con un coltellaccio: il piccolo asiatico, con una calma inusuale, si era rivelato un ex soldato dell'Alleanza di origine nepalese, che l'aveva poi disarmata e spedita all'ospedale con un solo calcio.
Per far breve una storia lunga, Shepard l'aveva cercato, inizialmente per prendersi la sua vendetta: nessuno poteva permettersi di prendere a calci Texas in pubblico e farla franca. Ma dopo l'ennesimo agguato fallito, il piccolo nepalese l'aveva presa con sé, insegnandole tutto quello che sapeva sul combattimento dei marine, e dando a quella ragazza selvaggia una sorta di educazione civile, compreso come mangiare con i bastoncini. Da lui, Shepard aveva ereditato due cose, che non l'avevano mai abbandonata: l'onore del soldato e il culto del coltello kukri, incluso come forgiarlo fondendo le sospensioni a balestra di vecchi mezzi militari in disuso.
Non è strano pensare quindi che quando il piccolo nepalese era morto di cancro quando Shepard aveva diciotto anni, lei avesse deciso di arruolarsi il giorno dopo.
E ora, donna adulta e temuta che si era fatta un nome con le sue imprese da eroina, Texas Khukuri Shepard portava sempre con se il suo Kukri di cinquanta centimetri, con l'impugnatura di sughero e il pomolo a forma di rododendro, il fiore simbolo del Nepal.


"Salve, Alenko." disse Shepard, sporgendosi sul bordo del divano, mettendo in mostra le braccia muscolose e i tatuaggi che le ricoprivano: un'ala azzurra sulla spalla,  un rododendro sull'altra ed un uroboro attorno al polso sinistro.
Kaidan si soffermò un attimo sui tatuaggi, eseguiti sicuramente da una mano esperta anche se colorati con le tinte povere tipiche delle carceri. Poi risalì la spalla, incontrando il volto a forma di cuore del comandante Shepard, coronato da una chioma di capelli rossi acconciati in dreadlock sottili che si allungavano sulla nuca, mantenuti in posizione da un sottile laccio di pelle.
"Mi piace quello che hai fatto con i capelli." Riuscì a dire Kaidan: gli ricordavano un po' troppo la ragazzaccia che era stata sulla Terra, ma indubitabilmente portava bene quel look.
"Grazie tenente, ma dubito che tu sia venuto per farmi i complimenti."
Kaidan si immerse nei due laghi azzurri che erano gli occhi del comandante: una volta, in quell'azzurro cielo gli era sembrato di volare.
Ora c'era solo un grande freddo quando ci guardava dentro.

"No, hai ragione." Alenko incrociò le mani, osservandosi le unghie perfettamente curate, prendendo tempo e coraggio.
Quando finalmente fu pronto, chiese:
"Hai davvero distrutto un sistema solare, Shepard?"
"Sì."
Kaidan sospirò, mordicchiandosi l'interno delle guance.
Shepard, il maledetto comandante Shepard, aveva cancellato un sistema solare. E non erano le vittime civili il problema: il solo bombardamento di Hiroshima e Nagasaki aveva causato più di settecentomila morti, quindi Shepard non aveva stabilito alcun nuovo record sulla scala della distruzione.
No, il problema vero, ciò che non si poteva ignorare, era che per la prima volta nella storia di ogni razza del Consiglio, qualcuno aveva osato distruggere un portale galattico.
Al diavolo le vittime civili: un portale galattico era molto più importante, dato che la tecnologia con cui erano costituiti non si poteva replicare. Senza i portali galattici, interi sistemi sarebbe stati spopolati dalla fame o peggio.
Il comandante Shepard aveva spazzato via un'illusione nella quale fino a quel momento tutti si erano cullati: che fino a quando la rete dei portali fosse esistita, tutto sarebbe andato bene.
E ora, mentre il dannato comandante Shepard se ne stava chiusa nella sede dell'Alleanza a mangiare cheeseburger e bere cola diet, in molti volevano la sua pelle.
In quel momento, Kaidan desiderò di poter riuscire ad odiare quella donna.
"Oh, scusa. Troppo diretto, tenente? Ti saresti sentito meglio se avessi confessato in lacrime i miei crimini e chiedendo che mi portassero davanti al plotone di esecuzione?"
Kaidan strinse le nocche, tanto che le dita gli sbiancarono.
"Ci sono cose... ci sono gesti che non sono concepiti per essere compiuti, Shepard."
"E chi decide cosa si può fare e cosa invece no? Tu? Il Consiglio? Si lamentano fin da quando davamo la caccia a Saren."
"QUELLO ERA DIVERSO!" Kaidan fu in piedi senza rendersene conto, attivando i nuclei di elemento zero sparsi per il suo sistema nervoso, ricoprendosi dell'aura blu elettrica che era tipica dei biotici.
Il freddo metallo del Khukuri sulla gola fermò il suo slancio con la stessa repentinità con cui era cominciato.
Anche Shepard era in piedi, la lama nel pugno, e una luce arancione e malsana che filtrava dalle sue iridi azzurre. Ma quello che fermò Kaidan nella sua avanzata fu l'aura che ricopriva Shepard, simile a quella dei poteri biotici, ma diversa allo stesso tempo, perché di un colore verde spettrale, che formava un reticolo ordinato di esagoni che coprivano completamente la pelle di Shepard.
Shepard non era mai stata una biotica e, a quanto ne sapesse Kaidan, solo fra i Krogan era possibile infondere poteri biotici in un adulto senza uccidere il soggetto; anche se solamente i più dementi fra i nativi di Tuchanka si sottoponevano alla pericolosa procedura chirurgica.
"Che cosa diavolo è questo?" Sibilò.
Shepard si allontanò da lui, afferrandosi l'orlo della maglietta e tirando verso l'alto fino ai suoi seni, mostrando non soltanto la sua pancia piatta, ma anche un... oggetto, simile alla copertura di una cella energetica, situata sul lato opposto rispetto al suo cuore e larga quanto il palmo della sua mano.
"Un regalo di certi amici di fuori città." disse, lasciando ricadere la maglietta: "E, Kaidan, non permetterti mai più di urlare con me: hai perso quel diritto."
Kaidan tremò, sferzato dal veleno di quelle parole e ricadendo sul divano dietro di lui, prendendosi le tempie tra le mani:
"Cerberus." Alenko quasi la sputò quella maledetta parola.
"Per la verità è tecnologia Geth: uno dei nuclei energetici che usano per i loro droni."
Kaidan la guardò dal basso, massaggiandosi le tempie e chiedendosi se il mondo non fosse già impazzito e lui fosse l'unico rimasto sano di mente.
"Geth?"
"Esatto. Mi dà fra le altre cose quella spinta in più la mattina per alzarmi dal letto." rispose Shepard, riprendendo il suo posto sul divanetto.
A questa uscita, Garrus sorrise silenzioso, ben sapendo cosa intendeva: essere in parte macchina ed avere un nucleo energetico supplementare dà indubitabilmente dei vantaggi in battaglia, specie per un soldato come il comandante, che crea ogni volta la prima linea e poi la sposta avanzando.
E poiché anche Garrus aveva la sua protesi cibernetica, non provava alcun orrore per quelle di Shepard, anzi: la cibernetica, per certi versi, li univa.

"Non scherzare..." Kaidan fece un bel respiro contando: uno, due, tre, quattro. "...Non scherzare su queste cose."
"E cosa dovrei fare, mh? Impazzire, farmi prendere dallo sconforto e spararmi? Dimmelo Kaidan, sinceramente cosa faresti se fossi al mio posto?"
"Io... io..."
E Kaidan non seppe cosa rispondere.

"Lo immaginavo. L'Alleanza e il Consiglio vogliono che coloro che li minacciano siano fermati; i Razziatori sono la minaccia per eccellenza. Però, direi quasi con gioia, si divertono a impedirmi con ogni mezzo di salvarli. E poi hanno il coraggio di lamentarsi quando ci sono... incidenti."
"Chiami così la distruzione di un sistema solare?" Kaidan sentiva un fischio nelle orecchie: ormai il suo contatto con la realtà se ne stava andando.
"Andiamo Kaidan, non cercare di farmi bere queste storie: a nessuno importa dei coloni scomparsi, nemmeno a te. E non perché fossero Batarian, ma perché in fondo non erano altro che potenziali nemici per l'umanità e l'Alleanza."
Kaidan vorrebbe negare queste parole, ma da qualche parte dentro di lui, in luoghi di cui non ha mai parlato a nessuno, sa che Shepard ha ragione: odiare, dopotutto, è molto umano.
"A nessuno importa davvero delle loro morti, a nessuno Kaidan, a parte me. Tutto ciò che leggerai negli olo- giornali saranno i titoli che esclamano a gran voce: il comandante Shepard ha distrutto un portale galattico. La colonia Batarian sarà citata solo alla fine, o forse mai."
"Forse non meritiamo di salvarci." Aggiunse il comandante dopo un momento, quasi sovrappensiero.

"Parli proprio come..." Kaidan si morse la lingua, per impedirsi di finire la frase.
"Avanti dillo, forza Alenko, sputa fuori."
"..."
"DILLO!" urlò il comandante, quando Kaidan esitò per un attimo di troppo.
"Parli proprio come Saren."
Ecco, l'aveva detto, e il silenzio che accolse quelle parole fu sepolcrale e pesante, come se fosse stato una cosa solida.
Shepard prese un pacchetto di sigarette, prendendone una tra le dita affusolate e accendendola con un fiammifero di legno, una vera sciccheria in un mondo elettronico come il loro.
Kaidan notò distrattamente la marca, mentre Shepard giocava col pacchetto e inalava il fumo acre: "American Spirit", recitava la confezione.
"Già, come Saren." disse infine a bassa voce il comandante: "A volte, lo penso anch'io, specie quando mi guardo allo specchio, ma so che c'è un'importante differenza fra me e il nostro caro, vecchio, nemico."
Shepard prese un altra boccata della sua sigaretta prima di continuare, dando al silenzio lo stesso peso della sua voce:
"I miei pensieri sono miei, e miei solamente. Nessuna abominazione millenaria mi controlla, né il desiderio di vendetta di una specie morta da tempo: la decisione che ho preso di combattere è mia soltanto e l'ho presa in piena coscienza di tutto ciò che essa comportava. Non mi pento di questa decisione, come invece sembrate aver fatto tutti voi."
"Dannazione Shepard! Solo... dannazione. Tu eri scomparsa: non c'eri più per portare avanti la causa."
"E perché diavolo non ti sei fatto avanti tu? Avresti potuto continuare dove io ho finito. Non avete avuto nemmeno la decenza di lasciarmi morta; e lascia che te lo dica, Kaidan: morire fa schifo. Una cosa veramente disgustosa: pari solamente a venire riportati in vita. E adesso sei qui davanti a me per cosa? Per ricevere un abbraccio e un calcio nel sedere? Posso darti solamente il secondo, mi spiace."
"Dio, cosa ti è successo Shepard?"
"Sono morta, Alenko." Rispose Texas con semplicità "Sono morta, sono stata riportata in vita e poi tu mi hai spezzato il cuore." Shepard prese un'altra boccata di fumo, prima di finire, implacabile:
"Complimenti Kaidan, bravo: sei riuscito a fare quello che nemmeno la Sovereign è mai riuscita a fare."
"...Senti... riguardo a Horizon..." boccheggiò il tentente.  
"Vuoi parlare di Horizon, Alenko? Va bene, parliamo di Horizon: parliamo del momento in cui mi hai visto, mi hai dato un bacio; mi hai dato un fottutissimo bacio sulla bocca, tu dannatissimo...!" La voce le muore in gola e Texas non completa, non osa, dire tutto ciò che la sua lingua affilata dalla strada vorrebbe dire:
"Mi hai dato un bacio, e un respiro dopo mi chiamavi traditrice. Hai detto che ti fidavi di me, e poi mi hai trattato come un'infetta."
"Non so se te ne sei accorta, ma non ero proprio in me in quel momento!"
"E allora? Io, Texas K. Shepard avevo bisogno di te, Kaidan, e tu mi hai abbandonata. Io avevo bisogno di te, per la prima volta io avevo bisogno di poter contare su qualcuno, di sentirmi umana, non la dannata eroina che tutti hanno bisogno che io sia, e tu mi hai voltato le spalle."
E Kaidan, in quel preciso istante, prense coscienza di cosa sia stato Horizon per Shepard e a quale calvario lui abbia spinto la donna a cui aveva professato il suo amore. Shepard era il suo idolo, e come tale Kaidan l'aveva sempre trattata, ponendola su di un pilastro alto e stretto: senza curarsi davvero di lei come donna. Ignorando chi era, e il dono che Shepard gli aveva fatto.
"Cosa vuoi che ti dica, Shepard? Cosa vuoi che faccia?" chiede il tenente, implora ormai quasi.
"Perché lo chiedi a me, Kaidan? Perché lo chiedi a me ora, dato che mi hai costretto ad imparare a fare a meno di te?"
"E ora ti porti a letto Garrus?"
Kaidan non è stupido. Gli è bastato uno sguardo per capire, per sapere, che qualcun'altro occupa il cuore di Texas: ed è così accecato dalla rabbia e dalla gelosia, da non provare nemmeno ribrezzo al pensiero di Texas che dorme assieme a Garrus, un Turian: un alieno.
La lama che si pianta come un missile a fianco della sua tempia non lo spaventa nemmeno: sa benissimo cosa accade a punzecchiare Shepard, una ragazza cresciuta sulle strade che ha imparato solo molto tardi il concetto di principe azzurro, su quell'argomento.
Dopotutto, mentre le sue coetanee giocavano con le bambole, il comandante Shepard imparava a tagliare la droga. Texas era, ed è, molto sensibile alle minacce rivolte a coloro che le sono cari, specialmente verso coloro che ama profondamente. Kaidan lo sa, perché una volta era parte della categoria.
"Non farlo Kaidan: non darmi la scusa per tagliarti la testa, qui e ora. Non... darmi un motivo per fare qualcosa di cui potrei pentirmi. Io non voglio ancora odiarti, Kaidan. Io non riesco ad odiarti: né per Horizon, né per quella stupida lettera."
E Kaidan ha finalmente la certezza che la donna davanti a lui, la donna che ha perso, è davvero la sua Shepard, ritornata dal regno dei morti grazie a Cerberus: non c'è sollievo in questa rivelazione, solo l'accettazione.
"E troppo tardi... o troppo presto, per chiederti scusa?"
"No."
"Allora, mi dispiace Shepard. Mi dispiace... per tutto quanto." Dicendo questo, Kaidan si è alzato in piedi, avvicinandosi a Shepard.
Con un sorriso, e le lacrime che le solcano le guance, anche Texas è in piedi, e prontamente stringe il suo amico in un abbraccio, un gesto di affetto inaspettato per Kaidan, e mai troppo breve per Garrus che li osserva dal divano. Se Texas ha trovato la forza di perdonare quello stupido uomo, Garrus cercherà di accettare il suo giudizio: ma fosse stato per lui... su Palaven il duello d'onore non è un'usanza del tutto decaduta.

Il resto della visita di Alenko è in confronto molto rapida: in effetti il tenente non vede l'ora di lasciare quella stanza, gli sembra quasi che il terreno gli scotti sotto i piedi. Quando finalmente Shepard gli dà l'opportunità, si congeda rapidamente: alcune cose fanno ancora male dentro di lui, ma in definitiva, sta... meglio.
Quando Garrus si offre di accompagnarlo fino all'uscita, Kaidan non è l'unico a stupirsene.
Il Turian si decide a parlare solo quando sono al sicuro nella cabina dell'ascensore:

"Tu sei un idiota Alenko, lo sai?"
"Intendi perché sono venuto a farmi prendere a calci dalla donna più magnifica che esista nella Galassia?"
Il Turian annuisce:
"Qualunque tu avessi potuto dire o fare, qui e oggi, avresti perso. Date le premesse, mi sorprende che te la sia cavata così bene. L'hai persa, sei un completo idiota, ma non te la sei cavata male."
"Va a farti fottere, Vakarian."
"Molto volentieri, non appena te ne sarai andato da qui, Alenko."
Kaidan non ha nemmeno la forza di arrabbiarsi per ciò che Vakarian gli ha appena detto.
Sorpreso dalla mancanza di reazioni da parte di Kaidan, Garrus, come ogni maschio nella sua situazione, approfitta con gioia per rigirare il coltello nella piaga:
"Con un po' di fortuna, non ci incontreremo mai più, tenente: il tuo posto dopotutto non è più con noi; con lei."
Kaidan può sopportare molto, ma Garrus è decisamente troppo: una leggera spinta di poteri biotici e Garrus è sul pavimento, la parete ammaccata dall'urto con il suo profilo buono.
Ma quando la cabina giunge al piano terra, Alenko esita per un attimo prima di uscire:
"Prenditi cura di lei, per favore."
Garrus riesce a rimettersi in piedi, prima di rispondere:
"Lo farò, ma non per te, umano. Lo farò solo per lei e per me."
"...Posso accontentarmi."
Ed è con queste parole che Kaidan e Garrus si separano.
***


La stanza è buia e calda, e l'odore animale del sesso pervade l'ambiente, mentre nelle tenebre, Turian e Umana si sciolgono in un reciproco abbraccio, e Garrus si diverte a passare le dita tra i capelli della sua donna, che acconciati nei dreadlock, assomigliano vagamente alla consistenza delle frange Turian.
"Tu non mi lascerai, vero Garrus?" c'è una nota disperata nella voce di Texas, che spinge Garrus a stringerla ancora più forte nel suo abbraccio:
"Ho camminato all'inferno con te, Texas. Non mi pento di averlo fatto e sono pronto a ripercorrere quella strada ogni volta che ce ne sarà bisogno."
La donna al suo fianco lo intrappola in una stretta di forza sintetica:
"Garrus."
"Sì?"
"Dammi un bacio."
E anche se di corno, le labbra di Garrus si chiudono attorno a quelle di Texas in modo perfetto.


Texas Khukuri Shepard: lei sì che è una vera ragazzaccia. Si fa fare i tatuaggi da Jack, si acconcia i capelli in dreadlock, fuma, beve, dice parolacce e gira con un coltello di quaranta centimetri dietro la schiena. Insomma, è un perfetto marine, corazzata, armata e pericolosa ;).
Ma di sicuro non è ne una persona cattiva, anzi, come spero di aver reso in questo pezzo, è un vero cuore d'oro, anche se forse un po' spiccia.
Così come per quanto riguarda "Seconds", questo pezzo non vuole essere denigratorio nei confronti del tenente Alenko, anche se ammetto che Kaidan proprio non riesco a farmelo piacere fino in fondo. Ma questa è un'altra storia: vi lascio con le note del testo (cose brevi e spero istruttive ;) e con la speranza che questa one- shot vi sia piaciuta abbastanza da lasciare una recensione.
A presto!

Note al testo:
*0 Xanatos Gambit: il "gambetto di Xanatos", è una situazione ipotetica costruita in modo tale che qualunque risultato di una serie di azioni porti inevitabilmente ad un unico risultato: la tua vittoria.
Prende il nome dal cattivo di un cartone animato statunitense, Gargoyle, che ha creato e perfezionato la tecnica. In questa one- shoot, qualunque cosa Kaidan avesse potuto fare, Garrus avrebbe comunque mantenuto il suo posto nel cuore di Shepard. Da questo, il titolo.
* Dixie: nomignolo che indica gli statunitensi nati negli stati del sud, in particolare quelli che facevano parte della Confederazione; contrapposto a yankee, ovvero gli americani degli stati del nord.
*1Linebackers: ruolo dei difensori nel football americano. Sono coloro che, fra le altre cose, proteggono il Quarterbackquando ha la palla.
*2Ma'am: contrazione di madam, un tempo un modo cortese di rivolgersi ad una donna (più o meno equivalente al miss attuale), ora usato nell'esercito americano quando il tuo superiore non è un sir.
*3Nonostante il passare degli anni, ancora oggi nel 2011 vi sono americani che detestano gli U.S.A. e vivono con l'eredità dell'orgoglio sudista e l'odio verso gli Yankee e la dichiarazione di indipendenza.
Non so se questo odio possa sopravvivere fino al 2186, ma temo di sì. Ho usato questa canzone per due ragioni: primo, poiché si adatta maledettamente bene al personaggio di T.K. Shepard e al suo background (opportunamente cambiando le parole, la versione originale si può ascoltare su internet). Secondo, estratta dal suo contesto, "I'm a good ol' rebel", è anche una bella canzone da ascoltare, così come può essere anche "The Rebel Soldier" cantata da W. Jennings.
Chiunque possa pensare che questa canzone sia stata da me usata per promuovere gli ideali confederati di Robert E. Lee è in errore. E darò battaglia a chiunque provi ad affermare il contrario, per cui siete avvisati.
*4Il Khukuri, o kukri, è il coltello nazionale Nepalese e tutto ciò che ho descritto su di esso nel testo è vero. Maggiori informazioni si possono trovare su Internet.

  
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